Un orso è finito sul mio sgabello preferito – Ross Collins

E’ così grande
che è impossibile da spostare.
A casa mia non ci può stare!
Insieme non stanno d’incanto
un topo e un orso
con una sedia soltanto!

Proprio così inizia l’avventura di un topolino disperato, alle prese con un orso polare un po’ dispettoso 😉

Effettivamente proviamo solo immaginare, cosa succederebbe quando si hanno a disposizione un solo sgabello per due animali molto testardi?!

Il grande orso occupa la sedia preferita di topo, e adesso che cosa farà topo?
Esatto, come spostare un enorme, GIGANTESCO orso bianco!

Che fare?
Povero topo!
Un orso ha deciso di stabilirsi nella sua sedia preferita, e quella sedia non è abbastanza grande per essere condivisa.
Il piccolino prova tattiche di ogni genere..


Spostarlo? No, è troppo pesante.


Guardarlo male? A lui non importa di certo.
Tentarlo con qualcosa di succulento? Direi che non si lascia tentare.
Spaventarlo? un topo che spaventa un orso? Ma dai!
E dopo averle provate tutte, forse un sistema c’è, ed anche molto semplice…
Infatti il piccolo topolino con grande fare espressivo che cattura grandi e piccini, farà e le proverà proprio tutte per farlo alzare, ovviamente, ma senza mai riuscirci ma, quando orso penserà oramai di averla avuta vinta…il piccolo topolino gli farà una sorpresina.. 😀

L’autore Ross Collins è ritornato nelle librerie italiane con Un orso è finito sul mio sgabello preferito edito da Valentina Edizioni, un nuovo albo illustrato davvero divertente!
Potrebbe non essere immediatamente ovvio, ma pensare a come persuadere un orso prepotente a scendere dalla sedia può essere un esempio e insegnare ai bambini una protesta pacifica.
Un orso è finito sul mio sgabello preferito è pieno di umorismo gioioso, ma sopratutto sviluppa verso il piccolo lettore l’empatia e mostra loro proprio come sia possibile protestare creativamente e pacificamente quando qualcosa non va 😉

Questo libro illustrato, con un testo semplice a tratti in rima, illustrazioni a tutta pagina molto espressive su sfondi colorati ed un finale a sorpresa farà divertire i piccoli lettori!
Ve lo anticipo.. potreste sentire gridare ogni tanto:
“Mammaaa! C’è un orso sulla mia sedia preferita!!!” 😀 😀 😀

Un orso è finito sul mio sgabello preferito, è una storia molto divertente che si presta benissimo ad essere letta ad alta voce.

Buona lettura!
Puoi acquistare il libro QUI:

Un orso è finito sul mio sgabello preferito

Ross Collins

Nené con l’acqua fa da sé – Piccole avventure Montessori

Nenè, un piccolo allegro bambino, è il protagonista del libro Nené con l’acqua fa da sé della collana “Piccole avventure Montessori” edita da Carthusia, insieme a Cocco e Conì Coniglio, sono tre inseparabili compagni, e vivono divertenti avventure domestiche!

Nené è un personaggio semplice, autonomo, curioso, intraprendente, divertente, vivace: tutte caratteristiche che troviamo in ogni bambino lasciato libero di mostrarsi nella sua vera natura. Ecco, per me, Nenè vuole essere un bambino senza etichette, un bambino che non teme di sbagliare, perché attraverso gli errori scopre quotidianamente un po’ di sé, un po’ degli altri”

Nené può far da sé, ma solo se qualcuno glielo permette offrendogli la possibilità di un ambiente organizzato e sicuro a sua misura, in cui poter serenamente sperimentare la libertà delle proprie azioni.

In questa visione sta la vetta dell’insegnamento di Maria Montessori, conosciuta per il metodo che ha trasformato il mondo dell’educazione, con il suo lavoro ha spostato l’attenzione da chi insegna a chi impara, da chi in silenzio ascolta a chi fa attivamente seguendo un interesse interiore. Oggi il suo metodo, che non prevede voti né punizioni, è diffuso in molte scuole del mondo, conosciute appunto come “Case dei Bambini”.

Aiutami a fare da solo è il manifesto pedagogico di Maria Montessori, che nel 1907 nel quartiere san Lorenzo di Roma fonda la prima Casa dei Bambini.

Organizzata con spazi e arredi a misura dei piccoli ospiti, in breve tempo la struttura è riproposta in Europa e nel resto del mondo per agevolare l’apprendimento attivo dei bambini, liberi di esplorare l’ambiente circostante. Si propone anche l’utilizzo di materiali didattici in grado di rilevare l’errore e di suggerire l’autocorrezione.

È questo un passaggio cruciale nella pedagogia moderna, si valorizzano i criteri che rendono i bambini protagonisti del processo formativo.

Nené con l’acqua fa da sé è Montessoriano già nel suo formato quadrato di medie dimensioni, che può essere sfogliato agevolmente dal lettore in erba.

Edito da Carthusia, il libro è realizzato a 6 mani, il testo in rima è realizzato da Ruggero Poi, formatore specializzato nel metodo della pedagogista di Chiaravalle, l’albo non perde nulla sul piano della creatività, i testi sono di Sabina Colloredo e le illustrazioni di Giulia Orecchia.

