Due su mille: trova la coppia – Britta Teckentrup

Passeggiano avanti e indietro
gli orsi nella radura.
Si sono vestiti bene per fare bella figura.

Due son proprio identici.
Nota la sciarpa annodata;
osserva il colore del pelo;
ed ecco, la coppia è scovata!

I bambini adorano i libri “dall’aspetto” particolare, quelli in cui possono essere coinvolti.
Due su mille – trova la coppia di Britta Teckentrup edito da Gallucci, si presenta con ogni pagina decorata con un vivace motivo di animali e una piccola rima che ci interroga per trovare la coppia con le caratteristiche indicate. E non è troppo facile talvolta nemmeno per noi grande 😉


Le immagini non sono troppo complicate, quindi all’inizio non ti aspetti che sia troppo difficile individuare la coppia, ma le sottili differenze tra loro rendono la ricerca divertente e attenta.

Due su mille è un libro illustrato dinamico, poetico, visivamente succulento e giocoso da gustare e gustare ancora e ancora.


I suggerimenti coinvolgenti, simpatici e allettanti per risolvere gli indizi astuti faranno sfrecciare gli occhi vispi e impertinenti dei bambini sulla pagina.


Britta ha infranto i confini di una ricetta tradizionale con un libro di attività che si presenta con stile estremo e brio!
Dai gatti curiosi, alle lontre allegre
dalle rane salterine alle manciate di ghiande che si gustano gli scoiattoli!

Tra tanti animali qui disegnati
solo due su mille sono appaiati.
Aguzza la vista, fa bene attenzione:
quando li trovi, che soddisfazione!

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Scopri il film che aprirà i tuoi occhi!

Se esistesse un film – e questo film fosse addirittura divertente – che contenesse il vero segreto per una vita felice e appagata, lo vedreste? Se questo stesso film comunicasse il suo messaggio usando una bella animazione, una trama nella quale identificarsi, e le più recenti teorie di fisica quantistica, biologia molecolare e spiritualità, lo vedreste? Se questo film vi colpisse in mezzo agli occhi (in senso buono, ovviamente) dimostrandovi che gli esseri umani sono gli artefici della propria realtà, lo vedreste?

Se la risposta è sì, sareste in buona compagnia. Un film così esiste e sta ottenendo un grandissimo seguito.

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Bleep. Ma che… bip… sappiamo veramente!?

Quattordici scienziati, ricercatori e filosofi tra i più innovativi e autorevoli al mondo indagano il mistero dell’Universo, fornendo risposte inusuali e a volte sconvolgenti a quesiti fondamentali quali: di che cos’è fatto un pensiero? Di che cos’è fatta la realtà? Cosa succede dopo la morte? Che ci faccio qui? Oggi scienza, fi losofi a e teologia propongono una interpretazione completamente nuova di ciò che siamo e della realtà in cui viviamo.

La materia non è statica ma è il pensiero che la influenza. Per il cervello non c’è differenza tra ciò che vede e ciò che immagina, e tutti noi vediamo solo ciò che crediamo possibile.

BLEEP in tutto il mondo ha avuto un successo unico e straordinario, è stato visto da decine di milioni, perché la trama della storia è coinvolgente e appassionante, ed è arricchita dagli interventi di personaggi come Joe Dispenza, Fred Alan Wolf, Ramtha e JZ Knight, Amit Goswami e Micheál Ledwith, che aprono le nostre menti a concetti finora impensabili e mai esposti prima con tanta chiarezza e efficacia visiva, grazie agli effetti speciali di professionisti tra i più abili e capaci.

L’intenzione crea la realtà
Secondo il fisico materialista William Tiller, Ph.D., dai tempi di Newton il tacito presupposto della scienza è che “nessuna qualità umana – coscienza, intenzione, emozione, mente o spirito – è in grado di influenzare in modo significativo un esperimento obiettivo ben progettato nella realtà fisica.”

Tuttavia, rigorosi esperimenti condotti da Tiller e molti altri negli ultimi decenni hanno “pesantemente confutato questo presupposto”. In effetti, molti esperimenti di questo tipo dimostrano chiaramente che noi esseri umani contribuiamo davvero alla creazione della nostra realtà, e non in un qualche modo strampalato, new-age, ma in un modo serio, concreto, fondato sui più importanti pilastri della creazione materiale, così come ci è stata rivelata dalla fisica.

