Il vaso di Peng – Paolo Proietti

Storia tratta da una favola tradizionale cinese.

C’era una volta un imperatore cinese…
In una grande città del suo impero
viveva un bambino di nome Peng.
Peng amava trascorrere il suo tempo in giardino.

Molto tempo fa in Cina c’era un bambino di nome Peng che amava i fiori e la natura. Qualsiasi cosa seminasse germogliava rigogliosa.
Anche l’anziano imperatore amava i fiori. E quando giunse il tempo di scegliere un erede, regalò un seme a tutti i bambini del regno.

« Darò a ciascuno di voi un seme.
Lo pianterete in un vaso
e ve ne prenderete cura.
Tra un anno esatto tornerete qui
con il vostro vaso e io
sceglierò fra voi il mio erede» proclamò.

Il piccolo Peng piantò il suo seme e badò a lui ogni giorno. Ogni mattina, appena sveglio lo controllava, ma il seme non germogliava.


Per tutto un anno se ne occupò, ma dal vaso non spuntava nulla. Eppure Peng, sempre più deluso, continuava a curarlo. Finché arrivò il gran giorno e tutti i bambini si recarono dall’Imperatore a mostrare le piante cresciute rigogliose.
Peng non voleva andare dall’imperatore con il vaso vuoto ma non mancò il consiglio dei genitori…

“…quando si è certi di aver dato il massimo,
si deve camminare a testa alta,
al di là del risultato ottenuto.”

Peng, seppure vergognandosi si presentò all’Imperatore con un vaso vuoto… e con molto dispiacere notò che era l’unico a non essere germogliato.
Ma come è possibile!? E’ solo proprio il suo seme l’unico a non essere germogliato?
La raffinata arte delle illustrazioni di Paolo Proietti e il testo semplice e delicato raccontano come l’insuccesso di Peng si tramuta in trionfo.


Il vaso di Peng pubblicato da Margherita edizioni è una fiaba dove sincerità e onestà vengono premiate.
Il finale è dolcissimo e sorprendente, in testo poetico e le illustrazioni delicatissime e raffinate, per una fiaba in cui coraggio, onestà e sincerità sono i valori della vita.


Una storia meravigliosa, solo leggendone ogni pagina ed ammirandone le deliziose illustrazioni la si puo’ apprezzare davvero.
Questa favola ci ricorda con antica saggezza, come ogni cosa ha esattamente un suo tempo e luogo.

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L’albero della scuola – Antonio Sandoval

Nel cortile della scuola c’era un albero.
Uno solo.
Pedro gli si avvicinò e gli accarezzò il tronco.
All’improvviso, sull’albero spuntò una nuova foglia.

Pedro è un bambino che nota nel giardino della sua scuola un piccolo albero e decide di prendersene cura. È gesto spontaneo, deciso forse come alternativa alle tante occupazioni dell’intervallo o forse per curiosità di scoprire cosa sarebbe accaduto. È un albero speciale: un albero che cresce solo se riceve attenzioni.


Inizia così questa storia, con un albero insignificante a cui nessuno fa caso, ma che un giorno fa amicizia con un bambino.

Pedro tutti i giorni si prende cura dell’albero e lui lo ringrazia crescendo, facendo foglie irrobustendosi sempre di più.
Il problema è che, come spesso accade, gli adulti intervengono arginando involontariamente nuove cose, nuove emozioni, nuove scoperte.


Per fortuna Pedro non si fa intimorire dalla recinzione e il giorno dopo è di nuovo in cima all’albero e spiega ai compagni di scuola che quell’albero ha bisogno di molto affetto per crescere ed è così che ogni bambino decide di donargli attenzioni, cure e persino poesie.
L’albero diventa così grande che ci può costruire sopra anche una casetta in cui creare una biblioteca molto speciale ❤

Una lettura, che si rivela molto positiva e ricorda ai bambini di essere più responsabili anche nella raccolta differenziata e nella gestione dello spazio verde a scuola o al parco.
L’albero della scuola di Antonio Sandoval, edito da Kalandraka, offre tantissimi spunti di riflessione su questi argomenti, diventando uno strumento utilissimo per gli educatori, i genitori e gli insegnanti che vogliono approcciare con i più piccoli i temi cardine della sostenibilità ambientale e sociale.