Del bambino che fa da sé ci s’innamora subito, i bambini si immedesimano subito e lo adorano già dalla copertina, per lo sguardo curioso e intraprendente di questo personaggio-bambino.

La simpatia per il protagonista aumenta via via che si sfogliano le pagine, dove testo e immagini si completano a vicenda per descrivere le avventure di Nenè che da solo vuole aggiustare il rubinetto del lavabo. Ed allora, prima si bagna tutto, poi si sveste e mette i vestiti ad asciugare, senza dimenticare di fare il bagnetto a Conì, il suo coniglio di pezza. Da solo si prepara per la notte, lava i denti e si mette a letto, con la mamma presente ma non invasiva o sostitutiva.

La quotidianità offre tante occasioni ai bambini di mettersi in gioco, di provare a fare da sé, sviluppando l’autonomia, l’impegno e l’attenzione, a noi genitori resta solo il compito di insegnare come si fa e di dare fiducia.

Crescere dei bambini autonomi è il dovere di ogni genitore, per quanto sia difficile per noi genitori smettere i panni di coloro che vogliono aiutare e proteggere in ogni occasione i propri figli, rendendoli autonomi non solo facciamo in modo che imparino a “far da sé” determinate cose, ma doniamo loro la sicurezza.
Questo albo illustrato sa rendere omaggio in modo naturale all’indipendenza e all’autoaffermazione dei piccoli, che con un ambiente organizzato e strutturato sanno fare sicuramente da sé …e pure per tre! 😀

Puoi acquistare il libro QUI >>>

Nené con l’acqua da da sé.

Ruggero Poi

Le 17 regole di vita di Og Mandino

17-regole-vita-felice

Diciassette regole per cambiare la propria vita

PRIMA REGOLA per un modo migliore di vivere

Considera le fortune che hai. Una volta che ti sarai reso conto di quanto vali, tornerai a sorridere, vedrai risplendere il sole, riuscirai finalmente ad andare in contro alla vita come Dio l’aveva intesa per te… con grazia, forza, coraggio e fiducia. Uno dei segreti della vita più importanti e inconfutabili che ho dovuto imparare, nel dolore, è che non puoi nemmeno iniziare a modificare un’esistenza irrimediabilmente fallita, un lavoro monotono e ingrato o una grave situazione finanziaria che sembra condannarti alla sconfitta personale finché non sai apprezzare i beni che già possiedi.

SECONDA REGOLA per un modo migliore di vivere

Ogni giorno fai più di quanto tu sia pagato per fare. Una volta appreso il segreto di rendere più di quanto ti sia richiesto, il successo sarà quasi raggiunto. Fai in modo di essere così importante nel tuo lavoro da diventare indispensabile. Esercitati a percorrere qualche chilometro in più e goditi le ricompense che riceverai. Te le meriti!

TERZA REGOLA per un modo migliore di vivere

Quando commetti un errore o la vita ti delude, non guardarti indietro troppo a lungo. Gli errori sono il modo in cui la vita ti può insegnare qualcosa. La tua capacità di reagire agli errori grossolani è inseparabile dalla tua capacità di raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato. Nessuno vince sempre e le sconfitte, quando avvengono, fanno parte del tuo processo di crescita. Scrollati di dosso gli errori che hai commesso.

QUARTA REGOLA per un modo migliore di vivere

Cerca sempre di premiare le lunghe ore di lavoro e di fatica nel modo migliore, circondandoti della tua famiglia. Coltiva con cura il loro amore, ricordando che i figli hanno bisogno di modelli, non di critiche. Progredirai più in fretta se ti sforzerai costantemente di mostrare loro il tuo lato migliore. E anche se agli occhi del mondo tu sei un fallito, ma hai una famiglia che ti ama, sei una persona di successo.

QUINTA REGOLA per un modo migliore di vivere

Costruisci questo giorno sulle fondamenta di pensieri positivi. Non affliggerti per le imperfezioni che temi possano ostacolare i tuoi progressi. Ricordati, ogni volta che sarà necessario, che sei una creatura di Dio e hai la forza di realizzare qualsiasi sogno elevando i tuoi pensieri. Potrai volare quando deciderai di essere in grado di farlo. Non ripensare più alla sconfitta. La scia che la visione che hai nel cuore entri nei progetti della tua vita. Sorridi!

SESTA REGOLA per un modo migliore di vivere

Lascia sempre che le tue azioni parlino per te, ma stai in guardia contro le terribili trappole del falso orgoglio e della presunzione che possono fermare i tuoi progressi. La prossima volta che sarai tentato di vantarti, immergi la mano in un secchio pieno d ‘acqua e, quando la toglierai il buco rimasto nell’acqua ti darà la giusta misura della tua importanza.

