Perché è così difficile perdonare?

Il perdono

Perché è così difficile perdonare? E soprattutto è meglio farlo senza troppi ripensamenti oppure dare sfogo al proprio rancore e preparare una vendetta? Secondo recenti studi perdonare conviene, perché accumulare risentimento è causa di stress fisico e psicologico. Tuttavia spesso è difficile lasciarsi alle spalle le offese ricevute, e talvolta il desiderio di vendetta è una tappa sulla via della riconciliazione.

Perdonare

Perdonare significa vincere il proprio risentimento senza negarlo, ma sforzandosi di considerare chi ci ha offeso con benevolenza, compassione e persino amore. Chi perdona ha sofferto profondamente e da qui nasce il suo risentimento, un sentimento naturale, che però alcuni riescono a superare, rivolgendo all’offensore risposte di compassione.

Ma quando si riesce a perdonare?
Solitamente il perdono scatta quando è stato ripristinato un legame di empatia tra la vittima e l’offensore, quando quest’ultimo ha spiegato il suo gesto, si è scusato, o ha chiesto il perdono e si è messo nella decisione dell’altro. C’è un’inversione dei ruoli che è un fattore importante per tornare alla normalità. Alcune persone perdonano per motivi morali e religiosi, e altre ancora per motivazioni logiche e pragmatiche, per non perdere la persona amata. Esiste poi, una forma di perdono- ricatto: si perdona per tenere l’offensore ai propri comandi.

Forme ambigue di perdono

Il perdono per conservarsi l’affetto di qualcuno, o per garantirsi la sua collaborazione, o ancora per assicurarsi la sua sottomissione morale, è una forma ambigua di perdono che lascia un senso di incompiutezza e raramente sono ingredienti efficaci per una relazione che torna a svilupparsi. Un perdono riuscito, invece, produce un senso di sollievo. Quando si perdona per finta, al solo ricordo dell’offesa ricevuta si alza la pressione, aumentano i battiti cardiaci e si innesca una forte tensione muscolare. Se invece si è riusciti a perdonare nel profondo non si ha nessuna di queste forme di stress.

Vendetta liberatrice

Quando chi ci ha offeso non ha chiesto scusa, o non ha espresso il desiderio di essere perdonato, è molto più difficile lasciare da parte il rancore, e in questi casi è forte la tentazione di vendicarsi facendosi giustizia da sé. La vendetta serve per lo più a liberarsi dai sentimenti negativi insopportabili, e poi viene vissuta con esultanza, eccitazione e divertimento. Tuttavia, dopo essersi vendicate, le persone perdono parte della propria autostima e chiedono il perdono.

Personalità differenti

Le persone più inclini al perdono hanno due tratti di personalità marcati: l’affabilità e la spiritualità. In più sono persone poco nevrotiche e padroneggiano bene le loro emozioni. L’attenzione verso gli altri, l’attaccamento ai valori spirituali e una buona capacità di controllo delle emozioni, sono i tre ingredienti fondamentali del perdono. Chi invece serba rancore è meno altruista, meno attento ai sentimenti altrui e emotivamente più instabile. Infine chi è vendicativo ha gli stessi tratti del precedente, ma in forma più accentuata e inoltre è meno gentile e meno affidabile.

Perché perdonare e come farlo

Nel caso di persone che hanno sofferto offese gravi, è fondamentale allentare le tensioni, anche con un lavoro specifico sul perdono. Le terapie cognitive comportamentali, permettono a chi si è sentito gravemente offeso di procedere verso il perdono e la riconciliazione. Queste tecniche si basano sul parlare dell’offesa ricevuta, tirando fuori rancori, disprezzo e odio; dopo aver manifestato il risentimento, il terapeuta guida la persona sulla via del perdono. Solitamente chi effettua terapie del perdono, ha una diminuzione dell’ansia e dei disturbi depressivi, e un aumento di autostima.

Autore: Bianca Maria Fracas – Psicologa e consulente sessuale


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