Tante cose da sbrigare: ecco un metodo

PROCRASTINAZIONE: 1 METODO PER SUPERARLA

Sei un abile rimandatore?

Tutti quanti lo siamo un po’.

C’è però da riconoscere che non si tratta di una buonissima abitudine vero?

Rimandare infatti diventa con il tempo un vero e proprio freno al raggiungimento dei propri obiettivi (qualsiasi essi siano).

PERCHE’ RIMANDI?

Le ragioni sono tante.

– Perchè siamo pigri

– Perchè tanto è una cosa piccola e si può fare in qualsiasi momento

– Perchè non abbiamo tanta voglia in quel preciso istante

– Perchè non siamo portati per quella cosa (e quindi una cosa piccola può apparire nella nostra mente come una montagna).

RISULTATO:

Il risultato del rimandare non è solo quello di non raggiungere i propri obiettivi ma anche quello di accumulare piccole cose da fare che, messe insieme, creano davvero una monumentale montagna apparentemente insuperabile.

SOLUZIONE: SAI COME REINHOLD MESSNER SCALAVA LE MONTAGNE?

Non ci crederai, con una tecnica sofisticatissima: un passo alla volta…

PROCRASTINAZIONE: ECCO 1 METODO PER SUPERARLA

Crea una piccola semplice abitudine.

FACCIAMO QUALCHE PICCOLO ESEMPIO?

1. Vorresti metterti a dieta ma continui a rimandare?
Inizia a prendere una piccola semplice abitudine: una passeggiata di 10 minuti al giorno per esempio.

2. Hai tante cose da sbrigare ogni giorno e ti ritrovi a non averne fatta neanche una? (o poche?)
Aggiungi solo 1 cosa al giorno, decidi che quando dirai “ok, questo lo faccio domani” invece lo farai subito, solo quello, non tutte quelle che hai da fare.

3. Vorresti risparmiare ma non riesci a farlo?
Inizia a prendere un salvadanaio e mettici dentro le monetine, solo quelle.

Non è vero che sono le grandi decisioni che ti cambiano la vita.
Le grandi decisioni arrivano quando non ne hai prese tante piccole (che si sono accumulate).

Qui trovi 7 passi per liberarti dalla procrastinazione e soprattuttoinizia dal metodo che ti abbiamo suggerito oggi:

Quale cosa/attività tendi a procrastinare?
Aggiungi una piccola, semplice abitudine.

“Tra il dire e il fare
ci sei di mezzo tu. “

C’è un modo diverso di vedere le cose.
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Perché è così difficile perdonare?

Il perdono

Perché è così difficile perdonare? E soprattutto è meglio farlo senza troppi ripensamenti oppure dare sfogo al proprio rancore e preparare una vendetta? Secondo recenti studi perdonare conviene, perché accumulare risentimento è causa di stress fisico e psicologico. Tuttavia spesso è difficile lasciarsi alle spalle le offese ricevute, e talvolta il desiderio di vendetta è una tappa sulla via della riconciliazione.

Perdonare

Perdonare significa vincere il proprio risentimento senza negarlo, ma sforzandosi di considerare chi ci ha offeso con benevolenza, compassione e persino amore. Chi perdona ha sofferto profondamente e da qui nasce il suo risentimento, un sentimento naturale, che però alcuni riescono a superare, rivolgendo all’offensore risposte di compassione.

Ma quando si riesce a perdonare?
Solitamente il perdono scatta quando è stato ripristinato un legame di empatia tra la vittima e l’offensore, quando quest’ultimo ha spiegato il suo gesto, si è scusato, o ha chiesto il perdono e si è messo nella decisione dell’altro. C’è un’inversione dei ruoli che è un fattore importante per tornare alla normalità. Alcune persone perdonano per motivi morali e religiosi, e altre ancora per motivazioni logiche e pragmatiche, per non perdere la persona amata. Esiste poi, una forma di perdono- ricatto: si perdona per tenere l’offensore ai propri comandi.

Forme ambigue di perdono

Il perdono per conservarsi l’affetto di qualcuno, o per garantirsi la sua collaborazione, o ancora per assicurarsi la sua sottomissione morale, è una forma ambigua di perdono che lascia un senso di incompiutezza e raramente sono ingredienti efficaci per una relazione che torna a svilupparsi. Un perdono riuscito, invece, produce un senso di sollievo. Quando si perdona per finta, al solo ricordo dell’offesa ricevuta si alza la pressione, aumentano i battiti cardiaci e si innesca una forte tensione muscolare. Se invece si è riusciti a perdonare nel profondo non si ha nessuna di queste forme di stress.

Vendetta liberatrice

Quando chi ci ha offeso non ha chiesto scusa, o non ha espresso il desiderio di essere perdonato, è molto più difficile lasciare da parte il rancore, e in questi casi è forte la tentazione di vendicarsi facendosi giustizia da sé. La vendetta serve per lo più a liberarsi dai sentimenti negativi insopportabili, e poi viene vissuta con esultanza, eccitazione e divertimento. Tuttavia, dopo essersi vendicate, le persone perdono parte della propria autostima e chiedono il perdono.

Personalità differenti

Le persone più inclini al perdono hanno due tratti di personalità marcati: l’affabilità e la spiritualità. In più sono persone poco nevrotiche e padroneggiano bene le loro emozioni. L’attenzione verso gli altri, l’attaccamento ai valori spirituali e una buona capacità di controllo delle emozioni, sono i tre ingredienti fondamentali del perdono. Chi invece serba rancore è meno altruista, meno attento ai sentimenti altrui e emotivamente più instabile. Infine chi è vendicativo ha gli stessi tratti del precedente, ma in forma più accentuata e inoltre è meno gentile e meno affidabile.

Perché perdonare e come farlo

Nel caso di persone che hanno sofferto offese gravi, è fondamentale allentare le tensioni, anche con un lavoro specifico sul perdono. Le terapie cognitive comportamentali, permettono a chi si è sentito gravemente offeso di procedere verso il perdono e la riconciliazione. Queste tecniche si basano sul parlare dell’offesa ricevuta, tirando fuori rancori, disprezzo e odio; dopo aver manifestato il risentimento, il terapeuta guida la persona sulla via del perdono. Solitamente chi effettua terapie del perdono, ha una diminuzione dell’ansia e dei disturbi depressivi, e un aumento di autostima.

Autore: Bianca Maria Fracas – Psicologa e consulente sessuale


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Nello scorrere del gioco della vita, puo’ accadere di andare incontro ad eventi che non riusciamo ad accettare, durante i quali “ ingoiamo “ rabbia e rancore nonostante si abbia la consapevolezza che la rabbia faccia male a chi la nutre…

La vita puo’ metterci di fronte alla perdita di una persona cara, un abbandono, un’ingiustizia, un rifiuto, e, anche se sappiamo che tutto questo fa parte del gioco, una parte di noi tende a combattere ed il combattimanto si traduce in un malessere interiore…

Il malessere parte dall’anima e se non risolto, passa al corpo emozionale e mentale con pensieri ossessivi e se ancora non risolto, degenera nel corpo fisico dando origine a patologie ( pathos + logos , ovvero discorso sulle emozioni ). la musica di giusta qualita’ frequenziale e le mie parole ti accompagneranno per giungere alla pace con te stesso e con gli altri perche’ tu meriti di essere felice.

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