SETTIMA REGOLA per un modo migliore di vivere

Ogni giorno è un dono speciale di Dio e, anche se la vita può non essere sempre giusta, non devi mai permettere che i dolori, le barriere e gli ostacoli del momento rovinino il tuo atteggiamento e i tuoi progetti per te stesso e il tuo futuro. Non potrai mai vincere se indosserai il terribile mantello dell’autocommiserazione: il suono spiacevole del lamento caccerà via di sicuro tutte le opportunità di successo. Non farlo mai più. C’è un modo migliore.

OTTAVA REGOLA per un modo migliore di vivere

Non riempire più i giorni e le notti di cose così futili e poco importanti da non avere il tempo di affrontare una vera sfida quando ti capita di incontrarne una. Questo vale sia per il tempo libero che per il lavoro. Un giorno in cui non si sia fatto altro che sopravvivere non merita di essere festeggiato. Non sei qui per sciupare ore preziose, visto che, cambiando leggermente la tua routine, avresti la possibilità di ottenere risultati migliori. Smettila di impegnarti con delle stupidaggini, smettila di nasconderti dal successo. Trova del tempo per crescere. Adesso. Non do mani, adesso!

NONA REGOLA per un modo migliore di vivere

Vivi questo giorno come se fosse l’ultimo. Ricordati che “domani” esiste solo nel calendario degli sciocchi Dimentica le sconfitte di ieri e ignora i problemi di domani. Ecco. Il giorno del giudizio. Tutto quello che hai. Rendilo il giorno migliore dell’anno. Le parole più tristi che tu possa mai pronunciare sono: «Se potessi tornare indietro…» Afferra la vita con le mani, adesso! Questo è il tuo giorno! La maggior parte dei falliti si comporta come se avesse ancora mille anni da vivere davanti a sé. Alcuni dormono due o tre ore per notte più del necessario

DECIMA REGOLA per un modo migliore di vivere

Tratta chiunque incontri, amico o nemico, amato o estraneo, come se dovesse morire a mezzanotte. Estendi a ogni persona, anche se si tratta di un rapporto superficiale, tutta l’attenzione, la gentilezza, la comprensione e l’amore che puoi dare, e fallo senza pensare a un’ eventuale ricompensa. La tua vita non sarà mai più la stessa.

UNDICESIMA REGOLA per un modo migliore di vivere

Ridi di te stesso e della vita. Non con lo spirito di derisione o di lamentosa autocommiserazione, ma come se fosse un rimedio, una medicina miracolosa che allevia il dolore, cura la depressione e ti aiuta a vedere in prospettiva la sconfitta del momento apparentemente terribile. Caccia la tensione, le preoccupazioni e le inquietudini ridendo della tua condizione, liberando la mente per poter pensare tranquillamente alla soluzione che troverai di sicuro. Non prenderti mai troppo sul serio.

DODICESIMA REGOLA per un modo migliore di vivere

Non trascurare mai le piccole cose. Non risparmiare mai quello sforzo ulteriore, quei pochi minuti in più, quella dolce parola di lode o di ringraziamento, quella conferma di quanto tu possa fare meglio. Non importa cosa pensino gli altri; importa invece ciò che tu pensi di te stesso. Non potrai mai fare del tuo meglio — che dovrebbe essere il tuo obiettivo costante — se aggiri gli ostacoli e ti sottrai alle responsabilità. Sei speciale, comportati come una persona speciale. Non trascurare mai le piccole cose!

tredicesima regola per un modo migliore di vivere

Accogli ogni mattino con un sorriso. Guarda il nuovo giorno come un altro dono speciale del tuo Creatore, un’altra opportunità d’oro per finire ciò che non hai potuto completare ieri. Cerca di essere una persona efficiente, che non perde tempo. Predisponi la prima ora della tua giornata nel segno del successo e delle azioni positive che seguiranno certamente. Oggi non si ripeterà un‘altra volta. Non sprecarlo con una falsa partenza o, peggio ancora, senza partire affatto. Non sei nato per fallire.

quattordicesima regola per un modo migliore di vivere

Stabilisci degli obiettivi per la singola giornata: progetti non lunghi e difficili da realizzare, ma che ti portino, passo dopo passo, verso il successo finale. Scrivili pure, se vuoi, ma fai in modo che l’elenco non sia troppo lungo, per non dover rimandare a domani le cose che oggi non sei riuscito a portare a termine. Ricorda che in ventiquattr’ore non puoi costruire una piramide. Sii paziente. Non lasciare che il tuo giorno sia così pieno da dover trascurare gli scopi più importanti: fare meglio che puoi, goderti questa giornata e andare a dormire soddisfatto di ciò che hai raggiunto.

quindicesima regola per un modo migliore di vivere

Non permettere mai a nessuno di guastarti la festa e far così scendere un velo di tristezza e di sconfitta sulla tua giornata. Ricordati che per scoprire cosa c‘è che non va non è necessario alcun talento, alcun sacrificio, alcuna capacità intellettiva. Niente dall’esterno può avere effetti su di te a meno che non sia tu a permetterlo.

sedicesima regola per un modo migliore di vivere

Cerca il seme del bene in ogni avversità. Impadronisciti di questo principio e avrai con te un prezioso scudo per proteggerti quando dovrai at traversare le valli più oscure. Si possono vedere le stelle nel fondo di un pozzo anche quando non le si può ammirare dalla cima di una montagna. Così, nelle avversità, imparerai delle cose che, senza problemi, non avresti mai scoperto. C ‘è sempre un seme del bene. Trovalo e fallo crescere.

diciassettesima regola per un modo migliore di vivere

Renditi conto che la vera felicità è dentro di te. Non perdere tempo e non fare sforzi inutili per cercare soddisfazione, gioia e serenità nel mon do esterno. Ricordati che la felicità non consiste nell’avere ma solo nel dare. Porgi una mano. Condividi. Sorridi. Abbraccia. La felicità è un profumo che non puoi versare sugli altri senza ritrovarti con qualche goccia addosso.

