L’albero della scuola – Antonio Sandoval

Nel cortile della scuola c’era un albero.
Uno solo.
Pedro gli si avvicinò e gli accarezzò il tronco.
All’improvviso, sull’albero spuntò una nuova foglia.

Pedro è un bambino che nota nel giardino della sua scuola un piccolo albero e decide di prendersene cura. È gesto spontaneo, deciso forse come alternativa alle tante occupazioni dell’intervallo o forse per curiosità di scoprire cosa sarebbe accaduto. È un albero speciale: un albero che cresce solo se riceve attenzioni.


Inizia così questa storia, con un albero insignificante a cui nessuno fa caso, ma che un giorno fa amicizia con un bambino.

Pedro tutti i giorni si prende cura dell’albero e lui lo ringrazia crescendo, facendo foglie irrobustendosi sempre di più.
Il problema è che, come spesso accade, gli adulti intervengono arginando involontariamente nuove cose, nuove emozioni, nuove scoperte.


Per fortuna Pedro non si fa intimorire dalla recinzione e il giorno dopo è di nuovo in cima all’albero e spiega ai compagni di scuola che quell’albero ha bisogno di molto affetto per crescere ed è così che ogni bambino decide di donargli attenzioni, cure e persino poesie.
L’albero diventa così grande che ci può costruire sopra anche una casetta in cui creare una biblioteca molto speciale ❤

Una lettura, che si rivela molto positiva e ricorda ai bambini di essere più responsabili anche nella raccolta differenziata e nella gestione dello spazio verde a scuola o al parco.
L’albero della scuola di Antonio Sandoval, edito da Kalandraka, offre tantissimi spunti di riflessione su questi argomenti, diventando uno strumento utilissimo per gli educatori, i genitori e gli insegnanti che vogliono approcciare con i più piccoli i temi cardine della sostenibilità ambientale e sociale.

Attraverso la comprensione, l’esperienza diretta, la sensorialità, l’interazione, la cura Pedro, nel tempo, stabilisce una relazione con l’albero ricca di intensità, che gli permette di sentirsi parte della natura, abbattendo ogni barriera fisica ed emozionale.
La motivazione a Pedro non manca e i rami dell’albero, ormai forti e ricchi di verdi foglie, non aspettano altro che ricambiare tanto amore trasformandosi nel luogo perfetto in cui accogliere lui e i suoi amici per leggere e giocare.

Gli alberi sono da sempre un argomento molto caro ai bambini e nei libri illustrati per l’infanzia, ma L’albero della scuola, ha qualcosa che la rende unica e speciale: perchè può essere resa vera con poco sforzo e tantissima immaginazione. 😉 è infatti una buona base di partenza per attività di laboratori pratici con i bambini come la semina per comprendere il ciclo di vita delle piante.
L’albero della scuola, attraverso una storia delicata e semplice, racconta l’importanza dell’educazione ambientale e la consapevolezza che la natura necessita di amore, rispetto, pazienza e di cosa significhi prendersene cura.

Un libro, come piace a noi, di quelli che ammettono tante letture. Una prima, ci rende consapevoli delle incredibili potenzialità della natura e di come un albero apparentemente debole e solitario possa diventare il centro di un’intera comunità se viene prestata la necessaria attenzione. Una lettura più approfondita, magari per i ragazzi più grandi, ci porta a pensare a come un progetto possa crescere in modo esponenziale se le persone coinvolte danno la loro collaborazione, interesse e affetto.

Che bello sarebbe se in tutte le scuole ci fosse un albero di cui tutti i bambini potessero prendersi cura e che finisse per integrarsi in modo così speciale nella loro vita quotidiana!

Chissà se il seme dell’albero, come questa lettura riusciranno a far germogliare in tante altre scuole un nuovo alberello scheletrico e con rami sottili…!?
Una storia d’amore per la natura, ricca di quei piccoli gesti di cui tanto ha bisogno.
Piccoli gesti davanti ai quali la natura non resterà impassibile e che senza dubbio avrà una risposta.

