Per Regalarti una Buona Giornata

7 mosse per regalarvi una buona giornata

1
La regola che dovete avere ben chiara in mente è che nessuno è felice o infelice in eterno, a meno che non lo voglia. L’infelice cronico ha bisogno dell’aiuto di uno psicologo, è chiaro, l’infelice temporaneo, ovvero colui che è appena incappato in una disavventura, lavanda dovrebbe rammentare che un momento di sconforto, anche un bel pianto liberatorio, sono perfettamente normali e possono essere costruttivi se durano poco e sono seguiti da nuovi progetti, da nuovi interessi.

2
Felicità o serenità non dovrebbero mai essere legati al successo di questa o quella iniziativa, alla conquista di quel bel tipo o di quella fascinosa figliola. Felicità o serenità, dovrebbero essere uno stato d’animo personale, una costante fissa perché si sta bene con se stessi, perché ci si vuole bene, perché ci si apprezza. E rammentate che se non vi volete bene in prima persona, neppure gli altri ve ne vorranno.

3
Un buon risveglio ha inizio da un dolce addormentarsi. La sera, prima di addormentarvi e anche se vi sembra di affogare in un mare di guai e di preoccupazioni, nel dormiveglia ripetetevi con calma, magari seguendo un ritmo musicale pacato che “ogni cosa andrà subito di bene in meglio, tutto va di bene in meglio“. Ripetetevi la frase usando le stesse parole e… lasciatevi prendere dal sonno. Al mattino, nel dormiveglia, ripetete la frase cercando di essere con­vinti di quello che dite.

4
Se appena svegli vi sentite afferrare dall’angoscia pensando a tutto ciò che vi aspetta, evitate di lasciarvi andare al panico e alla depressione pensando che tanto tutto è inutile, che non ce la farete. Cedendo a questi pensieri, vi regalerete un giorno no. Voi, per essere costruttivi, dovrete dirvi che sì, vi aspetta un giorno faticoso, ma che vi organizzerete e che farete del vostro meglio, il vostro massimo e che, dopotutto, è possibile che qualche compito possa essere rimandato, o più piacevole del previsto, o che il giorno potrebbe regalarvi un momento particolare, qualcosa di stimolante, che vi suona la carica.

5
Per esorcizzare i momenti no, per farvi coraggio se dovete affrontare un momento difficile come un esame, tenete sempre con voi un talismano personale. Per carità, niente di confezionato da “esperti” . Basta qualcosa che indossavate in un momento piacevole o quando avete ottenuto un grosso risultato più o meno insperato. Può essere un oggetto, un capo di abbigliamento, un colore, un sassolino, una conchiglia, un’immagine sacra se siete credenti… insomma, sceglietelo e portate con voi il “vostro” portafortuna.

6
Non dimenticate i benefici effetti della musica. Se avete un cd che vi piace così com’è, portatela con voi e ascoltatela tutte le volte che ne avvertite la necessità. Se preferite, potete costruirvi su misura un nastro registrando tutte le musiche che vi rilassano e che vi rasserenano. Personalmente ho preparato più nastri, ovvero quello che mi calma, quello che mi dà la carica, quello che mi aiuta a sopportare lunghe ore di scrivania o computer.

7
Rammentate i benefici effetti della respirazione. Durante l’inspirazione, che deve essere pacata e non troppo prolungata, pensate di immettere energia, forza, chiarezza. Durante l’espirazione, che deve essere lenta e prolungata (immaginate di spegnere lentamente una lunga serie di candele) pensate di soffiare fuori e lontano da voi l’irritazione, il malumore, l’ansia, la fatica, anche la paura.


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La consapevolezza di questa unione è il primo gradino che è necessario compiere per utilizzare correttamente e consciamente le potenzialità che ci sono offerte. Infatti possiamo attingere a questo potere che ci circonda e che permea il nostro stesso essere per innalzare il nostro spirito e raggiungere la piena realizzazione.

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Conoscere le emozioni

emozioni

La qualità della nostra esistenza è influenzata dal modo in cui reagiamo emotivamente alle varie situazioni che ci troviamo ad affrontare.
Se le emozioni non sono comprese o se non vengono manifestate in modo costruttivo finiscono per dominare la nostra vita causando inutile sofferenza all’individuo, adulto o bambino che sia.

In tempi recenti la comprensione della vita emotiva si è notevolmente ampliata in seguito al diffondersi di nuove conoscenze sul funzionamento della mente e sui meccanismi sottostanti le diverse emozioni. Si è potuto constatare che non c’è un ricettacolo passivo di pulsioni nascoste, ma che, al contrario, assume un ruolo attivo nella costruzione della sua realtà.

