E’ tempo di andare – Kim Sena

“Non ti sto lasciando, Mia” disse Lucy.
“Sarò sempre lì ogni volta che chiuderai gli occhi.
Se ci ricordiamo l’una dell’altra
SAREMO SEMPRE INSIEME.”

È tempo di andare sussurra la civetta a Mia. Lei solleva lo sguardo dal libro che stava leggendo e lo ferma appena sotto a quello della civetta che tendendo il collo, vorrebbe incontrarlo, per dare conforto. O più fermezza alle sue parole. Si ferma lo sguardo di Mia, mentre la bambina appoggia il capo al tronco della quercia.

È tempo di andare sì, ma perché? Mia è incredula, perplessa.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto salutare la sua amica ma non riesce a capacitarsi dell’ora, dell’adesso, del tornare all’improvviso da dove si è arrivati. Tornano allora sul luogo del loro primo incontro, ripercorrono i ricordi della loro vita assieme.
Quando Mia era piccola, aveva trovato la civetta sotto la quercia: era caduta dal nido, aveva un’ala ferita. Così l’aveva portata a casa e l’aveva accudita e curata. Da quel momento avevano trascorso insieme ogni giornata. La loro amicizia era intensa e piena di tenerezza, per la civetta, però, a un certo punto è arrivato il momento di andare…


Il tramonto tinge tutto di un arancio morbido che inonda anche i petali delle peonie che regali e tuttavia lievi sostengono Mia, curano il suo dolore rendendo il ricordo immortale, mentre bambina e civetta si fondono l’una nel volto dell’altra, l’una nei pensieri dell’altra.

La luna è ormai alta in cielo, Mia e Lucy socchiudono gli occhi e immaginano.
Per Lucy è tempo di andare. Un abbraccio in silenzio, il nastro rosso sciolto, e tenui fiori d’ortensia a far da corolla al distacco.

“Ho sempre saputo che un giorno
avrei dovuto lasciarti andare”

disse Mia, e alzó lo sguardo
verso le nuvole che correvano.

Una storia che aiuta tutti, piccoli e grandi indistintamente, a trovare un modo di affrontare le inevitabili separazioni, e dar loro un senso.
Che tiene insieme chi resta e chi va.


Lasciarsi è sempre doloroso: l’autrice nell’albo cerca la strada per aiutare piccoli e grandi a vivere le separazioni e a dare loro un senso, nella certezza che i sentimenti autentici creano legami che la distanza non può intaccare.


A tessere il filo delle relazioni sono i ricordi, la certezza di poterli rievocare in qualunque momento, e di trovarvi rifugio quando serve. Entrambe infatti si promettono di guardare la luna e dedicarsi un pensiero ogni sera, sapendo che è ricambiato.

E’ tempo di andare è un splendido e delicatissimo libro che parla di perdita, di separazione, di mancanza con una dolcezza che solo lei, Kim Sena, può mostrarci con la sua penna e la sua matita. Grazie ad Orecchio Acerbo, che continua a diffondere meraviglie di questo valore!

Il tocco delicatissimo, onirico, delle illustrazioni di Kim Sena mette in questo libro anche tutto ciò che le illustrazioni non riescono a dire. L’illustratrice, nata in Corea del Sud, è da sempre innamorata della natura: lo si legge nei suoi disegni ricchissimi di particolari, in storie, come questa, che trasmettono a lettori di ogni età (non è soltanto un libro per bambini) anche il rispetto e la cura per l’ambiente, invitano alla cura delle creature più fragili e più piccole.

Ancora una volta, con le sue illustrazioni a matita raggiunge il contesto impalpabile del sogno. La poesia surreale dell’amicizia, della forza, del ricordo.

E’ tempo di andare, è metafora di vita

Puoi acquistare il LIBRO QUI:

Mortina – Barbara Cantini

Mortina non è una bambina normale.
Ma lei non si sente nemmeno così diversa.
Certo la sua pelle non ha il tipico colorito rosa delle bambine.
Anzi è decisamente bianca.

Mortina non è una bambina come tutte le altre, è una bambina zombie: ha la pelle bianca, gli occhi sporgenti con le occhiaie viola e può staccarsi parti del corpo. Vive felicemente in una villa che gli abitanti del villaggio ritengono abbandonata perché la zia Dipartita le vieta di farsi vedere, men che meno se si tratta di bambini!

In meno di due anni le avventure di Mortina sono diventate ben 3 e con un successo internazionale, tradotto in 23 lingue, tra cui gli Stati Uniti dove Mortina si chiama ‘Ghoulia’ e dove insieme al primo libro è stato realizzato un dvd. Il primo volume, Mortina – Una storia che ti farà morire dal ridere dedicato alla festa di Halloween, uscito il 17 ottobre 2017, è entrato subito in classifica e ha venduto 15 mila copie, il secondo, Mortina e l’odioso cugino, pubblicato nel marzo 2018, in cui appare l’odioso cugino Dilbert, è arrivato a 9 mila copie. Infine il terzo volume, pubblicato i primi di ottobre (2018) Mortina e l’amico fantasma.
Le avventure di Mortina sono scritte ed illustrate da Barbara Cantini edite da Mondadori.
Il tono leggero e con quel pizzico di umorismo dei 3 libri appare palese sin dalle deliziose copertine che raffigurano in primo piano una pallida bimbetta dagli occhi sporgenti affiancata da compagni bizzarri e sullo sfondo, alle loro spalle, il classico castello dell’immaginario horror. Se non fosse già evidente così, ci pensa pure il sottotitolo a chiarire la natura ironica del volume, calcando un po’ la mano 😀

Il pubblico di destinazione è quello dei giovani lettori dai sette ai nove anni, perché ogni racconto è ricco di allusioni, doppi sensi nelle parole e stimoli nei disegni che i più grandicelli sanno cogliere meglio.
Diverte, però, anche i più piccoli, che temono e amano allo stesso tempo le atmosfere paurose e i colori cupi, ma colgono immediatamente il tono umoristico e spiritoso proprio. Infatti, grazie alla freschezza e al loro approccio giocoso rappresentano ingredienti prelibati anche per bambini più piccoli, di cinque-sei anni, che seguiranno le figure dal fascino gotico e si porranno in silenzioso ascolto.
Sopratutto in questo periodo dell’anno che precede la festa di Halloween, le storie di Mortina riscuotono indistintamente nei bambini e bambini un grande fascino ed interesse! Una grande occasione anche per avvicinarli alla lettura e al meraviglioso mondo dei libri 😉

Scopriamo insieme queste storie, condite da tanta ironia, della bambina zombie 😉

Mortina
Una storia che ti farà morire dal ridere

Mortina gioca col suo amico fidato, Mesto un levriero albino e scorazza tra le stanze, nel giardino o nel bosco dietro la villa, ma le manca di poter giocare con i bambini della sua età. Così cerca di escogitare strategie per poter uscire e l’occasione giusta si presenta!


L’occasione giusta è proprio la festa di Halloween, in cui i bambini girano per le case travestiti da mostri a chiedere: “Dolcetto o scherzetto?”.
Mortina ha la grandiosa idea di partecipare alla festa fingendosi una bambina travestita. Distrae la zia con un diversivo ingegnoso: scuce la coda e un orecchio al gatto Ombra in modo che lei rimanga impegnata a ricucirlo e non si accorga della sua fuga. Mentre fervono i preparativi nel villaggio, la bambina aspetta impaziente il giorno della festa che finalmente arriva: Mortina passa la mattina e la prima parte del pomeriggio a prepararsi e per cestino pensa bene di usare il vecchio portagioie della zia, peccato che si tratti della testa del prozio Funesto! Lo convince a restarsene zitto senza brontolare e corre fuori a cercare i bambini mascherati.

Si fa coraggio e chiede se può unirsi al gruppo: i bambini la guardano incuriositi ma l’accolgono con entusiasmo.

Si avviano cantando per le vie e Mortina è felice perché quei bambini non sembrano aver paura di vampiri, streghe, uomini lupo, zombie o fantasmi. Ma loro non hanno capito che il suo vero nome è Mortina è non Martina, come la chiamano 😀
E quando la bambina zombie, ormai a suo agio, si rivela, la guardano allibiti.
Riusciranno ad accettarla per quello che è?
E Mortina riuscirà finalmente a farsi degli amici con cui giocare?
Vi dico solo che Mortina non è tipo da arrendersi!

Un delicato racconto sul bisogno di aggregazione e di accettazione!

Mortina e l’odioso cugino

“Pioveva da ore. Mortina era annoiata
perchè i bambini del villaggio
non si erano visti a Villa Decadente quel giorno.”

L’avventura di questo secondo episodio si snoda all’interno di Villa Decadente e vede protagonisti Mortina, il cugino Dilbert e gli amici del villaggio vicino.
Ma andiamo con ordine.


Mortina si annoia. Zia Dipartita ha trovato nella Botanica la sua grande passione. Mesto è in giro a caccia di rospi. Fuori piove e i suoi amici non sono andati a trovarla.
Quando suona il campanello Mortina è felicissima.
Quando apre la porta e si ritrova davanti un piccolo zombie aristocratico è curiosa.
Quando capisce che tipo è suo cugino pensa che sarebbe stata meglio sola.
Il bambino, per niente simpatico e con un atteggiamento tutt’altro che gentile, si accomoda in casa con il suo ragno da compagnia.

Mortina va su tutte le furie. Perché la zia ha invitato Dilbert? Ma soprattutto dove è finita la zia?
Suona di nuovo il campanello di casa e, ad uno ad uno, arrivano anche gli amici del villaggio, anch’essi invitati dalla zia con un biglietto trovato davanti casa, su cespugli, piante o alberi.

