Vivere Vivere Meravigliosamente Vivere

Molti continuano ad illudersi che la causa della loro misera vita siano gli altri: il loro capo, il loro vicino di casa, la moglie, il collega di ufficio, la società, e continuano a lamentarsi senza cercare di cambiare, ma soprattutto senza comprendere che sono loro i veri artefici di tutto questo.

Altri fuggono, scappano in altri luoghi della Terra pensando di trovare là il loro paradiso, ma ancora una volta si sbagliano perché l’inferno che vivono è dentro di loro e se lo porteranno dietro come un bagaglio pesante ovunque andranno se non cambiano il loro modo di essere.

Quando colpevolizzi e giudichi qualcuno per quello che sta facendo prova solo a considerare che ti sta facendo qualcosa di spiacevole e nulla di più. Staccati da lui e renditi conto che tutte le emozioni e i pensieri che stanno emergendo in te non hanno niente a che fare con l’altra persona. Sono dentro di te e sono solamente tuoi. L’altra persona è solamente uno strumento che tu hai utilizzato per farli emergere e renderti conto che sono presenti in te e limitano il tuo essere. Se tu non avessi determinati pensieri quella persona non sarebbe mai apparsa nella tua vita a farti ciò che ti ha fatto, o comunque non ci sarebbero stati scontri o attriti di alcun genere. Non accade mai niente per caso nella vita. Sei sempre tu a decidere, anche se inconsapevolmente, ogni aspetto della tua esistenza ed anche, ammesso che esista qualcosa di neutro, ad interpretarlo come positivo piuttosto che negativo. Puoi iniziare a smettere di colpevolizzare gli altri per quello che ti succede, magari vedendoti dentro un teatrino di marionette dove tu sei il protagonista e gli altri marionette che ti aiutano a realizzare lo spettacolo che tu hai creato. Non te la prenderesti veramente con un’altra marionetta che anche se interpreta un ruolo cattivo ti sta aiutando a fare il tuo spettacolo?

Poi, devi andare a fondo in te stesso e fare emergere le emozioni ed i pensieri nascosti che hanno dato luogo al manifestarsi di quell’evento e quando li avrai dissolti con le tecniche che ti avevo dato tempo fa vedrai che cambierai ed anche l’altra persona farà lo stesso nei tuoi confronti, probabilmente senza nemmeno rendersene conto. Devi affrontare le paure che ti ostini a rifiutare. Continui ad opporti alle situazioni, a resistergli, ma più fai questo più esse si ripresentano in modo sempre più vivido e forte. Solo affrontandole capirai il più ampio significato di ciò che ti succede ed il messaggio, l’insegnamento che ti sta offrendo.”

“Mi sembra magia.”

“E lo è. Tutto il mondo è una magia. La tua magia!”

Vivere Vivere Meravigliosamente Vivere
I valori della vita in un romanzo pieno di saggezza, sentimento e fantasia

Da non perdere

Ogni giorno in tutto il mondo, milioni di persone rincorrono affannosamente una vita migliore di quella che conducono.

Ma ahimé, questo obiettivo continua immancabilmente a sfuggir loro di mano.

Arrabbiati affermano che è colpa della sfortuna
che si accanisce contro di loro,
degli altri che sono disonesti,
della società che non è più a misura d’uomo,
della poca disponibilità di denaro,
della… della… della…

Ma sono davvero queste le ragioni? si chiede Denyie Vallet,
la protagonista del primo attesissimo romanzo di Omar Falworth.

Venite con me nelle pagine di questo libro
e scoprirete come sono riuscita (e come potrete riuscire anche voi)
a…. vivere, vivere, meravigliosamente vivere.

Dall’autore di bestseller quali Conoscersi, accettarsi, migliorarsi
L’Arte di amare e farsi amare, un’incredibile storia ricca di saggezza,
sentimento e fantasia, per scoprire le ragioni per cui vale
davvero la pena di vivere la vita. E che sia meravigliosa.

Le tue impronte

Da Gabriella Cella ho imparato questo semplice e divertente esercizio, che potrà far­vi riflettere sul vostro modo di affrontare le situazioni della vita, provatelo.
Preparate a terra un cartone piuttosto ampio, possibilmente nero o comunque scuro e una bacinella o un contenitore piatto, in cui mette­rete uno strato di borotalco. Poggiate sul borotalco un piede nudo, sen­za premere forte, poi toglietelo adagio e appoggiatelo sul cartone nero.
Fate la stessa cosa con l’altro piede, quindi osservate attentamente  le  vostre due impronte.
Se l’impronta è carica verso il tallone, mentre le dita, e soprattutto l’ alluce, risultano leggere, siete portati a “volare” troppo frequentemente “di testa“, dovete insomma essere più realisti e “tenere i piedi a terra“. Ciò non significa che dove­te essere più materialisti, ma che non dovreste rincorrere solo il mondo fantastico immaginario dei sogni.
Se invece sono le punte delle dita più pesanti, mentre i talloni risultano leggeri, forse dovreste alleggerire un po’ la vostra testa dai pensieri ricorrenti, dalle preoccupazioni, dal la­voto troppo intellettuale.
Se l’impronta dei piedi tende alla pesantezza laterale, verificate se è di destra e se state lavorando troppo con “l’energia maschile“, con la forza, con la presa di potere.
Se l’impronta ten­de invece a pesare più verso il lato sinistro, verificate se siete in atteg­giamento di forzata “passività“, se vi state lasciando andare troppo agli eventi senza intervenire con la volontà che dovreste, e potreste, avere.
Riflessologia Plantare

Il più completo manuale di Riflessologia Plantare: dalla scuola classica alla teoria cinese dei cinque elementi, un’analisi dettagliata delle potenzialità di questa pratica millenaria nella terapia dei disturbi più comuni.

