
La vita ha questo di strano; che se non vuoi incettare altro che il meglio, molto spesso riesci a procurartelo.
Stava correndo sull’autostrada a cento all’ora e all’improvviso è accaduto: il suo sguardo è stato attratto da qualcosa sul margine della carreggiata e, quando è tornato a guardare avanti, gli restava solo un secondo per reagire. Era ormai troppo tardi. Il grosso camion davanti a lui all’improvviso, inaspettatamente, si era bloccato. E di colpo, nel tentativo di salvarsi la pelle, il motociclista aveva piantato una disperata frenata che gli sembrò destinata a durare in eterno. In un angosciante ralenti si infilò sotto il camion, il tappo del serbatoio saltò via, e accadde il peggio: la benzina usci e si incendiò. Lui riprese coscienza in un letto d’ospedale, in preda ad atroci dolori, incapace di muoversi, osando appena respirare. Tre quarti del suo corpo erano coperti da terribili ustioni di terzo grado. Pure, si rifiutò di arrendersi.
Lottò per tornare in vita, per riprendere una carriera, solo per subire un altro, terribile colpo:
un incidente aereo che lo lasciò paralizzato dalla vita in giù per il resto dei suoi giorni.
Nell’esistenza di ogni uomo e donna non manca mai un momento di sfida suprema, un’ora in cui tutte le risorse dì cui disponiamo sono messe a dura prova, in cui la vita sembra ingiusta, in cui la nostra fede, i nostri valori, la nostra pazienza, la nostra compassione, la nostra capacità di tener duro sono portati ai limiti estremi e ancora oltre. Alcuni si servono di situazioni del genere come di occasioni per diventare migliori, altri invece lasciano che quelle esperienze li distruggano. Vi siete mai chiesti da che cosa derivano le differenze nei modi di rispondere degli esseri umani alle sfide dell’esistenza? Io l’ho fatto.
Per gran parte della mia vita sono stato affascinato da ciò che spinge gli esseri umani a comportarsi in un certo modo.
Per quanto mi ricordi ho sempre desiderato scoprire che cosa colloca certi uomini e certe donne su un altro piano rispetto ai loro simili. Che cosa crea un leader, un realizzatore? Come si spiega che in questo mondo ci siano tante persone che conducono un’esistenza tanto gioiosa nonostante avversità di ogni genere, mentre altri, che in apparenza hanno tutto quello che si può desiderare, conducono una vita di disperazione, rabbia e depressione?
Permettetemi di raccontarvi la storia di un altro uomo, e notate le differenze tra questo e il precedente. L’esistenza che costui conduceva sembrava molto più brillante. Era un uomo di spettacolo favolosamente ricco, dotato di un enorme talento e con un seguito vastissimo. [..] Aveva schiere di amici che lo ammiravano, era sposato bene, aveva due magnifiche case. Sembrava insomma che avesse tutto quel che si potrebbe desiderare.
Quale di questi due uomini preferireste essere? Difficile pensare che qualcuno voglia scegliere la prima esistenza.
Ma permettetemi di dirvi qualcos’altro sul loro conto. Il primo è uno degli individui più vitali, più forti e ricchi di successo che io conosca. Si chiama Mitchell, abita nel Colorado, ed è vivo e vegeto. Da quando ha avuto quel terribile incidente stradale, gode di maggior successo e gioia di quanto gran parte di noi ne possa avere nel corso di un’intera esistenza. Ha stretto ottimi rapporti personali con alcuni degli uomini e delle donne più influenti d’America. È un
uomo d’affari miliardario; è stato persino candidato al Congresso, nonostante il volto terribilmente sfigurato. E sapete qual era lo slogan della sua campagna elettorale? “Mandatemi al Congresso e non sarò soltanto un’altra bella faccia”. [..]
Il secondo individuo è uno che conoscete bene, che probabilmente vi ha regalato grandi piaceri e gioie. Si chiama John Belushi; era uno dei più celebri attori del nostro tempo, un uomo di spettacolo che negli anni settanta ha avuto enorme successo. Belushi era capace di arricchire moltissime altre vite, non però la propria. E quando è morto a trentatré anni, di quella che il coroner ha definito intossicazione acuta da cocaina ed eroina, pochi di coloro che lo conoscevano sono rimasti sorpresi. L’uomo che aveva tutto era diventato uno schiavo della droga, incapace di controllarsi, che mostrava ben più dei suoi anni. Esteriormente, nulla gli mancava. Dentro, però, aveva il vuoto assoluto.
[..] E dunque vi chiedo: che differenza corre tra chi ha e chi non ha? Tra chi può e chi non può?
Tra chi fa e chi non fa? Come si spiega che certe persone superino terribili, incredibili avversità e facciano delle proprie esistenze un trionfo, mentre altre, nonostante i vantaggi d’ogni genere di cui godono, portino le proprie vite verso il disastro? Qual è la differenza tra Mitchell e John Belushi?
Qual è la differenza che fa la differenza in fatto di qualità della vita?
È un interrogativo che mi ha ossessionato per tutta la vita. Crescendo, vedevo individui che disponevano di ricchezze d’ogni genere, occupazioni invidiabili, meravigliosi rapporti con gli altri, un aspetto fisico eccezionale, e dovevo assolutamente sapere che cosa rendeva le loro vite tanto diverse dalla mia e da quella dei miei amici. La differenza consiste unicamente nel modo in cui comunichiamo con noi stessi e nelle azioni che compiamo. Gli individui che hanno successo non sono alle prese con minori problemi di coloro che falliscono; gli unici che
di problemi non ne hanno stanno nei cimiteri. A distinguere fallimento da successo è ciò che ci accade; a fare la differenza è il modo con cui percepiamo ciò che ci “accade”.
Quando Mitchell ricevette dal proprio corpo l’informazione che tre quarti di esso erano coperti da ustioni di terzo grado, si è trovato a dover scegliere come interpretare l’informazione stessa. Il significato dell’evento avrebbe potuto essere un motivo per morire, per abbandonarsi alla disperazione o qualsiasi altra cosa deprimente. Ma Mitchell ha deciso di comunicare coerentemente a se stesso che quell’esperienza aveva avuto uno scopo, e che prima o poi gli avrebbe procurato vantaggi ancora maggiori per il raggiungimento del suo fine, che era di differenziarsi dal resto dei mondo. Il risultato di questa comunicazione con se stesso fu che Mitchell elaborò credenze e valori che hanno continuato a governare la sua vita in termini ottimistici anziché tragici, e ciò persino dopo che è rimasto paralizzato.
Le cose non cambiano; siamo noi che cambiamo.
Tratto da: Come Ottenere il Meglio da Sé e dagli Altri di Anthony Robbins

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Le vostre recensioni
ho finito di leggere il libro e mi sto applicando. Non è certo una passeggiata!!! Ci vuole molto impegno e disciplina, ma come dice R.Dilts: “La PNL è un atteggiamento…” io mi sono già messa in uno stato d’animo positivo. Raccomando fortemente anche l’altro libro di A.Robbins “Come migliorare il proprio stato mentale, fisico e finanziario”. E’ uno gradino piu’ in alto. Una volta letto i libri di Robbins è difficile staccarsi…avete provato a mangiare a colazione solo frutta? provate!!! E modificare il vocabolario di tutti i gg? Grandi insegnamenti….
BELLISSIMO UTILE E SCORREVOLE…CHE DIRE DI PIU’? ACQUISTATELO! E LEGGETELO MOOOOOLTO BENE!
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