Come avere una relazione felice

aforismi-damore

Spesso credete che trovare un partner che vi ami sia la soluzione a tutto ciò che manca nella vostra vita.
Cercate la persona in grado di completarvi, e quasi tutti volete incontrarla qui e subito!
Grazie alla nostra approfondita conoscenza della legge dell’attrazione, vi suggeriamo di mettere in questione l’aspetto “qui e subito” della vostra richiesta.

Il motivo è semplice:
se insistente nello scegliere un compagno in questo preciso momento, quella persona corrisponderà da un punto di vista vibrazionale al modo in cui vi sentite ora. Il partner che si presenta ora corrisponderà alla vostra essenza di questo preciso momento.
Quando siete fraintesi, soli o non vi sentite amati, non potete trovare un partner che vi offra qualcosa di diverso.
Se ciò che si manifesta alla vostra attenzione in questo periodo è l’assenza di una relazione gratificante, questa non si può certo manifestare nella vostra esistenza.

Non adesso.
Se state cercando un rapporto felice, dovete prima sentirvi felici voi.
Chiedere una relazione capace di renderti felici significa affrontare il problema alla rovescia.
Se state cercando una relazione soddisfacente, dovete prima essere voi stessi soddisfatti.
Se aspirate a un rapporto stimolante ed entusiasmante, dovete voi stessi essere persone stimolanti e piene di entusiasmo.
Il modo in cui vi sentite corrisponde a chi siete. E chi siete corrisponde a tutto quello che vi accadrà.

da Entra nel Vortice dell’Attrazione

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Meditazioni guidate per allinearsi all’energia della propria Fonte

Voto medio su 6 recensioni: Da non perdere

Dai veri Maestri della Legge dell’Attrazione, meditazioni guidate per entrare nel Vortice della Creazione per realizzare sogni e desideri.

Se riuscite a trovare un modo per migliorare la concentrazione così da trovarvi dentro il Vortice, allineati a chi-siete-veramente, e poi, dall’interno del Vortice, attivare il cento per cento dei vostri desideri, vedrete che si tratta di una scorciatoia utile.

Ecco in cosa consistono il manuale e CD Audio dedicati alla meditazione.

Vi offrono un metodo più veloce per ridurre la resistenza che vi trascinate dietro da troppo tempo, un modo più rapido per sfruttare l’Energia che crea i mondi e usarla per giungere, partendo da dove vi trovate adesso, al miglioramento agognato.

Guidati dagli Insegnamenti di Abraham, Esther e Jerry Hicks offrono uno strumento straordinario per entrare nel potente Vortice creativo dove riunirsi con tutto ciò e tutti coloro che abbiamo sempre desiderato e cercato.

La registrazione che accompagna il volume contiene quattro meditazioni guidate per allinearsi, ogni giorno, al proprio Io Interiore in quattro ambiti fondamentali della vita: benessere generale, benessere economico, benessere fisico e relazioni personali.

I CINQUE TIBETANI – La pratica dell’eterna giovinezza

La pratica dell’eterna giovinezza – Videocorso con Esercizi Preparatori

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Intervista a Silvia Salvarani

Perché un video-corso, Silvia? Ci sono già tanti libri su questo argomento…
Perché dopo tanti anni di insegnamento mi sono resa conto che l’esempio pratico, a vista, riesce a spiegare ciò che devi fare molto meglio di tante parole… e anche perché non puoi eseguire un esercizio mentre leggi, cioè… devi leggere la spiegazione, appoggiare il libro e a memoria eseguire il rito, invece con un video puoi guardare e contemporaneamente fare ciò che passo dopo passo ti viene mostrato, con una percentuale di errore molto più bassa.