Tutte le regole riportate sono tratte dal libro “Un modo migliore di vivere” di Og Mandino, l’autore del best seller “Il  più grande venditore del mondo“, che ha venduto oltre 15 milioni di copie.

Diciassette regole per cambiare la propria vita

Prezzo € 8,00
Compralo su Macrolibrarsi

Stai per imparare a realizzare molti dei tuoi sogni! Per raggiungere i tuoi obiettivi non servono a niente tutti i pensieri più nobili del mondo e nemmeno i tuoi progetti segreti, a meno che non vengano messi in atto. Non sono le buone intenzioni, ma le azioni che compiamo a determinare il nostro valore.

Il vero problema dell’essere genitori

genitori-imparare

Essere genitori

“Il vero problema dell’essere genitori non è tanto il risultato, quanto riuscire a imparare da questa esperienza.”

Polly Berrien Berends

Non abbiamo le idee molto chiare sul nostro ruolo di genitori: spesso, infatti, siamo assolutamente convinte che sia nostro preciso dovere insegnare ai nostri figli, dimenticando che è altrettanto importante imparare da loro. Certo, alcuni non sono consapevoli della loro responsabilità di essere “maestri” nei nostri confronti, tuttavia è noto che i genitori fanno una grande fatica ad apprendere. E’ difficile per noi imparare qualcosa quando crediamo che il sapere debba giungere da un’unica fonte. A causa di questo attegiamento arrogante perdiamo molte cose.

E’ probabile che mio figlio mi abbia scelto come genitore perchè io avevo ancora molte cose da imparare.

Tratto dal libro di:  Anne Wilson Schaef, Meditazioni per Donne che Hanno Troppo da Fare

Prezzo € 10,00
Compralo su Macrolibrarsi

Avete la sensazione di avere troppo da fare? Di correre tutto il giorno tra lavoro, famiglia e commissioni?
Di non avere mai abbastanza tempo? Sentite di trascurare voi stesse e ciò vi rende infelici e insoddisfatte?

Allora queste meditazioni, una per ogni giorno dell’anno, vi aiuteranno ad affrontare in modo più positivo e più diretto la vostra vita e a ritrovare finalmente la serenità e l’autonomia.

Meditazioni sagge, audaci e divertenti, accompagnate da citazioni di donne diverse per età, cultura e formazione, come antidoto contro la follia della vita di oggi.

La motivazione

motivazione

Cos’è la motivazione?

Esistono due tipologie di lavoratori: alla prima appartengono quegli individui che nello svolgere le proprie mansioni si applicano il minimo indispensabile: arrivano in ufficio tardi, non rispettano le scadenze o quando portano a termine un incarico lo fanno preoccupandosi poco della loro performance cercando invece di tirare avanti con il minimo sforzo; escono poi dall’ufficio il prima possibile, senza mai soffermarsi un minuto in più al di fuori dell’orario di lavoro.

Alla seconda tipologia appartengono invece quegli individui che, in qualunque progetto si applichino, danno sempre il massimo: costoro arrivano puntuali, lavorano sodo spesso soffermandosi in ufficio oltre l’orario di lavoro e accolgono con il sorriso i nuovi incarichi anziché lamentarsene. Essendo ambiziosi, sono mossi da una sincera spinta a fare sempre del loro meglio.

Cos’è dunque che rende tanto diverse queste due tipologie di lavoratori?

La risposta è LA MOTIVAZIONE

Con essa si intende l’insieme degli scopi che spingono un individuo ad agire e a mettere in atto un comportamento in direzione degli obiettivi da raggiungere.

Essere motivati significa essenzialmente svegliarsi ogni mattina con il sorriso, felici di iniziare una nuova giornata lavorativa; significa non sentirsi mai arrivati e stanchi, ma essere sempre alla ricerca di nuovi traguardi allo scopo di migliorare continuamente. In questo caso il lavoro non è considerato solo una fonte di guadagno, ma risponde anche al bisogno di autorealizzazione, in quanto permette una crescita non solo sul piano professionale ma anche su quello personale.

La motivazione è dunque un fattore soggettivo: ognuno di noi è motivato da fattori differenti.

Perché infatti lavoriamo? Cos’è che ci spinge a saltare fuori dal letto tutte le mattine, a ingoiare in fretta la colazione, a lottare con il traffico dell’ora di punta, quando sarebbe molto più comodo passare la giornata in casa a riposarci e fare quello che ci piace?

