Oh, quante cose vedrai! – Dr. Seuss

Congratulazioni! Oggi è il tuo giorno.
Sei in cammino verso Luoghi Importanti. Cammina, vai avanti!
Hai cervello nella testa. Hai piedi nelle scarpe.
Puoi andare dove vuoi, da qualunque parte.
Sei solo. Sai quello che sai. Sei TU che decidi dove andrai.
… Con la tua testa piena di cervello e le tue scarpe piene di piedi,
sei troppo sveglio per prendere una strada che non ti persuada
…Non resterai indietro perché sai accelerare.
Sorpasserai il gruppo e sarai tu a guidare.
Ovunque volerai, sarai sempre il migliore.
Ovunque andrai, vincerà il tuo valore.

«Congratulazioni! Oggi è il tuo giorno». Le prime righe di questo libro in rima ci accolgono con un sorriso: siamo fortunati, questo giorno è nostro e siamo in cammino verso Luoghi Importanti. E, immediatamente dopo, «Cammina, vai avanti!». Scopriamo così che l’incipit del libro è un’esortazione che non ammette tentennamenti e, girata la pagina, ecco l’attrezzatura di cui disponiamo per questo cammino «Hai cervello nella testa. Hai piedi nelle scarpe»: tutto quello che ci occorre per il nostro percorso è in noi.

Possiamo andare dove vogliamo, siamo noi che decidiamo dove. Possiamo provare una strada e accorgerci che non è quella che fa per noi, possiamo cambiare direzione. Durante il tragitto accadranno molte cose; la strada sarà anche in salita; ci saranno impigli e cadute assicurate, ma «Andrai avanti… e di fronte ad ogni ostacolo, qualunque esso sia troverai la tua via».

Oh quante cose vedrai di Dr. Seuss edito da Mondadori viene tradotto in Italia per ricordare ai bambini e (non solo) la bellezza della vita.
Questo è l’ultimo libro che Seuss ha scritto, un inno a andare avanti senza farsi scoraggiare, il viaggio deve continuare.
I genitori devono sapere che questo è un avventuroso, viaggio ottimista ricco di paesaggi strani, edifici, mostri e strumenti musicali. Metafora perfetta della vita, a qualsiasi età. Questo classico incoraggia la perseveranza, prendendo di petto le avversità.

Il messaggio è chiaro e commovente:
la vita può essere estremamente difficile a volte, ma ci farà più che bene se continuiamo sulla strada intrapresa e affrontiamo ogni sfida come si presenta.

Di cosa parla precisamente questo libro?
Beh con la sua unicità ed ironia, con le rime strampalate e una giusta dose di assurdità Dr.Seuss ci conduce in una avventura mai vista, in un luogo immaginario. Troveremo scenari mozzafiato, incontreremo ostacoli, cadute e impigli, ma sapremo sempre rialzarci e andare avanti. Ci perderemo ma sapremo prendere le decisioni giuste.

Saremo soli talvolta, con le scarpe consumate, ma andremo avanti e troveremo la nostra via. Scaleremo montagne in questo luogo meraviglioso, che è la nostra vita.

Oh, quante cose vedrai! porta con sè un grande ed immenso messaggio positivo, un viaggio in rima tra i suoi paesaggi colorati per imparare a spostare anche le montagne per raggiungere quello che vogliamo, un inno a quella Vita che – anche se a volte si fa difficile – ci insegna ad andare avanti, a camminare con coraggio e testa alta, a quella Vita che – anche se a volte ci lascerà soli, e lo farà, altroché – ci darà la forza di scegliere la strada giusta per noi..

“E avanti, andrai avanti ancora.
E io so che di fronte ad ogni ostacolo,
qualunque esso sia, troverai la tua via.”

Parole semplici che suonano come una canzone, illustrazioni coloratissime, uniche ed inconfondibili ci regalano un libro semplicemente meraviglioso. Da tenere per noi, da regalare ad un amico caro, di qualunque età.
Infatti non c’è pagina del libro che non sprizzi entusiasmo verso le molteplici esperienze della vita, anche quelle negative. E seppure le situazioni inscenate da Dr. Seuss non assomiglino per nulla a cose che accadono nel mondo reale, esse sono parte di un universo letterario e figurativo vivo e coerente, che esiste al di là della pagina e ispira il lettore, che abbia quattro, sette o trent’anni.