Che strano! Come mai Mortina non sapeva niente di questi inviti? E perché poi?
I bambini decidono di mettersi in cerca della zia per la Villa ma non trovano nulla, neanche un indizio di dove possa essere finita. A un certo punto scompare anche Teresa, una delle amiche di Mortina…

E insomma…il mistero si infittisce sempre più finché sarà proprio l’odioso Dilbert a risolverlo e soprattutto a trovare la zia e Teresa.
Non vi svelo nulla perché vi consiglio di leggerlo;)

Vi dico solo che anche questa volta Mortina offre un importante spunto di riflessione: mai giudicare qualcuno senza conoscerlo a fondo, anche se apparentemente possa sembrare scorbutico e antipatico!
Dando una possibilità, si possono ricevere delle belle sorprese…perché ognuno in fondo ha un suo talento!
Tutti abbiamo una qualità speciale perciò mai fermarsi alle apparenze, diamo sempre a noi stessi e agli altri la possibilità di scoprirla! 😉

Mortina e l’Amico Fantasma

“Nevicava ormai da giorni
e Villa Decadente era tutta imbiancata.
Il lunedì Mortina stava giocando ai vampiri
con Mesto e dalla finestra

aveva visto balenare una piccola luce.”

Per tutta la settimana Mortina e Mesto vedono accadere strane cose nelle stanze della villa e guardando fuori dalla finestra, curiosi vedono un bambino luminiscente, sbiadito..ma carino!

Mortina in questo terzo volume dovrà vedersela con un misterioso bambino fantasma che non ricorda più il suo nome. La bambina zombie, insieme al suo inseparabile levriero albino Mesto, cercherà ogni dettaglio possibile per ricostruire l’identità del simpatico spettro.
Tra i libri della biblioteca, analizzando il suo abbigliamento e chiedendo un suggerimento anche a zia Dipartita.
La Zia ricorda, con il suo fare signorile, che per cercare qualcuno nel passato bisognava consultare dei registri che si trovavano in chiesa.
Ovviamente era fuori discussione che Mortina ci potesse andare, ma oramai conosciamo bene la furba Mortina 😉

Dopo mille peripezie per scappare dalla finestra della villa nonostante la promessa, entrare in chiesa dopo che il guardiano aveva senito il cancello cigolare, e uscire dalla stessa spaventandolo a morte fingendosi una poverina in una bara, Mortina riesce a tornare di corsissima al sicuro nella villa e mentre tutti dormivano lei e il fantasma continuavano a cercare nel registro rubato.

Vi lascio scoprire durante la lettura il bellissimo finale di questo terzo volume, ma vi anticipo solo che questo fantasma riuscirà a far battere il cuore alla piccola Mortina..
Anche in questa terza storia Mortina porta con sè un esempio importante, sulla forza e il potere di sentire un legame con qualche nuovo amico e sopratutto quel desiderio unico che porta indistintamente grandi e piccini a sentire di voler aiutare qualcun altro!

Come ha affermato Barbara Cantini in un intervista “È una storia basata sulla capacità di ricordare chi non c’è più. Una cosa che sento molto, soprattutto da quando è morto mio padre”

 

Mortina e la vacanza
al lago mistero

In questo quarto volume Mortina partirà per una vacanza.
Ad accompagnarla ci saranno buona parte dei componenti della sua bizzarra famiglia e la destinazione sarà Villa Fronzola, sulle acque del lago Mistero…Ovviamente insieme a Mortina e alla zia Dipartita ci sono anche Mesto, un levriero albino, inseparabile amico della piccola bambina zombie, e lo zio Funesto, o meglio la testa dello zio, che in genere funge da portagioie.

Qui vive il cugino Dilbert, meno odioso e più goffo di come lo avevamo lasciato nella seconda avventura, in compagnia della madre, l’altezzosa zia Megera.


Tutti pensano di potersi rilassare e godersi un po’ di vacanze, ma… c’è sempre un ma 😀 e come si dice?
Se non c’è un problema, non c’è una storia” e quindi, puntuale come un orologio svizzero, si presenta subito il problema, nelle fattezze di un grigio burocrate che vuole mettere all’asta Villa Fronzola. Da qui, la stramba combriccola dovrà escogitare un super-piano per impedire la perdita della Villa della zia.


L’unico modo per salvare la villa dall’asta è la presenza di un erede… vivo, ma Mortina e i suoi parenti sono piuttosto… morti. Riusciranno a trovare una soluzione?
Non vi svelo il finale ma vi anticipo che ci sarà qualche inevitabile imprevisto.

Mortina è uno zombie, ma per prima cosa è una bambina con tutte le difficoltà, le emozioni, e i bisogni di una bambina normale, è questo il mix perfetto che la sta fa amare dai bambini!


La serie di Mortina è diventata un successo internazionale ed è già stata tradotta in ventiquattro lingue e forse… potrebbe diventare anche un cartone animato.
Quattro libri davvero consigliati per tutti i bambini a partire dai cinque anni, che ben si prestano anche alle prime letture autonome.

 

Mortina opera della creatività di Barbara Cantini, che per la prima volta si è cimentata anche nella scrittura, confezionando ben tre frizzanti storie “horror” dallo stile garbato e buffo. Le ambientazioni sono minuziose e realistiche, qua e là le pagine sono arricchite da didascalie e brevi testi che descrivono ironicamente lo strampalato assortimento dei personaggi presentati.
L’atmosfera gotica, ben espressa dalla predilezione per le tinte cupe, come il nero, il viola fa da cornice a tre simpatici racconti di immediata comprensione, ritmati, che giocano sui doppi sensi delle parole, sulla parodia e sulla voglia dei bambini di lasciarsi attraversare da qualche piccolo e innocuo brivido.

 

Mortina una sorpresa
da brivido

MORTINA Una sorpresa da brivido è il quinto e nuovo capitolo della fortunata serie di “Mortina”, ideata da Barbara Cantini, pubblicata da Mondadori e amata dai bambini di tutto il mondo!

“Era una bella giornata d’autunno e Mortina stava bevendo il succo di mortillo sotto il portico di Villa Decadente, in compagnia di Sara e Bruno. Quel giorno sarebbe arrivato anche il cugino Dilbert e sarebbe rimasto alla villa per organizzare tutti insieme la vicina festa di Halloween.”

Fervono i preparativi a Villa Decadente per Halloween, la festa più attesa dell’anno. I piani di Mortina, però, cambiano quando scopre qualcosa di molto interessante in soffitta, dentro una preziosa scatolina!

In questa quinta avventura, Mortina, amici e cugini sono alle prese con un mistero da risolvere: ritrovare i genitori della nostra piccola zombie, che dopo essere partiti per un viaggio in nave non hanno fatto mai più ritorno.
Mortina ora è decisa a ritrovarli, con l’aiuto degli inseparabili amici Bruno e Sara, del fedele Mesto e del cugino Dilbert. Come si è fatta conoscere nelle precedenti avventure, con intuito, ingegno ed un pizzico di fortuna, ne affronteranno delle belle!
Mortina riuscirà a riabbracciare i genitori?! Scommetto che sapete la risposta! 😉

“…Mortina si ritrovò a pensare che i grandi sogni, talvolta,
sono capaci di volare al di là dello spazio e del tempo che abitiamo.”

Ancora una volta Barbara Cantini conquista i lettori con illustrazioni ricche di dettagli e didascalie divertenti, che solleticano il senso del brivido, e fanno di Mortina un successo internazionale tradotto in ben 30 lingue!

Un’avventura che ancora una volta, fa “morire” dal ridere!


Barbara Catini, ci racconta di Mortina
e si racconta per i piccoli e grandi lettori
di Crescere Leggendo:

Barbara ci racconti un po’ della tua vita e di quando hai deciso di dedicarti al mondo magnifico dell’illustrazione?

La passione per il disegno e l’illustrazione mi accompagna da che ho memoria, ho sempre passato molto tempo a “perdermi nelle figure” dei miei libri illustrati preferiti. Pensare realmente che l’illustrazione potesse essere la mia strada però ha necessitato di più tempo e una maggior fiducia e consapevolezza. Dopo gli studi artistici e universitari e una breve parentesi nel settore del restauro, sentivo che dovevo riprendere a disegnare, mi mancava troppo, e farlo nei ritagli di tempo non mi bastava più. Quindi mi sono iscritta ad un corso di animazione cartoon, piuttosto che quello di illustrazione, perché l’idea di imparare a far “vivere” i personaggi attraverso il movimento mi emozionava tantissimo. L’animazione mi è stata molto utile anche perché mi ha insegnato a raccontare una storia come una sequenza di immagini. Terminata la scuola e fatto qualche anno di esperienza in uno studio di animazione ho partecipato al concorso “L’illustratore dell’anno” di Città del Sole e dopo averlo vinto, ho avuto la spinta per dedicarmi esclusivamente all’illustrazione, che è sempre stata il mio “primo amore”.
Il passaggio alla scrittura è stato più lento, anche più “rispettoso” oserei dire. E’ più recente ed è avvenuto passando attraverso il piacere di iniziare a immaginare i miei personaggi e il loro mondo. Chi erano, cosa facevano, qual erano il loro vissuto e i loro desideri?

Mortina è ora una serie di libri illustrati e scritti da te.
Com’è nata l’idea?