La risposta che viene automatica è: “per campare”, ma è una risposta riduttiva. E’ vero, lavoriamo per mangiare, per comprarci i vestiti, per pagare l’affitto di casa o il mutuo, ma la sopravvivenza è solo una delle ragioni per cui facciamo tanta fatica.

In realtà, lavoriamo per soddisfare molti bisogni diversi, non solo materiali, ma anche psicologici ed emotivi, e più esigenze riusciamo a soddisfare con il nostro lavoro, più siamo motivati a svolgerlo con impegno.

La motivazione è strettamente legata alla passione, intesa come un intenso coinvolgimento e desiderio per una determinata attività: l’uomo infatti da sempre si muove per raggiungere gli obiettivi che più gli stanno a cuore.

Diverse possono essere le motivazioni che spingono un individuo ad appassionarsi al proprio lavoro, analizziamo le più diffuse:

* La ricerca di una certa specializzazione: alcuni individui sono assetati di conoscenza riguardo ad uno specifico ambito professionale; per costoro essere un “esperto in materia” offre l’opportunità di essere ricercati e di dispensare consigli; la condivisione pertanto con altri delle proprie conoscenze è determinante per la propria soddisfazione personale.

* Insegnare agli altri: questi individui amano trovarsi di fronte ad un gruppo, piccolo o grande che sia, come nel caso ad esempio di chi svolge il ruolo del formatore in aula; costoro si sentono realizzati nel trasferire ad altri le proprie conoscenze, affascinati dal fatto di trovarsi al centro di un palcoscenico; per altri invece, come gli impiegati di lunga data, può essere fonte di soddisfazione personale il fatto di trovarsi ad insegnare ai nuovi arrivati.

* Esprimere la propria creatività: avere la possibilità di esprimere la propria creatività è un altro fattore che aumenta la passione di chi lavora. Essa può essere espressa in modi differenti, esprimendo ad esempio le proprie idee o attraverso la realizzazione di nuovi prodotti o di strategie utili alla propria organizzazione.

* Risolvere i problemi: Alcune persone hanno la capacità di gestire problemi di difficile soluzione e si sentono realizzati nello svolgere quelle mansioni che consentono loro di applicare tale abilità. E’ questa ad esempio una caratteristica di chi svolge professioni nell’ambito tecnico: questi individui sono capaci di lavorare per ore e ore finchè non hanno trovato la giusta soluzione ad un problema, in quanto il desiderio di risolverlo è una passione che trascende l’attività in sè.

* Aiutare gli altri: chi ama aiutare gli altri ha invece un altro tipo di passione: per queste persone la gratificazione che deriva dall’apporto di aiuto è già di per sé un riconoscimento e l’essere ringraziati non fa altro che dare maggiore energia a questa passione. Si possono vedere impiegati dedicarsi completamente al proprio lavoro perché, facendo questo, altri ne trarranno vantaggio.

* Assumere dei rischi: alcune persone sentono la necessità di assumersi dei rischi per alimentare la propria propensione al lavoro; spesso operano in settori quali la borsa piuttosto che l’ambito speculativo, dove la riuscita come il fallimento sono possibili soluzioni; essi si sentono in grado di muoversi laddove altri ne sarebbero intimoriti.

Per concludere:

Si può dunque definire la motivazione al lavoro un bilancio tra gli aspetti positivi e gli aspetti negativi della propria professione.

Poiché ognuno di noi è motivato da fattori differenti, è importante non stancarsi mai di ricercare e di costruirsi l’attività lavorativa che nel complesso risulti più stimolante e ci consenta di esprimere al meglio le proprie potenzialità e i propri talenti.

Ogni tipo di lavoro può essere il più bello o più brutto del mondo, dipende sempre da come ci poniamo e da che cosa ricerchiamo realisticamente in una professione.

Il tempo che dedichiamo all’attività lavorativa rappresenta una parte troppo grande della nostra vita per poterci permettere il lusso di fare qualcosa che non ci piace, in attesa perenne delle vacanze, del fine settimana o della fine della giornata.

Se il bilancio del nostro lavoro non ci piace, costruiamoci un progetto per modificare le cose che non vanno o se è una lotta senza speranza, pianifichiamo e attuiamo la ricerca di una nuova società o cambiamo completamente tipologia di lavoro.

di Chiara Svegliado

60 regole per cambiare la tua vita

Prezzo € 7,00

UN LIBRO INDISPENSABILE PER MIGLIORARE E POTENZIARE LA TUA AUTOSTIMA

Per raggiungere il successo e vincere nella vita occorrono tanta autostima e una forte motivazione.

Questo libro  risponde con efficacia a tutte le domande che ti stai ponendo ora in relazione al tuo futuro.

Scoprirai quanto possa essere facile  superare le avversità, liberarsi dei pensieri negativi e delle persone che assorbono ogni giorno la tua energia, creando così le basi per alimentare la tua forza di volontà, potenziare le tue qualità e ottenere successo e prosperità.

I bambini ci insegnano

bambino-gioca_insegna

Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto: a essere contento senza motivo, a essere sempre occupato con qualche cosa, e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera.

