Thich Nhat Hanh: il lungo cammino della pace

thich-nhat-hanh_intervista

Intervista a  Thich Nhat Hanh

Vivi qui e ora, nel momento presente è un concetto sempre più diffuso, entrato quasi nel senso comune, fino ad apparire quasi privo di significato. Quando però a pronunciarlo è il maestro zen Thich Nhat Hanh, monaco, poeta, filosofo, teorico e pratico della pace, il colore e il sapore della frase sono tutti diversi. Perché non è più un concetto, non è un’idea, ma è la traduzione in parole di una vita esemplare.
A fine aprile del 2003 è stato in Italia, nella pineta di Castelfusano, in un incontro sul tema “Nutrire la gioia e la stabilità in tempi incerti“. Come a tutti i giornalisti che chiedono di intervistarlo, Thich Nhat Hanh mi ha chiesto di partecipare per qualche giorno al ritiro, per sperimentare quella “pratica” che è quanto di più semplice e di più profondo, quella del respiro e della camminata lenta e silenziosa, come quella che viene mostrata nel video. Un’esperienza utile per andare al di là delle parole. Se il video dell’intervista riuscirà a trasmettere almeno in parte la calma e la forza che traspare dai gesti e dalle parole di Thich Nhat Hanh, forse anche chi legge e guarda saprà andare oltre le parole e il concetto apparentemente semplice: “Vivi qui e ora, nel momento presente.”

Nei suoi insegnamenti lei dice che il nostro reale nemico è la dimenticanza. Come ‘è possibile non considerare nemici nessuno di quelli che ha ucciso i suoi confratelli, i suoi amici, i suoi allievi e al tempo stesso non dimenticare?
La dimenticanza è il nemico perché non ci permette di essere interamente presenti qui e ora. A causa di ciò non sappiamo cosa succede e cosa fare e non fare. Noi permettiamo che sorgano la rabbia e il dolore: per questo vivere consapevolmente è importante, perché quando vivi consapevolmente sei veramente presente, veramente vivo, e puoi contattare la sofferenza e puoi comprendere la sofferenza e quando comprendi la sofferenza hai la compassione e questo ti può aiutare ad agire. Quando una persona sta male, il medico deve uccidere i batteri che ci sono in lui e non uccidere la persona: quindi l’uomo non è il nemico, ma il nemico è la dimenticanza, che causa la mancanza di comprensione, la mancanza di compassione, e causa dolore e rabbia. Così la dimenticanza rafforza tutte le energie negative che sono dentro di noi e in particolare l’ignoranza, la mancanza di comprensione e di compassione, di responsabilità e di fratellanza.

Per eliminare la sofferenza noi dobbiamo partire dall’esperienza della sofferenza. Qual è il messaggio di sofferenza che ci arriva dalle vittime della guerra dell’Iraq, come quello che ci arrivò dal Vietnam?
In una guerra non si soffre solo da una parte , ma da entrambe le parti. In Vietnam non furono solo i vietnamiti le vittime, ma anche gli americani sono stati vittime della guerra. La guerra non portò distruzione solo in Vietnam, ma anche nel popolo e nella nazione americana. Non solo morirono in Vietnam 50.000 ragazzi americani, ma anche i sopravvissuti quando tornarono in America, portarono in America la guerra. Portarono la sofferenza nelle loro famiglie, portarono violenza ai loro bambini, alla loro società, portarono molti crimini, molti divorzi. E fino ad oggi le ferite della guerra del Vietnam in America non sono guarite, e l’attacco al World Trade Center l’11 settembre è l’effetto di una guerra portata in casa propria dagli americani, perché le “azioni speciali” che hanno fatto avevano creato molte incomprensioni e sofferenze nel mondo. E molta gente non ha compreso, molta gente ha odiato la politica estera degli Stati uniti. E perfino coloro che morirono per attaccare le Torri Gemelle credevano che quest’attacco fosse fatto in nome di Dio, in nome della giustizia, e così via. C’è stata molta incomprensione, e odio, e rabbia e violenza e la guerra in Iraq è proprio la continuazione di un’azione che non fa soffrire solo gli iracheni ma anche molti americani. Così bisogna ascoltare non solo la sofferenza dei vietnamiti o degli iracheni ma anche quelli del popolo americano. In America c’è ancora molta sofferenza, molti pensano di essere vittime della discriminazione, vittime dell’ingiustizia e l’America non riesce davvero a fermarsi ad ascoltare la sofferenza all’interno di se stessa. Ascoltando la tua sofferenza sarai capace di comprendere la sofferenza degli altri popoli e questo è il solo modo per ristabilire la comunicazione e ristabilendo la comunicazione attivi la comprensione e l’accettazione dell’altro, che è il solo modo per rimuovere la violenza e il terrorismo. Non si può sperare di rimuovere il terrorismo con le bombe, bisogna rimuoverlo con lo strumento del dialogo, ascolto profondo, ascolto compassionevole, usando un tipo di discorso amorevole perché la comunicazione sia di nuovo possibile.