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Ti curo io, disse piccolo orso – Janosch

Un giorno Piccolo Tigre uscì dal bosco zoppicando.
Piccolo Orso arrivò di corsa da lui e disse:
“Che succede, Tigre, sei malato?
Non è grave”, disse piccolo Orso, “ti curo, io.”

La storia ha inizio proprio così nel bel mezzo di un accadimento. Piccolo Tigre è a terra dolorante, su una stradina accanto al bosco “nel bel mezzo del prato”. Zoppica e sta molto male.


Piccolo Orso giunge in suo aiuto, indaga il malessere, lo porta a casa, lo fascia da capo a piedi (“la testa no”, aggiunse Piccolo Tigre “perché potrebbe venirmi la tosse”).


Ora iniziano una serie di azioni per curare e rispondere alle richieste di Tigre fino a essere accompagnato da un corteo di amici all’ospedale degli animali dove sarà curato (e finalmente guarito!).
Tutto bene quel che finisce bene, dunque, certo.
Non era sufficiente la cura di Orso?
No, probabilmente in questo caso non lo era, ma non fa niente, la cura di Orso era indispensabile lo stesso!

Ti curo io, disse piccolo Orso è un libricino di piccolo formato, leggero e in brossura di Janosch pubblicato da Logos edizioni.


Con grande delicatezza, Janosch dipinge quadretti dal sapore familiare e domestico nei quali i protagonisti – Tigre, Orso e altri animali – vivono piccole avventure ambientate nella loro casetta e negli immediati dintorni. Nelle sue storie si respira una piacevole armonia.

Non solo i disegni di Janosch emanano magia, ma anche i vari contenuti: insieme riescono a superare i momenti difficili, proprio come la tigre che non solo riceve un grande sostegno dall’orso, ma anche dai suoi amici. Compaiono termini come radiografia e chirurgia e sono spiegati quasi incidentalmente, rimuovendo così la paura dell’esame e dell’ospedale. Un classico, e giustamente, non solo per i bambini che stanno poco bene.

Il valore dell’amicizia affiora pagina dopo pagina nella complicità, nelle parole non dette, nei piccoli gesti di cura, nelle attenzioni per l’altro e negli abbracci. È un’amicizia a due, quella tra Piccolo Tigre e Piccolo Orso ma anche di un’intera comunità quando al bisogno arrivano anche tutti gli altri animali – Elefantone Gentile, Anatra Gialla, Topo, Riccio, Asino Errante… Tutti vogliono bene a Tigre, “il nostro Tigre” come dice Zia Oca pronta a farlo star meglio con lo sciroppo di nuvole

Adesso chiedi pure il tuo piatto preferito“, disse Piccolo Orso una volta arrivati a casa
e io te lo cucinerò“.

Trota salterina con salsa alle mandorle e pangrattato“, esclamò Piccolo Tigre.
Dinne un altro“, ribatté Piccolo Orso.

Pasta all’uovo con salsa alle mandorle e pangrattato“, disse Piccolo Tigre.
Un altro ancora” disse Piccolo Orso, di “zuppa!”
“Ma certo è proprio quello che volevo dire!”

In questo breve scambio di battute si racchiude il senso profondo della relazione che lega Orsetto a Tigre, ma a ben vedere, che tiene insieme l’intero gruppo di animali. E’ un desiderio naturale e speciale di andare incontro all’altro, con la consapevolezza di poter rinunciare senza sforzo a qualcosa di sé, per la felicità dell’altro.

“Ti curo io” sicuramente una piccola frase che trabocca di amore profondo, di protezioni, di quel desiderio speciale di star bene insieme…perchè la cura, è non solamente da intendersi in senso stretto, ma anche come accudimento di una relazione di affetto reciproco…ecco dunque è proprio questo il senso bellissimo e profondo di questo piccolo bellissimo libro!

La disponibilità, lo stare insieme e la prima grande visita dal dottore sono i temi centrali. Ma si tratta anche di prendersi cura, prendersi cura e cucinare… Una storia perfetta per tutta la famiglia!

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A tu per tu con la paura

tu-per-tu

“Paura significa una cosa soltanto, abbandonare il conosciuto ed entrare nello sconosciuto. Il coraggio è l’esatto opposto della paura”.

