Nella vita fidati delle tue sensazioni

Nella vita fidati delle tue sensazioni

Nella vita fidati delle tue sensazioni

Nella vita fidati delle tue sensazioni,
di quello che senti dentro, così sarai sicuro di non sbagliare.
Fidati del tuo cuore, di quello che prova.
Nelle vita fidati solo delle persone che non ti lasciano un secondo,
neanche quando tutto va a rotoli e
neanche quando la tua vita è un inferno in miniatura.

Nella vita fidati solo delle persone che
fanno vedere quanto ci tengono a te, che ci sono,
quelle persone che con un singolo gesto, parola,
silenzio o semplice silenzio, ti fanno capire un’infinità di cose…
e quando le hai trovate, non lasciarle Mai andare via.

Queste Persone sono Rare, Diamanti preziosi e Speciali.
Queste Persone si trovano solo una volta nella Vita.
Queste Persone si trovano quando la Vita decide di farti un Regalo.
Queste persone sono Fratelli nello spirito.

Lettera a un'Amica che ci sarà per Sempre - Libro

Ricordati che un amico sarà sempre felice per te,
anche dopo essersene andato

Sergio Bambarén

In questa lunga lettera rivolta a una carissima amica recentemente scomparsa, Bambarén mantiene la promessa che le ha fatto prima che morisse: scrivere un libro dedicato alla loro amicizia, nata sui banchi di scuola, e al legame indissolubile che li ha tenuti vicini per tanti anni, nonostante le difficoltà, i cambiamenti, le distanze.

Silvia, l’amica che se n’è andata, rimane così una figura sempre presente, non solo nella memoria, come di solito succede, ma anche nella piccola preziosa testimonianza delle parole scritte.

Come faccio a scoprire qual è lo scopo della mia vita?

Come faccio a scoprire qual è lo scopo della mia vita?

Come faccio a scoprire qual è lo scopo della mia vita?

 

La risposta alla domanda riguardo allo scopo della tua vita è sempre la stessa: “Amore”. Ma potresti rifiutare questa risposta considerandola troppo semplicistica e generica. La forma e la direzione che lo scopo della tua vita assume sono la tua vera preoccupazione. Vuoi realmente sapere quali sono i prossimi passi da compiere e come distaccarti da situazioni che ti
rendono infelice.
L’anima interiore (il sé superiore) ti spinge a fare di ogni momento qualcosa di importante, e noi aggiungiamo che questo fa parte del piano che Dio ha per te. Utilizza ogni istante per fare brillare gli occhi a qualcuno o per scaldargli il cuore. Serviti del tuo potere rassicurante per andare incontro ai bisognosi, e usa le tua abili mani per liberare dallo stress le Divine pianure della Terra. Utilizza così i tuoi talenti, e sarai ricompensato tutti i giorni.

Sogni una maggiore libertà in termini di tempo e di denaro perché così potresti cedere ai tuoi desideri più profondi. Ti invitiamo ad assecondare tali sogni, a non considerarli capricci. Sono la mappa per raggiungere lo scopo della tua vita.
Ci rendiamo conto del fatto che, se poni questa domanda, è perché fai fatica a credere che i tuoi sogni siano realizzabili. Eppure, tutti coloro che sognano e che inseguono i propri sogni possono testimoniare di aver costruito il proprio successo grazie ai passi guidati da un desiderio intriso di coraggio e spirito di iniziativa. Hai gli stessi diritti dei tuoi fratelli di realizzare i tuoi sogni, Diletto!

Semplifica i tuoi desideri avvicinandoti a loro oggi.
Considerali a tua disposizione, e sarà più facile goderne. Quando preghi per lo scopo della tua vita, senti subito la nostra risposta nel tuo cuore. Ti concediamo tutte le misure che desideri. Tuttavia, se non arrivi ad attuarle è perché ti allontani dal sogno per tornare a ciò che consideri “realtà.” Ma non è più necessario; non più, Diletto.
Metti in pratica oggi tutte le tue buone intenzioni. Liberati dell’infelicità che tu stesso generi, creando innanzitutto nuove dimensioni di luce nella tua vita quotidiana.

