Iniziazione all’Amore Prenatale – Genitori prima e dopo la nascita

Iniziazione all'Amore Prenatale

“Concepire un figlio è una delle grandi opere della vita,
che coinvolge corpo e anima.
Credo che molte mamme custodiscano gelosamente ricordi come quelli di una lunga gravidanza,
del parto e del momento in cui hanno finalmente preso in braccio il loro bambino.”

Hai mai pensato, che il tuo bimbo possa ricordare il periodo trascorso nell’utero e la propria nascita?
Nel 2000, questa idea venne a Akira Ikegawa autrice del favoloso libro Iniziazione all’Amore Prenatale – Genitori prima e dopo la nascita.
Effettuò un’indagine su ben 79 mamme con figli di un’età compresa tra i 2 e i 7 anni. In molti non crederanno ai risultati..più della metà delle mamme aveva avuto risposte dal figlio che aveva ricordi di quel genere.

Una di queste risposte, quando una madre chiese al figlio fu:
“Perchè ti muovevi così poco nella mia pancia?”,
eil piccolo rispose: “Perchè tu mi dicevi: “Mi fai male”.
Stavo fermo perchè non volevo farti male, mamma.”
(bambino di 4 anni e 9 mesi)

Consiglio questo libro a tutte i futuri genitori, e anche a chi lo è già 😉
Impariamo quanto il feto nell’utero sia estremamente sensibile a ciò che la madre fa e pensa.
Un’amore reciproco, un legame fortissimo. Il figlio ama fin dal concepimento e protegge la sua mamma, nello stesso modo in cui noi mamme e papà ci prendiamo cura di lui, forse..anche di più 🙂

Cominciare a costruire il legame con tuo figlio fin da subito, dopo il concepimento è molto importante.
Dobbiamo comprendere che il nostro approccio con i neonati andrebbe ripensato.
Loro sono consapevoli di quanto accade nel mondo esterno e anche in grado di rispondere agli stimoli provenienti da fuori.
Non possiamo dire “ tanto i bambini non capiscono nulla.” non c’è affermazione più errata.

“La madre e il padre sono rotelle dell’ingranaggio della genitorialità.
La madre assicura un’accoglienza completa,
il padre una guida stabile, e dal sostegno di entrambi
il figlio trae un senso di sicurezza.”

Mamme e papà, Iniziazione all’Amore Prenatale, vuole essere un invito ad una nuova consapevolezza;
per cominciare a creare un legame con vostro figlio già dal momento in cui scoprite la doce attesa, perchè è già con voi 🙂

Per le mamme le fasi della gestazione, del parto e dell’accudimento dei figli sono occasioni che cambiano la vita, assicurando loro momenti meravigliosi con ottime opportunità per maturare e crescere.

Inoltre, ricorda… ogni volta che ti senti sola o in ansia, ricorda bene che il tuo bimbo è sempre con te e sta pensando:
Ti voglio bene, mamma!”
E sono così tante quelle che vorrebbero dirti, mamma.. ad esempio perchè sono nati e quale dono portano con sè.
Loro vorrebbero parlarne a lungo, dobbiamo solo, noi genitori ascoltarli con amore.

Buona lettura,
a te che ha scoperto di essere in dolce attesa,
a te che lo sei già, ma devi ancora scoprirlo..
a te che lo sarai,
a te che stringi tra le braccia il tuo cucciolo e da oggi lo “ascolti” con nuovi occhi e nuove orecchie.

Buon viaggio di crescita insieme a tutti, mamme e papà, zii e zie :*

Iniziazione all'Amore Prenatale
Genitori prima e dopo la nascita

Voto medio su 1 recensioni: Buono

Conosci te stesso

crescita-interiore

Conosci te stesso” era scritto all’entrata del tempio di Apollo a Delfi. E’ l’invito che rimbalza vivace senza trovare risposta fino ai nostri tempi, domanda spesso dimenticata, trascurata ma sempre viva e potente.