Da quanti anni insegni yoga?
Da più di vent’anni. Ho gestito un Centro Yoga per molto tempo nella mia città d’origine, Ancona, dove insegnavo non solo tecniche yoga, ma anche Rebirthing, aerobica, meditazione, Tai-Chi e altro ancora… sono anche Master Reiki… da quasi due anni vivo a Milano, dove continuo a insegnare, naturalmente.
Il tuo percorso di studi qual è stato?
Anomalo e variegato, direi… dunque, sono arrivata prima alla Maturità Magistrale e poi mi sono diplomata all’ISEF dell’Università di Urbino. Da qui ho proseguito con svariati corsi di specializzazione, come ad esempio il corso con la Federazione Italiana Yoga, quello triennale per Rebirthing Integrativo e via via tutti gli altri, a seconda di come si sviluppavano i miei interessi. La pratica dei Cinque Tibetani l’ho appresa da un maestro tedesco quando ancora in Italia, nel 1990, non era stato stampato niente sull’argomento.

Come sei arrivata a interessarti di yoga?
Per me lo yoga è stato qualcosa di familiare e comune sin dall’infanzia. Strano a dirsi, ma in casa mia di yoga ci si occupa da sempre. Durante la seconda guerra mondiale mio padre è stato prigioniero degli inglesi in India ed è stato in questo periodo che ha incontrato un maestro yogi, Sivananda, che gli ha spiegato che cos’è lo yoga e soprattutto il pensiero e la filosofia su cui poggia la pratica yoga. Quando è ritornato a casa, alla fine della guerra, mio padre ha continuato a scrivere a questo maestro per molti anni. A casa mia i libri sull’argomento erano normali, ho letto Autobiografia di uno Yogi di Paramhansa Yogananda quando avevo appena quindici anni, ma non mi sembrava di fare una cosa strana… semplicemente leggevo di cose di cui in famiglia si parlava spesso.

Parliamo un po’ dei Cinque Tibetani…
I Cinque Tibetani sono un’ottima pratica. Sono adatti quasi a tutti e si possono fare tutti i giorni dedicandovi poco tempo. Secondo me il motivo del loro successo è proprio questo. Oggi le persone cercano modi e tecniche che apportino beneficio ma richiedano tempi brevi e questi riti sono ideali a questo scopo. Li insegno ormai da tanti anni e i miei allievi ne sono più che soddisfatti. Ho visto migliorare problemi cronici di salute e di bellezza praticamente in tutti, anche se ovviamente non con gli stessi tempi. Alcuni hanno ottenuto risultati in brevissimo tempo, altri hanno dovuto faticare di più.

Perché un video-corso proprio su questa pratica e non altre delle tante che conosci e insegni?
Non esiste nulla di simile in Italia e credo sia il metodo di diffusione più rapido e facile. Per tutti i motivi di cui ti parlavo prima e anche per altri i Cinque Tibetani sono una tecnica ottimale: per la loro semplicità, perché con questi esercizi si ottengono buonissimi risultati e l’impegno richiesto è davvero poco in termini di tempo e fatica, perché rigenerano il corpo e lo spirito, perché hanno un approccio abbastanza dolce da non scoraggiare nemmeno gli anziani o i pigri di natura… sai, quando si sceglie una “carriera” come la mia si compie una scelta che non è solamente di lavoro.
Voglio dire: certo mi piace la ginnastica, l’attività fisica e l’insegnamento, ma con questi presupposti avrei potuto fare l’insegnante di ginnastica in una qualunque scuola. Invece ho scelto un percorso che passa attraverso il corpo, lo tonifica e lo mantiene giovane perché coinvolge in un tutto unico anche il cuore, la mente e lo spirito. Come ti ho già detto sono cresciuta con la convinzione trasmessami da mio padre che la crescita spirituale e l’espandersi delle potenzialità personali siano indissolubilmente legati al benessere fisico e ho cercato di conoscere e insegnare tecniche che portassero in questa direzione, prima di tutto per la mia crescita personale e poi per poterle trasmettere ad altri.

Quale consiglio daresti a una persona che inizia ora a interessarsi ai Cinque Tibetani?
Di essere paziente. Di non aspettarsi risultati in una settimana perché anche i miracoli hanno bisogno di tempo! Con questo non voglio sostenere che queste pratiche facciano miracoli, ma se si vogliono ottenere effetti duraturi occorrono pazienza, costanza e impegno… almeno un poco tutti i giorni. E soprattutto: fatelo per vera convinzione di aver cura di voi stessi.