Arricchito da mappe di applicazione pratica del trattamento riflessologico suddivise per singole disfunzioni, il testo si rivolge a quanti, per professione o per interesse personale, scelgano l’efficace percorso della Riflessologia Plantare.

Una guida per entrare, anche attraverso le testimonianze di illustri riflessologi, nell’affascinante mondo dei riflessi del nostro corpo e scoprire la stretta relazione che lega psiche e soma.

Se non sei soddisfatto della tua vita..

Alcune persone sembrano attrarre successo, potere, ricchezza, ottenimento, con molto poca fatica cosciente; altre li conquistano con grande difficoltà; altri ancora falliscono del tutto di raggiungere le loro ambizioni, i loro desideri e i loro ideali.

Perché questo? Perché alcune persone realizzerebbero le loro ambizioni facilmente, altri con difficoltà e altri ancora per niente?
Questa causa non può essere fisica, altrimenti l’uomo più fisicamente perfetto avrebbe il maggiore successo. La differenza, quindi, deve essere mentale – deve essere nella mente;
consegue che la mente sia la forza creatrice, deve costituire la sola differenza tra le persone. E’ la mente quindi a creare l’ambiente e ogni altro ostacolo nel percorso dell’uomo.
Quando il potere creativo del pensiero viene pienamente compreso, il suo effetto viene visto come meraviglioso. Ma alcuni risultati non possono essere raggiunti senza una corretta applicazione, diligenza e concentrazione.
Lo studente osserverà come le leggi che governano il mondo mentale e spirituale sono fisse e infallibili come quelle del mondo materiale. Per conseguire i risultati desiderati poi, è necessario conoscere la legge e conformarsi ad essa.
Si osserverà come un appropriato rispetto di questa legge produrrà il risultato desiderato con invariabile esattezza. Lo studente che impara che il potere proviene dall’interno, e di essere debole solo perché ha dipeso da un aiuto esterno, e che chi proietta se stesso in modo deciso nel proprio pensiero si corregge istantaneamente da solo, allora sta in posizione eretta, assume un atteggiamento dominante, e opera miracoli.
E’ quindi evidente che colui che non riesce a indagare e trarre profitto dal meraviglioso progresso che è stato compiuto in questa ultima e più grande scienza, diverrà presto arretrato come chi rifiutasse di conoscere e accettare i benefici derivanti all’umanità dalla comprensione delle leggi dell’elettricità.
Certo, la mente crea condizioni negative con la stessa rapidità di quelle favorevoli, e quando visualizziamo coscientemente o inconsciamente ogni genere di mancanza, limitazione o discordia, noi creiamo queste condizioni; questo è ciò che molti stanno inconsciamente facendo tutto il tempo.
Questa legge come ogni altra legge non fa differenze con nessuno, ma è in costante svolgimento e sta inesorabilmente portando ogni individuo ad essere esattamente ciò che egli ha creato; in altre parole, “Qualunque cosa l’uomo semini; sarà anche ciò che raccoglierà”.
L’abbondanza quindi dipende dall’individuazione delle leggi dell’Abbondanza e dal fatto che la Mente non è solo la creatrice, ma l’unica creatrice di tutto ciò che esiste.
Certamente, nulla può essere creato prima di sapere che può essere creato e quindi sforzarsi nel modo giusto.
Non c’è più elettricità nel mondo odierno di quanta ce ne fosse cinquant’anni fa, ma prima che qualcuno individuasse le leggi per rederla utilizzabile, non potevamo trarne beneficio; ora che la legge è stata compresa, praticamente il mondo intero è illuminato da essa. Idem per la legge dell’Abbondanza; sono solo quelli che individueranno la legge e si porranno in armonia con essa che ne condivideranno i benefici.

La Chiave Suprema
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Spesso le situazioni e l’ambiente ci dominano e siamo in balia della “corrente”, fino a quando comprendiamo le regole e i principi che governano il naturale fluire delle cose.

Oggi nel mondo non c’è tanta elettricità quanta ce n’è sempre stata, ma qualcuno ha dovuto individure la legge che la rendesse utilizzabile, un pioniere ne ha dovuto svelare il mistero, per poterne trarre beneficio. Una volta scoperta questa possibilità, l’elettricità ha illuminato tutto il pianeta.