Con questa frase riportata da Osho, l’autore introduce il suo testo, e la condizione alla base di tutto il lavoro da intraprendere: conoscere. La maggior parte delle persone infatti, soprattutto del mondo occidentale, hanno, per i più svariati motivi, uno stile di vita basato sul consumo, sulla velocità, sul negare a se stessi la possibilità di avere paura.

Il bambino interiore che è dentro ognuno di noi, si trova ad affrontare un mondo in cui c’è spazio soltanto se si è bravi, o se ci si fa sentire urlando, o ancora in altri modi che ci permettano di destare le attenzioni degli altri. Ma ciò che scaturisce da tutto questo, è un fortissimo bisogno di compensare un amore che arriva soltanto a condizione; “ti amo, se”. Dalla ricerca di soddisfare sempre queste condizioni per ricevere amore, o meglio, un surrogato di amore, cresciamo con la paura di non poter ricevere abbastanza amore, o di perdere quello che riceviamo.

Il nostro bambino interiore, anche quando diventiamo adulti, è quindi un bambino costantemente in panico. L’attenta osservazione delle relazioni che viviamo, ci permette di prendere consapevolezza della nostra vulnerabilità, di questo bambino interiore spaventato, di quali siano le sue paure e di come  cerchi di compensarle e non sentirle, attraverso relazioni che creano dipendenza; sia la dipendenza che l’anti-dipendenza infatti, sono due facce della stessa medaglia, il cui punto di base è comunque il non sapersi prendere cura di noi stessi, della nostra vulnerabilità, ma supplire a questa mancanza di amore verso se stessi attraverso relazioni di dipendenza con gli altri.

Per liberarsi dalla co-dipendenza, Krishnananda traccia un percorso che nasce dalla conoscenza della propria vulnerabilità, delle proprie ferite.

Andare a conoscere da vicino la paura, diventa allora non un modo per stare ancora più male, ma al contrario il primo passo per “guarire” quella mancanza di amore che ci accompagna; stare a contatto con la paura è il primo passo per non esserne più dominati, come invece ci succede in quasi tutti gli aspetti della vita.

Conoscendo la vergogna e lo shock che sono i due elementi fondamentali della paura, possiamo imparare a vivere la vita in maniera più piena, totale, “giocando sempre sul filo delle nostre paure, correndo il rischio di avere l’insicurezza e l’incertezza come compagne, e andare sempre più in profondità nella meditazione, come una medicina per tutto ciò che ci affanna”.

Il rischio e la meditazione sono i due strumenti principali che l’autore individua ed utilizza, sia personalmente, per confrontarsi con le sue paure, sia nel lavoro di conduttore di gruppi, perché permettono di creare quello spazio interiore necessario a guardarsi dentro, senza giudizio, in ascolto e a contatto con le ferite che ci sono, e che, se accolte e riconosciute, permettono di dischiudere realmente il cuore all’amore, a quello vero, anziché ai surrogati di amore.

Quando andiamo in profondità dentro di noi, ad affrontare la paura ed il dolore, finalmente ritroviamo noi stessi, ed è a questo punto che possiamo ricostruire la nostra fiducia nella vita e lasciarci andare all’amore; osservare, sentire, lasciare che accada.

A tu per tu con la paura è un libro che, per chi è pronto all’ascolto, diventa un compagno di viaggio, in cui poter ritrovare l’esperienza di un’altra persona che ha già percorso questa strada, e che comunque la percorre di nuovo insieme a noi, perché non si finisce mai di conoscere la propria vulnerabilità.

Gli esercizi che vi sono raccolti aiutano a prendere contatto gradualmente con le nostre ferite, rispettando la paura che vi è alla base, accogliendo quel disperato bisogno di amore che ha mosso il nostro bambino interiore fino a dove siamo oggi.

In particolare, questo testo si concentra su un metodo di esplorazione interiore, sviluppato dall’autore stesso, che, attraverso le relazioni, permette di intraprendere il viaggio che dalla co-dipendenza porta alla vera libertà.

Un percorso d’amore attraverso le relazioni dalla co-dipendenza alla libertà

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