«L’intenzionalità è il sentiero che conduce alla creazione – spiega –  e il fatto che “la natura abbia molte più dimensioni di quelle che noi siamo in grado di immaginare, molte di più dei semplici spazio/tempo, mette in luce la possibilità che è in noi di imparare a creare. Tutto quello che facciamo nella nostra vita quotidiana, ogni singola cosa, è un atto creativo».

In effetti, come Tiller afferma in What the Bleep: «Io sono molto più di quello che credo di essere. Posso influire sul mio ambiente, sulle persone, sullo spazio stesso, sul mio futuro».

Centinaia di anni fa, la scienza e la religione si sono separate, diventando antagoniste nel grande gioco della spiegazione e della scoperta. Ma scienza e religione sono due facce della stessa medaglia. Entrambe aiutano a spiegare l’universo, il nostro posto nel grande disegno, e il significato della nostra vita.

Il film Ma che… Bip… Sappiamo Veramente!? con l’aiuto di oltre una dozzina di scienziati risponde a domande quali:
– Di che cos’è fatto un pensiero?
– Di che cos’è fatta la realtà?
– E soprattutto, come può un pensiero modificare la natura della realtà?

Uscito nella primavera del 2004 negli Stati Uniti, distribuito in 30 paesi, ha venduto oltre un milione di copie.
What the Bleep…” sta lentamente rivoluzionando le coscienze in tutto il mondo!

Più di UN DOCUMENTARIO,
Più di UN FILM METAFISICO,
Più di UN FILM SCIENTIFICO,

É tutto questo insieme!!! É una nuova forma d’arte

Questo film ti darà la possibilità di riappropriarti del tuo Potere innato. Lo guarderai e ti divertirai, per un istante resterai stupefatto, ma un attimo dopo metterai in pratica tutti i suoi brillanti ed esilaranti insegnamenti.

Lascia che i tuoi sogni più autentici vengano in superficie: li realizzerai!

  • Imparerai che cos’è una rete neurale
  • Comprenderai come si crea un’emozione
  • Imparerai a sciogliere le dipendenze cambiando i tuoi pensieri
  • Scoprirai quante possibilità hai per metterti in gioco nella tua vita

Questo dvd non da risposte definitive. Questo è un film nel quale vengono formulate domande che espandono la mente. È un film che non vi mostra la via, ma le infinite possibilità.

Il film ruota attorno ad Amanda, (Marlee Matlin, premio Oscar in “Figli di un Dio minore”) una fotografa divorziata e depressa, che affronta la realtà passivamente credendo di non avere alcun potere sulle vicende che le accadono finché subisce una trasformazione personale a mano a mano che gli eventi le mostrano che è lei a creare la propria realtà. Inizialmente ostile, e incapace di amarsi, Amanda diventa una persona che si ama e che comprende di avere un ruolo attivo nella propria esperienza esistenziale, il che la condurrà a prendere decisioni più amorevoli e positive.

I messaggi dell’acqua
Una scena di grande impatto di What the Bleep do We Know? si svolge in una stazione ferroviaria. Mentre Amanda, la protagonista, sta aspettando il treno, la sua attenzione è attirata da una serie di poster, fotografie di cristalli d’acqua scattate dal dott. Masaru Emoto, uno scienziato giapponese, e ha scritto numerosi libri su quest’originale argomento.

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Nell’immagine un esempio di cristallo d’acqua con le vibrazioni di parole d’amore.

Usando un potente microscopio in una stanza molto fredda, Emoto ha fotografato i cristalli d’acqua scoprendo una cosa straordinaria: l’acqua reagisce ai pensieri concentrati, “SPECIFICI”, che le vengono rivolti. In sostanza, catturando l’ “espressione” dell’acqua nelle sue foto, il dott. Emoto ha dimostrato che i pensieri influenzano la realtà fisica. Ad esempio, quando su un becher (recipiente cilindrico con beccuccio) di acqua veniva attaccato, con del nastro adesivo, un pezzetto di carta con la scritta “amore e gratitudine”, l’acqua formava dei bei cristalli simmetrici simili a fiocchi di neve. Mentre l’acqua contenuta in un altro becher con sopra attaccata la scritta “Mi fai venire la nausea. Voglio ucciderti” non formava alcun cristallo. Al contrario l’acqua appariva come un orribile accozzaglia di forme incoerenti.