Ascolta un collega di lavoro, perdona un amico, nutri un animale affamato. Qualsiasi gesto di carità andrà bene e ti darà la spinta per affrontare le situazioni che consideri inaccettabili.
Nell’infondere nuova luce alla tua vita, il tuo cuore si riempie del coraggio ritrovato. Utilizzalo saggiamente per adottare sempre più misure che ti ricordino dei tuoi desideri e dei tuoi sogni. Una dopo l’altra, queste misure soccombono al tuo passaggio e ti consentono di raggiungere con piede sicuro la vetta della montagna, fino a quando un giorno non scoprirai di poter dare agli altri la risposta alla domanda che tu stesso hai rivolto in passato:

“Qual è lo scopo della mia vita?”. Allungherai la mano e, attraverso l’esempio, mostrerai la strada che, seguendo il percorso del desiderio tracciato dal cuore, ti ha condotto alla gioia e all’appagamento, dando senso alla tua vita.

Tratto da:

Messaggi dal Tuo Angelo - Libro
Quello che il tuo Angelo vuole farti sapere

Voto medio su 1 recensioni: Buono

Sei appassionato di Angeli?

Questo libro, l’attesissimo seguito del libro Terapia degli Angeli di Doreen Virtue, è un efficace strumento di divinazione e ti insegna come ricevere i messaggi inviati dai tuoi angeli personali!

È un’opera che canalizza e raccoglie nuove e edificanti informazioni provenienti dal regno angelico. Gli angeli, tra cui l’Arcangelo Michele, offrono messaggi di guarigione che ti aiuteranno a scoprire lo scopo della tua esistenza, a comprendere le tue relazioni sentimentali, a guarire dalla sofferenza emotiva e a prendere decisioni importanti per la tua vita.

Doreen riceve lettere da tutto il mondo da parte di persone che hanno trovato una fonte costante di conforto e di sostegno grazie alla sua Angel Therapy -Terapia degli Angeli. Molti lettori tengono il libro accanto al letto e lo aprono casualmente per accedere alla conoscenza spirituale e all’assistenza Divina.

Messaggi del tuo Angelo prosegue nella stessa ottica, al fine di farti raggiungere nuovi livelli di appagamento e ispirazione, e per offrirti nuove direzioni da seguire.

Macrolibrarsi.it presenta il LIBRO: Guarisci Te Stesso

La vera ricchezza

La vera ricchezza è quella che proviene dall’amore verso gli altri, e verso te stesso. Non basta provarlo, però, dobbiamo anche trasmetterlo. Passiamo tutta la vita a rinviare le manifestazioni di amore, che spesso muoriamo senza averlo mai fatto.

Tu cosa hai fatto ultimamente per dimostrare alle persone a cui vuoi bene, l’amore che provi nei loro confronti?

Spesso pensiamo di dover compiere gesti eclatanti. In realtà non è così. Basta un semplice gesto, una parola, un’azione, ma fatta dal cuore. Passa un po’ più tempo con i tuoi figli. Chiama un amico al telefono per salutarlo, e sapere come sta. Manda un fiore a tua moglie. Accogli tuo marito con un caloro abbraccio. Sorridi ai tuoi colleghi quando entri in ufficio.

Fai qualcosa tutti i giorni, ma falla con amore. In ogni momento della tua giornata sei nella posizione di dimostrare l’aspetto più profondo di te. Lascia cadere i condizionamenti che ti impediscono di farlo. “Chissà cosa penserà?”, “Sono un uomo, non posso farlo”, “Già lo sa che l’amo”, “Non è il momento adatto”, “Così mi aprirò troppo, e verrò ferito”, “Non devo dimostrare affetto, è indice di debolezza, poi ne approfitteranno”.

Inzia a farlo ora. In questo stesso momento, cosa puoi fare, e per chi puoi farlo, per esprimere il tuo affetto?