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Imparare l’Ottimismo

ottimismo

Ottimisti e pessimisti vivono in mondi differenti e reagiscono alle stesse circostanze in modi completamente diversi. Supponiamo che chiediate a un amico al lavoro o a scuola di pranzare insieme a voi e questi rifiuta. Come reagite? Un pessimista potrebbe pensare: «Non gli piaccio; è perché non sono interessante o attraente». Questi pensieri portano con sé altri tristi pensieri e gradualmente portano a pensare di essere privi di valore. Al contrario, una persona con un approccio alla vita ottimistico potrebbe pensare che l’amico è semplicemente occupato e decidere di riprovarci un’altra volta.

Facciamo un altro esempio. Una sera, prima di uscire, una donna chiede al marito di fare il bagno ai figli e di metterli a letto. Al suo ritorno li trova tutti sul sofà intenti a guardare la TV. Una reazione potrebbe essere: «Non ci posso credere! Perché non riesce a fare la più piccola cosa che gli chiedo di fare? Perché devo essere sempre io quella che grida ai bambini di andare a letto?». Troppo infuriata per parlare, spegne bruscamente la TV e spedisce i bambini a letto. Dopo un lasso di tempo carico di tensione, comincia a rammaricarsi della sua rabbia e a pensare scontenta: «Mi odio quando faccio così! Ma vorrei che fosse più comprensivo! Non si interessa affatto a me, ecco perché reagisco in questo modo. Il nostro matrimonio è un fallimento…». I pensieri negativi si ingrandiscono come una palla di neve che rotola giù da un pendio. Ma c’è un altro modo di reagire alla stessa situazione. È altrettanto possibile, trovandoli tutti a guardare la TV, dire: «Perbacco, siete ancora svegli? È così interessante il programma? Bene, allora fatemelo vedere un po’ insieme a voi, ma tra poco dovrete andare a letto». Una persona che reagisce in questo modo potrebbe pensare: «Oggi ha voluto passare un po’ di tempo con i bambini», lasciar perdere la rabbia iniziale e adottare un atteggiamento positivo.

Il pensiero pessimistico

Martin Seligman, ex presidente dell’American Psychological Association, identifica tre caratteristiche del pensiero pessimistico. Le descrive nel suo libro “Imparare l’ottimismo: come cambiare la vita cambiando il pensiero

La prima è la permanenza. Questo significa considerare come durature e immutabili situazioni temporanee e fortuite. Per esempio, la vostra superiore vi redarguisce. Voi reagite pensando: «Quanto la odio» e da lì continuate a pensare a tutte le cose che detestate di lei. Il rimprovero è un evento isolato e momentaneo, ma lo trasformate in qualcosa di permanente pensando che «Lei è sempre così» e «Qualunque cosa faccia, non cambierà mai». L’ottimista invece pensa: «La responsabile è di cattivo umore oggi. Deve avere qualcosa per la testa», limitando l’evento a quel giorno e non estendendolo oltre.

La seconda caratteristica è la pervasività. Quando una cosa va male, un pessimista pensa che tutto vada in rovina. Quando qualcuno sottolinea un errore a una persona del genere, questa penserà: «Sono un buono a nulla, non so fare niente» e si scoraggerà. Invece di pensare che c’è qualcosa da sistemare, individui così pensano che sia stato negato il loro valore come persone. Un puntino si ingigantisce fino a diventare un’enorme nuvola nera che riempie la mente. Si perde la fiducia e si commettono più errori, creando una spirale verso il basso.