Mentre Amanda guarda meravigliata questi poster, un uomo le si avvicina e le spiega che i nostri corpi sono formati per il 90% di acqua e afferma: «Se i nostri pensieri riescono ad avere quell’effetto sull’acqua, immagini cosa possono fare su di noi».

Pensate di dover andare ogni giorno allo stesso lavoro, a fare le stesse commissioni, di dover fare gli stessi pensieri, sentirvi allo stesso modo? Bene, ripensateci: scoprirete infinite possibilità di cambiare la realtà quotidiana.

Dopo aver visto What the Bleep do We Know? non potrai più andare ogni giorno allo stesso lavoro e sentirti sempre allo stesso modo.


William Arntz Betsy Chasse Mark VicenteBleep. Ma che… bip… sappiamo veramente!? – DVD in italiano

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Masaru Emoto

Il Miracolo dell’Acqua

Scoprire e utilizzare i benefici effetti della risonanza positiva


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Masaru Emoto ha fotografato migliaia di cristalli d’acqua nel corso dei suoi anni di ricerche, eppure ben pochi sono stati belli e ricchi di vita come quelli formati dalle parole “amore” e “gratitudine”.
In questo testo straordinario, il dottor Emoto dimostra come il ruolo del tutto unico dell’acqua nel trasportare la vibrazione naturale di queste parole possa aiutarci ad accogliere il cambiamento e a vivere una vita più positiva e felice.Il dottor Emoto esplora il significato delle parole e del linguaggio, la loro origine e il loro impatto sull’acqua. Introduce e spiega il concetto-chiave di risonanza, il veicolo attraverso cui viene trasmessa l’energia della forza vitale. Da questa conoscenza ricava lezioni che possiamo applicare alla nostra vita per raccogliere i frutti benefici della risonanza positiva, tra cui quello di avere relazioni più armoniose con gli altri, ristabilire la nostra salute e migliorare la nostra capacità di comunicazione con gli altri.
Un testo profondo con nuove, straordinarie fotografie di cristalli d’acqua, un invito a scegliere parole positive e ad aspirare con impegno alla perfetta risonanza, per poter avere una vita più sana, pacifica e felice.

Un semplice cambiamento con la PNL

cambiamento
Jane venne da me perché “non ne poteva più di essere di essere povera”. Quando era piccola i suoi genitori le avevano spiegato che non era molto importante fare soldi per una ragazza, perché un marito si sarebbe occupato di lei. Inoltre le avevano detto:
“Le persone ricche, di solito, sono egoiste e presuntuose”. Jane era troppo giovane per capire che si meritava la felicità tanto quanto chiunque altro, e così credette ai propri genitori.

Ora, da adulta, sapeva razionalmente di voler cambiare, ma in qualche modo non riusciva a fare le cose che le avrebbero permesso di fare più soldi. Questo ovviamente era il risultato di una strategia installata in profondità, ed ero curioso di sapere come funzionasse.
Le chiesi cosa succedesse quando pensava a guadagnare denaro. Jane rispose che iniziava a pensarci sempre a partire
dall’osservazione di quanto fosse povera. Si creava mentalmente delle immagini di quanto fosse brutta la sua vita e di quanto le cose fossero difficili. Poi gridava interiormente a se stessa in tono severo cose come: “Devi uscirne”, “Dovresti essere in grado di farcela”. A volte cercava di immaginare di fare un lavoro che le procurasse più denaro, ma vedeva immagini cupe e opprimenti e si vedeva bloccata in qualche lavoro pesante.
Vedere queste immagini la faceva star male, specialmente quando ne visualizzava centinaia: una per ogni giornata che
avrebbe dovuto affrontare. Alla fine si sentiva letteralmente oppressa e abbandonava l’idea. Non è sorprendente che non funzionasse.

Come sarebbe stato possibile cambiare le cose?

Prima del cambiamento, Jane si creava due tipi di rappresentazioni interne. Prima pensava a ciò che voleva evitare (essere povera). Questo avrebbe potuto essere un modo abbastanza efficace per prendere coscienza di cosa fosse sbagliato, ma più Jane pensava alla povertà, meno tempo le rimaneva per pensare a come creare la vita che desiderava.