Autori Vari

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Un piccolo breviario della felicità da gustare ogni giorno per riscoprire i piccoli e i grandi piaceri della vita.

Un modo semplice ed efficace per riprendere contatto con se stessi, con chi ci sta intorno e con l’essenza profonda dell’esistenza.

Namaste

Namaste è una parola sanscrita (poi adottata anche nella lingua hindi) che significa “inchino a te” o “omaggio a te” in quanto namas significa “inchino“, ma il suo significato va ben oltre.

namaste

Questo semplice gesto, umile e bello, è anche “geniale” per la molteplicità dei significati, fisici, emotivi, psicologici e spirituali che ad esso si possono associare.

Come già detto, la gestualità è semplice, consta nell’unire i palmi delle due mani all’altezza del cuore, accompagnato da un inchino del capo.

Namaste riconosce la fondamentale unità dell’uno con l’altro.

La filosofia indù asserisce l’esistenza di due forze fondamentali nell’universo: energia (Shakti) e coscienza (Shiva), la cui esistenza ed esplicazione di potenza hanno dato luogo a differenti teorie. Alcuni considerano le due forze complementari l’una all’altra, altri come diverse espressioni di un’unica unità ovvero apparenti manifestazioni di un’unica realtà, altri ancora come emanazione l’una dell’altra e così via.

Qualunque sia la visione filosofica sottostante, ognuna tende a riportare, ricondurre, risvegliare lo stato di originaria unità che è in noi.

Namaste, nella sua semplicità, è un grandioso atto di consapevolezza dell’unione. Ci fa comprendere che i due, in realtà, sono inseparabili, ci svela il segreto dell’unità, ci permette nella consapevolezza che esprime, di mantenere l’equilibrio della vita in cui salute, armonia, pace e felicità sono presenti. Namaste esprime essenzialmente l’armonia universale in relazione alle nostre attitudini e comportamenti quotidiani.

È un gesto di umiltà: “io riconosco Dio in te“.

Se ogni relazione umana iniziasse con questo sentimento, come potrebbe esserci spazio per malvagità, ipocrisia e “furbizie” nei rapporti tra esseri umani?

(Tratto da INDUISMO anno 1 – n. 1)

ISBN: 5060085151368

Prezzo € 17,90
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Dopo il grande successo delle precedenti emissioni della serie Namaste, casa Mg propone al pubblico il nuovo volume “Namaste – True Crystals”, uno studio approfondito sul potere e l’utilizzo dei cristalli.

La musica dalle sonorità innovative di Chris Green e Robert Fenner, i componenti del duo Runestone, è la rappresentazione in note delle proprietà di ciascun cristallo e dei chakra ad esso associati.

Con un libretto contenente interessanti informazioni sull’uso specifico delle varie pietre, “Namaste – True Crystals”, album consigliato da Melody, una delle figure più significative nell’ambito dello studio dei cristalli, è la colonna sonora ideale per accompagnare sessioni di cristalloterapia o anche semplicemente per trascorrere un’ora di pausa rigenerandosi con i benefici poteri di madre na

Gesti e parole

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Inseparabili il gesto e la parola

Le ricerche dimostrano che quando archiviamo il nome di un oggetto e di cose  concrete, attiviamo sì l’area linguistica, ma anche quella motoria

Marco Pacori

CHI non conosce uno di quegli individui che possiedono una gamma di espressioni che va dal cipiglio allo sguardo glaciale … e di poche parole? E chi non si è sentito una volta o l’altra nella vita così teso e impacciato da non trovare niente da dire o non sapere come rispondere?
Cosa hanno in comune questi due esempi? L’assenza o la rarità dei gesti. Da quanto è emerso da uno studio in corso di pubblicazione di Robert Krauss e Ezequiel Morsella della Columbia University di New York, parlare fluentemente, in modo colorito, avere la battuta pronta è legato all’espressività e alla quantità dei gesti che facciamo durante il dialogo. E sembra che ora se ne siano individuate anche le basi neurologiche.