Charles Haanel, l’ideatore di THE MASTER KEY SYSTEM è stato appunto uno dei pionieri del Nuovo Pensiero e ha svelato che la Legge dell’Abbondanza governa le cose nella stessa maniera: solo chi la conosce e impara ad usufruirne beneficia dei suoi doni. LA CHIAVE SUPREMA ci apre la porta al Metodo che ci consente di attrarre nella nostra vita tutto ciò che desideriamo e a cui aspiriamo.

Il famoso Metodo di Haanel, composto da ventiquattro lezioni settimanali, THE MASTER KEY SYSTEM, ci fornisce la chiave per aprire tutte le porte e realizzare il successo in ogni ambito della vita, grazie appunto al potere creatore della Mente.

Un’opera fondamentale per tutti coloro che desiderano cambiare le condizioni in cui vivono e centuplicare gli effetti e i risultati delle loro azioni. Ha ispirato alcune delle più importanti personalità della nostra epoca.

Il coraggio di essere se stessi

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Per quanto possiamo essere capaci, abili ed intelligenti abbiamo bisogno di essere coraggiosi per affrontare e superare le situazioni, a volte piacevoli ed a volte impegnative, dure ed impreviste che la vita ci pone davanti.

Secondo il pensiero popolare, il coraggio è una caratteristica fondamentalmente  maschile, a tal punto che per molti è segno di distinzione tra chi, anche se maschio,  è definibile “uomo” e  chi “senza attributi”, in quanto credono che l’uomo deve essere come un leone, forte, coraggioso e senza paura. In realtà questa visione non solo è una falsa discriminante tra i diversi sessi ma ci allontana dal vero significato che questa virtù rappresenta.

Il “coraggio” è  quella forza interiore definita “forza d’animo” che permette a chi ne è dotato di non sbigottirsi di fronte ai pericoli, di affrontare con serenità i rischi, di non abbattersi per dolori fisici o morali, più in generale, permette di affrontare a viso aperto la sofferenza, il pericolo, l’incertezza e l’intimidazione e allo stesso tempo di essere coscienti e responsabili e quindi di tirarsi indietro quando è necessario. Pertanto avere coraggio non significa non provare paura ma significa essere pienamente consapevoli della paura ed avere la forza d’animo per affrontarla.

Il coraggio è di solito determinato da una predisposizione personale o dato dalla forza di disperazione quando è cieco ed incosciente, tipico di chi si trova in una situazione disperata. E’ necessario non confonderlo con l’essere temerario ovvero con l’essere sprezzante del pericolo in modo imprudente, sconsiderato, avventato, precipitoso, privo di consapevolezza e di senso di responsabilità perché non tiene conto delle conseguenze delle azioni e non contempla una visione obiettiva delle proprie effettive capacità.

Da ciò si evince che il saper cedere, il riuscire ad arrendersi e accettare di dire no è dimostrazione di coraggio e se, quando si è osservato bene e serenamente la situazione complessiva, si decide di non affrontare la prova non ci si deve sentire dei codardi o dei falliti ma semplicemente realisti e dotati di senso di responsabilità. Essere responsabili significa che qualsiasi sia il risultato, buono o cattivo, qualsiasi cosa accade non può essere imputata  ad altri o a cause esterne, ma solo a se stessi. Purtroppo, anche se essere coraggiosi è fondamentale per vivere, non è possibile diventarlo per imposizione o per comando ma è possibile divenirlo attraverso l’osservazione di se stessi. In quanto il coraggio ha un suo pilastro nell’autostima che si fonda sulla consapevolezza che nasce dall’osservazione neutra, serena e priva di giudizi di se stessi, essenziale per auto-comprendersi e scegliere di agire o non agire in modo consapevole.

Inoltre chi vuole diventare coraggioso deve abbandonare il pensiero che le cose vanno sempre allo stesso modo e non si deve adagiare nell’abitudine e/o perdersi nella paura di rischiare, ricordando che anche al migliore prima o poi tocca la sconfitta ma che si rialza, analizza la situazione, apporta le opportune variazioni di strategia e riprende il proprio cammino.

Vero è, che il rialzarsi richiede di stringere i denti, di resistere al dolore, alla fatica ed alla disperazione. Uno sforzo impegnativo e gravoso che, chi si arrende auto-commiserandosi, mascherando la paura di rimettersi in discussione e di affrontare il nuovo, non deve compiere.

Nella società odierna l’essere coraggioso consta sempre più in manifestazioni esteriori tendenti all’apparire e/o all’avere e sempre meno all’espressione della propria unicità, che può avvenire attraverso l’assunzione di responsabilità delle proprie azioni, sostenendo e difendendo apertamente, senza reticenze le proprie opinioni anche a costo di ricavarne un danno. Si preferisce accettare e seguire le idee della massa o quanto meno non contrastarle per poi auto-commiserarsi e sentirsi vittima di un mondo ingiusto che non potrà mai cambiare.

Ma seguendo l’onda del più forte, si abbassa la testa e giorno dopo giorno si chiude l’anima fino a soffocarla dietro una finta apparenza. Così facendo si perde l’identità e la libertà. E quando si perdono queste, abbiamo perso tutto. Non si vive più, non si è più creativi, si diventa come delle barche in balia delle onde di un mare in tempesta che le travolgono. Lo ha detto chiaramente il giudice Giovanni Falcone: “Il coraggioso muore una volta, il codardo cento volte al giorno.