Jane procedeva nella vita come un guidatore che guardi esclusivamente nello specchietto retrovisore. Sapeva esattamente da cosa cercava di allontanarsi, ma non dava mai alla propria vettura istruzioni adeguate
in merito a dove dirigersi. Inutile dire che faceva, inevitabilmente, molti incidenti.
In secondo luogo Jane, quando pensava a fare soldi, si vedeva bloccata a metà strada durante lo svolgimento di compiti gravosi. Immaginate qualcuno che pensi alle proprie vacanze vedendosi bloccato mentre cerca di preparare i bagagli. O qualcuno che sia impaziente di andare ad una festa, che continua a farsi immagini mentali cupe, noiose e statiche di se stesso che stira la propria camicia. Non è così che il cervello crea aspettative e trepidazione.

Feci immaginare a Jane se stessa che viveva la vita che voleva:
un film, grande e luminoso, con la sua musica preferita ad ispirarla come colonna sonora (la trama di un film che adorava). Poi le dissi di parlare a se stessa, ma non nel modo in cui era abituata a fare. Invece di urlarsi bruschi “dovresti” e “devi”, scelse di usare un tono più invitante e coinvolgente per dire a se stessa: “Non sarebbe magnifico fare questo?” “Mi piacerebbe davvero avere questo.” “Questa è la vita che voglio.”
Poi visualizzò un film mentale di se stessa che faceva il passo successivo verso un nuovo lavoro, e vide quella pellicola
fondersi con l’immagine della vita che sognava di vivere.
Poteva vedere il film mentale e controllare come la facesse sentire! Questo semplice piccolo cambiamento le mostrò
che era sulla strada giusta. Provò la nuova strategia più volte e notò che funzionava automaticamente. Questo sì che
le dava una sensazione emozionante.
Ma dunque, farlo sarebbe stato emozionante. Si dava il caso che fosse lo stesso processo che portava Jane a sentirsi piena d’entusiasmo all’inizio di una relazione, qualcosa che lei sapeva già fare bene. È stato proprio in quel contesto che ho individuato la struttura per questa “nuova” strategia:

Vedere l’obiettivo (immagini grandi e luminose). Dirsi quello che si vuole (lentamente, con calma e con voce “invitante”).
Vedere il prossimo passo nel raggiungimento dell’obiettivo (immagini grandi, brillanti e in movimento).
Confrontare le immagini e osservare se corrispondono a quanto desiderato.
Sentirsi emozionati.

Effettivamente ci si sentiva emozionati anche solo ascoltando il cambiamento positivo di Jane. Durante le settimane seguenti, Jane si scoprì a pensare al successo sempre più spesso. Ora ha un lavoro: non un lavoro qualsiasi, ma un’attività in cui è a contatto con i bambini (cosa che aveva sempre desiderato) e che le dà il tempo per andare in vacanza e fare le cose che ora si concede di sognare.

Lo stesso “cambiamento” può essere installato attraverso una metafora.
L’altro ieri sono andato dal giornalaio e ho incontrato un’anziana signora che, sconvolta, raccontava all’edicolante di come l’avessero appena derubata. Più proseguiva, più il racconto peggiorava.
Ho atteso il mio momento, l’ho interrotta e le ho raccontato di come una mia amica fosse stata picchiata in casa propria e di come, a quanto pare, non riuscisse a dimenticare l’incidente.
Poi, qualche settimana dopo, resasi conto di ciò che stava facendo, aveva detto: “È già abbastanza brutto essere stata picchiata, ma maledizione, non darò loro anche la soddisfazione di avermi rovinato la vita”. E aveva deciso di spostare l’incidente talmente lontano da sé, da farlo sembrare completamente dimenticato…
“Mi dà il Guardian per favore?” L’anziana signora si è interrotta, i suoi occhi hanno guardato lontano, il suo stato è cambiato ed è uscita, con calma, dall’edicola.

Cambiare le qualità delle nostre rappresentazioni interne cambia il significato di queste ultime.

Un altro esempio da  Beck ed Emery che raccomandano di  modificare le immagini visive che li disturbano.
Suggeriscono di mettere fuori fuoco certe zone dell’immagine, di collocare quest’ultima su uno schermo televisivo e di modificarne la luminosità, o addirittura di “cambiare canale” o esagerare in maniera caricaturale gli elementi che la compongono.