La terza caratteristica del pessimismo è la personalizzazione. Vale a dire pensare che ogni evento negativo accada a causa vostra e ogni evento positivo vada imputato ad altri o al caso. Per esempio, quando un atleta o una squadra ottimista perdono una partita, pensano: «A volte si vince, a volte si perde» oppure «L’altra squadra ha dominato la partita oggi». Non si addossano semplicemente la responsabilità della sconfitta. Ma quando un atleta pessimista perde, pensa: «Ho perso la concentrazione, ne ho lasciati passare tanti» oppure «Tirando così non vinceremo mai». Quando due squadre si equivalgono, spiega Seligman, è più probabile che vinca quella più ottimista.

Ovviamente non si può perdere di vista la realtà e, in una versione estrema dell’ottimismo, attribuire allegramente agli altri ogni evento negativo che capita. Tuttavia il pessimismo ci induce a un’inutile autocritica.

Il potere della mente

Quando iniziai a studiare gli scritti di Seligman provai subito interesse per le sue teorie. La mente, osservai, è una cosa meravigliosa. Come scrisse Milton nel Paradiso perduto: «La mente ha in sé la propria dimora, e in sé / può fare di un inferno il paradiso e del paradiso un inferno». Il Result Oriented Counselling insegna che la qualità della nostra vita dipende in definitiva dalla mente. E’ quindi anch’esso è una psicologia della speranza, e speranza è la mia parola preferita.

Anche Seligman sostiene infatti: «L’ottimismo è speranza. Non è assenza di sofferenza. Non è essere sempre felici e soddisfatti. È la convinzione che sebbene si possa sbagliare o si possa avere un’esperienza dolorosa, si può agire per cambiare le cose».

Secondo Seligman, è più probabile che gli ottimisti abbiano successo nel lavoro o nelle relazioni personali. Godono di migliore salute e vivono più a lungo. Egli osserva che l’impatto del nostro modo di fare sulla salute diventa più marcato a partire dai 45 anni.

Le teorie di Seligman si basano sull’idea che le persone possano cambiare. Cambiando il nostro modo di pensare possiamo cambiare la nostra vita. Seligman sostiene che la psicologia dopo la Seconda guerra mondiale si era interessata per lo più a coloro che avevano gravi disagi psicologici ma che egli aspirava a ciò che definiva una “psicologia positiva”, che desse alle persone coraggio, speranza e forza.

Egli confessò di essere stato un pessimista e di aver imparato a essere ottimista. Fu dopo la morte del padre, un valente impiegato statale che a un certo punto aveva deciso di concorrere per un’alta carica pubblica nello stato di New York. In quel periodo – Seligman aveva solo 13 anni – il padre fu colpito da una serie di ictus che lo lasciarono paralizzato, perse ogni speranza e precipitò in una sensazione di impotenza in cui rimase fino alla morte, avvenuta diversi anni dopo. Vedendo questo, Seligman decise di ricercare che cosa facesse sentire le persone impotenti in certe circostanze, e se ci fosse un modo per superare questa sensazione.

Forse per questi eventi, Seligman emana una calda umanità, animata dal nobile scopo di aiutare gli altri. La sua “rivoluzione psicologica”, basata su una profonda fiducia nel potenziale umano, da alcuni è stata definita il maggiore sviluppo della psicologia dai tempi di Freud.

Il pensiero abituale

Per Seligman occorre diventare consapevoli delle spiegazioni che diamo agli eventi, del dialogo inconscio che conduciamo con noi stessi quando ci imbattiamo in qualche problema. Un metodo che egli suggerisce è scrivere quel che si pensa di fronte ad alcune situazioni frustranti. Se ci accorgiamo di essere inclini a reagire agli eventi in modo pessimista, ci possiamo esercitare a “contestare” le nostre convinzioni negative.

Per esempio, supponiamo che telefoniate e lasciate un messaggio a un amico chiedendogli di richiamarvi, ma lui non lo fa. Una persona con una tendenza pessimista penserà: «Mi sta ignorando» oppure «Forse non richiama perché sono sempre egoista». Se sentissimo qualcun altro fare queste affermazioni, noteremmo subito che sta saltando a delle conclusioni negative. Ma quando la conversazione è tra sé e sé, sembriamo pronti a credere il peggio. Ecco perché imparare a mettere in discussione le nostre convinzioni negative può essere d’aiuto: «Di fatto, è sempre stato gentile con me. Non mi sta ignorando, ha detto che aveva una settimana piena».