Paulo Coelho

Un semplice cambiamento con la PNL

cambiamento
Jane venne da me perché “non ne poteva più di essere di essere povera”. Quando era piccola i suoi genitori le avevano spiegato che non era molto importante fare soldi per una ragazza, perché un marito si sarebbe occupato di lei. Inoltre le avevano detto:
“Le persone ricche, di solito, sono egoiste e presuntuose”. Jane era troppo giovane per capire che si meritava la felicità tanto quanto chiunque altro, e così credette ai propri genitori.

Ora, da adulta, sapeva razionalmente di voler cambiare, ma in qualche modo non riusciva a fare le cose che le avrebbero permesso di fare più soldi. Questo ovviamente era il risultato di una strategia installata in profondità, ed ero curioso di sapere come funzionasse.
Le chiesi cosa succedesse quando pensava a guadagnare denaro. Jane rispose che iniziava a pensarci sempre a partire
dall’osservazione di quanto fosse povera. Si creava mentalmente delle immagini di quanto fosse brutta la sua vita e di quanto le cose fossero difficili. Poi gridava interiormente a se stessa in tono severo cose come: “Devi uscirne”, “Dovresti essere in grado di farcela”. A volte cercava di immaginare di fare un lavoro che le procurasse più denaro, ma vedeva immagini cupe e opprimenti e si vedeva bloccata in qualche lavoro pesante.
Vedere queste immagini la faceva star male, specialmente quando ne visualizzava centinaia: una per ogni giornata che
avrebbe dovuto affrontare. Alla fine si sentiva letteralmente oppressa e abbandonava l’idea. Non è sorprendente che non funzionasse.

Come sarebbe stato possibile cambiare le cose?

Prima del cambiamento, Jane si creava due tipi di rappresentazioni interne. Prima pensava a ciò che voleva evitare (essere povera). Questo avrebbe potuto essere un modo abbastanza efficace per prendere coscienza di cosa fosse sbagliato, ma più Jane pensava alla povertà, meno tempo le rimaneva per pensare a come creare la vita che desiderava.

Jane procedeva nella vita come un guidatore che guardi esclusivamente nello specchietto retrovisore. Sapeva esattamente da cosa cercava di allontanarsi, ma non dava mai alla propria vettura istruzioni adeguate
in merito a dove dirigersi. Inutile dire che faceva, inevitabilmente, molti incidenti.
In secondo luogo Jane, quando pensava a fare soldi, si vedeva bloccata a metà strada durante lo svolgimento di compiti gravosi. Immaginate qualcuno che pensi alle proprie vacanze vedendosi bloccato mentre cerca di preparare i bagagli. O qualcuno che sia impaziente di andare ad una festa, che continua a farsi immagini mentali cupe, noiose e statiche di se stesso che stira la propria camicia. Non è così che il cervello crea aspettative e trepidazione.

Feci immaginare a Jane se stessa che viveva la vita che voleva:
un film, grande e luminoso, con la sua musica preferita ad ispirarla come colonna sonora (la trama di un film che adorava). Poi le dissi di parlare a se stessa, ma non nel modo in cui era abituata a fare. Invece di urlarsi bruschi “dovresti” e “devi”, scelse di usare un tono più invitante e coinvolgente per dire a se stessa: “Non sarebbe magnifico fare questo?” “Mi piacerebbe davvero avere questo.” “Questa è la vita che voglio.”
Poi visualizzò un film mentale di se stessa che faceva il passo successivo verso un nuovo lavoro, e vide quella pellicola
fondersi con l’immagine della vita che sognava di vivere.
Poteva vedere il film mentale e controllare come la facesse sentire! Questo semplice piccolo cambiamento le mostrò
che era sulla strada giusta. Provò la nuova strategia più volte e notò che funzionava automaticamente. Questo sì che
le dava una sensazione emozionante.
Ma dunque, farlo sarebbe stato emozionante. Si dava il caso che fosse lo stesso processo che portava Jane a sentirsi piena d’entusiasmo all’inizio di una relazione, qualcosa che lei sapeva già fare bene. È stato proprio in quel contesto che ho individuato la struttura per questa “nuova” strategia:

Vedere l’obiettivo (immagini grandi e luminose). Dirsi quello che si vuole (lentamente, con calma e con voce “invitante”).
Vedere il prossimo passo nel raggiungimento dell’obiettivo (immagini grandi, brillanti e in movimento).
Confrontare le immagini e osservare se corrispondono a quanto desiderato.
Sentirsi emozionati.

Effettivamente ci si sentiva emozionati anche solo ascoltando il cambiamento positivo di Jane. Durante le settimane seguenti, Jane si scoprì a pensare al successo sempre più spesso. Ora ha un lavoro: non un lavoro qualsiasi, ma un’attività in cui è a contatto con i bambini (cosa che aveva sempre desiderato) e che le dà il tempo per andare in vacanza e fare le cose che ora si concede di sognare.