Sono immenso, contengo moltitudini, mi contraddico” scrive Walt Whitman, tracciando in un solo verso il manifesto di quella spinta umanistica che vivificherà, anche dopo di lui, la psicologia. Poeta e scrittore americano dell’800, di lontana origine olandese, Whitman è un cantore della libertà; pone l’essere umano al centro della sua indagine e della sua poesia e così facendo offre una delle più belle tracce di lavoro sull’eterna questione messa in gioco dalle filosofie di tutti i tempi.

C’è chi arriva a porsi la domanda “Chi sono io?” per curiosità, chi per l’ambiente culturale in cui cresce e chi per disperazione, quando rimane l’unica cosa in grado di risollevare e riorientare lo sguardo dopo una delusione, dopo la scoperta di non essere eterni e onnipotenti oppure di non poter basarsi sulla pubblicità in tv per fare progetti per la propria vita.

Quello che oggi in psicologia si chiama “crescita personale” è semplicemente questo, affrontare la domanda “chi sono io?” con l’obiettivo di portarla – aperta – sempre con sé, senza affrettarsi a dare risposte facili e sicure, destinate immancabilmente a rivelarsi incomplete e insoddisfacenti. Non è facile rispondere perché ricchi, molteplici e in continua evoluzione siamo, e in questo Whitman, da buon introspettivo, come tutti i poeti, ha visto giusto. Come fare allora per rispondere all’appello della vita che molti sentono, prima o poi, di mettere in viaggio – metaforicamente parlando – alla ricerca di sé?

La prima cosa, ed è ancora la filosofia greca a dare il “la”, è quella di riconoscere di non sapere ancora chi siamo – “sapere è sapere di non sapere” dice Socrate –  e di mettersi in ascolto pazientemente, umilmente quasi, mettendo da parte tutte le idee preconcette che abbiamo di noi stessi, quello che vorremmo essere, quello che gli altri vorrebbero che fossimo, quello che pensiamo di essere e quello che gli altri pensano che siamo, per aprirci invece a una pacata osservazione di cosa siamo effettivamente, momento per momento.

E’ una ricerca lunga, è un puzzle pluridimensionale quello che dobbiamo costruire raccogliendo frammenti di sensazioni, emozioni, pensieri, desideri, aneliti, valori, ideali sino a comporre un’immagine rappresentativa di questa complessità, in cui non esiste nulla che sia bello o brutto, giusto o sbagliato, ma in cui con occhio imparziale, dobbiamo imparare a riconoscere tutte le diverse sfumature che fanno parte di quel mondo intero che chiamiamo “io”. Un mondo che si rivelerà difficile da descrivere, proprio come un pianeta come il nostro, come la Terra, è difficile da raccontare e ci vogliono interi atlanti, con diverse tipologie di mappe per poter dare un’idea della sua complessità.

Non ci sono scorciatoie per la crescita personale, bisogna conoscersi a poco a poco e cominciare a percorre e a piedi le diverse strade del “pianeta che siamo” per sperimentarci nella pratica e raccogliere informazioni su ciò che ci piace, ciò che ci riesce meglio, ciò che desideriamo, ciò che possiamo e ciò che temiamo, per mettere in luce i nostri punti di forza e riconoscere i nostri limiti, decidendo quando oltrepassarli per sfida e quando accettarli con tolleranza.

E’ un lavoro da esploratori conoscere se stessi, E’ un lavoro da svolgere su due diversi fronti, uno esterno e uno interno. All’esterno, guardando ciò che diciamo e facciamo, notando come gli altri interagiscono e reagiscono a ciò che diciamo e facciamo; all’interno – e questo è ancora più difficile – facendo bene attenzione a ciò che sentiamo fisicamente, ciò che proviamo emotivamente e anche a quali pensieri stiamo ospitando e coltivando. Anche il viaggio più lungo inizia col primo passo, scrive Lao Tzè, quindi, taccuino alla mano e sguardo attento, con un po’ di tempo ogni tanto per riflettere sui dati raccolti. Buon viaggio!

Marcella Danon

fonte: http://www.lifegate.it

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