Attraverso la comprensione, l’esperienza diretta, la sensorialità, l’interazione, la cura Pedro, nel tempo, stabilisce una relazione con l’albero ricca di intensità, che gli permette di sentirsi parte della natura, abbattendo ogni barriera fisica ed emozionale.
La motivazione a Pedro non manca e i rami dell’albero, ormai forti e ricchi di verdi foglie, non aspettano altro che ricambiare tanto amore trasformandosi nel luogo perfetto in cui accogliere lui e i suoi amici per leggere e giocare.

Gli alberi sono da sempre un argomento molto caro ai bambini e nei libri illustrati per l’infanzia, ma L’albero della scuola, ha qualcosa che la rende unica e speciale: perchè può essere resa vera con poco sforzo e tantissima immaginazione. 😉 è infatti una buona base di partenza per attività di laboratori pratici con i bambini come la semina per comprendere il ciclo di vita delle piante.
L’albero della scuola, attraverso una storia delicata e semplice, racconta l’importanza dell’educazione ambientale e la consapevolezza che la natura necessita di amore, rispetto, pazienza e di cosa significhi prendersene cura.

Un libro, come piace a noi, di quelli che ammettono tante letture. Una prima, ci rende consapevoli delle incredibili potenzialità della natura e di come un albero apparentemente debole e solitario possa diventare il centro di un’intera comunità se viene prestata la necessaria attenzione. Una lettura più approfondita, magari per i ragazzi più grandi, ci porta a pensare a come un progetto possa crescere in modo esponenziale se le persone coinvolte danno la loro collaborazione, interesse e affetto.

Che bello sarebbe se in tutte le scuole ci fosse un albero di cui tutti i bambini potessero prendersi cura e che finisse per integrarsi in modo così speciale nella loro vita quotidiana!

Chissà se il seme dell’albero, come questa lettura riusciranno a far germogliare in tante altre scuole un nuovo alberello scheletrico e con rami sottili…!?
Una storia d’amore per la natura, ricca di quei piccoli gesti di cui tanto ha bisogno.
Piccoli gesti davanti ai quali la natura non resterà impassibile e che senza dubbio avrà una risposta.

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Legami – Nadia Al Omari

Un pomeriggio, mentre stavavamo facendo una delle nostre passeggiate,
un seme portato dal vento cadde vicino ai nostri piedi.
Lei si affrettò a raccoglierlo prima che volasse via.

Legami è un libro delicato e allo stesso tempo ricco di emozioni; Lui e Lei, adorabili creature appassionati entrambi fin da piccoli di fiori e piante, un giorno si incontrano e insieme curano con infinita passione e tanta tanta dedizione il loro giardino ricco di piante aromatiche e alberi.

Tutti adoravano il mio giardino.
Ma qualcuno più degli altri.
Lei.
Me ne innamorai subito.

Lui e Lei diventano inseparabili. Un bel giorno, durante una passeggiate, i due raccolgono inseme un seme portato dal vento, un seme strano, mai visto prima nemmeno nei libri.


Con tutto il loro amore per la natura lo sistemano con cura in un vaso, pian pianino ne nasce una pianta sconosciuta che fanno crescere tra mille attenzioni, quelle attenzioni dedicate che ogni genitore dedica ai figli. La pianta, cresce rigogliosa e con una fiorita ricca, mai vista prima.
Finchè un giorno, la pianta non sembra più star bene lì, in quel terreno per loro familiare, inizia ad avvizzire e capiscono che l’unico rimedio è affidarla ad un nuovo terreno.

Legami di Nadia Al Omari, magnificamente illustrato da Richolly Rosazza, edito da Kite Edizioni.
Ogni pagina trabocca di tenerezza e di sogno e ci accompagnano in questa storia che sa spiegare come i “Legami…uniscono senza legare…” poche parole, raccontano in modo poetico questa storia delicata e toccante.


Legami, racconta l’amore, e di come solitamente questo Amore porti frutto e di come diventi l’unico fulcro del nostro mondo. Insieme alle adorabili creatre del libro, capiamo però che concentrare l’Amore su un’unica cosa può non essere del tutto giusto, e che quando arriva il momento perfetto..il momento giusto quell’amore bisogna lasciarlo libero di andare.
Legarsi a qualcuno significa volere il suo bene.