Mortina è nata dopo una “lunga gestazione”, a partire da un semplice schizzo sul mio blocco da disegno, risalente ai tempi in cui frequentavo la scuola di animazione, ormai 12 anni fa.
Avevo disegnato una bambina stralunata, inizialmente in compagnia di un pipistrello balbuziente, che poi lavorandoci si è “trasformato” in un cane, il Mesto che conosciamo ora. Per non farla sparire dalla memoria è stato sufficiente essermi fermata quel disegno e un unico appunto scritto “Mortina”.
Ho poi ripreso l’idea a cavallo tra il 2015-2016, sviluppandole intorno una storia e un contesto di vita familiare. A livello narrativo ho scelto senza esitazione di portare un’ambientazione “fantastica” in un contesto generale di realtà e non di creare un mondo apposito popolato solo di mostri e fantasmi. Ma tutto ha preso forma dal disegno abbozzato della piccola zombie e dal gioco di parole Mortina-Martina. Sempre appuntarsi le idee! 🙂
Per me il libro sarebbe stato solo il primo, ma fin da prima della pubblicazione l’editore mi suggerì di pensare alla possibilità di una serie, perché il personaggio si prestava bene ad essere sviluppato in libri successivi.

Quali sono i temi conduttore che affronti nei tre libri?

Premetto che le storie non sono nate in modo “costruito” per portare un messaggio piuttosto che un altro.
Certamente il filo conduttore che ritroviamo nei libri della serie è quello dell’amicizia, l’empatia e la disponibilità verso gli altri. Il tutto in un contesto un po’ creepy, per il quale ho una propensione fin da piccola. E certamente anche nella stesura delle storie ho dovuto rispettare i binari del mistero e del piccolo brivido, per coerenza con il personaggio e l’ambientazione. Il mio approccio è sì gotico, per le situazioni e le illustrazioni (e mi viene detto sempre!) ma prevale sempre una forte ironia che riesce a riportare anche gli aspetti macabri e grotteschi su un piano affrontabile e perché no, spero anche divertente per dei bambini.
Nei libri, specialmente nel primo, è individuabile anche l’aspetto della paura e della capacità di sovvertire qualche piccola regola, di prendersi qualche rischio, in nome di uno scopo più importante.
Quando parlo della paura, non intendo tanto quella di zombie o fantasmi, quanto la paura di “non piacere abbastanza”, di essere accettati per quello che siamo, nonostante le nostre “mostruosità”, ovvero quelli che sappiamo (o crediamo) essere i nostri difetti. Mortina sta abbastanza bene con se stessa e con la sua famiglia, ha Mesto, il suo amico cane che sta sempre insieme a lei. Ma come tutti i bambini, ha bisogno di stare anche con i suoi coetanei e vorrebbe poter condividere un po’ del suo tempo e dei suoi giochi con altri bambini. Per questo è inquieta e decisa a tentare di tutto pur di riuscire nell’impresa.
Il suo coraggio verrà premiato e scoprirà che quelli che credeva fossero i suoi limiti, le cose da nascondere, sono invece la sua forza e il suo tratto distintivo. Dall’altro lato scoprirà che i bambini sono entusiasti di poter avere un’amica così speciale e vivere con lei avventure un po’ diverse dalla quotidianità.
Anche “l’odioso cugino” Dilbert in verità si rivelerà a suo modo prezioso e possiamo anche intuire che il suo antipatico comportamento è dovuto come spesso accade a qualche silente sofferenza.

E’ previsto un 4° volume delle avventure di Mortina?

Qui mi riallaccio alla risposta precedente, dicendo che sì, ho già scritto una quarta storia su richiesta dell’editore e mi appresto a iniziare lo storyboard e le illustrazioni. E proprio in questo quarto libro scopriremo le ragioni del comportamento un po’ arrogante del cugino Dilbert.
L’uscita dovrebbe essere a Giugno 2019.

Cosa ti piacerebbe che i bambini imparassero da Mortina?

Non ho la pretesa di insegnare, ma mi auguro che indirettamente tra le righe, ai bambini possa arrivare il messaggio che le differenze e le diversità sono un arricchimento per ciascuno. Che ognuno deve andare fiero delle proprie particolarità, perché spesso sono proprio quelle che ci mettono alla prova, migliorandoci e rendendoci noi stessi. Che poi se fossimo tutti uguali sarebbe una noia mortale!
Un altro aspetto che spero passi dalle storie è quello dell’empatia, dello slancio di voler aiutare qualcun altro solo perché riusciamo a metterci nei suoi panni, comprendendone un bisogno.

Altri progetti per il futuro?

Ho diverse idee da sviluppare e non so se tutte vedranno la luce, ma insieme alla mia nuova agente intanto ne abbiamo scelta una da mettere a fuoco e da cui iniziare. Si tratterà di un albo però, non di un racconto come Mortina.
Prima però ho la quarta storia di Mortina da realizzare! 🙂

 

Ecco quindi che è decisamente impossibile non affezionarsi a Mortina e non restare conquistati dalla sua anima, pura e sincera, decisamente rara. La diversità dovrebbe essere la normalità, le apparenze non dovrebbero mai essere porte che si chiudono e Mortina lo ricorda e lo dimostra a grandi e piccini, con gentilezza e una grande sensibilità!
Buone letture!

Puoi acquistare i LIBRI QUI:

Mortina. Una sorpresa da brivido - Barbara Cantini - copertina

Per ripristinare la tua vita: Ho-Oponopono

Possiamo mettere le cose al posto giusto e vivere felici tutti i giorni?

Sì, si può basta porre rimedio a situazioni vissute, ripristinare l’esistenza e la tua identità attraverso un lavoro sulle memorie: cancellando, e cancellando ancora dentro di te con un profondo e semplice mantra.

Nel libro Ho-Oponopono ci vengono spiegati i punti chiave per praticare questa tecnica:

  • Accettare completamente e con responsabilità tutto ciò che ci accade.
  • Eliminare la razionalità
  • Essere disposti a lasciar andare i problemi, rancori, paure o quant’altro del passato
  • Non aspettarsi nessun risultato, se non IL MEGLIO
  • Accettare e comprendere che i problemi che si manifestano sono un’opportunità per arrivare ad ottenere IL MEGLIO.

Ti stupirà scoprire questa tecnologia mentale di pulizia, perché imparerai a capire che ogni problema  ha origine da una memoria archiviata nel tuo subconscio, e quindi lavorando per eliminare quella memoria si eliminerà anche il problema.

Perciò ora abbiamo la chiave per capire che sta a noi prenderci le nostre responsabilità e cominciare a perdonare noi stessi, amarci in modo incondizionato e sopratutto con infinita Gratitudine.

” Io sono nell’Amore e nella Luce dell’Uno Infinito.
Perdonami, Mi spiace, Grazie, Ti Amo.
Io sono felice nel Potere
e nella Pace dell’Uno Infinito.
Perdonami, Mi Dispiace, Grazie, Ti Amo.
Io sono l’Amore e la Luce, sono il Potere e la Pace.
Perdonami, Mi Dispiace, Grazie, Ti Amo.
Io sono l’Uno Infinito.
Perdonami, Mi Dispiace, Grazie, Ti Amo.
… e così E’.”

Quindi come ci viene indicato nel libro, dall’autore Josaya ” in realtà ciò che io individuo come problema, lo posso risolvere, a condizione che io ne accetti al 100% la responsabilità e che cerchi le soluzioni nella mia interiorità, lì dove tutti i problemi hanno la loro vera origine.”
Non è certamente un concetto facile da digerire e fare nostro, il saperci responsabili di tutto, ma proprio tutto ciò che fa parte della nostra vita… infatti se il responsabile di tutto ciò che accade nella mia esistenza, sono io, non ho bisogno di perdonare nessuno per le cose brutte che ci sono nella mia vita, se non me stesso.

A questo punto è bene anche ricordare che quando reagiamo a quello che qualcuno fa o ci dice, o lo critichiamo o lo giudichiamo, è perché lo stesso atteggiamento in realtà esiste anche dentro di noi.

Grazie a Ho-Oponopono possiamo trasformare noi stessi per trasformare il nostro mondo che ci circonda.

Mi dispiace, perdonami, grazie, ti amo
Mi dispiace, perdonami, grazie, ti amo
Mi dispiace, perdonami, grazie, ti amo..

Grazie a questo libro ho cominciato a praticare questa tecnica, ed a vederne i tanti risvolti, comprendendo che sentiamo tante, troppe volte parlare di pace, ma ci dimentichiamo che La Pace comincia da Te.

Adesso con Ho-Oponopono possiamo far cominciare la Pace, cominciando dal nostro cuore.
Quando ci sarai riuscito proverai le Divinità in te. E tutto diventerà pace.

Quale meraviglioso potere abbiamo nelle nostre mani? Allora cominciamo..
Mi dispiace, perdonami, grazie, ti amo..


Cominciamo ogni mattina appena ci alziamo ringraziando per tutto quello che abbiamo..
Grazie, Ti Amo, Grazie, Ti Amo, Perdonami, Mi dispiace, Grazie, Ti Amo, Grazie, Ti Amo…

Elisa – Crescere Leggendo

Ho-Oponopono - La Pace Comincia da Te - Libro
Metti le cose al posto giusto

Voto medio su 91 recensioni: Da non perdere

Immagina la sensazione di vivere libero dal passato, da tutti gli errori commessi finora, da cattivi sentimenti e da pensieri negativi. Libertà dalle paure, dai timori, dai sensi di colpa e dai modelli che compromettono la tua salute e la tua energia. Ma soprattutto immagina di vivere felice tutti i giorni.