Fornire istruzioni dirette per “sentirsi felici”, di solito, non conduce al cambiamento desiderato. Tuttavia, come osservato nella nostra esperienza con la PNL, si può insegnare facilmente alle persone come cambiare le modalità delle esperienze.
I risultati sono miracolosi quasi quanto lo sarebbe il semplice dire alle persone di “essere felici”.

La PNL per facilitare cambiamenti importanti di Richard Bolstad

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Libro consigliato:


Richard Bandler Owen Fitzpatrick

Pnl e Libertà

Questo libro contiene idee che possono trasformare la tua vita

PNL E LIBERTA’ è un libro che parla della tua vita, delle difficoltà che hai oggi e che hai avuto in passato, di come ti sei sentito e di come ti senti in questo momento.
Del tuo potere di annullare il dolore e lo sconforto e sostituirli, letteralmente, con sensazioni di energia, vitalità e gioia.

Questo libro è una conversazione a tratti spiritosa e leggera, a tratti dura e vibrante, tra una grande mente dei nostri tempi, Richard Bandler, e un giovane trainer di Programmazione Neuro-Linguistica intelligente e profondo, Owen Fitzpatrick. Tra i vari argomenti sviluppati:

• Come capire quali sono le proprie abitudini nocive e sostituirle con buone abitudini;
• Come crearsi nuove opportunità di miglioramento e sviluppo;
• Come “innescare” volontariamente sensazioni di piacere, divertimento ed energia in sé e negli altri attraverso tecniche di PNL, ed essere in grado di riattivare quelle sensazioni;
• Come “disinnescare” rapidamente dolore, frustrazione, sfi ducia, disperazione;
• Come accrescere la propria intelligenza e curiosità e crearsi gli strumenti per definire e ottenere ciò che si desidera;
• Come rendersi liberi attraverso il controllo della propria vita: liberi di scegliere e non scegliere, liberi di cambiare, liberi di non cambiare, liberi dai condizionamenti derivanti dalla propria condizione familiare, sociale, fisica e ambientale. Liberi anche di sbagliare.

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Il respiro è vita (prima parte)

pancia

Poiché non possiamo essere vivi senza il respiro, respirazione e vita sono sinonimi.
La vita è ciò che esiste tra il primo e l’ultimo respiro. Nella Bibbia Dio creò Adamo soffiando su un pezzo di creta.
Per significare il respiro e lo spirito, i greci usavano una sola parola: pneuma.
Il prana, nell’insegnamento yoga e tantrico, è la forza vitale che anima ogni forma vivente assorbita dall’aria.
Il respiro è come un’onda: ha inizio nella bocca e scorre all’ingiù nell’inspirazione. Il diaframma si contrae e si
distende, consentendo ai polmoni di espandersi verso il basso mentre si riempiono d’aria.
L’onda espiratoria inizia coinvolgendo la parte profonda del bacino, dunque l’addome, poi il torace, la gola e la bocca.
La respirazione sana finisce per essere un’azione di tutto il corpo in cui quasi tutti i muscoli sono impegnati. Se osserviamo la respirazione di un neonato o di un gatto o di un qualunque animale mentre riposa, vedremo che il loro respiro è lungo, ritmato e coinvolge, come un’onda, torace e addome. Respirano correttamente e per farlo non hanno bisogno di istruzioni.
Il modo di respirare di noi adulti, invece, tende spesso ad essere turbato. La maggior parte di noi non respira abbastanza profondamente o respira a scatti per evitare di sentire emozioni o sensazioni.
Immaginiamo di trovarci di fronte a un grande pericolo e di essere spaventati. Automaticamente il respiro si arresta e restiamo contratti in questa posizione. Poiché non possiamo smettere di respirare, presto respireremo nuovamente, in maniera non completa e profonda, ma leggera e a tratti.
Bloccare il respiro è quindi una reazione istintiva di difesa di fronte al pericolo, per non farci sentire dall’eventuale nemico e raccogliere le forze per la fuga. E quando da bambini ci troviamo di fronte a situazioni traumatiche ripetute, come emozioni di paura, tristezza e rabbia la cui espressione è interdetta, impariamo a bloccare queste emozioni con il respiro.
Limitare il respiro per “non sentire la sensazione” costituisce per un bambino una decisione difensiva presa per sopravvivere.
Wilhelm Reich, che per primo ha studiato il rapporto tra corpo e sentimenti, afferma che la respirazione frenata costituisce il meccanismo fisiologico della repressione degli affetti e la rimozione degli affetti è il meccanismo fondamentale della nevrosi in generale. Il nostro carattere stesso, così come il nostro atteggiamento corporeo e respiratorio, si forma in rapporto a questo tipo di esperienze.
Wilhelm Reich aveva chiamato la struttura di questo insieme di difese corporee “corazza caratteriale“.
Infatti, l’atteggiamento fisico di una persona rivela la sua personalità molto più delle sue parole. Lo sappiamo perché è un’esperienza che viviamo ogni giorno, anche senza analizzare le radici delle nostre reazioni. Da un individuo, per esempio, con il corpo totalmente rigido e con il tono di voce ricercato, non ci attendiamo sicuramente una calda cordialità, né fervida immaginazione. Da un uomo che parla ansimando non ci aspetteremo certo un atteggiamento saggio verso la vita. Da una persona rilassata e tonica ci aspettiamo invece spontaneità ed equilibrio.
Prendiamo, inoltre, in considerazione il respiro nella vita di relazione. Se la persona per me importante mi dice: “non vali niente“, “ti odio“, il respiro si ferma, mentre il mio corpo si contrae restringendo visceri e sfinteri. Ma se qualcuno mi dice: “sei in gamba“, “mi è piaciuto quello che hai fatto“, se il mio amore mi dice: “ti amo“, io sento calore su di me, il respiro si fa disteso. Il mio corpo si allarga e si espande al ricevere e godere le “carezzepositive. Per questo una persona innamorata si esprime dicendo: “sono piena d’amore“.
Questa è la ragione per cui durante la fase dell’innamoramento il desiderio sessuale è più intenso, così come più intense sono tutte le sensazioni erotiche, ed è la ragione per cui si può affermare che l’amore è il più potente afrodisiaco.