Nel movimento per la pace che non è mai stato grande come in queste occasioni, quali vede come punti di forza e quali come punti di debolezza?
La scorsa settimana abbiamo fatto una camminata per la pace a Firenze. Nessuno di noi portava alcuna bandiera, non abbiamo gridato slogan, non abbiamo presentato alcun simbolo. Abbiamo camminato molto lentamente e con gioia, perché l’obiettivo della nostra marcia non era protestare contro qualcun altro. La nostra marcia si proponeva di innaffiare il seme della pace dentro di noi e trasformare il seme della violenza che è in noi. Perché noi sappiamo che se non cominciamo da noi stessi non possiamo aiutare la fine della guerra, perché la guerra forse continua dentro di noi. In ognuno di noi c’è violenza, c’è conflitto, c’è sofferenza e praticare la pace è prima di tutto essere consapevoli degli elementi di guerra che abbiamo dentro. Noi dobbiamo vivere nella vita quotidiana in modo da dare ai semi di pace dentro di noi una possibilità di fiorire e da rimuovere i semi di guerra, cioè dobbiamo ascoltare la nostra sofferenza; apprendere come abbracciare la nostra sofferenza per trasformarla è davvero fondamentale nella pratica della pace. E se comprendiamo la nostra sofferenza, se possiamo ridurre la sofferenza dentro di noi, allora possiamo comunicare con gli altri, con i nostri nemici, e provare le nostre capacità di relazione e aiutare le altre persone a trasformare la sofferenza dentro di loro e innaffiare i semi della pace e della felicità e insieme possiamo aiutarci a fare la stessa cosa nella nostra città, nella nostra nazione e con il mondo. Così quando ci incontriamo con un milione di persone, dovremmo incontrarci per renderci conto che la guerra è dentro di noi e dobbiamo trasformarla. Il mio camminare in pace non è una protesta contro nessuno: noi facciamo convergere i nostri sentimenti, i nostri propositi, vogliamo che la gente faccia come noi, non permettendo di lasciarsi trasportare dal sentimento del dolore, della rabbia, della rinuncia all’interno di se stessi, in modo da non soffrire e da non causare sofferenza negli altri. Credo che i nostri politici debbano praticare la pace, e noi dovremmo avere i mezzi per aiutare i nostri leader politici a praticare la pace, perché nella nostra vita politica non c’è la dimensione spirituale, l’abbiamo persa. Per questo politici come Bush, Blair, Chirac non hanno un rapporto con la spiritualità, che gli permetta di occuparsi della propria sofferenza, di fare pace dentro di loro. Per questo quando eleggiamo coloro che ci governano dobbiamo stare attenti: dobbiamo eleggere solo quelli che sanno come fare pace dentro di sé e nella loro famiglia. Perché se non sanno fare questo in loro e nella loro famiglia, come possono farlo nel mondo? Per questo la pace è un processo di educazione, di autoeducazione sulla pace e di educazione alla famiglia e alla pace e educazione delle masse riguardo alla pace. Se non si segue questa linea di azione, dimostrare e gridare la nostra rabbia contro il governo non può aiutare molto.