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La serenità di coppia

Amore, passione e serenità sembra che questi siano gli ingredienti per un rapporto di coppia soddisfacente. Ma come si fa quando di fronte ai numerosi impegni quotidiani, ai figli, alle famiglie di origine, la serenità viene minata? A volte basta poco per ritrovare l’armonia nella coppia, ecco alcuni suggerimenti per mantenere viva l’unione e anche l’eros.

La serenità di coppia
Affinché una coppia sia serena e superi i problemi che si incontrano sulla strada della vita sono fondamentali la complicità, il desiderio e la capacità di comunicare.
Ovviamente la felicità dipende da vari elementi e tra questi il rispetto, una buona sessualità e la condivisione di alcune cose, insieme alla libertà sono gli ingredienti fondamentali per una coppia serena.

I consigli per la serenità
In concreto cosa possono fare i partner di una coppia per essere davvero sereni?
Per prima cosa è importante ritagliarsi del tempo per stare insieme. Appare ovvio ma non è così scontato, spesso i partner riescono a vedersi solo un paio d’ore la sera dopo una giornata pesante. Durante la settimana le cose da fare sono troppe: casa, figli, lavoro, genitori e il tempo per stare tranquilli e rilassati è davvero poco. Ma a volte basta anche una cena da soli, un’ora in cui chiacchierare nel letto o qualche ora in macchina insieme per andare a prendere i figli. Piccole cose che aiutano però a mantenere unita la coppia: se si perde questo contatto il rischio è poi di viaggiare su due binari paralleli, ma distanti.
Per ritrovare la serenità, la coppia dovrebbe dedicarsi insieme ad una attività. Può essere il corso di ballo, o di vela, purché sia insieme. Il tango, per esempio, è una danza che aiuta a mobilizzare l’energia, inclusa quella di coppia e sessuale; ballare è una metafora della vita perché per ballare bene i due partner devono accordarsi, trovare un equilibrio e affinità. Tutte cose molto utili anche nella quotidianità.
Insieme ai sentimenti una coppia dovrebbe stimolare anche un lato più intellettuale, magari continuando a sentire il piacere di condividere attività culturali come andare al cinema, a una mostra o un concerto. Sono tutte occasioni che allontanano la coppia dalla routine e la gratificano, unendola anche dal punto di vista mentale.
I due partner devono anche sapersi coccolare per trasmettere amore e attenzione all’altro. Possono farlo anche trascorrendo qualche ora insieme in un centro benessere, purché ci si diano delle attenzioni reciproche.
Ovviamente anche la sfera sessuale va stimolata per non rischiare di cadere nella monotonia. Quindi niente vergogna o paura a parlare delle proprie fantasie o desideri erotici e scegliere ogni tanto un luogo diverso dove abbandonarsi all’amore.
Per le coppie che stanno attraversando un periodo di stanchezza emotiva, un modo per ridare vigore al rapporto è ricordare il passato, non solo a parole ma anche con le immagini. Un gioco da fare insieme potrebbe essere quello di creare un album di fotografie della propria storia d’amore: riguardare le vecchie immagini e selezionare quelle più significative aiuta i partner a ricordare i motivi che li ha fatti innamorare e che li ha resi così importanti agli occhi dell’altro.

Autore: Bianca Maria Fracas – Psicologa e consulente sessuale

Come prevenire e curare le crisi nelle relazioni sentimentali

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La famiglia è in crisi: in Italia una coppia su tre finisce per separarsi. Da questo dato emerge quanto sia importante aiutare le persone a scegliere il partner giusto con cui trascorrere la propria vita. Purtroppo molti finiscono per unirsi a persone troppo diverse o inadatte per paura della solitudine, per bisogno di protezione, perché “è un bravo/brava ragazza”, perché “il sesso funziona a meraviglia”.

Prima o poi, tuttavia, sopraggiungono l’insoddisfazione e la conseguente ricerca di “alternative”, che causano rotture, battaglie anche legali e sofferenza a non finire. Questa si ripercuote anche sui figli, che, diventati adulti, potrebbero andare incontro a depressione, dipendenze di vario tipo, fobie e ossessioni, fino a diventare coppio-fobici, trasformandosi in un fattore di instabilità sociale.

La coppia che scoppia” vuole essere un aiuto nella scelta del partner più adatto, insegnando come far durare nel tempo i rapporti in modo soddisfacente. Nel caso sia già troppo tardi, diventa invece una valida guida per lasciare nel modo più corretto e meno doloroso il coniuge, superare il trauma dell’abbandono e affrontare in modo sereno la gestione dei figli. Infine fornisce dei suggerimenti ai nuovi compagni (il partner della famiglia allargata è definito “il terzo genitore”), che si trovano a gestire i figli del proprio partner separato.

Ottieni il massimo!

In una recente conversazione ho consigliato a una donna di raccogliere il coraggio per prendersi una “cosa buona” che aveva desiderato a lungo e che, finalmente, sembrava fosse sul punto di verificarsi.
Le ho detto che sembrava che il suo desiderio stesse per venire soddisfatto, che la Legge dell’Attrazione lo stava conducendo da lei.
Ma le mancava la fede e continuava a ripetere: “Oh! È troppo bello per essere vero, è troppo per me!”.
Il bruco non si era trasformato in farfalla e sebbene potesse intravedere la Terra Promessa, si rifiutava di entrarvi, poiché era “troppo” per lei!
Credo di essere riuscito a mettere in lei abbastanza pepe da renderla capace di rivendicare ciò che le spetta, poiché le ultime testimonianze dicono che “ne sta prendendo possesso”.

Ma non è questo che desidero dirvi. Voglio richiamare la vostra attenzione sul fatto che niente è troppo per voi, per quanto sia meraviglioso; per quanto indegni crediate di essere. Avete diritto al meglio che c’è, poiché è la vostra eredità diretta. Non abbiate dunque paura di chiedere.Chiedete e prendete!
Le cose buone della terra non sono la dote di figli preferiti. Appartengono a tutti, ma vanno soltanto verso coloro che sono abbastanza saggi da rendersi conto che le “cose buone” sono loro di diritto e verso coloro che sono abbastanza coraggiosi da tendere la mano per prenderle.

Molte cose buone vengono perse perché non le si chiede. Voi perdete molte cose magnifiche perché vi sembra di non esserne degni. Perdete molte cose grandiose perché vi mancano la fiducia e il coraggio di chiederle e di prenderne possesso.“Aiutati che il ciel t’aiuta” dice un vecchio adagio e la regola è vera in ogni linea dello sforzo umano. Se continuate a ripetere di essere indegni della cosa desiderata, che è “troppo” per voi, la Legge vi prenderà in parola e crederà a quello che dite!
Questa è una peculiarità della Legge. Crede a quello che dite. Vi prende sul serio. Quindi state attenti a quello che dite, perché gli darà credito.

Ditele che meritate il meglio che c’è e che niente è troppo per voi, e con tutta probabilità la Legge vi prenderà sul serio e dirà:“Credo che abbia ragione. Gli darò tutto se lo desidera! Conosce i suoi diritti e a che scopo negarglieli?”.
Ma se dite: “Oh, è troppo per me!”, probabilmente la Legge dirà: “Be’, non me lo sarei neanche domandato.  Ma lui lo saprà di sicuro, e chi sono io per contraddirlo?”. E così via. Perché qualcosa dovrebbe essere “troppo” per voi? Vi siete mai fermati a pensare a cosa siete?

Siete una manifestazione del Tutto e avete diritto a tutto ciò che esiste. O, se preferite, siete figli dell’Infinito ed eredi di tutto. In entrambi i casi state dicendo la verità. In ogni caso, qualunque cosa chiedete, state solo chiedendo ciò che è vostro. E più lo chiedete con impegno, più siete fiduciosi di ottenerlo; più Volontà impiegate, più sicuri sarete di conquistarlo.

  • Forte desiderio.
  • Aspettativa fiduciosa.
  • Coraggio in azione.

Queste cose vi portano “ciò che è vostro”. Ma prima che mettiate queste forze all’opera, dovete rendervi conto di stare soltanto chiedendo ciò che è vostro, e  non qualcosa su cui non avete nessun diritto o titolo.
Finché la vostra mente avrà l’ultimo, strisciante dubbio sul vostro diritto alle cose che desiderate, opporrete resistenza alle operazioni della Legge. Potete anche chiedere con vigore, ma se il dubbio sul vostro diritto persiste, vi mancherà il coraggio di agire. Se continuate a ritenere che la cosa desiderata appartenga a qualcun altro, vi metterete nella posizione dell’uomo avido o invidioso, o perfino in quella di un ladro in preda alla tentazione. In tal caso la vostra mente si rivolterà contro questo compito, poiché si tirerà indietro istintivamente dall’idea di prendere quello che non è vostro. La mente è onesta.

Ma quando capirete che, in quanto Erede Divino, il meglio offerto dall’Universo vi appartiene e che ce n’è abbastanza per tutti, senza che dobbiate derubare nessuno, allora la frizione sarà rimossa e la barriera abbattuta; la Legge potrà procedere con il suo lavoro.
Non credo in queste “umili” questioni. Questo atteggiamento docile e basso non fa per me. Non ha alcun senso.
L’idea di fare di queste cose una virtù, quando l’Uomo è l’erede dell’Universo e ha diritto a tutto ciò di cui ha bisogno per la sua crescita, felicità e soddisfazione!

Non intendo dire che dovremmo assumere un atteggiamento aggressivo e dominatore. Anche questo è assurdo, perché la vera forza non ha bisogno di essere esibita. La persona aggressiva è debole per ammissione. Aggredisce per simulare la sua debolezza.