E come ha scritto lo psicologo Francesco Alberoni nel libro “Abbiate coraggio”: “E’ nei momenti in cui perdiamo, in cui tutto va male, in cui veniamo ingannati, che viene fuori la statura morale dell’individuo e chi si auto-commisera, chi non sa rialzarsi dopo una sconfitta, è destinato alla sconfitta.

Piscicelli Vincenzo fonte: http://piscicellivincenzo.myblog.it

Essere vincenti negli affari e nella vita

Nella prefazione a Il coraggio di rischiare, la cui prima edizione è stata un bestseller internazionale, Richard Branson scrive: “Non ho mai seguito le regole, ma da ogni esperienza ho sempre tratto insegnamenti di cui ho fatto tesoro, dapprima in famiglia, quando ero bambino, poi a scuola, negli anni dell’adolescenza quando ho lanciato la rivista Student, e infine nella vita adulta. Sto ancora imparando e mi auguro di non dover mai smettere di farlo”.

Che cosa ha permesso a un uomo come Branson, nato in Gran Bretagna nel 1950 da una famiglia come tante altre (il padre avvocato, la madre casalinga), di raggiungere le vette del successo? Sicuramente l’amore per la sfida, che lo ha spinto sin da bambino ad affrontare con determinazione ogni ostacolo potesse frapporsi al raggiungimento dei suoi obiettivi e che da adulto si è concretizzato in diverse imprese off-limits, per esempio il giro del mondo in mongolfiera. E poi, la capacità di guardare lontano, di cogliere le opportunità, di offrire risposte innovative a esigenze emergenti senza però trascurare i propri valori e l’etica dell’impresa.

In “Il Coraggio di Rischiare”, il racconto della sua storia di imprenditore e di uomo si sviluppa in quattordici capitoli, i cui titoli si configurano come altrettanti aforismi: “Coraggio, passa all’azione!”, “Apprezza la famiglia e gli amici”, “Rendi attraente tutto quello che fai”, “Pensa giovane”, “Fai del bene” sono alcune delle tappe in cui si snoda un percorso di vita straordinario e avvincente come un romanzo d’avventura.

Conoscere le emozioni

emozioni

La qualità della nostra esistenza è influenzata dal modo in cui reagiamo emotivamente alle varie situazioni che ci troviamo ad affrontare.
Se le emozioni non sono comprese o se non vengono manifestate in modo costruttivo finiscono per dominare la nostra vita causando inutile sofferenza all’individuo, adulto o bambino che sia.

In tempi recenti la comprensione della vita emotiva si è notevolmente ampliata in seguito al diffondersi di nuove conoscenze sul funzionamento della mente e sui meccanismi sottostanti le diverse emozioni. Si è potuto constatare che non c’è un ricettacolo passivo di pulsioni nascoste, ma che, al contrario, assume un ruolo attivo nella costruzione della sua realtà.

Gli psicologi hanno coniato l’espressione «dialogo interiore» per riferirsi al meccanismo attraverso il quale l’individuo elabora una propria visione degli eventi commentando internamente ogni esperienza personale. Sebbene spesso non ne siamo consapevoli, noi parliamo in continuazione a noi stessi e la maggior parte delle nostre reazioni emotive e dei nostri sentimenti sono influenzati dai contenuti di tali pensieri. Il modo in cui ognuno di noi parla a se stesso, interpretando e valutando la realtà circostante, può costituire un mezzo efficace per potenziare la capacità di affrontare varie situazioni problematiche.

La prima fase di questo percorso psico-educativo riguarda la consapevolezza emotiva, ossia il riconoscimento delle principali emozioni in se stessi e negli altri. Diversamente da altre procedure di educazione ora si vuole vedere come gestire le proprie emozioni, soprattutto quando si caratterizzano come emozioni negative o distruttive. La vera competenza emotiva consiste quindi nella conoscenza dei meccanismi mentali che stanno alla base delle emozioni.
Secondo gli studi non è l’evento a causare l’emozione, ma piuttosto sono i pensieri che determinano il tipo di reazione emotiva e comportamentale.

Si considerano «dannosi» quei pensieri che ci portano ad avere reazioni emotive esageratamene negative in
rapporto ad una data situazione.
Le caratteristiche dei pensieri dannosi sono essenzialmente queste:
–  descrivono in modo non realistico gli eventi distorcendoli;
–  sono pensieri esagerati, assolutistici;
–  non aiutano a raggiungere i propri scopi;
– portano a reazioni emotive eccessivamente intense e prolungate.

I pensieri utili comportano invece una visione più realistica e spesso positiva della realtà, che ridimensiona l’impatto emotivo di certi eventi e facilita il conseguimento dei propri scopi.

