Impara ad accettare ed apprezzare il tuo Vero Io

Le persone sono creature incredibilmente complesse. Ognuno di noi ha una serie pressoché infinita di bisogni di natura emotiva, f i s i c a , mentale o spirituale. Ma c’è un bisogno in particolare che è più essenziale degli altri e che, se non viene soddisfatto, fa apparire anche la vita più realizzata senza senso.

È il bisogno di amore.
La causa principale dell’insoddisfazione umana è proprio l’assenza di amore.
L’amore è il fondamento su cui si basa la nostra sicurezza, quella che ci porta a progredire e a vivere una vita di successo. Il bisogno di amore inizia anzitutto dentro noi stessi.
Se non siamo capaci di amare noi stessi , è molto difficile che gli altri riescano ad amarc i .
L’amore verso se stessi, o autostima, è essenziale affinché siamo in grado di percepire e ricevere anche dall’esterno
l’amore che desideriamo e meritiamo.

Ricorda:
Tu hai un posto speciale nell’Universo e buona parte della tua crescita si compie nello scoprire questo luogo:
la tua “nicchia” personale. Si tratta di un viaggio di ricerca in grado di procurarti soddisfazione profonda, capace di donare energia e vitalità alla parte più intima del tuo Io.
C’è un solo modo di compiere questo viaggio ed è accettare e amare te stesso. Inizia ora, cosi come sei. Amare
te stesso vuol dire concederti la possibilità di esprimere liberamente chi sei davvero. Ed esprimere la tua vera entità vuol dire anche fare degli errori – a volte – ed essere in grado di accettarli.

Ci saranno momenti in cui proverai imbarazzo.
Momenti in cui dirai o farai delle cose sbagliate. Ma amare se stessi vuol dire essere capaci di perdonarsi , essere in grado di dare a noi stessi un’altra occasione per continuare ad esprimerci ed a scoprire chi siamo.
Quando invece non amiamo noi stessi, entriamo in un circolo molto negativo che ci porta alla sconfitta. Capita spesso
di essere troppo esigenti con noi stessi, di metterci sotto pressione perché vogliamo essere perfetti ad ogni
costo, dimenticando che la perfezione non è una qualità degli esseri umani…
Cosi, quando incappiamo in qualche inevitabile errore, ci blocchiamo, ci puniamo e non ci concediamo più alcuna
possibilità di scoprire il nostro naturale talento.

Ci vuole del tempo.

John Gray

Come mettere in pratica il metodo per i rapporti di coppia più famoso del mondo

Prezzo € 9,90

In questo libro John Gray ha raccolto il meglio del meglio dei libri che illustrano il metodo “Marte e Venere” per offrire ai suoi lettori e a chi non lo conosce ancora la possibilità di seguire un percorso di “istruzioni per l’uso” della coppia estremamente facile e pratico. Per imparare che spesso non è la buona volontà che manca, ma solo delle semplici ISTRUZIONI PER L’USO

Ti sembra che l’altro sesso ragioni e agisca secondo criteri totalmente assurdi? Pensi di aver fatto del tuo meglio ma che se non è andata bene così vuol dire che non c’è proprio più nulla da fare per salvare la vostra relazione? Temi che il vostro amore sia cambiato in maniera irreversibile e che il tuo partner non possa più tornare la persona di un tempo?

Da venticinque anni il metodo “Marte e Venere” aiuta milioni di persone in tutto il mondo a migliorare la propria vita di coppia e risolvere conflitti che sembravano insanabili, partendo dalla semplice constatazione delle profonde differenze psicologiche ed emotive che distinguono gli uomini dalle donne.

Ora John Gray ha deciso di offrire al suo pubblico la possibilità di seguire il suo metodo nella maniera più semplice e immediata, raccogliendo e adattando in maniera nuova le parti più illuminanti dei suoi maggiori bestseller

Con elenchi, schede per lei e per lui, tabelle, frasi-chiave brevi ed essenziali John Gray illustra qui un modo estremamente intuitivo di seguire il suo metodo senza sforzo e senza pensarci troppo, con un viaggio scandito in tre tappe: conoscersi per capire che siamo diversi, confrontarsi per affrontare insieme i problemi e infine amarsi, imparando a costruire una relazione.

Impareremo così che l’amore non si deve aspettare come un miracolo ma si può costruire giorno dopo giorno, e che a volte basta davvero poco per stare bene con la persona che abbiamo accanto e dare qualità e gioia alla nostra relazione.

Nulla per caso..

Macrolibrarsi.it presenta il libro: I 7 Veli di Ruediger Schache

Nulla avviene per caso, né al di fuori né dentro di te. Se sei sulla strada verso la comprensione del mondo in cui i tuoi pensieri ed emozioni agiscono sul mondo che ti circonda, questo percorso ti porterà a conoscenze e domande sempre più profonde su te stesso e sulla tua vita.

Per esempio, se i pensieri e le emozioni determinano la tua vita, chi o che cosa determina i tuoi pensieri e le tue emozioni? Cos’è che fa in modo che tu ti senta bene o male, che tu provi paura o felicità? Cosa ti fa dubitare o aver fiducia, tener duro o rinunciare, riflettere in continuazione o essere intimamente tranquillo? E qual è la causa del tuo modo di percepire le persone e gli avvenimenti che incontri nella vita? Cos’è che te li fa amare o te ne tiene lontano?

La grande varietà di sentimenti e pensieri che provi ogni giorno fa parte del sistema che ti contraddistingue come essere umano, un sistema meraviglioso e sottilmente sintonizzato in cui l’interazione di precise forze determina tutte le tue esperienze. Se non le conosci o non badi a loro, queste forze lavorano praticamente da sole, agendo spesso come veli che ti offuscano la coscienza e stabiliscono ciò che vedi e ciò che non vedi, cosa senti esattamente e quando, le tue reazioni e perfino i tuoi pensieri e il risultato che raggiungi o meno. Non appena comincerai a percepire consapevolmente queste forze, esse smetteranno di decidere arbitrariamente quello che avviene dentro dei te, quello che emani e quello che attiri.

Allora tutto si rimetterà automaticamente a posto, e torneranno la tranquillità e la chiarezza. A quel punto ci sarà anche lo spazio necessario per esprimere quello che sei veramente, per i tuoi desideri e obiettivi e, soprattutto, per l’amore nei confronti di te stesso e degli altri.

Per sperimentare questa situazione non hai bisogno di cambiare, non devi imparare né fare niente. Non è necessario fare esercizi o esprimere desideri, e neppure “eseguire bene” qualcos’altro. Non hai bisogno di fare nessuno sforzo.