Questo, a volte, può voler dire perfino accettare che si allontani da noi, anche se la cosa ci fa soffrire molto.
Ecco che il frutto di questo amore non sarà più solo nostro ma del mondo, e tutta l’abbondanza di affetto che rimane nel cuore possiamo dedicarla ad altro attorno a noi ❤

I legami veri e profondi, sono una cosa rara e preziosa ma proprio perchè sono infinitamente preziosi…ci uniscono senza obbligare
Tra fiori, e profumi di primavera, Legami è una storia che con dolcezza tocca le corde dell’anima.

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Quanti alberi ci vogliono? – Barroux

Quanti alberi ci vogliono
per fare una foresta?

Quanto pensi sia grande la foresta?

L’alce, il re della foresta, pensa che siano 1500 alberi, ma l’orso bruno pensa che siano 500; per la volpe, 85 alberi sono sufficienti per giocare a nascondino con un po’ d’ombra;

 

il coniglio, inizialmente è un po’ indeciso, ma alla fine conferma che il numero perfetto è 80, giusti giusti per confondere il cacciatore, e poi arriva anche una topolina piccolina e con molta fermezza dichiara che gli alberi sono 4! Uno per ogni stagione…e le stagioni sono quattro in un anno! L’ultima ad arrivare nella discussione è una piccola formica e pensa proprio che la risposta giusta è “un albero

“basta un albero per fare una foresta,
Perchè anche la foresta
più grande del mondo inizia
con il seme di un solo albero!”

Cosa ne pensi?

Quanti alberi ci vogliono? edito da Clichy Edizioni di Barroux ha sempre il tipico stile di racconto dell’autore, la storia è illustrata in modo essenziale e quasi rapido, ma ci sono nascosti grandi messaggi, problemi e pensieri.
Infatti è anche grazie alle storie,come questa che possiamo incoraggiare i bambini a elaborare idee o a sviluppare una discussione tematica, a dire la loro, come in questo caso, sull’ambiente e la natura.

Quanti alberi ci vogliono? È la domanda ricorrente che pagina dopo pagina si pongono il cervo, la volpe, l’orso e la formica, arrivando ciascuno a una conclusione diversa.
La risposta della piccola formica è intrigante …
È davvero necessario avere molti alberi?
Sono “esigenze diverse” o “opinioni diverse”?


Rispetto ad altri animali, la risposta della piccola formica è puramente semplice, perché sa che il bisogno e l’equilibrio vanno bene bilanciati.
Al fine di creare una vita migliore ricordiamoci e insegniamo sempre ai bambini che la terra è rispettosa dell’ambiente e la mente di tutti deve essere rispettosa a sua volta verso l’ambiente che ci circonda al fine di proteggere la nostra casa, la terra in cui viviamo!

Con l’esplosione di colori che gli è solita, Barroux, partendo anche da esperienze personali (per esempio, un viaggio in Brasile durante il quale ha visto parti della foresta Amazzonica date alle fiamme per far spazio a coltivazioni di soia),  affronta temi delicati in modo curioso e molto coinvolgente per i più piccoli.

“Lavoro alla vecchia maniera, senza computer: dipingo e uso anche il collage.
Sono libri per bambini, non va dimenticato.

La storia e le immagini devono farli sognare e farli riflettere,
e se possibile anche divertire.
Ma con i bambini si può affrontare qualsiasi argomento.
Basta trovare il modo

Quindi cerco temi e soggetti più contemporanei,
senza dimenticare di metterci dentro il sogno e la poesia
Ho la fortuna di viaggiare molto,
e quindi l’opportunità di vedere i disastri
che il nostro sistema di vita provoca alla natura
in ogni parte del mondo.”
Barroux

Leggere, dare in mano ai bambini albi illustrati e libri belli, significa abituarli alla bellezza.
Offrire loro anche contenuti, significa abituarli a riflettere e a farsi pensieri propri.

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I fiori di Bach

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Cosa sono i fiori di Bach

Il campo su cui maggiormente agiscono i Fiori di Bach è quello dell’emotività e degli stati d’animo, ma certamente come la medicina psicosomatica insegna, la mente non è staccata dal corpo, e ciò che si mostra a livello mentale, ha un significato ed un’influenza anche sul piano fisico.

I segnali che le emozioni danno, sono solo dei segnali precedenti a quelli del corpo, vale a dire i sintomi fisici, perciò osservando e conoscendo l’aspetto emotivo e mentale si può correggere anche ciò che succede nel fisico.

La floriterapia non cura la malattia, ma gli stati d’animo e le reazioni agli eventi delle persone. Esempio: come possiamo reagire ad un determinato avvenimento: rabbia, paura, indifferenza, scoraggiamento. Ecc.