I principali tipi di pensieri dannosi sono i seguenti:
1. Pretese assolute. Sono una modalità di pensiero che solitamente si esprime con espressioni quali «Devo assolutamente ottenere quello che desidero», «Gli altri devono sempre trattarmi bene», «Certe cose non devono assolutamente succedere». L’illogicità di tale pensiero sta nel fatto che partendo da un obiettivo che si preferirebbe conseguire (ad esempio, ricevere approvazione dagli altri, ottenere considerazione e rispetto dagli altri), trasformiamo tale obiettivo da preferenza razionale ad esigenza assoluta che assume la forma di
«doverizzazione».
2. Pensiero catastrofico. Consiste nell’esagerare oltremodo l’aspetto spiacevole o doloroso di certi eventi. Tipici esempi sono: «È una cosa tremenda sbagliare», «È orribile essere criticati».
3.Intolleranza, insopportabilità. Si tratta di pensieri che denotano una bassa tolleranza nei confronti delle frustrazioni. Consistono nel ritenere che certi eventi (o talvolta certe persone) obiettivamente
spiacevoli non possono essere sopportati, ad esempio: «Non posso sopportare tutti questi compiti», «Non posso tollerare di essere trattato male».
4. Svalutazione globale di sé o degli altri. Consiste nel ritenere che poiché non si è riusciti bene in qualcosa, allora siamo un fallimento totale. Oppure la svalutazione globale può essere rivolta agli altri,
ritenendo che poiché uno o più aspetti del comportamento di una persona sono negativi, allora l’intera persona è negativa. Esempi di entrambi i tipi di svalutazione globale potrebbero essere: «Sono così stupido e incapace», «Sono proprio un perdente», «Quel mio compagno è una vera carogna».
5. Indispensabilità, bisogni assoluti. È un modo di pensare che ci porta erroneamente a considerare indispensabile ciò che in realtà è solo desiderabile, auspicabile, utile, ma di cui possiamo anche fare a
meno, pur con qualche inconveniente. Con questa forma di pensiero trasformiamo certi eventi, certe persone o certi oggetti in qualcosa di essenziale per la nostra felicità. È come se dicessimo «Posso essere
felice solo se avrò questo», ma così facendo ci costruiamo la nostra stessa infelicità. In molti casi ciò che consideriamo indispensabile sono l’approvazione, la stima, l’affetto, l’amicizia.
6. Generalizzare. Significa pensare in termini di «sempre», «mai», «tutti», «nessuno». Ad esempio «Mi va sempre tutto storto», «Non riesco mai a…», «Tutti se la prendono sempre con me», «Nessuno
mi vuole bene». Si tratta di pensieri poco realistici in quanto è altamente improbabile che certe cose si verifichino proprio sempre o mai o che tutti, proprio tutti, agiscano in un certo modo. Si tratta
piuttosto di generalizzazioni estreme che ci portano ad avere una visione disfattista della realtà.

Riconoscere le componenti irrazionali del proprio dialogo interiore è un passo molto importante per il superamento degli stati d’animo spiacevoli, ma non è sufficiente. Il passo successivo consiste nell’attaccare
tali pensieri negativi e nel sostituirli con altri più costruttivi.
Alcuni esempi di domande utili per «attaccare» i propri pensieri irrazionali e controproducenti sono:

  • Cosa c’è di vero in quello che penso, quali fatti potrei avere ignorato?
  • C’è qualche esagerazione nel mio modo di pensare?
  • Questo modo di pensare mi aiuta a stare meglio?
  • Questi pensieri mi sono utili per riuscire a ottenere quello che vorrei?
  • Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere in questa situazione?
  • Quanto è probabile che si verifichi davvero? Sarebbe proprio terribile o insopportabile se ciò si verificasse?

Attaccare i pensieri irrazionali e negativi significa indebolirne la loro forza, in modo da introdurre nella nostra mente un dubbio sulla loro veridicità. Questo rende più facile sostituirli con altri più costruttivi.

Vediamo come procedere per trasformare i principali contenuti irrazionali del dialogo interiore che abbiamo considerato in precedenza.
Il pensiero assolutistico («devi assolutamente», «bisogna per forza») può essere sostituito con pensieri che esprimono desideri, opportunità, convenienza. Ad esempio, «Sarebbe meglio se…», «Vorrei
che…», «Conviene, è meglio…».
Il pensiero catastrofico può essere sostituito con pensieri che ridimensionano in modo più realistico l’evento. Ad esempio, «È spiacevole, è doloroso, ma non è la fine del mondo».
I pensieri che esprimono intolleranza o insopportabilità possono essere sostituiti constatando che certi eventi o certe persone «sono solo sgradevoli, fastidiosi, ma pur sempre sopportabili».
La tendenza a svalutare totalmente se stessi o gli altri con aggettivi denigratori può essere superata limitandosi a esprimere giudizi solo sui comportamenti e non sulle persone, ricordandosi che gli individui
sono qualcosa di molto più complesso della semplice somma dei loro comportamenti.

I pensieri che esprimono indispensabilità, bisogni assoluti possono essere sostituiti con affermazioni che esprimono preferenze, come «Mi piacerebbe… ma so che non è indispensabile anche se lo desidero molto», «Anche se non posso ottenere questa cosa potrò avere altre gratificazioni…».

I pensieri che esprimono generalizzazioni («sempre», «mai», «nessuno») possono essere trasformati ricorrendo a termini quali «spesso», «a volte», «molti», «qualcuno».

