Una sera Harold scese dal letto, prese la sua matita viola e,
assieme alla luna, andò a fare una passeggiata in un giardino incantato.
La storia inizia subito abbiamo aperto il libro ed Harold ha già iniziato a tratteggiare uno scenario preciso, una torre, l’accenno del versante scosceso di un monte, l’immancabile mezzaluna, sua fedele compagna di strada. Inevitabilmente e con curiosità seguiamo allora la scia viola della matita, voltiamo la pagina, ed eccoci qui…
“…se Harold non avesse saputo che si trattava di un giardino incantato,
a malapena avrebbe capito di trovarsi in un giardino.”
Harold trova il giardino completamente vuoto, nessuna pianta, nessun fiore, niente di incantato insomma, è solo una linea viola nel bel mezzo del nulla. Deve esserci un problema ed Harold decide di scoprire quale sia e di andare a chiedere al re che naturalmente abita in un grande castello, con tanto di torri e cancello di ferro.
Come fare per entrare?
Semplice! Harold, disegna un buchino. Dentro quell’enorme castello, però, si sente piccolo, allora disegna una scala, che lo porta su, su, fino in cima. Poi disegna un trono, ci si siede e prova anche la corona. Quando questa inizia a pesargli, allora la mette sulla testa del re che, probabilmente a causa del giardino, è triste.
E impotente, perché non conosce la ragione per cui il giardino è così spoglio. Ma il re non deve preoccuparsi, perché ci pensa Harold, a scovare la strega invisibile che ha causato il problema, a trovare il modo per scacciarla e a far apparire degli splendidi fiori. Poi sarà stanchissimo e dovrà trovare il modo per tornare a casa, nel salotto dove la mamma, seduta nella sua poltrona lo aspetta per leggere una storia…
Ancora una volta, gli unici attori che intervengono nell’avventura serale di Harold, sono quelli tracciati da un grosso e granuloso segno viola della sua matita.
Dopo, Harold e la matita viola, con questa seconda avventura: La Fiaba di Harold abbiamo finalmente, in Italia, il secondo libro della serie, che l’editore Camelozampa, vincitore al Bologna Children’s Book Fair 2020 del premio come migliore casa editrice per bambini, pubblica dopo vent’anni.
Con i libri di Harold, l’autore, Johnson porta alla loro massima espressione le potenzialità dell’albo illustrato, per la necessaria correlazione narrativa tra il testo e i disegni, i quali concorrono a raccontare la storia.
Non è una semplice storia, una semplice fiaba…La Fiaba di Harold è molto di più, come in tutti i libri di Crockett Johnson, è la forma narrativa che diventa storia.
La narrazione è una catena di incalzanti sorprese alla quale il lettore resta avvinto, seguendo il filo, non solo metaforico, di una logica ferrea, rigorosa ma allo stesso tempo ingegnosissima ed imprevedibile. Ad ogni intoppo, Harold trova e disegna una soluzione che apre poi ad un successivo ostacolo da superare, e via così.
“Salì su, su, sempre più su, finchè fu così stanco da non riuscire più
a fare nemmeno un altro gradino.
Per fortuna non c’erano altri scalini.”
Harold sale le scale che disegna egli stesso per poi costatare che
<< per fortuna non c’erano altri gradini>>.
È lui che disegna le scale o è la matita che crea?
Chi decide quanti saranno i gradini?
In altri punti è Harold che decide cosa fare e quindi, se bisogna entrare in un castello dalle mura altissime, che si disegni un topo! Poiché, certamente, se c’è un topo ci sarà la sua tana da cui entrare! 😉
“Come poteva crescere qualcosa, disse Harold tra sé e sé,
con una strega gigante che gironzolava con quei piedoni enormi?”
La Fiaba di Harold è un semplice libro ci dona una storia che è un inno al potere dell’immaginazione, un gioco appagante e ricco di sorprese per lettori di ogni età, perchè la fantasia stupisce e alimenta anzitutto se stessa.
La fiaba di Harold così come Harold e la matita viola ci permettono di giocare e inventare storie e di “buttarci dentro”… Due storie per bambini fantasiosi, capaci di dare vita ai sogni 😉
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