Il cambiamento si verifica nel momento esatto in cui capisci pienamente qualcosa di te e della tua vita in un determinato ambito. Quando capisci davvero, è come se dagli occhi ti cadesse un velo, e questo produce un immediato e profondo cambiamento della tua percezione della realtà. Non appena la tua comprensione si amplia, anche i sentimenti che provi nei riguardi di determinate tematiche risultano modificati. E dato che i tuoi pensieri ed emozioni sono le tue emanazioni, la forza di attrazione che eserciti sulle persone e sugli avvenimenti sarà subito diversa.

La conoscenza relativa al rapporto fra eventi interiori ed esteriori è la “forza della verità“, grazie alla quale possiamo smettere di continuare a fare o a bloccare inconsapevolmente le stesse cose.

Tratto da I 7 veli di Ruediger Schache.

i sette veli 29064 La forza della verità what the bleep
Il Cammino verso la verità

Il cammino verso la verità

La mente mente

«Se parti dal presupposto che le tue opinioni sull’altro siano la verità, ti crei una immagine fasulla di questa persona. Come puoi supporre di sapere veramente chi è l’altro? Potrai vederlo davvero solo se non ti inventerai delle storie e cercherai di percepire il più spesso possibile ciò che accade o non accade fra voi in quel preciso istante. Presta ascolto anche alle sensazioni di critica ed esprimile senza rimproveri».

Da I 7 Veli
di Ruediger Schache

I 7 veli

Se è vero che i pensieri e le emozioni determinano la tua vita, cos’è che determina i tuoi pensieri e le tue emozioni?

Nella vita di ogni persona agiscono forze molto potenti. Senza la giusta consapevolezza, queste forze possono trasformarsi in pericolosi veli che ci impediscono di vedere la realtà così com’è.

L’autore de Il Segreto del Cuore torna con un nuovo grande best seller. Grazie a questo libro imparerai a sollevare, uno dopo l’altro, i sette veli che ti separano dalla verità.

Oltre i veli, ti aspetta una nuova vita, più autenticaappagante. Raggiungerla dipende solo da te.

I Sette Veli: un affascinante viaggio alla scoperta dei segreti della tua vita.

Cos’è che fa in modo che tu ti senta bene o male, che tu provi paurafelicità? Cosa ti fa dubitare o avere fiducia, tener duro o rinunciare? E qual è la causa del tuo modo di percepire le persone e gli avvenimenti? Cos’è che te li fa amare o te ne tiene lontano?

La grande varietà di sentimentipensieri che provi ogni giorno fa parte della tua vita, nel corso della quale le tue esperienze vengono determinate dall’interazione di alcune forze.

Se non impari a conoscerle e ad averne consapevolezza, queste forze possono agire come veli che offuscano la tua coscienza, stabilendo ciò che vedi e cosa senti, le tue reazioni e i tuoi pensieri e quindi anche tutto ciò che ottiene dalla vita.

Non appena comincerai a percepire consapevolmente queste forze, esse smetteranno di decidere arbitrariamente quello che avviene dentro di te, ciò che emani e quello che attiri. A quel punto ci sarà finalmente lo spazio necessario per quello che sei veramente, per i tuoidesideriobiettivi, e soprattutto per l’amore nei confronti di te stesso e degli altri.

Scopri come sollevare i Sette Veli che ti tengono separato dalla verità e dall’essenzialeprendi consapevolezza delle sette forze che velano la tua percezioneliberati da schemi,paureconflitti interiori e dalle illusioni che tu stesso hai creato.

Oltre ai sette veli, ti aspetta una nuova vita più autentica e appagante: i conflitti sparirannoi rapporti si faranno più profondiPace interiorestabilità troveranno per sempre spazio dentro di te.

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Sperimentate un affascinante viaggio alla scoperta dei segreti della vostra vita.

Un bel respiro profondo e sorridiamo!

Schiena dritta, testa alta! Un bel respiro profondo e sorridiamo! Muoviamoci con energia!
Bastano pochi istanti per percepire istantaneamente un miglioramento del nostro stato emotivo e una gradevole sensazione di maggiore forza fisica e mentale. Dalle più recenti scoperte sulla fisiologia umana sappiamo infatti che agendo volontariamente sulla postura del corpo è possibile modificare il nostro stato emotivo, sfruttando alcuni processi che si mettono in atto del tutto inconsciamente dentro di noi.

Ad ogni nostro pensiero si attivano nel nostro cervello determinati gruppi di neuroni e di sinapsi ossia le connessioni tra un neurone e l’altro. Tali attivazioni seguono dei modelli sempre molto simili, per cui se oggi ad esempio pensiamo ad un gatto, le aree cerebrali attivate saranno grosso modo le stesse anche tra un mese, o tra un anno.

Con le emozioni, essendo in fondo anch’esse dei “pensieri”, avviene la stessa cosa, quindi un certo stato emotivo per “affacciarsi” alla nostra mente richiede il coinvolgimento di determinate “aree del cervello” ben definite.

Attivando tali aree del cervello e attraverso un complesso “gioco” simpatico/parasimpatico (più avanti tratteremo anche questo argomento in modo più approfondito), nel corpo si determina sempre un rilascio di sostanze chimiche prodotte dal nostro stesso organismo e più o meno note (adrenalina, noradrenalina, endorfine, ecc…). Ne consegue che prendono vita tutta una serie di reazioni fisiologiche, in gran parte involontarie.
Frequenza del respiro, battito cardiaco, traspirazione, tono muscolare, movimenti intestinali e altri valori corporei vengono dunque immediatamente influenzati da questi stati emotivi interiori.

Oggi sappiamo che se si prende “volontariamente” il controllo di alcune di queste manifestazioni del corpo, come appunto la postura, il respiro o l’espressione del volto, anche solo simulando determinati stati emotivi, si può indurre coscientemente un processo inverso andando ad attivare le aree del cervello interessate proprio da quegli stati emotivi che desideriamo raggiungere.
E’ un po’ come girare il volante di un’auto senza toccarlo ma spostando dall’esterno le sole ruote anteriori! Il meccanismo che sfruttiamo è quello già esistente: non ci serve infatti modificare nemmeno un ingranaggio eppure possiamo muovere il volante senza toccarlo e senza neppure salire a bordo!

Inutile dire che quanto più impariamo ad indurre continuamente e con la nostra volontà stati emotivi positivi mediante questi meccanismi, tanto più semplice sarà per noi rimanere in tali stati per periodi sempre più lunghi, sino a trasformarli nel nostro “clima emotivo” abituale.