Oppure potreste provare a dirvi: «Anche se mi stesse ignorando, dov’è il problema? Non posso essere perfetto in tutto e non piacerò sempre a tutti. Qualunque cosa possano pensare gli altri, sto facendo del mio meglio. Almeno ho il merito di averci provato!».

Seligman afferma che dovremmo allenarci a questo tipo di pensiero positivo imprimendo nella mente frasi ottimistiche. Una volta acquisita la tecnica per essere ottimisti, non la si perderà più. In questo senso assomiglia molto all’imparare a nuotare o ad andare in bicicletta.

Imparare la gioia della sfida

Allo stesso modo Seligman fa notare come, nella maggior parte dei casi, i voti bassi non siano un indice di scarsa capacità; piuttosto sono un’indicazione che lo studente o la studentessa tende ad avere una visione pessimistica di sé. Gli studenti che credono di non essere brillanti o di essere incapaci, di fronte a una sfida spesso rinunciano. Non è che non siano motivati o dotati, è che non hanno imparato l’ottimismo che li aiuterebbe a superare gli ostacoli. Basta che i genitori pensino che il bambino non sia intelligente e il bambino, percependolo, adotta un’immagine di sé pessimistica. È ancor peggio se, ogni volta che il bambino prende un brutto voto, i genitori gli dicono cose come «Non ti impegni abbastanza», «Sei pigro» oppure «Sei così negligente che non controlli neppure i tuoi compiti». Poco a poco il bambino comincerà a considerarsi pigro e negligente. Quando i bambini che sono diventati pessimisti inciampano in un sassolino, nella loro testa lo trasformeranno in un’enorme montagna. Terrorizzati dall’insuccesso, saranno più inclini a sbagliare proprio a causa della loro paura.

La maniera migliore di aiutare i bambini a sviluppare un modo di vedere positivo non è pretendere che realizzino questo o quello, ma rassicurarli che ce la possono fare. Quando sbagliano qualcosa, invece di rimproverarli, potreste dire: «Di solito fai molto meglio. Non è da te». Seligman non ci sta suggerendo di lodare costantemente i bambini, ma di insegnare loro ad avere la fiducia di superare gli ostacoli e di comunicare loro la gioia che scaturisce da quella sfida.

Superare l’egocentrismo

Seligman osserva che mentre il mondo sviluppato gode attualmente di un benessere senza precedenti, le persone pessimiste e depresse sono in aumento. Egli identifica la causa di questa epidemia di pessimismo nell’egocentrismo e fa notare anche il declino di sostegni come la religione, la società, i legami familiari e le comunità.

Anche l’educazione ha contribuito, focalizzandosi troppo sul non urtare l’autostima dei bambini, trascurando di insegnare un modo di vivere in cui non si teme il fallimento, ma ci si diverte a superare le sfide. In altre parole, gli adulti devono vincere il loro egocentrismo. Gli adulti devono mostrare ai bambini il modo di superare gli ostacoli. Una delle ricerche di Seligman rivelò che il livello di ottimismo di una madre e del suo bambino erano molto simili, sia che il figlio fosse maschio che femmina. Invece l’impatto del padre sui bambini, a questo riguardo, era molto più limitato. Cambiare il proprio atteggiamento interiore può spalancare la via a cambiamenti positivi infiniti..

Piuttosto che frasi come: «Non fa alcuna differenza» o «È impossibile», in qualunque circostanza impariamo a dire: «Posso farcela! Posso cambiare quello che non mi piace!».


Martin Seligman

L’ottimista (nato pessimista)

Chi nasce quadro, non può morire tondo, dice il proverbio. Chi nasce pessimista, può diventare ottimista, dice con la sua vociona tonante Martin Seligman. La sua giovinezza viene assai influenzata dalle vicissitudini del padre. La sorella maggiore che già studia al college, gli fa conoscere Freud.