La floriterapia e’ nata dall’ osservazione di Bach dei diversi comportamenti e dalle diverse reazioni degli individui.

I fiori di Bach sono delle gocce derivanti dall’infusione di specifici fiori in acqua ed esposti al sole o bolliti.

I diversi rimedi sono la somma dell’azione congiunta dell’acqua e del fuoco, visto che gli elementi terra ed aria sono già presenti nel fiore, la pianta che li ha generati è difatti cresciuta fra la terra e l’aria del cielo.

Lo spirito con il quale Bach iniziò la ricerca che lo portò a trovare i 38 rimedi oggi conosciuti, era di avere un metodo semplice e naturale sia nella lavorazione sia nell’uso. Il metodo per ottenere i rimedi di Bach, prevede difatti il semplice utilizzo dell’acqua, dell’energia solare o del fuoco ed ovviamente dei Fiori.

Sono raccolti in una giornata di sole, messi in acqua ed esposti per tre o quattro ore al sole, oppure quando questo per motivi stagionali non sia possibile, si mettono a bollire. Una volta che l’informazione trasformatrice del fiore si trasferisce nell’acqua, a questa è aggiunto del brandy (come conservante)… e I Fiori di Bach sono pronti.

Perché proprio questa parte della pianta, cioè i fiori? In questa parte della pianta è racchiuso tutto il potenziale della pianta stessa.

Mentre le radici, il fusto e le foglie racchiudono la parte più materiale e già manifesta, e mentre il seme, ancora non manifestato, riassumere in esso tutte le caratteristiche peculiari di quella pianta, permettendo una sua riproduzione; il fiore è il ponte, il legame che simbolicamente e materialmente collega queste due parti. D’altra parte spesso, e in tante culture si è usato il fiore come simbolo d’avvenimenti ed emozioni e portatore di messaggi.
I Fiori di Bach, terapia vibrazionale

Per informazione s’intende un messaggio vibrazionale positivo. Non è un concetto di principi attivi presenti nel fiore da un punto di vista chimico – fisico, ma piuttosto di principi energetici che ogni pianta possiede. I “semplici”, vecchi erboristi dei secoli passati, si basavano proprio sulla forma, sul colore e sulle particolarità di ogni pianta per capire il campo di utilizzo. All’epoca non esistevano laboratori per la ricerca di elementi e sostanze presenti nella pianta, allora l’intuito e la capacità di entrare in contatto con la natura stessa della pianta permettevano di capire a cosa poteva essere utile. Le proprietà delle erbe tramandate dai “semplici” sono poi state confermate dagli attuali studi scientifici.

Il metodo per scegliere i rimedi richiede semplicemente di conoscere gli stati d’animo corrispondenti ad ogni fiore, e quali emozioni bloccate di conseguenza si possono riequilibrare. Non è indispensabile avere delle conoscenze medico-scientifiche o psicologiche, non era questo l’intento di Bach, che invece cercava la semplicità.

I nomi dei fiori sono in inglese, come ormai sono conosciuti in tutti il mondo, non sono stati tradotti volutamente, per non creare confusione.

Bach divise i 38 fiori da lui scoperti per le loro virtù guaritrici, in sette gruppi distinti.

*  Fiori per la paura
* Fiori per coloro che soffrono l’incertezza
* Fiori per l’insufficiente interesse per il presente
* Fiori per la solitudine
* Fiori per l’ipersensibilità alle influenze e alle idee
* Fiori per lo scoraggiamento o la disperazione
* Fiori per la preoccupazione eccessiva per il benessere degli altri

Assumere i Fiori di Bach è un atto d’amore verso noi stessi, ancor prima di essere una terapia.

La vita stessa nasce da un atto di amore che la natura perpetua generazione dopo generazione. Perciò l’assunzione dei rimedi floreali inizia proprio con questo atto, con l’azione volontaria di attenzione verso noi stessi, e con l’obiettivo di raggiungere una guarigione dai nostri sintomi e dai nostri disagi, ma anche e soprattutto dal bisogno di rimettersi in contatto con se stessi e con le proprie emozioni, perciò insieme alla loro assunzione, è opportuno diventare consapevoli del proprio modo di pensare e di agire.