Chi ha praticato fin dalla prima giovinezza la danza classica in genere conserva un portamento e una postura eccellenti per tutta la vita, poiché ha dedicato così tanto tempo a correggere e curare questo aspetto del proprio corpo che non solamente si sono instaurati dei condizionamenti mentali positivi, entrati ormai a far parte integrante di sé ma si sono prodotti persino effetti permanenti sull’apparato muscolo-scheletrico dal momento che il continuo stimolo cosciente ha indotto uno sviluppo armonico della stessa colonna vertebrale e una eccellente forza e tonicità dei muscoli dorsali, determinanti nel mantenimento di questa postura ideale.

Da oggi dunque, per mantenere sempre una “vitapositiva”, schiena dritta! Testa alta e un bel sorriso!

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Il Pensiero positivo è cambiare noi stessi per mutare la realtà che ci circonda: la nuova filosofia del XXI secolo.

  • Come vincere la paura, la depressione e i sentimenti negativi con l’autostima
  • Pensare positivo: un’autoterapia per ottenere un migliore benessere psicofisico
  • Ottanta esercizi e spunti di meditazione per tramutare in successi gli insuccessi.

Le emozioni nascono e crescono

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Snobbate per secoli, le emozioni sono state riabilitate dagli scienziati in tempi molto recenti.

Le emozioni hanno una cattiva reputazione. Sono ritenute un residuo irrazionale del comportamento animale, quasi non fossero degne della razionale ed evoluta mente umana. Questa convinzione è sbagliata. Le emozioni sono fondamentali per il funzionamento di una mente normale, e indispensabili per una mente “sociale”.
Le emozioni sono tutt’altro che irragionevoli, hanno anzi ragione intrinseca. Rispondono a un determinato
problema con soluzioni automatiche, preconfezionate, e in molti casi si tratta di risposte perfettamente razionali. E’ il
caso della paura di fronte a una minaccia, o dell’avvicinamento di fronte a un’opportunità. Ma le risposte automatiche, non importa quanto perfette siano, non possono essere adatte per tutte le situazioni.
E’ in questi casi che entrano in gioco il ragionamento e la ponderazione, allo scopo di personalizzare le risposte ad ogni tipo circostanza. In poche parole: le emozioni sono gli strumenti più antichi e automatici dell’agire razionale.
Qualche volta funzionano bene, altre volte no. Agli esseri umani, comunque, servono sia la ragione che le emozioni, perché questi due aspetti dell’attività cerebrale sono complementari.

Alla domanda se è possibile localizzare nel cervello un centro delle emozioni o più esatto dire che il cervello emotivo è diffuso in più zone, rispondo che non c’è un vero e proprio centro delle emozioni, allo stesso modo in cui
non c’è un unico centro per il linguaggio o per la memoria.
Ci sono più aree che cooperano nel percepire un’emozione, nell’eseguirla e nel prenderne coscienza.

L’amigdala, la corteccia prefrontale ventromediale e l’insulina anteriore, per esempio, sono aree coinvolte nel
percepire un’emozione. L’ipotalamo, i nuclei della base e il tegmento del tronco cerebrale contribuiscono ad
eseguirla, cioè a elaborare le risposte dell’organismo.
Tutte queste regioni lavorano in concerto, sono un sistema più che un unico centro isolato.
Spesso mi domandano se le emozioni differiscono nei due sessi, in realtà benché uomini e donne provino lo stesso tipo di emozioni, cambiano quelle con cui hanno più spesso a che fare e forse le loro intensità.
In generale, le donne sono più “portate” per le emozioni legate al ruolo di accadimento, mentre gli uomini
per quelle legate all’aggressività e alla ricerca. Ma a livello individuale queste differenze possono non comparire del tutto.

IL SORRISO DIVENTA CONSAPEVOLE Già A TRE MESI DI VITA, E SERVE PER TENERE LA MAMMA VICINO A SE’

Nasciamo emotivi: il linguaggio dei sentimenti è il primo che impariamo ad esprimere.

Fin dalle prime fasi del suo sviluppo, infatti, l’essere umano è in grado di partecipare attivamente alla comunicazione
non verbale con altre persone.
Secondo gli studi più recenti, già nel feto sono presenti stati di benessere e di sofferenza neurologica, oltre alla
capacità, a partire circa dal quarto mese di gestazione, di ascoltare la voce della madre e del padre e di riconoscerle
poi a poche ore dalla nascita, mostrando una preferenza rispetto ad altre. Nei primi istanti di vita, infatti,
il neonato possiede già un ricco corredo di espressioni emotive differenziate, in grado di comunicare informazioni
all’adulto. Ma non si tratta ancora di emozioni vere e proprie.

LEGAME MADRE-BAMBINO

Tutti gli studiosi sono d’accordo su un punto: la competenza emotiva di una persona si forma a partire dalle prime interazioni con la madre. I precoci “dialoghi” tra mamme e neonato, fatti di sguardi, espressioni facciali e vocalizzazioni, permettono al bambino di passare in breve tempo dall’iniziale attività riflessiva al segnale sociale di risposta a uno stimolo. E’ così che l’espressione emotiva diventa consapevole. Ne è un chiaro esempio il sorriso: nelle prime settimane di vita è legato al sistema neurofisiologico ed è presente sia durante il sonno sia nella veglia, mentre solo dopo la sesta settimana di vita e fino a tre mesi diviene il tipo sociale, cioè provocato da stimoli esterni come il volto, la voce e lo sguardo di un adulto.
Dopo il terzo mese, il piccolo è già in grado di utilizzare il sorriso in modo strumentale, per esempio per catturare
l’attenzione della madre.
Dalle dieci settimane di vita, inoltre, il neonato sa modificare il proprio comportamento in risposta alle diverse
espressioni del volto del genitore. E verso la fine del primo anno, le manifestazioni emotive della madre
influenzano e possono regolare lo stato emotivo e il comportamento del bambino….

Come ti guardo io…..
Attraverso la gestione delle emozioni, infatti, ognuno di noi comincia ad apprendere. Non a caso, le espressioni
facciali delle madri sono strettamente connesse a quelle dei loro piccoli. E ne influenzano lo stato emotivo.
E’ stato provato da numerosi studi: quando il piccolo la mamma da vicino e lei assume un’espressione serena
in volto, facilmente lui sorride, inarca le sopracciglia, schiude la bocca e muove la lingua. Tutti segnali di benessere.
Se lei invece resta inespressiva, distaccata, quasi sicuramente il bebè aggrotta le sopracciglia e corruga
la fronte mostrando smarrimento, fino ad arrivare a un pianto d’angoscia.
Questi scambi espressivi tra mamma e figlio si verificano già intorno ai due mesi di vita e costituiscono un vero e
proprio “ dialogo “ che getta le basi della sincronizzazione con l’interlocutore che svilupperà in seguito.