Il giovane Seligman è affascinato da quelle letture, in cui si riconosce. Si iscrive all’Università di Princeton con l’intenzione di uscirne psicologo o psichiatra, ma il dipartimento di filosofia, tra i migliori al mondo, lo cattura. Non abbandona il suo progetto iniziale: la filosofia della mente e la filosofia della scienza sembrano alleate. È sicuro che le domande che si poneva Freud siano giuste, ma le risposte e i metodi del grande studioso non lo convincono più. Si specializza in psicologia presso l’Università della Pennsylvania dove trova un ambiente favorevole per gettare le basi delle sue teorie e dimostrare che la straordinaria capacità di reagire di fronte alla sconfitta non è un tratto innato, privilegio di pochi, ma una capacità che può essere appresa da chiunque. Nasce così la psicologia positiva, come egli stesso la definisce.

A oggi ha pubblicato 15 libri e oltre 150 articoli sulla motivazione e la personalità. Le sue ricerche gli hanno valso lauree honoris causa, dottorati onorari e diversi altri importanti riconoscimenti in tutto il mondo. Nel 1996 viene eletto con un plebiscito presidente dell’Associazione Americana degli Psicologi. Lavora tuttora all’Università della Pennsylvania dove è professore emerito.

di Chiara Svegliado da www.professionalcounselling.it

Come cambiare la vita cambiando il pensiero
ISBN: 8809041135

Prezzo € 9,50

Seligman presenta in questo libro alcune semplici tecniche utili a risorgere dal pessimismo e dalla depressione. L’ottimismo è un ingrediente essenziale del benessere e del successo ed è il modo di guardare alla vita che distingue gli ottimisti dai pessimisti. Chiunque può diventare ottimista: basta imparare a collegare il successo non a circostanze favorevoli ma alle proprie abilità e al proprio impegno e riuscire a vedere nell’insuccesso non un fallimento personale ma solo un incidente di percorso.

La gratitudine

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Desideriamo una cosa, la otteniamo; cominciamo a desiderarne un’altra e così via. Non siamo mai del tutto soddisfatti di ciò che abbiamo. Tutto questo accade solo perché abbiamo dimenticato un passo importante del processo della vita: la gratitudine.

Essere grati è una sensazione di felicità, di amore, di apertura verso la vita e il suo fluire. C’erano tempi in cui la gratitudine veniva tenuta in grande considerazione. Noi oggi per lo più conosciamo preghiere di supplica, ma pochi ormai sanno dire una preghiera di ringraziamento.

Molte persone, addirittura, non sanno per cosa ringraziare… dicono che nella loro vita va tutto storto…
Proprio in questi giorni ho visto uno spot pubblicitario in televisione a favore di una ONLUS. Lo spot è muto, ci sono solo scritte che passano sullo schermo e informano il lettore che è fortunato, perché fa parte di quella minoranza di persone capaci di leggere. E non è una cosa scontata!

Diamo per scontate tante cose, cose di cui dovremmo invece imparare ad essere grati. Magari qualcuno difetta in salute, ma abbonda in affetti. Ad altri possono mancare i soldi per arrivare a fine mese, ma hanno intelligenza e cuore a volontà. C’è chi si lamenta che non ha l’auto nuova, ma non pensa alla fortuna di avere una casa in cui dormire. Chi si lamenta di non aver ancora trovato l’amore, ma non presta attenzione alla meravigliosa famiglia che ha intorno…

C’è sempre qualcosa di cui essere grati. Come dice Osho, basta aprirsi ed essere ricettivi e ogni cosa, ogni momento diventano una magia di cui stupirsi, di cui gioire, di cui essere profondamente grati alla Vita.
Coltivare il senso di gratitudine è forse la cosa più bella che possiamo fare per noi stessi. Con esso impariamo ad apprezzare il momento presente, impariamo a vedere sempre le opportunità anche laddove gli altri non le notano, ci focalizziamo sulla ricchezza della Vita invece di persistere nell’illusione del “non ho”, “non posso”, “non…”

E poi c’è il grande segreto: noi attiriamo nella nostra vita proprio ciò su cui ci sintonizziamo. Se siamo continuamente sintonizzati sulla disperazione, su ciò che manca, su ciò ci fa star male, beh, allora attiriamo nella nostra vita proprio queste cose in modo che ci facciano sperimentare altra povertà, altra delusione, altro dolore.