Questo lavoro di riconoscimento, attacco e trasformazione dei pensieri distruttivi richiede una certa pratica acquisibile mediante un allenamento costante da attuare per un periodo di tempo, almeno fino a
quando vecchie abitudini nel modo di pensare non lasceranno il posto ad altre più costruttive e positive.

Si tratta di sostituire vecchi percorsi mentali con nuovi percorsi che portano ad emozioni più funzionali e
soddisfacenti.

Da:  Giochi e attività sulle emozioni Di Pietro M. e Dacomo M.

Libro consigliato:


Serge Tisseron

Verità e Menzogne delle Emozioni

Comprendere la nostra sfera emotiva

Le emozioni sono quanto mai di moda: ascoltarle è sinonimo di sincerità, di autenticità, di star bene con se stessi. Ma, come i pensieri, anche le emozioni possono essere indotte, represse, mascherate: in una parola, false.
Sin dal primo vagito, assieme al latte materno ciascuno di noi assimila un bagaglio emotivo che contiene l’impronta fedele della propria storia familiare.

Custodito nei recessi sotterranei dell’inconscio, tale bagaglio riemerge continuamente mescolando e sfalsando i piani: capita così che dietro un’emozione che crediamo autentica se ne celi un’altra che non sappiamo riconoscere o accettare; o può accaderci addirittura di fare da cassa di risonanza a emozioni non nostre, sgorgate da una storia che non abbiamo vissuto. E in questo gioco di specchi in cui verità e menzogna si confondono, vengono spesso a galla segreti di famiglia, che, invisibili all’occhio della ragione, attraversano le generazioni sul filo sottile delle emozioni.

Un famoso psichiatra e psicanalista ci fornisce la chiave per la comprensione dei meccanismi sottesi al funzionamento della sfera emotiva, spiegandoci come scoprire e riconoscere le emozioni che crediamo nostre e che invece si sono impadronite di noi, e come liberarcene per dare spazio alla nostra emotività autentica e personale.

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L’abbandono

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La dinamica dell’abbandono fa parte di un karma abbastanza pesante. Superare la paura dell’abbandono vuol dire superare il proprio karma in questa vita.
L’abbandono provato alla nascita da parte di uno o entrambi i genitori si ripresenta inesorabile nel momento in cui si instaura una relazione di coppia stabile o per lo meno importante. Anche se si presenta in quasi tutte le relazioni, anche non di coppia.
Come si può superare l’abbandono “praticamente”  e cosa fare se il partner non è pronto a lavorare con te? Ma il partner sta “già” lavorando con te, nel momento in cui ti ha fatto affiorare questo problema nel vostro rapporto: il partner serve proprio a farti vedere la tua più grande paura. Di solito chi ha il karma dell’abbandono tende a fuggire dal rapporto, tende a drammatizzare e a vedere situazioni di abbandono che si ripetono. Qualunque situazione è buona per vedersi lasciati da un momento all’altro e la paura è tale che chi ha questo karma tende a lasciare l’altro per primo.
Puoi lavorare da solo/a a questo karma certo, come ogni karma può essere compreso e risolto da soli, ma in coppia risparmi molto tempo anche se, per ipotesi, il tuo partner non vuole lavorare con te.
Chi ha il karma dell’abbandono di solito attira partner con lo stesso karma. Così il gioco tra i due è “a chi lascia prima l’altro”. Entrambi creano situazioni difficili, entrambi tentano di fuggire o fanno in modo che sia l’altro a fuggire.
Da solo/a puoi lavorare in maniera sistematica e costante ad accrescere la tua autostima, a volerti bene, a capire che se sei al mondo è perché anche tu, come ogni essere umano hai un compito.

Tu non credi né di avere un compito, né di essere una persona “giusta”. Ma ti assicuro che non c’è niente che non vada in te. Quanto tu hai provato faceva parte del tuo karma e ora pian piano tu hai la possibilità, soffrendo sempre meno, di concluderlo.

Come fare a soffrire sempre meno? Riconoscendo che sei al mondo per un motivo: accettarti, e accettare i tuoi genitori, attraverso il Perdono. Questo è il primo lavoro che devi fare da solo/a: perdonare, ossia fare dono di te ai tuoi genitori, ma soprattutto prima a te stesso/a.
Qualunque karma si risolve in maniera molto rapida riuscendo a perdonare. Ecco, questo è il tuo cammino.
Per quanto riguarda invece il tuo partner, (avendo entrambi il karma dell’abbandono), potete risolverlo “uscendo da voi” e trovando un compito da svolgere insieme che sia al di fuori del vostro rapporto, che alzi le vostre vibrazioni e che vi porti ad evolvervi insieme.
Uno “scopo della vostra coppia”, che non vi lasci a tormentarvi entrambi nella paura.
Può essere qualcosa che fate per il prossimo, può essere un libro che scrivete insieme, può essere un obiettivo dove i vostri talenti vengano espressi a favore di un ideale più alto. Ma fino a quando non prendete entrambi consapevolezza della dinamica dell’abbandono e non perdonate voi stessi e i vostri genitori (entrambi), il vostro rapporto, che è karmico vi darà solo sofferenza.
Una volta compreso questo potrete proseguire il rapporto anche per sempre, ma non aspettatevi che sia un rapporto sereno. Se il vostro è un rapporto karmico, avrete sempre contrasti, che possono però rivelarsi ottimi momenti di crescita se non li fate fossilizzare solo su voi due e allargate i vostri talenti al mondo.