Sono arrivato, sono a casa“. Questa è una delle frasi chiave per le meditazioni che lei insegna, per le pratiche. Lei stesso però manca dalla sua casa, dal suo Paese da oltre trent’anni. Molti milioni di persone sono costretti come rifugiati, come esuli fuori dalla loro patria. Come è possibile essere a casa ovunque?
Nel 1966 feci per la prima volta l’esperienza di sentirmi esule perché non mi fu permesso di tornare a casa dopo il mio appello per la pace; e ho sofferto come tutti gli altri, ho sofferto perché tutti i miei amici e il mio lavoro, i miei studenti erano in Vietnam. Ma a quel tempo stavo già praticando, così potevo sentirmi a casa dovunque, e dopo circa un anno riuscii a sentirmi felice, a sentirmi a casa in Europa e dovunque andassi, ed ero capace di considerare il Pianeta terra come la mia casa. Dovunque si può vedere il cielo azzurro, si può vedere la luna piena, si può entrare in contatto con una splendida vegetazione, si può giocare con i bambini e così via, e questa è pratica: il passato è andato e il futuro non è ancora qui. C’è un solo momento in cui puoi sentirti vivo, che è il momento presente. Se aspettassi di essere vivo quando potrò rientrare in Vietnam, potrebbero passare molti anni, potrei aspettare l’intera vita e non sarebbe saggio. Così si può praticare in questo modo ed essere felici e vivere proprio qui e ora. E questo è un insegnamento molto importante di Buddha: io sono riuscito ad essere a casa ovunque io sia. In questo momento preciso mi sento a casa in Italia, in questo posto dove stiamo parlando e la mia pratica è vivere in questo modo, restando in contatto con la meraviglia della vita. In ogni momento possiamo essere vivi: se siamo invasi dalla rabbia e dai progetti, non è possibile far così. Quando pratichi hai la libertà dentro di te: sei libero dai tuoi progetti, dalle tue emozioni, dalla tua rabbia, dalla tua disperazione, dalla tua sofferenza e ogni respiro che fai ti dà vita, ti dà gioia e felicità. Ogni respiro è una poesia e scrivi una poesia senza bisogno di carta né di penna perché quando respiri in modo calmo e consapevole puoi sentirti vivo e sorridi, e questa è una vera poesia, e ogni passo che faccio potrebbe essere una poesia perché cammino con stabilità, toccando la meraviglia della vita ad ogni passo. Ogni passo dovrebbe diventare una poesia, perché la poesia non è qualcosa che scrivi sulla carta, è qualcosa che puoi vivere in ogni momento della tua vita. Quando tieni la mano di un bambino e cammini e sei felice ad ogni passo e guardi un bambino in viso, questa è vita reale ed è poesia vera, non è un sogno, è qualcosa di molto reale, molto vivo, che sta accadendo. E a volte devi affrontare situazioni di violenza, di rabbia, ti trovi di fronte a situazioni difficili, ma è sempre possibile “trattarle” con passione, con comprensione, con compassione, e anche questa è poesia, quando provi a salvare i boat people, quando provi ad aiutare chi è arrabbiato e stanco, quando scrivi una lettera per sostenere qualcuno che è in difficoltà, tu hai bisogno di capire, hai bisogno di compassione e la tua azione è una vera poesia.

Che cos’è allora per lei scrivere poesie?
Non scrivi poesia solo quando ti siedi a tavolino e usi una penna e un foglio di carta. La poesia si compone in ogni momento della tua vita quotidiana: quando innaffi la verdura, quando lavi i piatti, quando fai colazione, in quel momento hai una grande esperienza della vita, puoi avere gioia, compassione, visione profonda e in quel momento quando ti siedi a scrivere stai consegnando la poesia, ma poesia è sempre nel mondo, è in continua creazione e questo perché anche quando dormi e sogni, anche quella è poesia.