Buona lettura e buon viaggio..
ed è tutta una scoperta
camminare all’aria aperta... ❤

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Un traguardo da raggiungere!

C’era una volta un uomo che voleva trovare l’acqua che gli serviva per irrigare i suoi campi, per dar da bere ai suoi figli, per la sua igiene personale e non importa quante altre cose…

Quello che è realmente importante di questa storia, almeno per il lettore, è che quell’uomo aveva un traguardo da raggiungere!

Cosicché, armato di un piccone e di una pala, cominciò a scavare un pozzo, perché, ovviamente, l’acqua si preleva dai pozzi! Passò giorni e giorni a scavare senza trovare una sola goccia d’acqua. Ma un giorno, mentre stava scavando, uno sconosciuto passò occasionalmente per la sua proprietà. Gli disse: «Cerchi l’acqua? Perché non provi lì vicino all’albero? È un albero frondoso e verde e probabilmente troverai l’acqua più facilmente».

Il nostro protagonista gli diede ascolto e si mise a scavare un altro pozzo dove gli aveva indicato lo sconosciuto. Alla fine di una settimana di duro lavoro ancora non aveva trovato l’acqua; ma era un uomo ostinato e continuava a scavare senza posa. Mentre era concentrato nel suo lavoro, udì il rumore di carri e di cavalli, che si stavano avvicinando. Una carovana si fermò vicino alla sua casa ed egli andò a ricevere i nuovi venuti.

Quando lo videro così sudato e stravolto dalla fatica, i nuovi arrivati gli chiesero che cosa stesse facendo; al che rispose che stava scavando un pozzo per prendere l’acqua e non dover andare tutti i giorni fino al fiume, che era molto lontano.

«Allora non è il luogo adatto» gli disse quello che sembrava essere il capo della carovana «Dovresti andare dietro alla casa, vicino alla roccia!».
E senza aggiungere altro tutti se ne andarono.

Il nostro amico si diresse alla porta posteriore della sua abitazione, con il suo piccone e la sua pala, pronto a ricominciare fiducioso a scavare. Dopo vari giorni di inutile lavoro, non aveva ancora trovato neanche una goccia del prezioso liquido.

All’improvviso si sentì chiamare per nome. Era un suo buon amico, accompagnato da un uomo anziano, che gli fu presentato come un famoso indovino.
«Ho saputo che volevi fare un pozzo e ho pensato che ti avrebbe fatto comodo conoscere un grande specialista».

Il nostro protagonista mostrò con un certo orgoglio all’indovino i tre profondi pozzi, che aveva scavato con tanta inutile fatica.

L’anziano sorrise e gli disse: «Se veramente desideri trovare l’acqua, sei sulla strada sbagliata».

Di fronte all’idea di dover scavare un quarto pozzo, il nostro si arrabbiò moltissimo e, senza sentire ragioni, scacciò bruscamente l’amico e l’indovino dalla sua proprietà.

Sulla via del ritorno, l’indovino commentava l’accaduto con il suo accompagnatore, che era molto dispiaciuto per l’accaduto: «Non preoccuparti, non è la prima volta che mi imbatto in un caso come questo. Per il tipo di terreno in cui si trova il giardino, deve esserci acqua tra i quindici e i venti metri. Il tuo amico ha scavato tre pozzi di dieci o dodici metri. Se solo avesse perseverato un po’ di più in uno qualunque di essi, in questo momento avrebbe tutta l’acqua che gli serve!».
***************


Questa storia, apparentemente così ingenua e semplice, dice molte cose sul carattere dei “nati perdenti”; di quelli che, nonostante sforzi sovrumani, sono abbonati al fallimento e non riescono a raggiungere le proprie mete, anche se le programmano.

Per prima cosa, costoro non raggiungono i propri traguardi perché gli manca quella qualità che gli uomini chiamano: perseveranza!
Possiamo avere le idee molto chiare, agire nella giusta direzione, utilizzare i metodi adatti ma, se siamo impazienti e non perseveriamo, falliremo il 99% delle volte.