Ansia contagiosa
La capacità di dialogare con la madre, di segnalare la fame, il freddo e la paura attraverso il pianto sono attive
sin dalla nascita, perché funzionali alla sopravvivenza: secondo alcuni studi hanno il compito evolutivo di
modificare il comportamento all’adulto e di indurlo ad accudire il “cucciolo”. E funzionano.

Segnali di pericolo
L’espressione del volto della mamma serve anche da segnale di pericolo o di fiducia, ed insegna al bambino
quando e di cosa avere paura. Oltre alla paura, tra i due mesi e un anno si esprimono chiaramente anche la rabbia,
la gioia, la tristezza e la collera.

Verso i 15-18 mesi compaiono le emozioni più complesse come la vergogna, l’imbarazzo, il senso di colpa, il
disprezzo e gli stati emotivi misti che caratterizzeranno, poi, il modo di sentire dell’età adolescenziale e adulta. In
quest’epoca, la competenza emotiva si arricchisce anche della capacità di comprendere lo stato emotivo altrui
e infine (intorno ai due anni) il bambino acquisisce la possibilità di ferire intenzionalmente l’altro.
Di più: a partire da quest’età, i bambini sono in grado di mascherare le proprie emozioni. Per esempio, se ricevono
un regalo non gradito sanno già nascondere la delusione, modificando l’espressione del viso.

Il perché delle emozioni che proviamo. Prefazione di Deepak Chopra

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Per quale motivo sentiamo quel che sentiamo? In che modo i pensieri influiscono sulla nostra salute fisica? Corpo e mente sono separati oppure funzionano in sintonia? In questo libro fondamentale la neuroscienziata Candace Pert fornisce risposte sorprendenti e risolutive a questi interrogativi che tengono impegnati da secoli scienziati e filosofi.

Accertando l’esistenza delle basi bio-molecolari delle nostre emozioni e illustrando le sue scoperte in modo chiaro e accessibile, l’autrice ci consente di comprendere noi stessi, le nostre sensazioni e i complessi rapporti tra mente e corpo. «Un’interessante sintesi del rapporto tra corpo, mente e spirito, con un approccio scientifico e spirituale al tempo stesso.»

Stai bene con il tuo corpo?

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Noi e il nostro corpo La relazione con il nostro corpo è qualcosa di estremamente delicato. Si tende quasi a dimenticarlo quando si sta bene, mentre monopolizza tutta l’attenzione non appena qualche meccanismo si inceppa. Il corpo può essere complice (nel piacere) o nemico (quando non corrisponde all’immagine che desideriamo).

Funge da “biglietto da visita” nel rapporto con gli altri anche perché, e lo sappiamo bene, si è spesso giudicati dalle apparenze. Il corpo diventa facilmente bersaglio di frustrazioni e insoddisfazioni derivanti dal conflitto tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere: spesso si diventa troppo esigenti e si finisce per disprezzarlo.

Convogliare tutte le attenzioni e le energie su aspetti legati all’esteriorità può impedire un contatto profondo con se stessi, ma cosa fare quando la nostra immagine ci rende insicuri? Come riuscire ad accettare un’imperfezione se la si considera la causa primaria di ogni infelicità?

Non sono poi moltissime le persone in grado di percepire se stesse come sono realmente: si tende spesso ad avere una visione frammentata del proprio corpo, isolandone singole parti come se non facessero parte di un insieme. Si può detestare il proprio naso ed amare le gambe o i capelli. L’immagine che abbiamo di noi può addirittura perdere ogni contatto con la realtà: una donna che pesa 40 chili può, ad esempio, continuare a vedersi grassa e soffrirne molto.

Il cosiddetto “ideale del sè” (cioè quello che inconsciamente vorremmo essere), influenza la capacità di percepire la nostra persona nella realtà. L’ideale di sé si nutre dapprima dello sguardo dei genitori e se la realtà familiare ha permesso vissuti “sufficientemente buoni” può maturare un sé tollerante, che aiuta a convivere serenamente con le imperfezioni. Ma lo sguardo deluso di un padre che ha desiderato invano che il figlio diventasse un campione in qualche sport, condizionerà il ragazzo, il quale potrebbe percepire il suo corpo goffo e inadeguato. Una madre che vive con angoscia la bellezza della propria figlia adolescente, perché costretta a fare i conti col tempo che passa e a dover prendere coscienza del cambiamento del suo corpo che invecchia, potrà rendere insicura la ragazza col suo sguardo “deluso”.

L’adolescenza e l’età matura sono momenti fondamentali per la costruzione dell’immagine di sé.

Per le donne la relazione con il proprio corpo è ancora più complicata perché l’adolescente deve, nel suo percorso di crescita, affermare la propria diversità, passando dall’essere “uguale alla propria madre” all’essere “differente e unica”, un percorso che può essere facilitato dallo sguardo del padre, che aiuta la costruzione dell’immagine della ragazza, riconoscendole un corpo. Il riappacificarsi con il proprio corpo è strettamente legato alla capacità di accettare la realtà, di riconoscersi come unici, di dare valore alla propria autonomia, di placare i conflitti legati allo sguardo dei nostri “genitori interni”.

Come può avvenire allora questa “riconciliazione” con il proprio corpo?
A volte capita che lo sguardo di chi ci desidera ci sveli qualcosa di noi che non conoscevamo: ci fa sentire diversi, più belli, più amabili, le carezze della persona amata fanno svanire magicamente tutti i nostri difetti.

E’ importante tenere sempre presente che il corpo non può essere considerato come un’entità separata dal mondo intrapsichico: ogni istante riceviamo messaggi che arrivano sotto forma di sensazioni fisiche (caldo, freddo, piacere o dolore fisico, etc.) o di sensazioni psichiche (tristezza, gioia, rabbia etc.). Un mal di testa, per esempio, potrebbe anche essere l’effetto di una rabbia soffocata, di tensioni non sciolte.

Il volto è il teatro delle nostre emozioni, i contorni più o meno rilassati degli occhi, le rughe intorno alle labbra raccontano di noi, della nostra età e soprattutto del nostro modo di accogliere il passare del tempo. Accettare i segni del tempo con serenità può essere un’impresa difficoltosa se già il rapporto con il nostro corpo è stato compromesso in precedenza. Sono molte le donne che assumono un atteggiamento di rassegnazione, bloccando così quel continuo processo di trasformazione mente-corpo grazie al quale ad una fine segue sempre una rinascita. Chi misura il proprio valore solo dagli sguardi adoranti degli altri, corre il rischio, quando questi non ci sono più, di scegliere di farsi da parte, di togliersi dal gioco, impedendo così ogni altra esplorazione di sé, di altri modi di essere: diventa impossibile scoprire un altro modo di prendersi cura di sé.