Riunificare il corpo: la pancia che respira.

E nella pancia, nel ventre che la vita viene concepita e portata.
È nel ventre e nei visceri che sperimentiamo i nostri desideri più profondi. Ogni volta che piangiamo o ridiamo è nel ventre che sperimentiamo la vita a livello viscerale. E per questa ragione che per controllare e reprimere i sentimenti di tristezza dobbiamo contrarre e tenere fermo il ventre.
Il portamento insegnato con “petto fuori, pancia in dentro” può essere indicato per quel soldato che si muove in schiera come un robot e non deve sentire la paura della morte. Ma quell’esibizione, classicamente “virile”, rappresenta il massimo della rigidità che si estende anche al pensiero.
In questo modo ci neghiamo l’autonomia, la spontaneità e la sessualità.
La pancia risucchiata in dentro rende la respirazione addominale molto difficile e nello stesso tempo costringe a gonfiare il petto per avere abbastanza aria. “Trattenere il respiro e mantenere il diaframma contratto è uno dei primi e più importanti atti che hanno lo scopo sia di sopprimere le sensazioni di piacere nell’addome, sia di soffocare sul nascere l’angoscia addominale”. ‘E trattenendo il respiro si aumenta la pressione sull’addome impedendo al respiro stesso di fluire.

Continua domani la seconda parte

Elisabetta Leslie Lionelli “Coccole e carezze”

Libro consigliato:


Deepak Chopra

La Dimensione Interiore – Edizione Economica

Per ascoltare la propria voce segreta e comprendere meglio se stessi e la vita

Con la consueta sensibilità e profondità, Deepak Chopra ci insegna ad allargare la nostra visione della realtà e a relativizzare tutto quanto ci accade, per farci infine comprendere il potenziale positivo di ogni evento e scorgere così la sostanziale armonia dell’universo.

Mostrare il meglio di ciò che siamo, inseguire successi nel lavoro, accumulare beni materiali, fare, quotidianamente, scelte piccole e grandi: oggi siamo tutti più o meno costretti a vivere così. E intanto ci sfuggono la ricchezza e la sapienza che già possediamo nella nostra interiorità, con il risultato di essere più infelici. Ma se imparassimo a «leggerci dentro», trasformando ogni momento difficile in strumento di consapevolezza, potremmo davvero navigare verso la felicità.

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