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I trentotto rimedi di Edward Bach con i relativi stati d’animo, i principali disturbi curati dalla floriterapia, le domande e le applicazioni più frequenti spiegati nel dettaglio per poter fare una diagnosi del proprio caso e scegliere il rimedio più adatto. Un esempio di come la semplice forza della natura possa aiutare a risolvere molti problemi di salute.

Prendi le redini della tua vita

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Ognuno porta in sé il seme di ciò che può diventare. Crescendo, spesso, finiamo col dimenticare chi siamo, di cosa siamo capaci e “ci peridiamo per strada”. Ma ritrovarci e realizzare il nostro progetto di vita è possibile.

Il “piccolo” dell’uomo nasce e da subito dimostra il suo temperamento giacché nei primi mesi di vita e anche nei primi anni, il suo contatto con il Sé è stretto e fluido ed egli manifesta peculiarità, attitudini, qualità, vocazioni le quali – se si prestasse loro la dovuta attenzione e il rispetto- sarebbero i sicuri segnali del suo progetto di vita.

Poi, come in tutte le favole, qualcosa succede e sulla strada del piccolo eroe compaiono gli ostacoli; quando è fortunato non si tratta di grandi violenze, ma di piccole continue interferenze col suo naturale funzionamento. Si sa, il bambino deve essere educato, i genitori da subito si sentono investiti dal sacro compito. Ciò che nessuno ha insegnato loro è che non dovrebbero assolutizzare niente e far notare al bambino che quanto gli comunicano è ciò che nella loro famiglia si trasmette di generazione in generazione, ma che in altre famiglie si fa in un altro modo e offrire esempi di un modo diverso di vivere e al bambino fare intravedere la possibilità di cambiare – quando sarà abbastanza grande da poterlo fare- ciò che riterrà opportuno senza incorrere nella disapprovazione di coloro che ama.

E invece a poco a poco i “no”, le ingiunzioni”, i “devi” lo allontanano dalla sua vera natura e lo disorientano, sì proprio così perché il Sé è essenzialmente orientamento, agisce come un radar che sa quali onde catturare per cui quando il piccolo viene allontanato dalla sua essenza, invece di andare nel mondo tranquillo e sicuro, annaspa, incespica di continuo, avanza tentoni come chi è afflitto da un handicap. E in molti casi il mondo diventa nemico e nascono paure di ogni tipo.

Quel bambino cresce conformandosi o ribellandosi ma non seguendo se stesso; a un certo punto però, diventato adulto, entra in crisi, l’anima bussa, chiede il conto.

Questo ipotetico cammino ci riguarda un po’ tutti, molti di noi in un certo momento della vita sentiranno un’intensa insoddisfazione e inizieranno quell’opera di riorientamento che impegnerà gran parte delle nostre forze e ci porterà a ritornare in noi stessi stesso e a ridefinirci. Guadagneremo un modo di stare nel mondo più consono alla nostra natura e di conseguenza serenità e gioia.

Da dove cominciare?

1. Tagliare i codici che hanno informato la nostra vita, ovviamente se l’hanno resa poco godibile. E’ disimparare, è disfarsi di cattive abitudini, dei maestri, è partire da sé, per passare da un’etica impersonale appresa a un’etica personale del volere e della responsabilità, per scoprire il mondo dei propri valori individuandoli a partire dai propri bisogni, desideri e ideali. Questa è la strada per individuarsi, differenziarsi, vivere.
Partire da sé è lottare per affermare le proprie posizioni perché tra i nostri” vicini” ci sarà sempre qualcuno che tenterà di depistarci, manipolarci in nome magari dell’amore o per fini egoistici. In tutti i miti l’eroe afferma se stesso lottando, superando numerosi ostacoli sul suo cammino; la via dell’eroe è la metafora di ogni vita che è forte e vuole risposte forti da ogni uomo e da ogni donna.

2. Taglio ma anche piega: nel lavoro di riordino della nostra personalità è basilare il “ritorno a Casa” ovvero piegarsi verso se stessi e,quasi atto medico, aver cura di sé, capire la forma che si desidera darsi, la forma che dirà dei nostri più intimi e personali desideri.