Non esiste limite di età per scoprire la propria creatività, per avere voglia di cambiare e di mettersi in discussione. Eventi come la fine di una relazione che non dava più nutrimento profondo o l’inizio di un nuovo lavoro più gratificante, possono essere, pur con tutte le comprensibili difficoltà, momenti stimolanti per cominciare una rinascita. Concentrarsi su un lifting o isolarsi dai rapporti interpersonali, sarebbero ancora una volta tentativi di voler separare, in maniera innaturale, il corpo dai vissuti interiori. L’illusione di assicurarsi l'”eterna giovinezza” rivela la difficoltà ad accettare i propri limiti e la tendenza a omologarsi a standard precostituiti.

Può un intervento di chirurgia estetica mettere davvero fine a tanti tormenti? Forse no. E’ importante soprattutto ricercare altre modalità per nutrire la propria autostima, altrimenti il “ritocco” non farà stare meglio.

L’esasperata tendenza a soddisfare criteri estetici dominanti finisce per influenzare i comportamenti alimentari, non più regolati da fattori quali fame, gusto, sazietà, ma costantemente dominati dalla ragione. Si diventa giudici severi di tutto quello che si mangia, si tende a dividere il cibo in buono (tutto ciò che è ipocalorico e che fa dimagrire) e cattivo (tutto ciò che fa ingrassare). Alla forza di volontà è affidato l’onere di evitare ogni “tentazione”, lasciando da parte spontaneità e naturalezza. La sensazione di poter sempre controllare il proprio peso sarebbe una dimostrazione della propria forza, ma allora come mai proprio chi cerca di controllare ossessivamente la propria alimentazione tende così spesso ad essere ansioso, irritabile e trova tanta difficoltà a concentrarsi?

In condizioni di stress, nervosismo, quando l’umore è giù, il cibo può rappresentare una sorta di “compensazione”: imporsi delle restrizioni impedisce di trovare una rapida “consolazione”. A questo punto, la trasgressione (rappresentata, ad esempio, da un pezzo di cioccolato divorata avidamente) genera insostenibili sensi di colpa e ulteriore bisogno di consolazione, in un perverso meccanismo che porterà a mangiare l’intera tavoletta di cioccolato.

A volte affrontare una dieta può essere necessario, ma attenzione al “fai da te”.
E’ fondamentale in questi casi rivolgersi ad un nutrizionista di fiducia che aiuterà ad individuare ed eliminare le cattive abitudini alimentari e, caso per caso, elaborerà diete personalizzate: magari si scoprirà che cibi considerati proibiti possono essere reinseriti nei propri pasti, con beneficio del palato e dell’umore.

Mente e corpo non sono mai divisibili, imparare ad ascoltare i bisogni autentici del proprio corpo aiuta a comprendere più profondamente se stessi.

di Dott.ssa Mariacandida Mazzilli

Accettare, apprezzare e amare il nostro corpo per vivere in salute e in armonia

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Louise Hay, in questo agile volume, raccoglie 51 affermazioni positive per consentire a ogni suo fedele adepto di costruirsi un fisico sano, pieno di energia e vitalità. Le affermazioni rigurdano ogni parte del corpo (dalla testa ai piedi) e la loro assidua ripetizione acquista un valore terapeutico per la guarigione di ogni organo cui sono via via dedicate.

La pratica del pensiero positivo permette infatti di ristabilire quell’equilibrio psico-fisico. La cui rottura provoca la malattia. Chi è afflitto da qualche problema specifico potrà dunque ricorrere all’affermazione più opportuna per guarire dal disturbo di cui soffre, ma soprattutto per riconciliarsi con se stesso, imparando ad apprezzare quelle caratteristiche fisiche che non gli sono mai piaciute e la cui non accettazione ha probabilmente somatizzato.

Nella cassetta allegata la voce incisa accompagnerà l’ascoltatore nella pratica del pensiero positivo, favorendo il rapido conseguimento di un’eccellente salute, grazie a un rinnovato amore per il proprio corpo, per il proprio aspetto, per la propria persona.

Che stress!

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Lo stress in sintesi

È il motore della vita
Il  suo eccesso, il distress, distrugge la salute.
Conoscerne i meccanismi è indispensabile per evitare i danni.
Va allenato: è compatibile con una vita intensa, purché equilibrata.
Le medicine naturali sono la migliore risposta.

Lo stress
Tanto per cominciare diciamo che lo stress fa bene.
Anzi benissimo.
Anzi, è indispensabile alla vita.
La reazione di stress è la capacità di reagire e  adattarsi.
Quando reagiamo ad un virus come ad un buon pasto o ad un bell’incontro d’amore piuttosto che ad un collega opprimente, nel nostro organismo s’instaura sempre uno stesso processo biochimico.
E’ vero allora che lo stress causa tante malattie? Si,  più di quanto non si pensi in genere perché, dopo la reazione di stress, l’organismo deve tornare al suo stato di equilibro detto omeostasi.
Se ciò non avviene, perché lo stress è eccessivo,  allora si va incontro a danni enormi: questo stato si chiama  distress  ed è un vero nemico della salute.

La risposta di stress

L’organismo umano ha una reazione di base che è sempre la stessa, indipendentemente dallo stressor (agente stressante), che sia la fuga da un serpente velenoso o l’incontro con la persona amata, che viene definita  “attacca o fuggi”. L’indice di questa reazione è il cortisolo, un ormone sostanzialmente simile al cortisone ma molto più potente,  che può essere dosato (misurato) nel sangue.
La reazione di stress provoca un aumento del battito cardiaco e della pressione arteriosa, l’attivazione del sistema muscolo scheletrico, l’aumento delle performance intellettuale e il rallentamento di altre funzioni vitali come la digestione, la sessualità e le difese immunitarie (della serie: intanto salvo la pelle, poi si vedrà).
Per essere più chiari, se arriva un leone affamato, e il sistema immunitario sta combattendo un virus, la reazione di stress preferisce togliere energie a quest’ultimo, e darla alle gambe!
La risposta di stress attiva meccanismi molto complessi, che agiscono su tutto l’organismo.

Distress e società

Nel mondo occidentale i disturbi dovuti più direttamente allo stress hanno ormai una dimensione epidemica mentre, nelle zone rurali dell’Africa, praticamente non esistono. I Boscimani, ad esempio, si allineano nelle patologie appena vanno a vivere in una zona urbana. A questo punto si può affermare che l’identikit del distress e quello dell’uomo moderno sono praticamente coincidenti.