Gli psicologi hanno coniato l’espressione «dialogo interiore» per riferirsi al meccanismo attraverso il quale l’individuo elabora una propria visione degli eventi commentando internamente ogni esperienza personale. Sebbene spesso non ne siamo consapevoli, noi parliamo in continuazione a noi stessi e la maggior parte delle nostre reazioni emotive e dei nostri sentimenti sono influenzati dai contenuti di tali pensieri. Il modo in cui ognuno di noi parla a se stesso, interpretando e valutando la realtà circostante, può costituire un mezzo efficace per potenziare la capacità di affrontare varie situazioni problematiche.

La prima fase di questo percorso psico-educativo riguarda la consapevolezza emotiva, ossia il riconoscimento delle principali emozioni in se stessi e negli altri. Diversamente da altre procedure di educazione ora si vuole vedere come gestire le proprie emozioni, soprattutto quando si caratterizzano come emozioni negative o distruttive. La vera competenza emotiva consiste quindi nella conoscenza dei meccanismi mentali che stanno alla base delle emozioni.
Secondo gli studi non è l’evento a causare l’emozione, ma piuttosto sono i pensieri che determinano il tipo di reazione emotiva e comportamentale.

Si considerano «dannosi» quei pensieri che ci portano ad avere reazioni emotive esageratamene negative in
rapporto ad una data situazione.
Le caratteristiche dei pensieri dannosi sono essenzialmente queste:
–  descrivono in modo non realistico gli eventi distorcendoli;
–  sono pensieri esagerati, assolutistici;
–  non aiutano a raggiungere i propri scopi;
– portano a reazioni emotive eccessivamente intense e prolungate.

I pensieri utili comportano invece una visione più realistica e spesso positiva della realtà, che ridimensiona l’impatto emotivo di certi eventi e facilita il conseguimento dei propri scopi.

I principali tipi di pensieri dannosi sono i seguenti:
1. Pretese assolute. Sono una modalità di pensiero che solitamente si esprime con espressioni quali «Devo assolutamente ottenere quello che desidero», «Gli altri devono sempre trattarmi bene», «Certe cose non devono assolutamente succedere». L’illogicità di tale pensiero sta nel fatto che partendo da un obiettivo che si preferirebbe conseguire (ad esempio, ricevere approvazione dagli altri, ottenere considerazione e rispetto dagli altri), trasformiamo tale obiettivo da preferenza razionale ad esigenza assoluta che assume la forma di
«doverizzazione».
2. Pensiero catastrofico. Consiste nell’esagerare oltremodo l’aspetto spiacevole o doloroso di certi eventi. Tipici esempi sono: «È una cosa tremenda sbagliare», «È orribile essere criticati».
3.Intolleranza, insopportabilità. Si tratta di pensieri che denotano una bassa tolleranza nei confronti delle frustrazioni. Consistono nel ritenere che certi eventi (o talvolta certe persone) obiettivamente
spiacevoli non possono essere sopportati, ad esempio: «Non posso sopportare tutti questi compiti», «Non posso tollerare di essere trattato male».
4. Svalutazione globale di sé o degli altri. Consiste nel ritenere che poiché non si è riusciti bene in qualcosa, allora siamo un fallimento totale. Oppure la svalutazione globale può essere rivolta agli altri,
ritenendo che poiché uno o più aspetti del comportamento di una persona sono negativi, allora l’intera persona è negativa. Esempi di entrambi i tipi di svalutazione globale potrebbero essere: «Sono così stupido e incapace», «Sono proprio un perdente», «Quel mio compagno è una vera carogna».
5. Indispensabilità, bisogni assoluti. È un modo di pensare che ci porta erroneamente a considerare indispensabile ciò che in realtà è solo desiderabile, auspicabile, utile, ma di cui possiamo anche fare a
meno, pur con qualche inconveniente. Con questa forma di pensiero trasformiamo certi eventi, certe persone o certi oggetti in qualcosa di essenziale per la nostra felicità. È come se dicessimo «Posso essere
felice solo se avrò questo», ma così facendo ci costruiamo la nostra stessa infelicità. In molti casi ciò che consideriamo indispensabile sono l’approvazione, la stima, l’affetto, l’amicizia.
6. Generalizzare. Significa pensare in termini di «sempre», «mai», «tutti», «nessuno». Ad esempio «Mi va sempre tutto storto», «Non riesco mai a…», «Tutti se la prendono sempre con me», «Nessuno
mi vuole bene». Si tratta di pensieri poco realistici in quanto è altamente improbabile che certe cose si verifichino proprio sempre o mai o che tutti, proprio tutti, agiscano in un certo modo. Si tratta
piuttosto di generalizzazioni estreme che ci portano ad avere una visione disfattista della realtà.