Si suppone da tempo che il linguaggio abbia avuto origine dai gesti e le osservazioni sull’acquisizione della parola sembra avallare questa ipotesi; solo in tempi recenti ci si è accorti che l’espressione verbale ha tutt’altro che soppiantato i gesti e che proprio questi ultimi sono parte integrante della facoltà di parlare con proprietà e scorrevolezza.
Una delle prime osservazioni al riguardo la si deve allo psicologo Bernard Rimé dell’Università di Louvain in Belgio che ha notato come quando nel dire qualcosa si gesticoli, il movimento anticipa sempre la parola. In un recente studio in cui i soggetti erano immobilizzati, si è constatato come questi ultimi, parlando, avesserò difficoltà ad esprimersi e provassero molto spesso la sensazione di avere una “parola sulla punta della lingua”. Un indagine in cui era stato impedito ai partecipanti di muoversi hanno dimostrato come l’eloquio diventi più povero, più “insipido”, l’articolazione delle parole appaia più stentata e aumentino gli errori di pronuncia.
Sempre nella stessa ricerca è stato messo in luce che numero e ostentazione nei gesti cambiano in relazione all’argomento di conversazione: sono minori quando si ci riferisce a un concetto astratto; per contro, sono più vivaci ed espressivi mentre si descrivono scene, azioni o  oggetti concreti. Inoltre, se si devono illustrare gli aspetti spaziali di qualcosa e si è impossibilitati o inibiti ad usare dei gesti, il discorso risulta più impreciso e meno particolareggiato.

Il nuovo studio di  Krauss e Morsella, psicologi alla Columbia University a New York, sul rapporto tra linguaggio e gesti ha gettato nuova luce sull’argomento. I due ricercatori  avevano applicato all’estremità superiore destra dei soggetti seduti degli elettrodi che danno modo di registrare la presenza di tensione muscolare. Ai partecipanti venivano quindi lette delle definizioni di utensili, cose e idee e veniva chiesto loro di dire il nome di ciò a cui ci si riferiva.
Dall’esame delle risposte e dal confronto con gli elettromiogrammi, i ricercatori hanno osservato che i termini concreti suscitavano una maggiore contrazione nei muscoli dell’arto dominante. Per altro, è stato anche constatato che, benché tensione e movimento dell’altro braccio non fossero misurati, anche questo veniva mosso assieme alla mano e che i movimenti erano tuttal’altro che scomposti: anzi, erano realizzati in modo tale da fornire una raffigurazione plastica del termine cercato oppure dei movimenti che si fanno nell’afferrarli o nel farne uso; così ad esempio, nell’atto di recuperare il nome “pianura”, i soggetti muovevano la mano a raggera e nel ricordare il termine “spiedo”, eseguivano una rotazione con il pugno semichiuso.

Per spiegare queste relazioni, gli autori hanno abbracciato la tesi elaborata dall’equipe di neurologi dell’Università Cattolica di Roma, capitanata da Gainotti: sulla base di osservazioni su individui che avevano subito danni cerebrali, questi studiosi ritengono verosimile che quando apprendiamo il significato di un oggetto, lo archiviamo nella memoria assieme alle azioni e alle contrazioni muscolari che compiamo usandoli o che eseguiamo per comprenderne il funzionamento.

Così, quando ci troviamo a richiamare a mente il suo nome, recuperiamo in realtà l’intero complesso di informazioni ad esso legate. In altre parole, si attivano non solo l’area linguistica del cervello, ma anche quella motoria e premotoria dove immaganizziamo le sequenze di azioni fra loro coordinate. La evocazione nel cervello del movimento  metterebbe automaticamente in moto i muscoli e ci spingerebbe ad accennare per lo meno parte della sequenza; questa, a sua volta, diverrebbe un “spunto” per ricordare il nome dell’attrezzo o dell’oggetto.