Gli stressor

Avete notato che tra gli esempi di stressor (eventi stressanti) all’inizio c’era anche un bell’incontro d’amore?
Lo stress ci permette di vivere anche gli eventi piacevoli.
E qui sta una delle chiavi della gestione dello stress.
Vivere sotto una campana di vetro, oltre ad essere impossibile sarebbe anche dannoso, perché lo stress va allenato.
Una vita intensa, ricca di emozioni e di colpi di scena può essere perfettamente compatibile con la gestione dello stress e la salute. Purché sia equilibrata e ricca di soddisfazioni.

Antistress

Un’altra caratteristica fondamentale dello stress è che l’effetto di uno stressor dipende  da come una persona lo percepisce.
La soggettività della risposta allo stress è la chiave di volta della terapia antistress.
Probabilmente per Vasco Rossi una vita piena di guai è un salubre corroborante, mentre per il rag. Fantozzi sarebbe la catastrofe.
Non esiste una pillola per distress  anche se naturalmente con la via farmacologica si possono curare molti dei danni che provoca.
Le medicine naturali invece fanno la parte del leone e l’efficacia di alcune metodologie è già stata convalidata dalla ricerca scientifica.

Di  tecniche e strumenti ce ne sono molti, tutti validi, ma nessuno universale: per ognuno ci vuole una  ricetta differente.

Fonte: http://www.lauraquinti.net

Manuela Pompas
Un viaggio dentro la coscienza per conquistare armonia e benessere con le tecniche introspettive

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Manuela Pompas, autrice di numerosi testi dedicati alla ricerca psichica e spirituale, spiega in questo libro come guarire dalle condizioni di malessere causate dallo stress attraverso particolari tecniche di rilassamento e meditazione. Ormai sappiamo che lo stress è all’origine di molte malattie, sappiamo esattamente che cos’è, come si manifesta e quale influenza ha sul nostro organismo.

La soluzione sembrerebbe facile: occorre rallentare il ritmo e vivere in modo più naturale, prendendo le distanze dalle situazioni che creano disagio fisico e psichico. Ma la volontà non è sufficiente.

Per allentare le tensioni occorre agire sull’inconscio attraverso tecniche specifiche: una di queste è il Training Autogeno, una pratica semplice che, supportata da esercizi di visualizzazione e utilizzata quotidianamente, può essere la vera soluzione ai nostri problemi di stress e un modo per imparare a gestire le nostre energie psichiche. Questo libro ci darà la spinta a guardarci dentro e a scuoterci da schemi che ci tengono prigionieri.

Il CD audio allegato insegna a rilassarsi in pochi minuti e a trasformare in piacevole abitudine una tecnica salutare ed efficace.

Come farti apprezzare dagli altri

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La sensazione di sentirsi poco amati ed apprezzati è purtroppo molto comune e riguarda ogni tipo di relazione sia essa di carattere sentimentale, piuttosto che amicale, familiare, lavorativo, ecc?

Fortunatamente, è sempre possibile imparare a farsi apprezzare e costruire con gli altri  delle relazioni più soddisfacenti.

Dare e ricevere: un problema universale
In una ricerca di psicologia sociale fu chiesto a un numero cospicuo di coppie sposate di fare un bilancio di quello che davano e ricevevano nel loro rapporto sia dal punto di vista pratico che da quello affettivo. Inoltre, ciascuno dei partner doveva indicare chi fosse il più generoso della coppia. Il risultato fu sorprendente: sia il marito che la moglie percepivano se stessi come la persona che dà di più nel rapporto.

Da un certo punto di vista, questo risultato non sorprende : fa parte della natura umana considerarsi migliori di quello che si è ,e reputarsi più generosi e più disponibili di quanto non si sia in realtà.

Ma questo studio mette in luce un punto importante: in molti rapporti si creano delle dinamiche psicologiche per cui si tende a non riconoscere e quindi a non apprezzare quello che l’altro fa per noi.

Perché do tanto e ricevo in cambio così poco?
Ogni individuo ha il suo modo particolare di rapportarsi agli altri e di esprimere il proprio affetto.

Per fare un esempio banale ma efficace, alcune persone preferiscono dimostrare il loro amore con i fatti, prendendosi cura del partner dal punto di vista  pratico e materiale. Anche quando amano profondamente, queste persone fanno fatica a dire ” ti amo” e sono parchi di abbracci e coccole, ma non fanno mai mancare il loro sostegno al partner. Per loro una camicia perfettamente stirata o riparare un rubinetto che perde sono l’equivalente di un appassionata dichiarazione d’amore.
Altre persone, invece, sono espansive ed affettuose e per sentirsi amate hanno bisogno di dialogo, abbracci e tenerezze.

Se come spesso succede, una persona che esprime il suo affetto in modo pragmatico si sposa con un partner più emotivo e passionale, è facile che, con il tempo, ciascuno dei due finisca per sentirsi poco amato e poco apprezzato. Sempre per proseguire con l’esempio, supponiamo che il tipo pratico sia il marito e il tipo più affettivo sia la moglie. In questo caso, il marito farà di tutto (dal suo punto di vista) per far funzionare il rapporto: si impegnerà sul lavoro, aiuterà nei lavori domestici, non le farà mancare niente di materiale e non capirà come mai la moglie sia sempre così scontenta. Inoltre, si lamenterà del disordine che regna in casa e del fatto che sua moglie sia così fredda a letto.

Dal canto suo, la moglie potrebbe soffrire per i troppi impegni lavorativi del marito, per la mancanza di dialogo e di tenerezza e potrebbe sentirsi trascurata e poco amata, nonostante la sicurezza finanziaria ed emotiva che il marito le offre. Nei confronti della loro vita sessuale, la moglie potrebbe lamentarsi perché il marito che la ignora completamente durante il giorno, la cerca solo quando vuole fare l’amore.

In realtà, ciascuno dei membri della coppia e riceve molto, ma dal momento che quello che riceve è diverso da quello che desidererebbe, ha la sensazione di non ricevere niente. Nessuno dei due, infatti, si sforza di capire che cosa è importante per l’altro e di soddisfare i suoi bisogni.

Ovviamente queste dinamiche non si verificano solo nel rapporto di coppia ma in tutti i tipi di relazione umana. Tuttavia, è possibile migliorare qualsiasi relazione sviluppando la capacità di mettersi nei panni dell’altro.

Il segreto per farsi apprezzare.
Provereste gratitudine se qualcuno vi facesse un regalo costosissimo ma che voi reputate orribile ed inutile? O preferireste invece un regalo molto più economico, una piccola cosa, che però desiderate veramente? Nelle relazioni con gli altri funziona lo stesso principio: perché quello che diamo sia veramente gradito deve rispondere ai bisogni dell’altro.

