Syd si ritrovò sul ponte di una grande nave.
Tutto intorno c’era un oceano di tetti.
Il nonno tirò una leva,
BOOOOOOOOP!
La sirena suonò e la nave iniziò
lentamente a muoversi.
Syd si reca spesso a trovare il nonno, nella sua abitazione in fondo al giardino. Ha tanta familiarità da poter entrare anche quando il nonno è assente, conoscendo il nascondiglio dove egli ripone la chiave.
Un giorno che la casa pare deserta, il bambino si sente chiamare dalla soffitta. Il nonno si è rifugiato in soffitta, quella stanza sconosciuta, ingombra di oggetti curiosi.
Syd lo raggiunge e insieme passano oltre una misteriosa porta di ferro, nascosta da un telo.
Al di là c’è il ponte di una nave, svettante sui tetti delle città. Un rombo di sirena e i due salpano, prendono il mare aperto e giungono fino a un’isola tropicale rigogliosa, verdeggiante, fitta di una vegetazione meravigliosa.
L’isola in cui approdano è bellissima, decisamente tropicale, il nonno sta talmente bene che non gli serve nemmeno il bastone.
Tanto divertente è la vita sull’isola, tra tuffi, giochi e momenti di quiete, che al momento di tornare indietro, verso casa, il nonno comunica a Syd che la sua intenzione è quella di restare.
Il bimbo comprende e dopo un attimo di preoccupazione, coraggiosamente assume il comando della nave e rientra in città. Il viaggio verso casa sarà più duro senza il nonno, ma seppur nella tempesta, Syd porterà la nave a casa sana e salva.
E’ il giorno dopo, quando Syd torna nella casa deserta, che scatta la malinconia: il nonno non è più lì, la soffitta è deserta e perfino la porta di metallo è scomparsa.
Che sia stato solo un sogno?
Ma in bocca a un pellicano arriva il messaggio a rassicurare e fugare il dubbio: un nonno sorridente, sereno in mezzo agli amici dell’isola.
L’isola del nonno di Benji Davies, autore inglese di grande dolcezza e sensibilità, edito da EDT – Giralangolo, riesce ad affrontare l’argomento con una dose davvero mirabile di grazia, merito anche della scelta di una chiave immaginifica, simbolica e fantasiosa, lieta oltre la malinconia di fondo, grazie alla quale la dimensione affettiva si percepisce in ogni grande, colorata, intensa e vivissima tavola…è un tripudio di colori, la quintessenza della vita che vive anche quando qualcosa, o qualcuno, si perde per strada.
Infatti le illustrazioni hanno un tratto morbido, gaio e gentile, tinte pastose, semplici nello stile eppure eloquenti, che si accompagnano a un testo lieve ed essenziale, raccontando – grazie a rimandi, citazioni, particolari, pose, espressioni – molto agli occhi che sanno indugiare nell’osservazione.
Ad esempio con un occhio attento si potrà notare che alcuni degli oggetti che popolavano la soffitta si ritrovano anche sull’isola. La teiera, ad esempio, il grammofono, ma anche la scimmia, che in casa era un pupazzo inerte di peluche mentre ora è un animale vivo e vivace.
È una bellissima metafora del saluto, del ricordo, della bellezza del volersi bene e dello stare insieme, ma anche una conferma rassicurante di ciò che rimane dopo e che resta per sempre parte di noi, del fatto che la vita ci mette di fronte a delle grandi sfide, ma che in fondo si può riuscire a superarle tornando a casa sani e salvi.
Non è semplice con in nostri bambini affrontare il tema della morte di una persona cara, di un famigliare, di un nonno magari, al quale si è voluto molto bene, con il quale si sono condivisi momenti di gioco, complicità, scoperta, affettività.
E’ propio questo a rendere L’isola del nonno un libro illustrato molto prezioso, proprio grazie a questa sua capacità di parlare di una tematica dolorosa e difficile senza aver bisogno di nominarla, né di darne una rappresentazione diretta, didascalica. Non per questo risulta meno eloquente, anzi, dal punto di vista emotivo è estremamente toccante ❤
E’ inoltre una metafora efficace per parlare, senza dirlo, del potere del ricordo, della possibilità di far rivivere costantemente chi si è perso nella memoria delle esperienze che si hanno avute insieme: l’isola è quel posto speciale dove risiedono tutti i momenti felici che nonno e nipote hanno condiviso ed è lì che il nonno si troverà per sempre a vivere, mandando al suo amato nipote messaggi che sono, e sempre saranno, i ricordi, che continueranno a germogliare nel suo cuore.
Consiglio con affetto questo libro a chi è alle prese con bambine e bambini che hanno bisogno di elaborare un lutto perché può contribuire a offrire al piccolo un riferimento immaginifico cui appoggiarsi.
Certamente, come tutti i buoni libri, non può fornire loro risposte, non promette soluzioni, ma sicuramente accarezza il loro cuore, le loro emozioni e spinge il lettore a guardare dentro di sé, a sentire, rivivere e pensare da un punto di vista diverso.
L’isola del nonno non ha età, può essere letto insieme ai bambini dai 4 anni, a quelli più grandi, ma scalda il cuore anche a noi adulti ❤
E uno di quei libri capaci di smuovere i sentimenti più profondi, lasciandoti con gli occhi pieni di lacrime e il sorriso stampato sulla bocca.
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