I “falliti di professione”, oltre a mancare di perseveranza, di solito non credono in se stessi e danno retta al primo che passa. Non sanno che è meglio sbagliare da soli e imparare le lezioni dai propri errori, che ripetere gli errori degli altri, soprattutto quando neanche sanno che si tratta di errori.

Napoleone coniò a riguardo una frase storica: «Non datemi consigli, preferisco sbagliare da solo!».

Un altro dei “loro” errori è che non sono capaci di approfondire i lavori; i loro sforzi sono troppo superficiali per raggiungere le mete desiderate. Possono sfiorare il trionfo, ma non lo raggiungeranno mai!

Il “trionfatore nato” non è mai superficiale; mentre coloro che vorrebbero vincere per caso, senza metodo e senza sforzi, peccano sempre di superficialità.

Il “fallito cronico” s’infuria quando le cose non gli riescono bene e, anziché riprovare, proietta il suo fallimento su qualcuno o qualcosa di esterno che non è lui stesso. In quest’ultimo caso, egli si sta comportando in modo irresponsabile.

Se stai leggendo questo libro (Stabilire traguardi e raggiungerli), probabilmente appartieni alla famiglia dei “trionfatori nati”, anches e forse non hai ancora avuto occasione di manifestarlo pienamente.

Allora, non fare come il protagonista della nostra storia: qualunque “cosa” sia ciò che hai intrapreso, persevera, vai fino alla fine, non lasciarti scoraggiare dai consigli o dai dubbi degli altri. E, se sbaglierai, non incolpare nessuno: impara dai tuoi errori!

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Spesso, per lo più inconsciamente, siamo schiacciati da circostanze che ci fanno sentire persi, frustrati, inadeguati.
Chi non ha mai sperimentato situazioni che parevano insormontabili e, magari a causa di queste, ha visto naufragare i propri desideri e progetti? Ma questo da oggi può cambiare!

La prima ricchezza dell’uomo è la coscienza dei suoi sogni e desideri profondi; prenderne atto, dialogare con quella parte di sé che rimane spesso inascoltata, può essere l’inizio di una vita più gratificante e luminosa. Lawson insegna esattamente questo: come uscire dal gorgo dei nostri tentativi falliti, dall’insoddisfazione, dalle lamentele che non portano a nulla.Cambiare! In modo costruttivo, secondo i nostri desideri.
Jack Lawson ci propone un vero e proprio manuale di educazione al successo in cui ci spiega, passo dopo passo, come ottenere ciò che vogliamo rimuovendo gli ostacoli per realizzare quello che ci siamo proposti, trasformando le idee da desideri a realtà.

Con i problemi c’è soltanto una via d’uscita: risolverli quando hanno una soluzione o prescindere da essi quando non ce l’hanno e, soprattutto, essere sufficientemente saggi da distinguere la differenza.

L’edificio di un grande successo si costruisce con pazienza, perseveranza e tanti mattoni: i piccoli successi quotidiani che ricostruiranno in noi un’identità “vincente”. Anche gli errori in questa nuova ottica, saranno rivalutati come tappe di apprendimento, veri e propri segnali stradali sulla via che ci porterà ai nostri traguardi.

I CINQUE TIBETANI – La pratica dell’eterna giovinezza

La pratica dell’eterna giovinezza – Videocorso con Esercizi Preparatori

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Intervista a Silvia Salvarani

Perché un video-corso, Silvia? Ci sono già tanti libri su questo argomento…
Perché dopo tanti anni di insegnamento mi sono resa conto che l’esempio pratico, a vista, riesce a spiegare ciò che devi fare molto meglio di tante parole… e anche perché non puoi eseguire un esercizio mentre leggi, cioè… devi leggere la spiegazione, appoggiare il libro e a memoria eseguire il rito, invece con un video puoi guardare e contemporaneamente fare ciò che passo dopo passo ti viene mostrato, con una percentuale di errore molto più bassa.