Lo stesso “cambiamento” può essere installato attraverso una metafora.
L’altro ieri sono andato dal giornalaio e ho incontrato un’anziana signora che, sconvolta, raccontava all’edicolante di come l’avessero appena derubata. Più proseguiva, più il racconto peggiorava.
Ho atteso il mio momento, l’ho interrotta e le ho raccontato di come una mia amica fosse stata picchiata in casa propria e di come, a quanto pare, non riuscisse a dimenticare l’incidente.
Poi, qualche settimana dopo, resasi conto di ciò che stava facendo, aveva detto: “È già abbastanza brutto essere stata picchiata, ma maledizione, non darò loro anche la soddisfazione di avermi rovinato la vita”. E aveva deciso di spostare l’incidente talmente lontano da sé, da farlo sembrare completamente dimenticato…
“Mi dà il Guardian per favore?” L’anziana signora si è interrotta, i suoi occhi hanno guardato lontano, il suo stato è cambiato ed è uscita, con calma, dall’edicola.

Cambiare le qualità delle nostre rappresentazioni interne cambia il significato di queste ultime.

Un altro esempio da  Beck ed Emery che raccomandano di  modificare le immagini visive che li disturbano.
Suggeriscono di mettere fuori fuoco certe zone dell’immagine, di collocare quest’ultima su uno schermo televisivo e di modificarne la luminosità, o addirittura di “cambiare canale” o esagerare in maniera caricaturale gli elementi che la compongono.

Fornire istruzioni dirette per “sentirsi felici”, di solito, non conduce al cambiamento desiderato. Tuttavia, come osservato nella nostra esperienza con la PNL, si può insegnare facilmente alle persone come cambiare le modalità delle esperienze.
I risultati sono miracolosi quasi quanto lo sarebbe il semplice dire alle persone di “essere felici”.

La PNL per facilitare cambiamenti importanti di Richard Bolstad

Per scaricare GRATIS l’Ebook di “La PNL per facilitare cambiamenti importanti”  invia una mail cliccando qui

Libro consigliato:


Richard Bandler Owen Fitzpatrick

Pnl e Libertà

Questo libro contiene idee che possono trasformare la tua vita

PNL E LIBERTA’ è un libro che parla della tua vita, delle difficoltà che hai oggi e che hai avuto in passato, di come ti sei sentito e di come ti senti in questo momento.
Del tuo potere di annullare il dolore e lo sconforto e sostituirli, letteralmente, con sensazioni di energia, vitalità e gioia.

Questo libro è una conversazione a tratti spiritosa e leggera, a tratti dura e vibrante, tra una grande mente dei nostri tempi, Richard Bandler, e un giovane trainer di Programmazione Neuro-Linguistica intelligente e profondo, Owen Fitzpatrick. Tra i vari argomenti sviluppati:

• Come capire quali sono le proprie abitudini nocive e sostituirle con buone abitudini;
• Come crearsi nuove opportunità di miglioramento e sviluppo;
• Come “innescare” volontariamente sensazioni di piacere, divertimento ed energia in sé e negli altri attraverso tecniche di PNL, ed essere in grado di riattivare quelle sensazioni;
• Come “disinnescare” rapidamente dolore, frustrazione, sfi ducia, disperazione;
• Come accrescere la propria intelligenza e curiosità e crearsi gli strumenti per definire e ottenere ciò che si desidera;
• Come rendersi liberi attraverso il controllo della propria vita: liberi di scegliere e non scegliere, liberi di cambiare, liberi di non cambiare, liberi dai condizionamenti derivanti dalla propria condizione familiare, sociale, fisica e ambientale. Liberi anche di sbagliare.

Compralo su Macrolibrarsi

Una strada per il tuo cuore

strade

Esistono vari sistemi che ci consentono di corrispondere alle esigenze della società, senza per questo rinunciare a
comportarci a modo nostro. È questione di tempo e di luogo; di imparare a distinguere il dove, il quando, il come.
Ciascuno di noi ha un suo modo di agire e di manifestarsi, e dev’essergli assicurata la possibilità di servirsene liberamente. Mille strade diverse conducono all’amore. Purché ascolti se stesso, ognuno troverà la propria. Non permettete a chicchessia di imporvi perentoriamente la sua.

In un libro dedicato agli Indiani Yaqui c’è un personaggio di nome Don Juan il quale afferma:

«Ogni strada non è che una fra un milione di strade. Pertanto dovete sempre tener presente che una strada è soltanto una strada. Se in questo momento sentite di non doverla percorrere, non siete obbligati a farlo in nessun caso. Una strada è solamente una strada. Il fatto che il vostro cuore vi esorti ad abbandonarla non è un affronto a voi stessi o agli altri. Ma la vostra decisione di proseguire lungo quella strada o di abbandonarla non deve avere attinenza alcuna con la paura o con l’ambizione. Attenti: ogni strada dev’essere osservata da vicino e deliberatamente. Provatela una volta, due, tre, quanto lo ritenete necessario. Poi ponetevi una domanda, ma solo a voi stessi; e la domanda è la seguente: Questa strada ha un cuore? Tutte le strade sono uguali. Non conducono in nessun luogo. Sono strade che attraversano il bosco, s’inoltrano nel bosco, passano sotto il bosco. Tutto sta ad accertare se quella strada ha un cuore. È il solo dato che conti. Se non ha cuore, è una strada sbagliata». Se la vostra strada è l’amore, la meta non ha importanza; il cammino che seguirete sarà fatto d’amore.