L’uomo davvero forte è calmo, pacato e porta in sé la consapevolezza della sua forza, che rende superfluo lo sfoggio di aggressività e di forza.

Ma state alla larga dall’”ipnosi” dell’umiltà, da questo atteggiamento mentale “docile e basso”. Rammentate l’esempio terribile di Uriah Heep e guardatevi dall’imitarlo. Gettate la testa all’indietro e guardate il mondo dritto in faccia. Non c’è niente da temere. E comunque il mondo ha le stesse ragioni di temere voi che voi di temere lui. Comportatevi da uomini e da donne e  non da esseri striscianti.
Questo vale sia per il vostro atteggiamento mentale sia per il vostro contegno esteriore. Smettete di “strisciare”. Visualizzatevi in posizione eretta a fronteggiare la vita senza paura e a poco a poco vi tramuterete nel vostro ideale.
Non c’è niente che sia “troppo” per voi.
Niente.

Il meglio che c’è non comincia neanche lontanamente a essere abbastanza per voi, poiché ci sono cose ancora migliori. Il più bel dono che il mondo ha da offrirvi non è altro che un ninnolo in confronto alle cose grandiose del Cosmo che attendono che abbiate “l’età giusta”.
Non abbiate dunque paura di tendere le mani per prendere i balocchi che la vita vi offre, i ninnoli di questo livello di coscienza. Prendeteli. Afferratene una manciata. Giocateci finché non siete stanchi. È a questo che servono, dopotutto. Servono espressamente al nostro uso, non a essere guardati, ma a giocarvi, se lo desiderate.
Servitevi, c’è un’intera bottega piena di giocattoli che attendono di essere desiderati, chiesti e presi. Non siate timidi. Non fatemi più sentire questi sciocchi discorsi su cose che sarebbero “troppo” per voi. Sciò! Ipocriti!

Vi siete comportati come il figlio dell’imperatore che credeva che i soldatini di latta e le trombe giocattolo fossero troppo per lui e si è rifiutato di afferrarli.
Ma in genere questo non accade con i bambini. Essi capiscono istintivamente che niente è troppo per loro. Vogliono giocare con tutto quello che vedono e sembrano intuire che le cose appartengono a loro di diritto.
Ed è questa la condizione mentale che noi cercatori dell’”Avventura Divina” dobbiamo coltivare. Non possiamo accedere al Regno dei Cieli a meno di non “tornare bambini”.
Le cose che vediamo intorno a noi sono i giocattoli del giardino d’infanzia di Dio, giocattoli che usiamo nei nostri compiti-gioco. Servitevene. Chiedeteli senza timidezza. Chiedetene tanti quanti potete usarne.
Sono vostri.

E se non vedete quello che volete, chiedetelo. C’è una grande scorta sugli scaffali e nei ripostigli. Giocate, giocate, giocate, finché ne avete voglia. Imparate a intrecciare tappeti, a costruire le case con i blocchi, a disegnare i contorni del quadrato. Portate a termine il gioco e fatelo bene. E chiedete tutto ciò che vi serve per giocare. Non siate timidi. Ce n’è abbastanza.
Ma… ricordate questo! Per quanto vere, le cose migliori sono pur sempre “cose per giocare”, giocattoli, blocchi, tappeti, cubi e tutto il resto. Utili, molto utili per imparare, piacevoli, molto piacevoli con cui giocare, e auspicabili, molto auspicabili per tali scopi.

Traetene tutto il divertimento e il profitto possibili. Buttatevi nel gioco con il cuore e giocateci.
È una cosa buona.

Ma ecco la cosa da ricordare: non perdete mai di vista il fatto che queste “cose buone” non sono altro che giocattoli, parte del gioco. E dovete metterli via spontaneamente quando arriva il momento, per “passare al livello successivo” e non piangere e lamentarvi perché dovete lasciare indietro i vostri giocattoli.
Non consentite a voi stessi di legarvi a loro. Essi servono al vostro uso e piacere, ma non sono parte di voi; non sono essenziali alla vostra felicità nello stadio successivo.
Non disprezzatele solo perché non sono “reali”. Sono cose relativamente buone e dovete trarne tutto il divertimento che potete. Non siate dei “rigoristi spirituali”, rimanendo lontani e rifiutandovi di unirvi al gioco.

Ma non legatevi a loro. Vanno bene per essere usati e per giocarvi, ma non per usare voi e rendere voi dei giocattoli. Non lasciate che cambino le carte in tavola.
È questa la differenza tra il Padrone delle Circostanze e lo Schiavo delle Circostanze. Lo Schiavo pensa che queste cose siano reali e di non meritarle. Riceve solo alcuni giocattoli perché ha paura di chiederne altri, e si perde così la maggior parte del divertimento.
E inoltre, considerando i giocattoli cose reali e non capendo che ce ne sono molti altri, egli si unisce ai piccoli gingilli che hanno incrociato la sua strada e permette che essi lo rendano schiavo. Egli ha paura che gli vengano portati via e ha paura di affacciarsi nel corridoio e prenderne altri.

Il Padrone sa che sono lì per essere chiesti. Egli chiede ciò di cui ha bisogno di giorno in giorno e non si preoccupa di sovraccaricarsi, poiché sa che ce ne sono “molti altri ancora” e che non essi non possono tradirlo.
Egli gioca e gioca bene e al contempo si diverte.
E attraverso il gioco apprende gli insegnamenti del Giardino d’infanzia.

Ma non si affeziona troppo ai suoi giocattoli. È anzi ben disposto a buttare via quelli vecchi e prenderne di nuovi.
E quando viene chiamato nella stanza adiacente per avere una promozione, lascia cadere sul pavimento i giocattoli della giornata… e con gli occhi che gli scintillano e un atteggiamento fiducioso…. Entra nella stanza… davanti al Grande Ignoto… con un sorriso sul volto.

Non ha paura, poiché ode la voce del Maestro e sa che lo sta attendendo… nella Grande Stanza Adiacente.

È COSÌ CHE VA!

William Walker Atkinson


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Attrarre ciò che più desideriamo è davvero possibile e alla portata di tutti. Come? Imparando a utilizzare a nostro vantaggio la Legge di Attrazione che insegna che la mente è un potente magnete attraverso cui letteralmente possiamo “materializzare” i nostri desideri.

Ma allora perché soltanto alcune persone ottengono quelle cose che tutti cerchiamo? Cosa hanno loro di speciale?

Atkinson risponde che queste persone sanno generare pensieri sulla stessa lunghezza d’onda di denaro, benessere, salute e prosperità. Viene da sé che tutte queste cose si realizzano nella loro vita come la luce solare, una volta emanata, colpisce senza sforzo ogni cosa.

“Come un sasso lanciato in acqua, il Pensiero produce increspature e onde che si propagano lungo il grande Oceano del Pensiero. C’è una differenza, comunque: le onde sull’acqua si muovono su un solo livello in tutte le direzioni, mentre le onde del Pensiero muovono in tutte le direzioni da un centro comune, proprio come i raggi che irradiano dal Sole”.

Atkinson ha scritto La straordinaria forza di attrazione dei nostri pensieri per tutti coloro che vogliono migliorare la qualità della loro vita, utilizzando le immense forze mentali già a propria disposizione, ma di cui sono ancora inconsapevoli.

Il cavaliere dalla lucente armatura

Nell’intimo di ogni uomo c’è un eroe o un cavaliere dalla lucente armatura. Più di ogni altra cosa, lui vuole servire e proteggere la donna che ama. Quando sente di godere della sua fiducia, è in grado di portare in superficie la parte più nobile di sé. Diventa più sollecito e più interessato a lei. La sfiducia, d’altro canto, ottunde la sua vitalità e la sua energia ed è inevitabile che, dopo un certo periodo di tempo, l’uomo smetta di provare interesse.

Immaginiamo un cavaliere che erra per il paese con una lucente armatura. Improvvisamente sente una donna che piange. Il cavaliere ha un sobbalzo, sprona il cavallo e al galoppo raggiunge il castello dove la donna è prigioniera di un drago. Il nobile cavaliere sguaina la spada e uccide il drago. Riconoscente, la principessa lo accoglie con tutti gli onori.
I cancelli si aprono e il cavaliere viene festeggiato dalla famiglia della principessa e dagli abitanti della città, invitato a restare presso di loro e acclamato eroe. Lui e la principessa si innamorano.
Un mese più tardi il nobile cavaliere parte per un altro viaggio. Sulla via del ritorno sente la sua amata principessa gridare aiuto. Un altro drago ha attaccato il castello.
Il cavaliere sguaina la spada per uccidere il mostro.
Ma ecco che la principessa gli grida dalla torre: “Non usare la spada, usa questo laccio. Sarà più efficace.” Gli getta il laccio e gli mostra come utilizzarlo. Esitante, lui ubbidisce. Lo avvolge intorno al collo del drago e tira con forza. Il mostro muore tra il sollievo generale.
Durante i festeggiamenti, il cavaliere è oppresso dalla sgradevole sensazione di non avere fatto nulla per meritare gli onori che gli vengono tributati. Il fatto di avere usato il laccio e non la sua spada lo induce a pensare di non essere degno della fiducia e dell’ammirazione dei cittadini.
Si sente un po’ depresso e dimentica di lucidare l’armatura.