Le persone tendono a dare nella relazione quello che loro desidererebbero dagli altri, ma questo non sempre coincide con quello di cui gli altri hanno bisogno.
Tuttavia, se non si sviluppa la capacità di mettersi nei panni dell’altra persona, si rischia di dare tantissimo e di non essere apprezzati.

Un esempio classico di questo meccanismo psicologico potrebbe essere quello di un ipotetica  madre che vive in funzione del  figlio. Questa mamma al figlio dà tutto (affetto, consigli, attenzioni, regali ecc) tranne l’unica cosa che lui vorrebbe veramente, e cioè che la madre fosse meno presente nella sua vita e rispettasse di più i suoi spazi e il suo bisogno di autonomia.
Paradossalmente questa madre riceverebbe di più nel rapporto con il figlio imparando a dare di meno.

Dedicato a chi dà troppo:

Alcune persone danno tantissimo nei rapporti con gli altri ma in cambio ricevono veramente poco.

In genere questo tipo di persona ha un grandissimo bisogno d’amore ed è disposto a fare di tutto per accattivarsi le simpatie dell’altro sia che si tratti di un amico, di un potenziale partner, di un parente ecc. Queste persone quando tengono a qualcuno lo sommergono di manifestazioni d’affetto, attenzioni, regali e piaceri. In ufficio sono quelli che fanno anche il lavoro degli altri e si sobbarcano tutti i lavori più ingrati, in tutte le situazioni della vita considerano le esigenze degli altri più importanti delle proprie.

Ma tanta generosità può avere un risvolto negativo: questi individui, a livello inconscio, si ritengono immeritevoli d’amore e danno per “comprare” la benevolenza degli altri.

La loro disponibilità verso il prossimo nasce più dall’insicurezza che da un reale interesse verso l’altro: dal momento che disperano di essere amati per quello che sono, si accontentano di essere utili, anzi indispensabili. Il dare compulsivo nasconde in realtà una forte richiesta di attenzione e di amore. Gli altri lo avvertono inconsciamente e provano  disagio perché si sentono in debito e obbligati a ricambiare e a dare più di quanto non farebbero normalmente.

Come ricevere di più nei rapporti con gli altri

Alcuni consigli per stabilire con gli altri delle relazioni più soddisfacenti.

1) Date per il piacere di farlo
Alcune persone hanno nei confronti degli altri un atteggiamento “da contabile“, tendono, cioè, a fare una specie di “bilancio mentale” di quello che danno e ricevono nelle loro relazioni. Fanno volentieri dei piccoli favori, ma in cambio si aspettano che il beneficiario delle loro attenzioni restituisca loro  il favore con la massima solerzia, e se questo non avviene, si sentono delusi e poco apprezzati. Per esempio, ci rimangono male se un’amica non ricambia a breve l’invito a pranzo e se un collega, a cui hanno dato un passaggio, non si sdebita offrendo qualcosa da bere.

Paradossalmente, è proprio la paura di non ricevere abbastanza nei rapporti con gli altri che impedisce a queste persone di ricevere di più, mentre un atteggiamento più generoso e rilassato nei confronti del prossimo garantirebbe loro quell’ apprezzamento e quell’ affetto che desiderano ardentemente.

2) Imparate ad apprezzare quello che ricevete
La maggior parte delle persone, quando ha la sensazione di non ricevere abbastanza da un rapporto, tende a diventare critica nei confronti dell’altra persona e a concentrare l’attenzione su quello che l’altro non riesce a fare o a dare, sottovalutando invece gli aspetti positivi della relazione. Ma, sottolineare in continuazione l’egoismo o la pigrizia del partner, del figlio, del collega, non spingerà l’ altro a dare di più, ma a dare sempre di meno. Infatti, l’altra persona, sentendosi criticata e messa in discussione, smetterà di fare anche quel poco che fa. Per invertire questo circolo vizioso, occorre invertire la rotta e iniziare ad apprezzare quello che riceviamo per quanto inferiore alle nostra aspettative possa essere. Infatti, mostrando di notare e di apprezzare quello che l’altra persona fa per noi, la motiveremo da dare di più.

3) Esplicitate le vostre aspettative
Ogni persona ha il suo modo peculiare di percepire la realtà, anche e soprattutto per quanto riguarda il rapporto con gli altri. Molte incomprensioni nascono da una divergenza di aspettative che non è mai stata esplicitata. Non date per scontato che gli altri capiscano quello che volete, anche se si tratta di una cosa ovvia: spesso quello che è evidente per una persona, può non esserlo per un’altra.

Dottoressa Anna Zanon


Gerald Jampolsky

Dare è ricevere

Piccola guida per guarire i rapporti e raggiungere la pace interiore

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Questo è un mini-corso di 18 giorni per guarire i nostri rapporti lasciando andare la paura che interferisce con la pace interiore. Lo scopo di questa piccola guida è farci riconoscere che sta a noi scegliere se vogliamo vivere la pace interiore o il conflitto.
Il mini-corso fornisce i principi specifici e le indicazioni essenziali che si personalizzano quando vengono applicate nelle 18 lezioni quotidiane.

Pensiero positivo, pensiero creativo

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Come migliorare la propria vita, modificando il proprio sistema di pensiero. Il Pensiero Positivo nasce come esigenza di modifica e di miglioramento della qualità della vita che può avvenire in noi attraverso l’osservazione dei nostri pensieri.

La nostra mente lavora in continuazione seguendo degli schemi appresi dall’ambiente circostante, famiglia, scuola, lavoro, amicizie. Spesso però questi schemi causano un pensiero limitante che può condurre anche a degli stati di sofferenza in quanto non offrono degli spunti positivi riguardo alla vita.
Quante volte la sera al ritorno dal lavoro, o comunque al termine di una giornata si passa in rassegna quello che è successo ma di questo si ricorda solo gli eventi negativi, di tensione?
Anche questo è uno schema, pensare alle sole cose negative, e come schema può essere sostituito da uno migliore e più “creativo” per la nostra esistenza.
Questi appunti sul modo di pensare sono una considerazione e non una critica a noi stessi. Uno dei concetti essenziali consiste nell’amare noi stessi, per quello che siamo, considerando che ogni cosa che abbiamo fatto fino ad ora era la migliore che potevamo fare in quel momento in base all’esperienza maturata.
Accettare questo ci permette di non auto criticarci, e di far giungere una maggior consapevolezza di prosperità nella nostra vita.
Ognuno è responsabile delle proprie esperienze, e siccome ogni nostro pensiero crea il nostro futuro, possiamo fin d’ora provare a modificare gli schemi mentali a cui abbiamo ricorso fino
Molti avranno visto il film “L’attimo fuggente” e sicuramente ricorderete la scena degli allievi che salgono sopra la cattedra per avere un altro punto di vista. Trovare altri punti di vista significa rendere creativo ogni nostro pensiero e ogni nostro istante. Per questo motivo molte persone che conoscono il pensiero positivo sono spinte attualmente a denominarlo creativo, primo perché così si esce da una connotazione dualistica positivo-negativo secondo perché si dà al pensiero un’impronta neutra ma non limitante: creativo…creativo di ciò che si ritiene utile ed importante per noi stessi.