Da quanti anni insegni yoga?
Da più di vent’anni. Ho gestito un Centro Yoga per molto tempo nella mia città d’origine, Ancona, dove insegnavo non solo tecniche yoga, ma anche Rebirthing, aerobica, meditazione, Tai-Chi e altro ancora… sono anche Master Reiki… da quasi due anni vivo a Milano, dove continuo a insegnare, naturalmente.
Il tuo percorso di studi qual è stato?
Anomalo e variegato, direi… dunque, sono arrivata prima alla Maturità Magistrale e poi mi sono diplomata all’ISEF dell’Università di Urbino. Da qui ho proseguito con svariati corsi di specializzazione, come ad esempio il corso con la Federazione Italiana Yoga, quello triennale per Rebirthing Integrativo e via via tutti gli altri, a seconda di come si sviluppavano i miei interessi. La pratica dei Cinque Tibetani l’ho appresa da un maestro tedesco quando ancora in Italia, nel 1990, non era stato stampato niente sull’argomento.

Come sei arrivata a interessarti di yoga?
Per me lo yoga è stato qualcosa di familiare e comune sin dall’infanzia. Strano a dirsi, ma in casa mia di yoga ci si occupa da sempre. Durante la seconda guerra mondiale mio padre è stato prigioniero degli inglesi in India ed è stato in questo periodo che ha incontrato un maestro yogi, Sivananda, che gli ha spiegato che cos’è lo yoga e soprattutto il pensiero e la filosofia su cui poggia la pratica yoga. Quando è ritornato a casa, alla fine della guerra, mio padre ha continuato a scrivere a questo maestro per molti anni. A casa mia i libri sull’argomento erano normali, ho letto Autobiografia di uno Yogi di Paramhansa Yogananda quando avevo appena quindici anni, ma non mi sembrava di fare una cosa strana… semplicemente leggevo di cose di cui in famiglia si parlava spesso.

Parliamo un po’ dei Cinque Tibetani…
I Cinque Tibetani sono un’ottima pratica. Sono adatti quasi a tutti e si possono fare tutti i giorni dedicandovi poco tempo. Secondo me il motivo del loro successo è proprio questo. Oggi le persone cercano modi e tecniche che apportino beneficio ma richiedano tempi brevi e questi riti sono ideali a questo scopo. Li insegno ormai da tanti anni e i miei allievi ne sono più che soddisfatti. Ho visto migliorare problemi cronici di salute e di bellezza praticamente in tutti, anche se ovviamente non con gli stessi tempi. Alcuni hanno ottenuto risultati in brevissimo tempo, altri hanno dovuto faticare di più.

Perché un video-corso proprio su questa pratica e non altre delle tante che conosci e insegni?
Non esiste nulla di simile in Italia e credo sia il metodo di diffusione più rapido e facile. Per tutti i motivi di cui ti parlavo prima e anche per altri i Cinque Tibetani sono una tecnica ottimale: per la loro semplicità, perché con questi esercizi si ottengono buonissimi risultati e l’impegno richiesto è davvero poco in termini di tempo e fatica, perché rigenerano il corpo e lo spirito, perché hanno un approccio abbastanza dolce da non scoraggiare nemmeno gli anziani o i pigri di natura… sai, quando si sceglie una “carriera” come la mia si compie una scelta che non è solamente di lavoro.
Voglio dire: certo mi piace la ginnastica, l’attività fisica e l’insegnamento, ma con questi presupposti avrei potuto fare l’insegnante di ginnastica in una qualunque scuola. Invece ho scelto un percorso che passa attraverso il corpo, lo tonifica e lo mantiene giovane perché coinvolge in un tutto unico anche il cuore, la mente e lo spirito. Come ti ho già detto sono cresciuta con la convinzione trasmessami da mio padre che la crescita spirituale e l’espandersi delle potenzialità personali siano indissolubilmente legati al benessere fisico e ho cercato di conoscere e insegnare tecniche che portassero in questa direzione, prima di tutto per la mia crescita personale e poi per poterle trasmettere ad altri.

Quale consiglio daresti a una persona che inizia ora a interessarsi ai Cinque Tibetani?
Di essere paziente. Di non aspettarsi risultati in una settimana perché anche i miracoli hanno bisogno di tempo! Con questo non voglio sostenere che queste pratiche facciano miracoli, ma se si vogliono ottenere effetti duraturi occorrono pazienza, costanza e impegno… almeno un poco tutti i giorni. E soprattutto: fatelo per vera convinzione di aver cura di voi stessi.

La pratica dell’eterna giovinezza – Videocorso con Esercizi Preparatori