Un mese dopo parte per un altro viaggio. È armato della sua spada, ma la principessa lo trattiene e, ammonendolo a guardarsi dal pericolo, gli ingiunge di prendere anche il laccio. Di ritorno a casa, il cavaliere vede un altro drago che insidia il castello. Ancora una volta si precipita verso di lui con la spada, ma poi esita, pensando che forse dovrebbe usare il laccio. La breve incertezza gli è fatale, perché il drago, eruttando fiamme, gli brucia il braccio destro. Nella confusione lui alza la testa e vede la principessa che gli fa cenno da una finestra.
“Il veleno,” grida lei. “Il laccio non funziona.”
Gli getta il veleno che lui versa nella gola del drago, uccidendolo. Tutti lo acclamano e festeggiano la liberazione, ma il cavaliere prova vergogna.

Un mese dopo si prepara a partire per un altro viaggio.
E sul punto di uscire quando la principessa gli ricorda di stare attento e di portare con sé il laccio e il veleno. Seppure infastidito dai suoi suggerimenti, lui decide di assecondarla.
Il cavaliere è in viaggio quando sente le grida di aiuto di un’altra donna. Mentre si precipita in suo soccorso non è più depresso e si sente di nuovo vivo e sicuro di sé. Ma quando sguaina la spada per uccidere il drago, lo coglie nuovamente l’esitazione. Devo usare la spada, si chiede, il laccio o il veleno? Che cosa direbbe la principessa?
Per un momento resta sconcertato, ma poi ricorda le sensazioni provate durante il suo primo incontro con la principessa, quando era armato solo della sua spada. Con rinnovata sicurezza, getta via laccio e veleno e carica il drago con la sua fidata lama. Lo uccide e la popolazione lo porta in trionfo.
Il cavaliere dalla lucente armatura non tornò mai più dalla sua principessa. Rimase nel nuovo villaggio dove visse per sempre felice. Alla fine si sposò, ma solo dopo essersi accertato che la sua nuova compagna non sapesse nulla di lacci e veleni.
Ricordare che nell’animo di ogni uomo si nasconde un cavaliere dalla lucente armatura vi aiuterà a non trascurare i suoi bisogni primari. Sebbene un uomo apprezzi a volte la sollecitudine e l’aiuto, dosi troppo massicce minano la sua sicurezza e lo allontanano da voi.

Tratto da: Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere

Il libro sui rapporti di coppia più venduto nel mondo

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“Tanto tempo fa, i marziani e le venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perchd si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla Terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi.”

Da anni Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere è un bestseller mondiale, costantemente presente nelle classifiche di vendita di numerosi Paesi.
Il libro di John Gray – che intanto ha raggiunto fama planetaria diventando un vero e proprio “guru della coppia” – si basa su un pensiero tanto semplice quanto efficace: gli uomini e le donne hanno due diversi modi di pensare, di parlare, di amare.

I comportamenti di uomini e donne assumono quindi spesso significati diametralmente opposti. Per esempio, tanto l’uomo in determinati momenti della sua giornata ha bisogno di “ritirarsi nella sua caverna”, in solitudine, quanto la donna, alle prese con le stesse problematiche del partner, sente di dover condividere i propri sentimenti con gli altri. Il dialogo, contrariamente a quanto si possa pensare, non è però impossibile, anzi: dal momento che si imparano a riconoscere e apprezzare le differenze tra i due sessi, tutto diventa più facile, le incomprensioni svaniscono e i rapporti si rafforzano. E, cosa più importante, possiamo imparare ad amare e a sostenere nel modo migliore le persone che sentiamo vicine.

Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere è un libro illuminante e divertente, che fornisce un punto di vista originale sulla vita di coppia, aiutando realmente i lettori a fare chiarezza nel meraviglioso caos dell’amore.

Il coraggio di essere se stessi

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Per quanto possiamo essere capaci, abili ed intelligenti abbiamo bisogno di essere coraggiosi per affrontare e superare le situazioni, a volte piacevoli ed a volte impegnative, dure ed impreviste che la vita ci pone davanti.

Secondo il pensiero popolare, il coraggio è una caratteristica fondamentalmente  maschile, a tal punto che per molti è segno di distinzione tra chi, anche se maschio,  è definibile “uomo” e  chi “senza attributi”, in quanto credono che l’uomo deve essere come un leone, forte, coraggioso e senza paura. In realtà questa visione non solo è una falsa discriminante tra i diversi sessi ma ci allontana dal vero significato che questa virtù rappresenta.

Il “coraggio” è  quella forza interiore definita “forza d’animo” che permette a chi ne è dotato di non sbigottirsi di fronte ai pericoli, di affrontare con serenità i rischi, di non abbattersi per dolori fisici o morali, più in generale, permette di affrontare a viso aperto la sofferenza, il pericolo, l’incertezza e l’intimidazione e allo stesso tempo di essere coscienti e responsabili e quindi di tirarsi indietro quando è necessario. Pertanto avere coraggio non significa non provare paura ma significa essere pienamente consapevoli della paura ed avere la forza d’animo per affrontarla.

Il coraggio è di solito determinato da una predisposizione personale o dato dalla forza di disperazione quando è cieco ed incosciente, tipico di chi si trova in una situazione disperata. E’ necessario non confonderlo con l’essere temerario ovvero con l’essere sprezzante del pericolo in modo imprudente, sconsiderato, avventato, precipitoso, privo di consapevolezza e di senso di responsabilità perché non tiene conto delle conseguenze delle azioni e non contempla una visione obiettiva delle proprie effettive capacità.

Da ciò si evince che il saper cedere, il riuscire ad arrendersi e accettare di dire no è dimostrazione di coraggio e se, quando si è osservato bene e serenamente la situazione complessiva, si decide di non affrontare la prova non ci si deve sentire dei codardi o dei falliti ma semplicemente realisti e dotati di senso di responsabilità. Essere responsabili significa che qualsiasi sia il risultato, buono o cattivo, qualsiasi cosa accade non può essere imputata  ad altri o a cause esterne, ma solo a se stessi. Purtroppo, anche se essere coraggiosi è fondamentale per vivere, non è possibile diventarlo per imposizione o per comando ma è possibile divenirlo attraverso l’osservazione di se stessi. In quanto il coraggio ha un suo pilastro nell’autostima che si fonda sulla consapevolezza che nasce dall’osservazione neutra, serena e priva di giudizi di se stessi, essenziale per auto-comprendersi e scegliere di agire o non agire in modo consapevole.

Inoltre chi vuole diventare coraggioso deve abbandonare il pensiero che le cose vanno sempre allo stesso modo e non si deve adagiare nell’abitudine e/o perdersi nella paura di rischiare, ricordando che anche al migliore prima o poi tocca la sconfitta ma che si rialza, analizza la situazione, apporta le opportune variazioni di strategia e riprende il proprio cammino.

Vero è, che il rialzarsi richiede di stringere i denti, di resistere al dolore, alla fatica ed alla disperazione. Uno sforzo impegnativo e gravoso che, chi si arrende auto-commiserandosi, mascherando la paura di rimettersi in discussione e di affrontare il nuovo, non deve compiere.

Nella società odierna l’essere coraggioso consta sempre più in manifestazioni esteriori tendenti all’apparire e/o all’avere e sempre meno all’espressione della propria unicità, che può avvenire attraverso l’assunzione di responsabilità delle proprie azioni, sostenendo e difendendo apertamente, senza reticenze le proprie opinioni anche a costo di ricavarne un danno. Si preferisce accettare e seguire le idee della massa o quanto meno non contrastarle per poi auto-commiserarsi e sentirsi vittima di un mondo ingiusto che non potrà mai cambiare.

Ma seguendo l’onda del più forte, si abbassa la testa e giorno dopo giorno si chiude l’anima fino a soffocarla dietro una finta apparenza. Così facendo si perde l’identità e la libertà. E quando si perdono queste, abbiamo perso tutto. Non si vive più, non si è più creativi, si diventa come delle barche in balia delle onde di un mare in tempesta che le travolgono. Lo ha detto chiaramente il giudice Giovanni Falcone: “Il coraggioso muore una volta, il codardo cento volte al giorno.

E come ha scritto lo psicologo Francesco Alberoni nel libro “Abbiate coraggio”: “E’ nei momenti in cui perdiamo, in cui tutto va male, in cui veniamo ingannati, che viene fuori la statura morale dell’individuo e chi si auto-commisera, chi non sa rialzarsi dopo una sconfitta, è destinato alla sconfitta.

Piscicelli Vincenzo fonte: http://piscicellivincenzo.myblog.it

Essere vincenti negli affari e nella vita

Nella prefazione a Il coraggio di rischiare, la cui prima edizione è stata un bestseller internazionale, Richard Branson scrive: “Non ho mai seguito le regole, ma da ogni esperienza ho sempre tratto insegnamenti di cui ho fatto tesoro, dapprima in famiglia, quando ero bambino, poi a scuola, negli anni dell’adolescenza quando ho lanciato la rivista Student, e infine nella vita adulta. Sto ancora imparando e mi auguro di non dover mai smettere di farlo”.

Che cosa ha permesso a un uomo come Branson, nato in Gran Bretagna nel 1950 da una famiglia come tante altre (il padre avvocato, la madre casalinga), di raggiungere le vette del successo? Sicuramente l’amore per la sfida, che lo ha spinto sin da bambino ad affrontare con determinazione ogni ostacolo potesse frapporsi al raggiungimento dei suoi obiettivi e che da adulto si è concretizzato in diverse imprese off-limits, per esempio il giro del mondo in mongolfiera. E poi, la capacità di guardare lontano, di cogliere le opportunità, di offrire risposte innovative a esigenze emergenti senza però trascurare i propri valori e l’etica dell’impresa.