3. Interrogare continuamente l’esperienza. Importanti le domande empiriche che sapremo rivolgerci. Ogni volta che un evento parla il linguaggio del disagio, provare ad estrarre dalla situazione il sentimento particolare che si è provato invidia, gelosia, vergogna e chiedersi: Quando e perché lo incontro, chi o che cosa mi evoca un tal sentimento? Che ha a che fare con la mia vita?
Quando un evento parla il linguaggio del benessere si fa la stessa cosa in modo da rendere ripetibile a volontà, e non casualmente, l’esperienza.
Per le cose che avvengono per caso chiedersi: Ma quante cose avevo prima lasciato accadere?
Per le cose che facciamo deliberatamente senza però ottenere gli effetti desiderati: Mi sono interrogato sulle mie motivazioni e l’intenzione qual era?

4. Coltivare le figure del cuore ovvero i valori personali di cui si diceva sopra e poi quelle configurazioni fatte di pensieri, sentimenti che sono il distillato, il portato di esperienze benefiche e ancora: nello spazio della nostra interiorità ci sono varie immagini di noi,alcune sono purtroppo costrittive e ostacolanti il nostro sviluppo, altre ci regalano invece un senso di espansione e libertà, fare di quest’ultime figure del cuore, e cioè richiamarle spesso alla coscienza, arricchirle,farne tesoro.
Tanto altro ancora si può fare, l’importante è non dimenticare che l’identità è in cammino per tutto il tempo del nostro percorso esistenziale. Ciò dà speranza.

Maria Castiglione

Passo dopo passo verso una vita migliore

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Ogni giorno diverse scelte: come seguire quella più giusta? In base a cosa decidere? Con il pragmatismo che lo contraddistingue, Hal Urban ci guida passo dopo passo nel labirinto delle corrette decisioni giuste attraverso l’arte dell’umiltà, della pazienza, dell’empatia, della generosità, del coraggio, della saggezza, della capacità di perdonare: occorre adottare le scelte che migliorano la vita e i rapporti con gli altri, dando libero spazio alle virtù che potenzialmente albergano in noi, ma che prima di tutto bisogna saper riconoscere e affinare. Un libro pratico e pieno di indicazioni per un’esistenza più serena.

La pace interiore

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Ora, dovremmo davvero domandarci, ma come può l’uomo, finalmente, prendere il cammino che lo porti al raggiungimento di una pace universale? Sicuramente attraverso un percorso di consapevolezza che difficilmente potrà passare solo per le piazze o per l’idea di una guerra che produca davvero pace.

Purtroppo la guerra è un business. Ma lo è anche la pace, in molte situazioni. Anche se quest’ultima non rende probabilmente abbastanza da controbilanciarne i ricavi economici. Fare ricorso ai vari Gandhi, a M.L.King, o ai Vangeli, per  chi è credente, a Madre Teresa, San Francesco, poco serve. Questo è un percorso per iniziati, per chi ha deciso di mettere in gioco se stesso, di pagare in prima persona il prezzo delle proprie azioni. E’ un percorso duro, pericoloso, perché rende diversi, emarginati.

Porsi accanto ai diseredati, vuol dire accettare la medesima condizione, se non fisicamente, perlomeno nello spirito. Chi sceglie la maturazione interiore dell’idea di pace, sa che questa si raffronta solo con l’individuo, inteso come singola persona.

La pace va insegnata, ma come scelta di vita.

Si deve partire dalla persona per arrivare alle masse, il percorso inverso mai ha dato davvero dei risultati decenti e spesso è stato il seme per qualcosa di peggio. La pace deve diventare momento di confronto, di meditazione, di crescita. La pace è amore verso gli altri e verso se stessi. Non si deve attendere di essere su un’auto lanciata a grande velocità per imparare guidare, si deve partire da piccole lezioni e solo alla fine, quando si sarà maturata la tecnica potremmo fare le nostre prove. Per chi crede, il percorso potrebbe apparire più chiaro.

La pace che ci portò il Cristo, non è la pace che immaginiamo noi, della tranquillità, della sicurezza. “Vi porto la pace, vi do la mia pace” ……. La Mia pace…. Non ci facilita il compito Gesù Cristo, quando ci indica la strada del distacco dalle cose, del possesso che corrompe, la pace che ci regala è quella della consapevolezza, della solitudine dell’uomo che si accosta agli altri, e non ne teme la presenza. E la Sua pace è quella dell’amore. E come si può dire di amare gli altri se non li si accetta per come sono, se li si vede soffrire senza che nulla si faccia per aiutarli. Finché ci sarà un ricco, o un insieme di paesi ricchi, ed un resto del mondo povero, alla fame. Fino al giorno in cui l’ingiustizia colpirà tanti innocenti, in questo terreno melmoso, la guerra troverà la sua vittoria. La pace non è assenza di guerra. La pace va costruita ogni giorno, nei piccoli gesti quotidiani, nell’aiutare chi ci è vicino ed ha bisogno. Come possiamo pensare di comprendere chi ci è tanto lontano, se siamo incapaci di stendere la mano ai nostri compagni di viaggio?