Riconoscere le componenti irrazionali del proprio dialogo interiore è un passo molto importante per il superamento degli stati d’animo spiacevoli, ma non è sufficiente. Il passo successivo consiste nell’attaccare
tali pensieri negativi e nel sostituirli con altri più costruttivi.
Alcuni esempi di domande utili per «attaccare» i propri pensieri irrazionali e controproducenti sono:

  • Cosa c’è di vero in quello che penso, quali fatti potrei avere ignorato?
  • C’è qualche esagerazione nel mio modo di pensare?
  • Questo modo di pensare mi aiuta a stare meglio?
  • Questi pensieri mi sono utili per riuscire a ottenere quello che vorrei?
  • Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere in questa situazione?
  • Quanto è probabile che si verifichi davvero? Sarebbe proprio terribile o insopportabile se ciò si verificasse?

Attaccare i pensieri irrazionali e negativi significa indebolirne la loro forza, in modo da introdurre nella nostra mente un dubbio sulla loro veridicità. Questo rende più facile sostituirli con altri più costruttivi.

Vediamo come procedere per trasformare i principali contenuti irrazionali del dialogo interiore che abbiamo considerato in precedenza.
Il pensiero assolutistico («devi assolutamente», «bisogna per forza») può essere sostituito con pensieri che esprimono desideri, opportunità, convenienza. Ad esempio, «Sarebbe meglio se…», «Vorrei
che…», «Conviene, è meglio…».
Il pensiero catastrofico può essere sostituito con pensieri che ridimensionano in modo più realistico l’evento. Ad esempio, «È spiacevole, è doloroso, ma non è la fine del mondo».
I pensieri che esprimono intolleranza o insopportabilità possono essere sostituiti constatando che certi eventi o certe persone «sono solo sgradevoli, fastidiosi, ma pur sempre sopportabili».
La tendenza a svalutare totalmente se stessi o gli altri con aggettivi denigratori può essere superata limitandosi a esprimere giudizi solo sui comportamenti e non sulle persone, ricordandosi che gli individui
sono qualcosa di molto più complesso della semplice somma dei loro comportamenti.

I pensieri che esprimono indispensabilità, bisogni assoluti possono essere sostituiti con affermazioni che esprimono preferenze, come «Mi piacerebbe… ma so che non è indispensabile anche se lo desidero molto», «Anche se non posso ottenere questa cosa potrò avere altre gratificazioni…».

I pensieri che esprimono generalizzazioni («sempre», «mai», «nessuno») possono essere trasformati ricorrendo a termini quali «spesso», «a volte», «molti», «qualcuno».

Questo lavoro di riconoscimento, attacco e trasformazione dei pensieri distruttivi richiede una certa pratica acquisibile mediante un allenamento costante da attuare per un periodo di tempo, almeno fino a
quando vecchie abitudini nel modo di pensare non lasceranno il posto ad altre più costruttive e positive.

Si tratta di sostituire vecchi percorsi mentali con nuovi percorsi che portano ad emozioni più funzionali e
soddisfacenti.

Da:  Giochi e attività sulle emozioni Di Pietro M. e Dacomo M.

Libro consigliato:


Serge Tisseron

Verità e Menzogne delle Emozioni

Comprendere la nostra sfera emotiva

Le emozioni sono quanto mai di moda: ascoltarle è sinonimo di sincerità, di autenticità, di star bene con se stessi. Ma, come i pensieri, anche le emozioni possono essere indotte, represse, mascherate: in una parola, false.
Sin dal primo vagito, assieme al latte materno ciascuno di noi assimila un bagaglio emotivo che contiene l’impronta fedele della propria storia familiare.

Custodito nei recessi sotterranei dell’inconscio, tale bagaglio riemerge continuamente mescolando e sfalsando i piani: capita così che dietro un’emozione che crediamo autentica se ne celi un’altra che non sappiamo riconoscere o accettare; o può accaderci addirittura di fare da cassa di risonanza a emozioni non nostre, sgorgate da una storia che non abbiamo vissuto. E in questo gioco di specchi in cui verità e menzogna si confondono, vengono spesso a galla segreti di famiglia, che, invisibili all’occhio della ragione, attraversano le generazioni sul filo sottile delle emozioni.

Un famoso psichiatra e psicanalista ci fornisce la chiave per la comprensione dei meccanismi sottesi al funzionamento della sfera emotiva, spiegandoci come scoprire e riconoscere le emozioni che crediamo nostre e che invece si sono impadronite di noi, e come liberarcene per dare spazio alla nostra emotività autentica e personale.

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