In “Il Coraggio di Rischiare”, il racconto della sua storia di imprenditore e di uomo si sviluppa in quattordici capitoli, i cui titoli si configurano come altrettanti aforismi: “Coraggio, passa all’azione!”, “Apprezza la famiglia e gli amici”, “Rendi attraente tutto quello che fai”, “Pensa giovane”, “Fai del bene” sono alcune delle tappe in cui si snoda un percorso di vita straordinario e avvincente come un romanzo d’avventura.

Pensiero positivo, pensiero creativo

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Come migliorare la propria vita, modificando il proprio sistema di pensiero. Il Pensiero Positivo nasce come esigenza di modifica e di miglioramento della qualità della vita che può avvenire in noi attraverso l’osservazione dei nostri pensieri.

La nostra mente lavora in continuazione seguendo degli schemi appresi dall’ambiente circostante, famiglia, scuola, lavoro, amicizie. Spesso però questi schemi causano un pensiero limitante che può condurre anche a degli stati di sofferenza in quanto non offrono degli spunti positivi riguardo alla vita.
Quante volte la sera al ritorno dal lavoro, o comunque al termine di una giornata si passa in rassegna quello che è successo ma di questo si ricorda solo gli eventi negativi, di tensione?
Anche questo è uno schema, pensare alle sole cose negative, e come schema può essere sostituito da uno migliore e più “creativo” per la nostra esistenza.
Questi appunti sul modo di pensare sono una considerazione e non una critica a noi stessi. Uno dei concetti essenziali consiste nell’amare noi stessi, per quello che siamo, considerando che ogni cosa che abbiamo fatto fino ad ora era la migliore che potevamo fare in quel momento in base all’esperienza maturata.
Accettare questo ci permette di non auto criticarci, e di far giungere una maggior consapevolezza di prosperità nella nostra vita.
Ognuno è responsabile delle proprie esperienze, e siccome ogni nostro pensiero crea il nostro futuro, possiamo fin d’ora provare a modificare gli schemi mentali a cui abbiamo ricorso fino
Molti avranno visto il film “L’attimo fuggente” e sicuramente ricorderete la scena degli allievi che salgono sopra la cattedra per avere un altro punto di vista. Trovare altri punti di vista significa rendere creativo ogni nostro pensiero e ogni nostro istante. Per questo motivo molte persone che conoscono il pensiero positivo sono spinte attualmente a denominarlo creativo, primo perché così si esce da una connotazione dualistica positivo-negativo secondo perché si dà al pensiero un’impronta neutra ma non limitante: creativo…creativo di ciò che si ritiene utile ed importante per noi stessi.

Lasciamo aperta la porta alle nostre enormi potenzialità, e ci accorgeremo che la nostra vita può guarire!

Una volta un amico disse parlando di una sua situazione: Questa è l’unica cosa bella di questo periodo.
Perché non dire: Questa è la prima cosa bella di questo periodo! Non è mancanza di realismo, è semplicemente lasciare aperta la porta ad altre possibilità… la nostra mente riceverà così un messaggio creativo, apportatore, di nuove opportunità, invece di quello limitante.
Provando solo a cambiare questa frase potremmo comprendere che dietro al concetto: questa è l’unica cosa bella…, si potrebbero nascondere in realtà altre situazioni, altre emozioni, quali ad esempio quella di non meritare altre cose belle! Cercando in ogni istante di essere coscienti di ciò che si pensa. Possiamo lavorare oltre che sul nostro aspetto mentale anche su quello emozionale, liberandoci così dei vecchi pensieri limitanti e creare in ogni secondo un miracolo nella nostra vita.

Le Affermazioni sono uno degli “strumenti” più potenti e conosciuti del Pensiero Positivo. Una volta che conosciamo il potere dei nostri pensieri e delle parole è ora di fare qualcosa per trasformarli, in modo da creare dei benefici nella nostra vita.

Come possiamo rendere positivo il nostro linguaggio e trasformare i nostri pensieri su schemi più positivi?

La risposta è semplice, facendo le affermazioni. Per fare affermazioni intendo scegliere consapevolmente frasi e termini che ci aiutino a creare qualcosa di positivo nella nostra vita. Ogni qualvolta che pensiamo e parliamo, facciamo delle affermazioni. L’affermazione è il punto di partenza, il primo passo che apre la via al cambiamento. Facendo affermazioni, diciamo all’inconscio che ci stiamo responsabilizzando, che
possiamo e vogliamo fare qualcosa per cambiare.
Spesso quando parliamo delle esperienze che viviamo o che vogliamo realizzare noi utilizziamo il non, e in questo modo ci allontaniamo dall’obiettivo che vogliamo raggiungere. Questo perché l’inconscio non computa il non.

Vi faccio un esempio:

Se io dico “non voglio essere più malata“, non do al corpo una chiara immagine della salute che voglio godere. E l’inconscio percepirà unicamente ” malata”.
Invece posso cominciare a dire: “sto cominciando il mio processo di guarigione, mi sento più a mio agio con il mio corpo, ho anche un aspetto più sano“. Focalizziamo l’inconscio sulla guarigione, sulla salute e non sulla malattia. Focalizziamo l’attenzione sulla direzione verso la quale siamo diretti, piuttosto che focalizzarci su dove non vogliamo andare. L’inconscio è molto diretto non ha ne strategie ne obbiettivi da perseguire, fa in sostanza quello che sente; quindi prende tutto molto sul serio, senza senso dell’umorismo.
Possiamo paragonare il nostro inconscio ad un fruttivendolo, questo ci da’ solo ciò che noi gli chiediamo. Non entreremo mai da un fruttivendolo dicendo: “Non voglio le mele.“, bensì chiederemo con chiarezza cosa veramente vogliamo: “Voglio un chilo di pesche“.
Le caratteristiche di base per creare delle affermazioni funzionali sono:

  • Creare frasi chiare, precise, positive e al tempo presente a proposito di quello che vogliamo sperimentare nella nostra vita.
  • Mirano al processo per raggiungere quello che vogliamo, più che al risultato.
  • L’affermazione è necessario sia acquisita e mantenuta sotto la sola responsabilità della persona, quindi le affermazioni sono personali. Riguardano noi, il nostro cambiamento, non quello degli altri.

Un esempio se volessi incrementare la fiducia in me stessa, creerò una affermazione tipo:
Ho fiducia nelle mie scelte, ogni cosa che faccio è giusta per me.
Non utilizzerò mai quest’altro tipo di affermazione:
Avrò fiducia nelle mie scelte, senza paura di sbagliare.
Nel secondo tipo di affermazione la mente, l’inconscio riceve il messaggio del futuro (avrò); perciò c’è tutto il tempo per farlo… magari domani. Ed inoltre, farò qualcosa senza paura, perciò l’attenzione va alla paura e non alla fiducia. Ricordate che l’inconscio non computa le negazioni.

Usare le affermazioni:
Uno dei modi per usare le affermazioni e quello di ripeterla a voi stessi, mentalmente o a voce alta, durante tutta la giornata, ogni volta che vi viene in mente, specialmente subito prima di addormentarvi o subito dopo il risveglio.
Una delle tecniche più potente che io abbia mai sperimentato e quella di prendere una particolare affermazione e scriverla dieci o venti volte di fila, pensando veramente alle parole mentre le scrivete. I risultati che si ottengono praticando questa facile tecnica sono talmente importanti che solo per questo vale la pena di provare.
Componetevi da soli delle canzoni semplici, usando delle affermazioni che creano la realtà che voi volete per voi stessi nella vostra vita, e… andate in giro per casa o per il mondo cantando la vostra canzone!!!
Cominciate a includere nelle vostre conversazioni e nei vostri discorsi delle affermazioni, formulando frasi molto positive che riguardano quello che volete costruire nella vostra vita.

Comincia fin da ora:

Realizzo uno dopo l’altro tutti i miei sogni e anche di più!!!!!


Libri consigliati:

Liberarsi da schemi mentali negativi, per aprirsi alla vita con un approccio ottimistico, significa servirsi del pensiero positivo come strumento indispensabile per vivere felici, all’insegna dell’amore e della pace.
L’autrice, affetta da una grave forma tumorale, è riuscita a sconfiggere il cancro grazie ad un processo di autoguarigione, attivato dal pensiero positivo.



Louise L. Hay

Puoi Guarire la Tua Vita

Pensare in positivo per ritrovare il benessere fisico e la serenità interiore

Armenia
ISBN: 8834404521

Prezzo € 14,50

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Louise L. Hay

Pensa in Positivo

120 pensieri per migliorare la propria vita e stare bene nel mondo

Armenia
ISBN: 9788834408544

Prezzo € 9,00

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Come giungere alla chiarezza degli intenti

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La maniera per definire l’Obiettivo Principale della propria Vita è semplice, ma importante.

Comportatevi nel modo che descrivo.

a. Mettete per iscritto una frase chiara e accurata contenente  lo Scopo che vi prefiggete nella vostra esistenza, firmandola e mandandola a memoria.
Poi ripetetela oralmente almeno una volta al giorno anche di più se potete. Ripetetela continuamente.

b. Scrivete un piano preciso e organizzato con cui intendete iniziare a conseguire il vostro obiettivo principale. Deve includere la scadenza entro cui realizzarlo; non dimenticate però di inserire anche la definizione di ciò che siete disposti a dare in cambio del successo. Ricordate che non esiste qualcosa che si possa ottenere gratis, che tutto ha un prezzo, da pagare in anticipo in un modo o nell’altro.

c. Fate in modo che il vostro piano sia abbastanza elastico da permettere certi cambiamenti tutte le volte che desiderate apportarli. Rammentate che Dio, che opera in ogni atomo della materia e in ogni essere, animato o inanimato, potrebbe suggerirvi un progetto di gran lunga superiore al vostro, qualunque esso sia. Perciò siate sempre pronti a riconoscere e adottare tali progetti superiori che potrebbero venirvi in mente.

d. Non divulgate l’Obiettivo principale della vostra vita e il piano per conseguirlo, se non in rapporto alle informazioni che potrebbero servirvi per migliorarlo e metterlo in pratica.