La guerra è solo una delle aberrazioni della mancanza di pace. Le altre sono la fame, l’odio, l’egoismo, l’incapacità di comprendere che nessuno può davvero dirsi diverso dagli altri. La pace va insegnata sempre, perché ci soccorra quando necessita e ci dia la grande occasione di sentirci uomini, tutti uguali, con un unico cammino ed una medesima meta. E soprattutto che non consenta a nessuno di utilizzare la pace per altri fini, economici, politici o legati a qualsiasi interesse personale. L’occidente deve capire che la più grande guerra che sta facendo al resto del mondo, quello povero, va sotto nomi che con la guerra in se possono non avere nulla a che spartire: fame, sete, cure mediche, istruzione, discriminazione.

La pace è interessarsi degli altri con animo tranquillo, gratuitamente, considerando il punto di vista altrui con pari dignità del nostro e non ritenendosi benefattore, parola che sovente nasconde l’idea di superiorità.

Esiste una sola pace?

Come ho già detto, non esiste un solo tipo di pace, laddove le motivazioni sono tra di loro diverse e diversi gli intendimenti per raggiungerla. La pace non esiste, se non c’è pace in una famiglia, o nelle strade, o se chi governa non rispetta e rende giustizia ad ogni singolo cittadino, dove l’economia arricchisce chi è già ricco ed impoverisce chi è già povero.

La pace diventa un puzzle impazzito, quando la spezzettiamo, la sezioniamo, la codifichiamo secondo interessi di parte. La pace non è uno stato delle cose, o non solo, ma qualcosa che risiede nell’animo umano. La pace è una sola e non potrebbe essere altrimenti. E’ un modo di essere, di pensare.

La pace va agita con il nostro modo d’essere, i nostri gesti devono essere lo specchio dei pensieri, delle emozioni che ne sono prodotte. La pace va insegnata ogni giorno, ogni ora dell’anno, attraverso un insegnamento all’amore, all’ascolto verso se stessi e verso gli altri. Va seminata riconsiderando il nostro tenore di vita, il vuoto consumismo, l’inutilità della maggior parte delle cose che crediamo di possedere. Ed essa germoglierà ogni volta che verranno riconosciuti i diritti anche di un solo uomo.

L’educazione alla pace produce amore, empatia, tolleranza, condivisione, altrimenti avremo odio, insofferenza, discriminazione. Noi, oggi, produciamo l’arrogante opulenza della nostra società che contrasta con l’infinito vuoto morale, con l’insofferenza per il dovere, per la poca consapevolezza delle nostre responsabilità.

Dovremmo tener presente che siamo tutti interdipendenti. Ogni cosa che accade ad un uomo, in qualsiasi parte del mondo egli viva, ci rende un po’ responsabili della sua sorte. Far finta di non vedere, vuol dire solo sostenere quella violenza cieca che è la causa principale dell’assenza di pace nel mondo. Siamo ciechi, tutti… sordi… distratti da non vedere ed udire quel dolore che provoca la sofferenza di donne, uomini e bambini in condizioni di indigenza talmente gravi da non aver nessuna speranza di vita.

fonte: http://www.ildialogo.org/

La necessità di una scelta consapevole

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Constatando il fallimento di molte iniziative di pace, Deepak Chopra propone una strategia alternativa per sconfiggere la cultura della guerra, la stessa che proponeva il Mahatma Gandhi: “Non c’è una via della pace, la pace è la via”. Non si tratta quindi di risolvere questo o quel conflitto, ma di sradicare l’idea stessa della guerra, nonostante essa sia istinto ancestrale, valvola di sfogo di bisogni di vendetta e possibilità di accedere alla sicurezza e al potere. Tutto questo fa parte dell’uomo, ma è compensato da una forza di peso uguale ma direzione contraria: quella dell’amore. Sulla scorta degli insegnamenti dei grandi pacificatori della storia, da Gesù a Buddha, da Gandhi a Nelson Mandela, Chopra stila un programma in sette passi per tutti coloro che vogliono trasformarsi in autentici “creatori di pace”.