Se, invece, impariamo a portare la nostra attenzione alle cose che desideriamo, già ringraziando con fede perché ci verranno date, se impariamo ad apprezzare pienamente quello che già abbiamo, se impariamo e pratichiamo la gratitudine, allora diventeremo delle vere e proprie calamite per quegli eventi che ci portano felicità, realizzazione e soddisfazione.

Ci sono dei bellissimi libri usciti negli ultimi tempi e che parlano della Legge di Attrazione. Ma non è certo cosa nuova. In testi sacri di tutte le religioni troviamo chiari riferimenti a questo “segreto” e alla immane forza che scaturisce dall’Amore e dalla Gratitudine.

Quindi chiediamoci non cosa ci manca, piuttosto chiediamoci cosa già abbiamo, quanto già siamo fortunati. Ci sorprenderemo ogni giorno di più nello scoprire quante cose meravigliose ci sono già nella nostra vita e quante ancora sono già alla nostra portata. Siamo grati per questo e in questa maniera ci apriremo sempre di più alla sovrabbondante ricchezza della Vita e attireremo sempre nuove occasioni di cui gioire.


Joe Vitale

The Key – La Chiave


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La Legge di Attrazione funziona davvero?
Qual è il Segreto?
Qual è la Chiave mancante per attrarre ciò che si desidera?

The Key è la risposta a tutto questo. The Key svela il segreto perduto per attirare salute, ricchezza, successo felicità. Scritta da un guru dell’auto-aiuto, questa meravigliosa guida di vita svela una serie di metodi potenti ed efficaci per ottenere molto di più in tutti i campi della vita.

The Key è uno dei più importanti e rivoluzionari libri di crescita personale degli ultimi anni, che dimostra come ognuno possa riuscire a ottenere davvero benessere e felicità, rivelando dieci valide strategie per superare definitivamente le convinzioni autolimitanti, le “controtendenze”, idee e opinioni che riducono il nostro potenziale e attirano ciò che non vogliamo invece di ciò che realmente desideriamo.

Joe Vitale riesce ad affrontare complessi temi psicologici rendendoli estremamente facili da comprendere e da applicare nella vita quotidiana. Unendo saggezza pratica e conoscenza spirituale per farci conoscere la verità su noi stessi, offre strumenti infallibili per aprire nuove possibilità e nuove opportunità.

L’energia e l’entusiasmo per la vita di Joe Vitale sprizzano da ogni pagina del suo nuovo libro, The Key. Non trascura niente nell’illustrare esattamente come attrarre nella propria vita tutto ciò che si desidera. Le parole ‘Ti amo’ hanno assunto un significato del tutto nuovo. Bravo!“.
Cathy Lee Crosby, attrice e autrice di Let the Magic Begin

Joe Vitale rivela gli ‘ostacoli nascosti’ dietro i molti tentativi falliti di attrazione. Se non sei in grado di manifestare o di attrarre ciò che desideravi realmente, il segreto mancante che egli rivela in questo libro ti aprirà la porta del successo. Conoscere e applicare questa chiave nella tua vita ti ripagherà ampiamente del costo del libro! Leggilo e raccogline i benefici!“.
Dr. Robert Anthony, autore di Beyond Positive Thinking

Uno tra i libri più efficaci che io abbia mai letto! The Key è in grado di cambiare completamente la vita con la sua cristallina semplicità, e può aprire le porte a tutto ciò che si desidera. E’ già un classico“.
Peggy McColl, autrice di Your Destiny Switch