Libri consigliati:


Paolo Crepet

Sull’Amore

Innamoramento, gelosia, eros, abbandono, il coraggio dei sentimenti

Si fa presto a dire «amare». Ma quante sono le persone che possono dire di essere innamorate sul serio? E quante quelle capaci di andare oltre l’innamoramento, fino all’amore? Un libro che si legge d’un fiato, perché si parla del nostro destino. Una guida amichevole sul sentiero della maturità affettiva, che non trascura nessuna delle trappole e illusioni annidate lungo il cammino. Un prezioso «manuale di esercizi spirituali» per giovani e adulti di ogni età.Nello stile semplice e narrativo che lo ha reso familiare a tanti lettori, qui si affronta quello che al di là delle apparenze è forse il vero tabù del nostro tempo. E ci porta per mano a scoprire che nel mondo dominato dall’ossessione dell’efficienza e della prestazione, la vera possibilità di cambiamento coincide proprio con il coraggio dei sentimenti. Il coraggio di abbandonarsi a essi, e insieme riuscire a governarli. E che da questo dipendono la felicità e il futuro di ognuno di noi, e forse dell’intera società.



Rudolf Steiner

L’Azione del Karma

Comprendere la forza del Karma e il senso della Legge di retribuzione rappresenta il primo passo fondamentale per accedere al cammino che conduce a una vita più consapevole, guidata e illuminata dall’azione delle forze spirituali, azione che in sanscrito si definisce, appunto, karma.

Steiner spiega, in un linguaggio semplice e coinvolgente, come ciò che noi chiamiamo destino sia in realtà il frutto delle azioni compiute nelle nostre vite precedenti. Nulla avviene per caso, ciascuno è artefice del proprio destino: imparare a gestire il proprio karma vuol dire diventare padroni della propria vita.

L’Azione del Karma offre a ciascuno di noi la possibilità di agire in modo più consapevole e di trovare risposte a interrogativi apparentemente difficili. È stato proprio nel rispondere alle domande di persone comuni che Steiner ha compreso l’importanza di condividere con gli altri la sua profonda esperienza: questo libro rappresenta il dono di conoscenza che egli ha dedicato a uomini e donne che desiderano migliorare se stessi e la propria vita.

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Le scelte di ogni giorno

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Ogni giorno ci troviamo ad affrontare varie situazioni che
impongono una scelta e, nonostante gli sforzi, spesso non prendiamo
la soluzione che sappiamo essere “buona per noi”. Questo accade in
parte perchè la “scelta giusta” è sovente la più difficile e ci
costringe a sacrificare in certo grado il nostro piacere.
Nel corso dei secoli uomini e donne si sono sforzati di chiarire
quale ruolo il piacere dovesse svolgere nella loro vita: innumerevoli
filosofi, teologi e psicologi hanno analizzato il nostro rapporto con
questa sensazione. Nel terzo secolo a.C., Epicuro basò il proprio
sistema etico sull’audace concetto che “il piacere sia l’inizio e la
fine della vita felice
“. Ma anch’egli riconobbe l’importanza del
senso comune e della moderazione, e osservò come il farsi prendere in
maniera incontrollata dai piaceri sensuali producesse a volte dolore
anzichè gioia. Negli ultimi anni dell’Ottocento, Sigmund Freud si
dedicò all’elaborazione di una teoria del piacere e concluse che la
fondamentale motivazione alla base dell’intero apparato psichico è il
desiderio di alleviare la tensione causata da pulsioni istintuali
inappagate; a suo avviso, insomma, noi siamo motivati dalla ricerca
del piacere.
Ovviamente, nessuno di noi ha bisogno degli antichi filosofi greci,
degli psicoanalisti ottocenteschi o degli scienziati odierni per
capire che cosa sia il piacere. Sappiamo cos’è quando lo proviamo.
Comprendiamo cos’è quando la persona amata ci accarezza o ci sorride,
quando ci concediamo il lusso di un bagno caldo in un freddo
pomeriggio piovoso o quando contempliamo la bellezza di un tramonto.
Ma molti provano piacere anche nella frenesia indotta da una linea di
cocaina, nell’estasi dello sballo da eroina, nello stordimento della
sbornia alcolica, nella gioia di sfrenate imprese sessuali o
nell’euforia di un colpo di fortuna a Las Vegas. Anche questi sono
piaceri assai reali, con cui molta gente, oggi, è costretta a fare i
conti.
Benchè non vi siano sistemi facili per evitare simili godimenti
distruttivi, abbiamo il vantaggio di conoscere il punto di partenza:
ricordarci che quel che cerchiamo nella vita è la felicità. Come
osserva il Dalai Lama, questo è un dato di fatto incontrovertibile.
Se affronteremo le nostre scelte di vita tenendo a mente tale
concetto, faremo meno fatica a rinunciare alle cose che, pur dandoci
una soddisfazione momentanea, a lungo andare ci danneggiano. Il
motivo per cui è spesso così difficile dire “un semplice no” è da
ricercarsi in quel monosillabo: il “no” è infatti associato all’idea
di dover rifiutare a se stessi qualcosa, di dover compiere una
rinuncia e privarsi di qualcosa.
Ma forse l’approccio migliore è reinquadrare qualsiasi decisione
chiedendosi: “Mi darà la felicità?”.
Questa semplice domanda
rappresenta un prezioso strumento, perchè può aiutarci a gestire
tutti i settori della vita, non solo a decidere se dobbiamo indulgere
alla droga o concederci una terza fetta di torta alla banana. Ci
consente infatti di osservare le cose con un’ottica nuova. Se
affronteremo le decisioni e le scelte quotidiane con quella domanda
in mente, sposteremo il fulcro dell’attenzione da ciò che neghiamo a
noi stessi a ciò che cerchiamo: la vera felicità, che, come dice il
Dalai Lama, è stabile e durevole.