Per quanto riguarda il recupero dei nomi di cose concrete si attiverebbe, invece, l’area di integrazione sensoriale (in questo caso, tra il senso del tatto e la vista). Semplificando, possiamo dire che per capire meglio la struttura o i rapporti spaziali di  qualcosa è come se passassimo una mano immaginaria su una sorta di suo “modellino”; in questo modo, oltre a vedere differenze in altezza, angoli e avvallamenti, sentiremmo anche le dimensioni tattili corrispondenti, cioè rilievi, spigoli o infossature:  invieremmo poi il tutto nella memoria assieme al nome della cosa … al momento della sua “rievocazione”, adotteremmo quindi un processo analogo a quello indicato per il ricordo dei nomi di oggetti .

Introduzione alla comunicazione multimodale

Prezzo € 16,80
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A ognuno di noi sarà capitato, parlando con qualcuno, di pensare “c’è qualcosa che non mi convince nella sua voce”, o “ha fatto un gesto eloquente”, o “il suo sguardo esprimeva tutta la sua disapprovazione”. Questi messaggi che dicono più delle parole ci arrivano da altre parole, a volte impercettibili, del corpo. In realtà, siamo tutti poliglotti: parliamo con le mani, gli occhi, il viso, i movimenti e le posture, il contatto fisico. Ma se da millenni si compilano dizionari e grammatiche, perché non studiare anche le “parole del corpo”, perché non cercare, di questi sistemi di comunicazione, il lessico e l’alfabeto?

Questo libro spiega come fare un “gestionario”, un “occhionario” e un “tocconario” – lessici dei gesti, dello sguardo e del toccare. Oltre a studiare questi segnali singolarmente, è intrigante vedere come interagiscono in ogni atto comunicativo: in talk show e lezioni di scuola, dibattiti elettorali e sedute di logopedia, processi e film comici. A volte i messaggi si confermano a vicenda, a volte si contraddicono: dici che mi ami ma sento che mi respingi; mi sgridi, ma in modo bonario. E allora la multimodalità è strumento per i messaggi indiretti e contraddittori, per l’inganno, lo scherzo, l’ironia.

Un sorriso, un regalo!

carezza-sorriso-regalo

Un sorriso è più di un regalo, perché ricevere un sorriso o una carezza è la cosa più bella, specialmente se fatto con il cuore. Gesti semplici ma importanti per la vita di ognuno di noi.

Coccole e carezze

Le carezze costituiscono il gesto più evoluto della specie umana: esse donano continuità affettiva e sensuale all’esperienza di vivere. Il tatto è il primo e più importante senso di informazione, è l’unico dei cinque sensi che non si spegne mai e la sua estensione, mediante la pelle, coinvolge tutto il corpo. La pelle è l’organo della comunicazione primaria: sente, risponde, dialoga.

coccole_carezze

Attraverso le carezze, sensibilità ed espressione divengono una cosa sola: una carezza è pronta a cogliere ogni piccola variazione nell’altra persona, la rispetta, se ne interessa profondamente ed è connessa al senso di protezione. Sentirci accarezzati, accolti, approvati ci rassicura e nutre la nostra parte più profonda. La carezza rappresenta una sinfonia di messaggi che manifesta apertura al dialogo, alla condivisione, all’intimità.

Le carezze come forma di comunicazione

Noi comunichiamo con chi amiamo attraverso le carezze. Carezze materne, paterne, di approvazione, carezze con cui si esprime il proprio consenso, con cui si esprime l’amicizia, e l’amore. Con cui si dà e si riceve piacere. Dal momento della nascita, quando il bambino lascia l’utero materno, è rassicurato dal contatto fisico con la madre da cui è totalmente dipendente.

Il tatto sul corpo del piccolo è molto importante per il suo equilibrio psichico e fisico e per la sua crescita. L’effetto delle carezze è molteplice e appagante, stimola il nostro corpo e induce nella mente un profondo stato di benessere, di calma e relax. L’importanza di questo gesto è data dal contatto corporeo, con il quale ogni centimetro quadrato di pelle si trasforma in una mappa di recettori nervosi che catturano gli stimoli provenienti dall’esterno e li inviano al cervello, che poi li distingue: caldo, freddo, pressioni, sfioramenti, vibrazioni, dolore o, al contrario, piacere ed erotismo.