Lasciamo aperta la porta alle nostre enormi potenzialità, e ci accorgeremo che la nostra vita può guarire!

Una volta un amico disse parlando di una sua situazione: Questa è l’unica cosa bella di questo periodo.
Perché non dire: Questa è la prima cosa bella di questo periodo! Non è mancanza di realismo, è semplicemente lasciare aperta la porta ad altre possibilità… la nostra mente riceverà così un messaggio creativo, apportatore, di nuove opportunità, invece di quello limitante.
Provando solo a cambiare questa frase potremmo comprendere che dietro al concetto: questa è l’unica cosa bella…, si potrebbero nascondere in realtà altre situazioni, altre emozioni, quali ad esempio quella di non meritare altre cose belle! Cercando in ogni istante di essere coscienti di ciò che si pensa. Possiamo lavorare oltre che sul nostro aspetto mentale anche su quello emozionale, liberandoci così dei vecchi pensieri limitanti e creare in ogni secondo un miracolo nella nostra vita.

Le Affermazioni sono uno degli “strumenti” più potenti e conosciuti del Pensiero Positivo. Una volta che conosciamo il potere dei nostri pensieri e delle parole è ora di fare qualcosa per trasformarli, in modo da creare dei benefici nella nostra vita.

Come possiamo rendere positivo il nostro linguaggio e trasformare i nostri pensieri su schemi più positivi?

La risposta è semplice, facendo le affermazioni. Per fare affermazioni intendo scegliere consapevolmente frasi e termini che ci aiutino a creare qualcosa di positivo nella nostra vita. Ogni qualvolta che pensiamo e parliamo, facciamo delle affermazioni. L’affermazione è il punto di partenza, il primo passo che apre la via al cambiamento. Facendo affermazioni, diciamo all’inconscio che ci stiamo responsabilizzando, che
possiamo e vogliamo fare qualcosa per cambiare.
Spesso quando parliamo delle esperienze che viviamo o che vogliamo realizzare noi utilizziamo il non, e in questo modo ci allontaniamo dall’obiettivo che vogliamo raggiungere. Questo perché l’inconscio non computa il non.

Vi faccio un esempio:

Se io dico “non voglio essere più malata“, non do al corpo una chiara immagine della salute che voglio godere. E l’inconscio percepirà unicamente ” malata”.
Invece posso cominciare a dire: “sto cominciando il mio processo di guarigione, mi sento più a mio agio con il mio corpo, ho anche un aspetto più sano“. Focalizziamo l’inconscio sulla guarigione, sulla salute e non sulla malattia. Focalizziamo l’attenzione sulla direzione verso la quale siamo diretti, piuttosto che focalizzarci su dove non vogliamo andare. L’inconscio è molto diretto non ha ne strategie ne obbiettivi da perseguire, fa in sostanza quello che sente; quindi prende tutto molto sul serio, senza senso dell’umorismo.
Possiamo paragonare il nostro inconscio ad un fruttivendolo, questo ci da’ solo ciò che noi gli chiediamo. Non entreremo mai da un fruttivendolo dicendo: “Non voglio le mele.“, bensì chiederemo con chiarezza cosa veramente vogliamo: “Voglio un chilo di pesche“.
Le caratteristiche di base per creare delle affermazioni funzionali sono:

  • Creare frasi chiare, precise, positive e al tempo presente a proposito di quello che vogliamo sperimentare nella nostra vita.
  • Mirano al processo per raggiungere quello che vogliamo, più che al risultato.
  • L’affermazione è necessario sia acquisita e mantenuta sotto la sola responsabilità della persona, quindi le affermazioni sono personali. Riguardano noi, il nostro cambiamento, non quello degli altri.

Un esempio se volessi incrementare la fiducia in me stessa, creerò una affermazione tipo:
Ho fiducia nelle mie scelte, ogni cosa che faccio è giusta per me.
Non utilizzerò mai quest’altro tipo di affermazione:
Avrò fiducia nelle mie scelte, senza paura di sbagliare.
Nel secondo tipo di affermazione la mente, l’inconscio riceve il messaggio del futuro (avrò); perciò c’è tutto il tempo per farlo… magari domani. Ed inoltre, farò qualcosa senza paura, perciò l’attenzione va alla paura e non alla fiducia. Ricordate che l’inconscio non computa le negazioni.

Usare le affermazioni:
Uno dei modi per usare le affermazioni e quello di ripeterla a voi stessi, mentalmente o a voce alta, durante tutta la giornata, ogni volta che vi viene in mente, specialmente subito prima di addormentarvi o subito dopo il risveglio.
Una delle tecniche più potente che io abbia mai sperimentato e quella di prendere una particolare affermazione e scriverla dieci o venti volte di fila, pensando veramente alle parole mentre le scrivete. I risultati che si ottengono praticando questa facile tecnica sono talmente importanti che solo per questo vale la pena di provare.
Componetevi da soli delle canzoni semplici, usando delle affermazioni che creano la realtà che voi volete per voi stessi nella vostra vita, e… andate in giro per casa o per il mondo cantando la vostra canzone!!!
Cominciate a includere nelle vostre conversazioni e nei vostri discorsi delle affermazioni, formulando frasi molto positive che riguardano quello che volete costruire nella vostra vita.

Comincia fin da ora:

Realizzo uno dopo l’altro tutti i miei sogni e anche di più!!!!!


Libri consigliati:

Liberarsi da schemi mentali negativi, per aprirsi alla vita con un approccio ottimistico, significa servirsi del pensiero positivo come strumento indispensabile per vivere felici, all’insegna dell’amore e della pace.
L’autrice, affetta da una grave forma tumorale, è riuscita a sconfiggere il cancro grazie ad un processo di autoguarigione, attivato dal pensiero positivo.



Louise L. Hay

Puoi Guarire la Tua Vita

Pensare in positivo per ritrovare il benessere fisico e la serenità interiore

Armenia
ISBN: 8834404521

Prezzo € 14,50

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Pensa in Positivo

120 pensieri per migliorare la propria vita e stare bene nel mondo

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ISBN: 9788834408544

Prezzo € 9,00

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