Libro consigliato:



Dalai Lama

Il Sutra del Cuore

Riflessioni sulla natura dell’uomo e sulla felicità

Sperling
ISBN: 8820035804

Prezzo € 13,50

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Che cosa occorre per essere felici?

meditation

Che cosa occorre per essere felici? Il denaro? Il successo?
L’amore? La stima degli altri? E’ un interrogativo che da sempre
l’uomo si pone senza sapersi dare una risposta.
Il Dalai Lama, rivolgendosi a tutti, indipendentemente dalle
condizioni o dalle storie personali, dalla religione o dalla cultura,
ci spiega come per raggiungere la felicità siano necessari una
disciplina e un metodo interiori che ci aiutino a combattere gli
stati mentali negativi (la rabbia, l’odio, l’avidità), per coltivare
invece gli stati mentali positivi (la gentilezza, la generosità, la
tolleranza verso gli altri).
Tenzin Gyatso (quattordicesimo Dalai Lama) non attinge quindi a
credenze religiose o verità assolute, ma alla conquista e all’esercizio
di una pratica quotidiana, difficile e tuttavia possibile: conoscere
se stessi, capire le ragioni degli altri, aprirsi al diverso,
guardare le cose in modo nuovo. In una parola, riscoprire la qualità
umana per eccellenza: la compassione.
Proprio nelle situazioni e negli eventi che abbiamo conosciuto –
dalle relazioni con amici o parenti alla perdita di chi ci è caro,
dalla ricerca del benessere alla malattia e alla vecchiaia, dai
contrasti all’amore – il Dalai Lama ci rivela come sconfiggere
l’ansia, l’insicurezza, la collera, lo sconforto, e come raggiungere
un’intimità e un atteggiamento di empatia verso gli altri,
insegnandoci così a trasformare le avversità in occasioni per
conquistare una stabile e profonda serenità interiore.

[…]
Adottando una certa disciplina interiore, possiamo mutare il nostro
atteggiamento, la nostra intera visione del mondo e il nostro
approccio alla vita.

“Tale disciplina interiore può naturalmente comprendere molte cose,
molti metodi. Ma in genere si inizia con l’identificare i fattori che
conducono alla felicità e quelli che conducono alla sofferenza. Fatto
questo, bisogna cominciare a eliminare a poco a poco i secondi e a
coltivare i primi. Questo è il sistema.”

L’arte della Felicità



Dalai Lama Howard C. Cutler

L’Arte della Felicità

Oscar mondadori
ISBN: 8804486848

Prezzo € 8,40

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Fin quando..

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Fin quando l’individuo permette alla propria mente di trattenere pensieri
di odio – di condanna
di invidia – di gelosia
di critica – di paura
di dubbio – di sospetto.
E permette a questi pensieri di generare irritazione dentro di lui, otterrà come risultato certo:
disordine e infelicità nella sua vita,
delusione nei suoi sogni,
disastri nella usa mente,
nel suo corpo, nell’ambiente,
al quale è legato da sottili fili di azione e reazione.
Fin quando l’uomo continua a trattenere nella sua mente questi
pensieri negativi, verso:
le persone che gli sono vicine,
le condizioni di vita, il lavoro,
le persone amate e la nazione,
lui stesso, inconsciamente, obbliga le sue energie a creare situazioni negative, che col pensiero attrae e
alimenta.
Lui solo è responsabile della sua infelicità e dell’infelicità in cui trascina gli altri. E’ quindi responsabile di “quel
grigiore” che pesa sul mondo e che lui stesso è il primo a condannare.

Cominciamo da ora a pensare meglio, cominciamo da ora ad imparare a pensare bene , poichè noi dipendiamo da noi.

Buon cammino

Libri consigliati:



Louise L. Hay

Guarisci il tuo Corpo – Libro + CD

I pensieri negativi che danno origine alle malattie, i pensieri positivi che le curano

Armenia
ISBN: 9788834415368

Prezzo € 18,90

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Omraam Mikhael Aivanhov

Pensieri Quotidiani 2009

Prosveta Edizioni
ISBN: 9788895737027

Prezzo € 12,00

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