Impariamo a coccolarci, per coccolare

Parlarsi attraverso la carezza, però, non sempre è facile. La comunicazione attraverso il contatto fisico richiede apprendimento ed intuizione. E’ necessario calcolarne tempi e modi: ogni carezza è fatta anche di tempo, di tempestività, del momento giusto e della durata opportuna.

La carezza è una forma di “nutrimento”, essenziale sia nella fase dello sviluppo, sia nella vita adulta. Nelle prime fasi di vita prevalgono gli aspetti più fisici, mentre successivamente assumono dimensioni più simboliche, più mediate, ad esempio un sorriso, perché maggiormente influenzate dalle aspettative e dalle norme sociali e culturali.

Coccole e carezze non provengono solo dall’esterno: siamo noi i primi ad attuarle nei nostri confronti e questa è la base per essere in grado di accettarle a nostra volta. Concedersi piccole gratificazioni, un bagno caldo e profumato, una parola di elogio per un compito accuratamente svolto, una seduta dal massaggiatore, sono piccole attenzioni che ci possiamo rivolgere e che incrementano il senso di autostima e di benessere.
Se si riescono a donare a se stessi coccole e carezze si potranno estendere anche fuori di sé tali doni, senza sentirsi privati di quanto si offre, senza aspettarsi nulla in cambio.

Donare all’altro, in questo caso, genererà una vita più ricca perché ci si renderà conto che anche noi abbiamo qualcosa da offrire.

di Bianca Maria Fracas


Nessia Laniado

101 modi per volersi (sempre) bene

Seduzioni, sorprese, coccole, dispetti

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Nuovi modi, delicati e seducenti, di volersi bene, minuscoli frammenti di felicità da assaporare o da far assaporare. Piccole attenzioni di poco conto alla portata di chiunque.

Un testo pratico e divertente per scoprire in se stessi e negli altri il gusto della vita che si nasconde nelle piccole occasioni di ogni giorno. Suggerimenti pratici e intriganti, saggezza orientale, ironia, cene maliziose, giochi e molto altro ancora.

Riempi d’Amore la tua giornata

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Chi ha scelto l’Amore come modo di vivere, guarda sempre la parte migliore in
ogni uomo. Soltanto l’Amore ha il potere di far scoprire la parte buona che ogni
cosa possiede.
In ogni creatura guarda sempre il lato più bello, mettiti in contatto con quello, e
irradia la zona d’ombra affinché venga illuminata.
L’Amore non vede il male, non lo conosce né lo pensa. Vede, conosce e pensa
soltanto il bene e la verità.
L’Amore vede Dio anche nell’essere più umile e realizza la vera fratellanza.
Se consideri tutti gli uomini come degli amici e ti abitui a trattare con
amorevolezza e simpatia, ti attirerai amore e simpatia. Il tuo atteggiamento verso
gli altri determinerà il loro atteggiamento verso di te.
Riempi la tua giornata di piccoli atti di bontà: un sorriso, una parola, uno sguardo,
un gesto, una stretta di mano, un pensiero; siano l’aiuto, il conforto e l’incoraggiamento
a chi ne ha bisogno.
Facilita la vita agli altri con la cortesia, agevola loro l’esistenza rimuovendo i loro
ostacoli con la premura di chi è mosso dall’Amore.
Non vi sia giornata vuota di questi punti di luce; senza questi, sarebbe davvero
buia la tua esistenza. Illumina le tue giornate, costellandole di queste piccole luci, e
tutta la tua vita si trasformerà in Luce.

Libro consigliato:



Sergio Bambarén

Il Delfino e le Onde della Vita

Il ritorno del grande sognatore con un nuovo messaggio d’amore e di libertà

Sperling & Kupfer Editori
ISBN: 9788820045678

Prezzo € 15,90

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