Potete essere «veri» solo quando non vi scostate dalla vostra strada. La cosa più difficile del mondo è il voler essere ciò che non siamo. Allontanandovi da voi, dovete al tempo stesso avvicinarvi sempre più a ciò che siete. Scoprirete che è un modo molto facile di essere. La cosa più facile al mondo è essere ciò che siete, essere voi stessi. La cosa più difficile è essere ciò che gli altri vogliono che voi siate. Non permettete loro di situarvi in questa posizione. Trovate il vostro «essere», siate chi siete, siate come siete. Dopo di che potrete vivere in tutta semplicità. Avrete l’energia necessaria per «respingere i fantasmi». Non avrete più fantasmi da scacciare. Non dovrete più recitare un ruolo che non sia di vostra competenza. Ve ne libererete una volta per tutte e potrete dire a voi stessi: «Ecco, quest’uomo, questa donna sono io. Prendetemi per quel che sono, con le mie debolezze, con la mia stupidità, con tutto il resto. E se non potete, lasciatemi essere me stesso».

E ora siamo pronti ad affrontare un viaggio nell’amore. Ma non sarà una strada, sarà qualcosa che condivideremo. Prendetene ciò che va bene per voi, la parte che vi confà.
Prima tuttavia voglio offrirvi un piccolo, prezioso frammento di pensiero filosofico. Lo ha scritto un certo Zinker, docente al Gestalt Institute di Cleveland.

«Se un uomo per la strada volesse inseguire il suo ego, a quali pensieri-guida dovrebbe pervenire per mutare la sua esistenza? Forse scoprirebbe che il suo cervello non è ancora morto, che il suo corpo non è atrofizzato, e che, indipendentemente da dove ora si trovi, è tuttora l’artefice del proprio destino. Stabilirebbe che può ancora mutare il suo destino prendendo la decisione affatto autonoma di cambiare radicalmente: lottando contro le meschine resistenze che in lui si oppongono al cambiamento e alla paura; imparando a conoscere più a fondo la sua meta; sforzandosi di far propria una condotta più rispondente alle sue esigenze reali; operando concretamente anziché formulando propositi e mantenendo l’azione a livello meramente concettuale, (smettiamola di parlare e cominciamo a fare) ingegnandosi di vedere, sentire e toccare davvero come se mai prima di allora avesse fatto uso dei suoi sensi; creando qualcosa con le proprie mani senza esigere da sé la perfezione;
escogitando il modo di operare in modo da sfidare continuamente se stesso; ascoltando le parole che profferisce rivolgendosi a sua moglie, ai suoi figli, ai suoi amici; porgendo l’orecchio alle parole e osservando gli occhi di chi si rivolge a lui, apprendendo l’arte di rispettare il processo dei propri fenomeni creativi e riponendo fede nel fatto che ben presto approderanno per lui a un risultato. Occorre tuttavia tener presente che non è possibile pervenire a un cambiamento senza sgobbare, senza darsi da fare, senza sporcarsi le mani. Non esistono formule, non esistono manuali che teorizzino e spieghino una volta per tutte come si fa a diventare. Io so una sola cosa: esisto, sono, divento, creo la mia vita e nessuno è in grado di sostituirmi, creandola in mia vece. Devo far fronte alle mie
manchevolezze, alle mie trasgressioni, ai miei errori, e assumerne la responsabilità.
Nessuno quanto me può soffrire del mio non-essere, ma domani è un altro giorno, devo decidere di alzarmi dal letto e continuare a vivere. E se fallisco nel mio intento, non ho il conforto di prendermela con il prossimo, con la vita o con Dio.»

  • Non possiamo dare ciò che non possediamo. Per dare amore, occorre possederlo.
  • Non possiamo insegnare ciò che non comprendiamo. Per insegnare ad amare bisogna capire l’amore.
  • Non possiamo sapere ciò che non studiamo. Per studiare l’amore bisogna viverlo nella realtà.
  • Non possiamo apprezzare una cosa che non conosciamo. Per conoscere l’amore dobbiamo saperlo recepire.
  • Non possiamo dubitare di una cosa nella quale vogliamo ‘aver fiducia. Per aver fiducia nell’amore bisogna realmente credervi.
  • Non possiamo accettare una cosa per la quale non siamo disposti a cedere. Per cedere all’amore dobbiamo esser vulnerabili all’amore.
  • Non possiamo vivere la realtà di una cosa alla quale non ci dedichiamo. Per votarci all’amore è necessario che l’amore proliferi costantemente in noi.

Leo Busaglia

Libro consigliato:



Leo Buscaglia

Amore

Vivere amando se stessi e gli altri è la grande sfida della nostra esistenza. L’avventura più esaltante e creativa. Un sentimento senza età che, per il famoso pedagogista americano, ci fa diventare una forza suprema, responsabile, senza più limiti dei pregiudizi. Attraverso il reciproco amore si può arrivare a completare l’infinito.