Tratto dal libro:



Napoleon Hill

La Chiave Principale della Ricchezza

Preparare la mente ad accogliere le 12 richezze della vita

Gribaudi Edizioni
ISBN: 8871527909

Prezzo € 12,00

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Che cosa fate con i vostri pensieri?

Dobbiamo ricordarci che l’unica cosa con cui stiamo trattando sono pensieri, ed
il pensiero può essere cambiato e, che ci crediate o no, noi scegliamo i nostri
pensieri.

Louis Hay

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Che cosa fate con i vostri pensieri?
Nel campo delle azioni, si può dire che la maggior parte della gente è piuttosto brava e ragionevole. Applica le
regole, rispetta le leggi della società. Interiormente invece, è un’altra cosa: si permette di tutto! Chiedete agli
esseri umani che cosa fanno con i loro pensieri, con i loro sentimenti, con la loro immaginazione! Creano delle nuvole, dei fumi, delle nubi, e anche delle creature mostruose. E quando, poi, si sentono stanchi, angosciati,
persi, malati, non ne comprendono nemmeno il perché!
Se si volessero fermare un attimo a riflettere, le persone in buona fede sarebbero obbligate a riconoscere che
in un certo momento dalla loro vita hanno avuto dei pensieri e dei sentimenti veramente malsani, distruttivi,
criminali. Ebbene, tali pensieri e sentimenti non rimangono senza effetto.

Voi credete che solo i gesti, le parole,le azioni abbiano veramente delle conseguenze e che ciò che accade nel mondo interiore può restare senza effetto?

… No, vi sbagliate. Tutto ciò che mettete in moto nel vostro mondo interiore produce dei risultati; certo
occorre più tempo per vederli apparire, ma infallibilmente un giorno appariranno.
Evitate di preoccuparvi di sapere se i vostri pensieri e sentimenti si realizzeranno: prima o poi si realizzeranno
di sicuro. Preoccupatevi solo di capire se tali pensieri e desideri sono buoni, perché se fossero
cattivi, il giorno in cui si realizzeranno, avrete di che lamentarvi, allora sarà troppo tardi.

I danni provocati dai pensieri incontrollati
Fermatevi un momento a pensare ai danni che può provocare il pensiero quando non è controllato: guai a se
stessi e agli altri, proporzionati alla potenza con cui furono emanati. Si pensi al vuoto interiore di quelli che si
abbandonano alle fantasticherie inutili. Essi fuggono dalla realtà in cui vivono, ma quando ricadono
necessariamente in essa, si ritrovano come estranei e in contrasto col tutto.
Peggio avviene agli sciagurati che se ne servono per danneggiare gli altri deliberatamente pensando di essi cose
negative. Se sapessero il male che fanno a se stessi, poiché l’energia di un pensiero ritorna al punto da cui
è partita, si guarderebbero bene dal farlo. Ma, purtroppo, sono ignoranti di questo fatto e pensano che con il
pensiero sia impossibile fare del male a qualcuno e specialmente a se stessi.
Quando l’uomo pensa cose non buone nei confronti di altri, anche se a parer suo se lo meritano, si carica di un
insieme di energie
negative che dovrà, poi, amaramente esaurire.

Considerata la grande pericolosità dei pensieri negativi, bisognerebbe che ognuno di noi si preoccupasse di
controllare il proprio pensiero come si fa’ per tutte le cose dannose. I pensieri, infatti, producono effetti
anche all’insaputa di chi le emana che poi si lamenta per i danni che essi gli arrecano.
L’odio, la vendetta e I’invidia, sono dei veleni terribile che uccidono fatalmente ciò che è buono in noi, peggio
dell’arsenico che uccide il nostro corpo.
Chi conserva per anni pensieri di odio, di invidia, di vendetta verso altri, li mette in condizione di essere ostili
nei confronti di stesso. Ciò che rende l’esistenza umana pesante e travagliata è l’uso errato del pensiero che
porta a subire conseguenze dolorose. Nessuno può conservare a lungo pensieri e sentimenti negativi
senza nuocere a se stesso.

La maggior parte dei mali che affliggono gli uomini sono creati dalla mente. Noi pensiamo che altri ci abbia
fatto del male, mentre siamo noi stessi gli autori dei nostri mali, tanto per le azioni compiute, che ritornano a
noi, che per quelle create con la nostra immaginazione, dando corpo alle ombre. Su quest’ultimo punto, si vuol
insistere per far comprendere che nessun male può essere arrecato arbitrariamente, mentre per la maggior
parte dei casi è la mente che li ha pensati.
Chi è convinto di star male, sta veramente male. Se sgombrasse la mente da questa creazione della fantasia, si accorgerebbe di star bene.

Libri consigliati:

È un libro che insegna a pensare, poiché la trasformazione dell’uomo dipende dai propri pensieri.
L’uomo comune è dominato dai suoi pensieri, che invadono la sua mente sotto forma di ricordi, sensazioni, immagini, brandelli di emozioni e di ragionamenti. Si abbandona passivamente alle fluttuazioni del pensiero, che cambia direzione e velocità ad ogni momento, come una vela posseduta dal vento.
L’uomo saggio ha le chiavi della propria mente. In essa i pensieri positivi sono ospiti ordinari. Sono banditi i pensieri che muovono vertici negativi, come quelli di paura, preoccupazione, ansia, agitazione, fretta e simili, tutti nemici della serenità dello spirito.
L’uomo saggio sa che se riesce a far tacere il rumore delle cose, la parte migliore di sé fa sentire la sua voce.
Questo è un ideale per tutti, che non è facile da raggiungere tra i tanti richiami della materia, che distolgono la nostra attenzione dall’Alto; ma la padronanza costante sui nostri pensieri ci porterà a un risultato felice.
D’altronde la regola è semplice: più i pensieri sono elevati, più la nostra vita sarà di ordine elevato.



Amadeus Voldben

La Potenza Creatrice del Pensiero

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ISBN: 9788827219164

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Per comprendere e migliorare la nostra vita interiore ed esteriore è di fondamentale importanza capire le leggi del pensiero. Metodi per padroneggiare e usare al meglio la sconfinata energia mentale celata in tutti noi con esempi comprensibili e legati alla realtà quotidiana. Verso la padronanza della mente.



Amadeus Voldben

Le Leggi del Pensiero

L’energia mentale e l’azione della volontà

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Essere felice

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Essere felici
Puoi avere difetti, vivere con ansia e qualche volta essere irritato, ma non dimenticarti che la tua vita è la più grande impresa del mondo.
Solo tu puoi evitare che vada in fallimento.
Ci sono molte persone che hanno bisogno di te, ti ammirano e si tormentano per te.
Sarebbe bello che tu ricordassi sempre che essere felice non è avere un cielo senza tempeste, strade senza incidenti, lavori senza fatiche, relazioni senza delusioni.

Essere felice è trovare la forza nel perdono, la speranza nelle battaglie, la sicurezza nella paura, l’amore nei distacchi.
Essere felice……
Non è solo valorizzare un sorriso, ma riflettere sopra la tristezza
Non è solo commemorare il successo, ma imparare la lezione dai fallimenti
Non è solo allietarsi degli applausi, ma trovare allegria nell’anonimato.
Essere felici è riconoscere che vale la pena di vivere la vita, malgrado le sfide.
Essere felici non è opera del destino, ma una conquista di chi sa viaggiare dentro il suo proprio essere.
Essere felici è abbandonare i problemi e diventare autore della propria storia.
Essere felici è…
attraversare deserti, ma essere capaci di incontrare un’oasi nel profondo della tua anima e ringraziare Dio ogni giorno per il miracolo della vita.
È non avere paura dei propri sentimenti.
È saper parlare di te stesso.
È avere la forza di accettare una critica, anche se ingiusta.
È baciare il marito o la moglie, i figli, sostenere i genitori e vivere momenti poetici con gli amici, anche se ci hanno ferito.
Essere felici…
È lasciar vivere libero il bimbo libero e allegro che dimora dentro di noi.
È avere la maturità per dire “ho sbagliato”.
È avere il coraggio di dire “perdonami”.
È la sensibilità di dire “ho bisogno di te”.
È avere la capacità di dire “ti amo”.
Desidero che la vita sia un cantiere di opportunità affinché tu sia felice…
Che nelle tue primavere tu sia amante dell’allegria.
Che nei tuoi inverni tu sia amico della saggezza.
E, quando sbaglierai strada, ricomincia tutto di nuovo, così sarai ogni volta più innamorato della vita.
E scoprirai che…
Essere felice…
Non è avere una vita perfetta, ma… usare le lacrime per irrigare la tolleranza, usare le perdite per rafforzare la pazienza, usare le foglie per scolpire la serenità, usare il dolore per raffinare il piacere, usare gli ostacoli per aprire le finestre dell’intelligenza.
Non abbandonare mai te stesso!
Non rinunciare mai alle persone che ami!
Non rinunciare mai alla felicità, perché la vita è uno spettacolo imperdibile.
E tu una persona speciale!!!

Libri consigliati:



Eckhart Tolle

Il Potere di Adesso

Una guida all’illuminazione spirituale

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ISBN: 8834416740

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