Un’ultima domanda è dedicata a Nat Chi May, una sua studentessa che si diede fuoco in Vietnam, una di quelle immagini che restano nell’immaginario collettivo e che è più difficile da comprendere. Che cosa resta di lei e di questa immagine dopo 35 anni?

Nat Chi May era una giovane insegnante, un membro della scuola della gioventù per i servizi sociali. Vide la sofferenza, capì che era difficile far conoscere la sofferenza alla gente perché il suono delle bombe era tanto forte e le parti in guerra non ci permettevano di raccontare la nostra sofferenza, e lei scelse di usare il suo corpo come torcia per aiutare la gente dentro e fuori del Vietnam a diventare consapevole della sofferenza che c’era, sperando che venisse un aiuto per stabilire la fine alla guerra. Lei rappresenta molti di noi. Molti di noi i cui nomi non sono conosciuti hanno fatto esattamente la stessa cosa, non dandosi fuoco, ma impegnandosi in un lavoro per salvare la gente, per aiutare la gente senza paura e queste persone hanno mostrato molta comprensione e molta compassione: i miei studenti mi hanno nutrito molto e quello che io ho fatto e quello che ho detto è quello che loro hanno detto e fatto nello stesso tempo. Così quando vedete me che parlo, quando vedete me che agisco, dovete vedere tutti loro che fanno la stessa cosa. La loro coscienza è una coscienza collettiva nata dalla consapevolezza e dalla sofferenza e c’è un desiderio di agire per mettere fine alla sofferenza. Se guardate me e vedete una sola persona non avete visto molto chiaramente, dovete vedere molti e molti di noi che in situazioni molto difficili fanno la stessa cosa, che portano messaggi di compassione, di pace, di sacrifici per la gente e sperano che l’energia di comprensione e compassione possano nascere in ognuno e nei bambini, in modo che i nostri bambini abbiano un futuro. Molte grazie.

Intervista a  Thich Nhat Hanh di Luciano Minerva fonte: www.rainews24.it


Thich Nhat Hanh

Un Ascolto Profondo

Compralo su Macrolibrarsi

Ascoltare profondamente è sapersi fermare e sapersi far pervadere da ciò che si ascolta, diventando uno con esso, che provenga dall’interno o dall’esterno di noi.

Ascolto profondo è sapersi fermare e sapersi far pervadere dall’oggetto del nostro ascolto diventando uno con esso, che sia al nostro interno o al nostro esterno.
Per ascoltare in modo nuovo, insegna Thich Nhat Hanh, è necessario rimuovere le percezioni erronee che si hanno su se stessi e sugli altri: in questo modo si trasforma anche il modo di parlare, e la parola diventa strumento di felicità anziché portatrice di sofferenza.
Iparare la pratia ll’asolto poono è allora oe imparar ua nuova lingua si ha isogno di mpo pe familiarizzarsi o i nuovi suoni e per potersi ascoltare è importante imparare a conoscere “i propi suoni”, cioè gli elementi, al nostro interno, con i quali siamo poco in contatto.
All’ascolto profondo ci si avvicina tramite la condivisione, una delle pratiche cui Thich Nhat Hanh dà maggiore spazio come strumento di pace.
In questo libro sono stati raccolti i discorsi che più si soffermano sull’argomento: i temi trattati possono invitarci a riflettere su come ci ascoltiamo e su come ci siamo ‘sentiti’ fino a oggi, e forse scardinare un po’ l’immagine che abbiamo acquisito di noi stessi.

Relazioni in coppia, comunicando

parlarsi

“E’ colpa tua!”
“Mia? Se tu non avessi….”
“Io? Tu piuttosto, perché ti sei comportato così?”

Quante volte in una relazione ti è capitato di ritrovarti in un battibecco come questo?
E’ possibile migliorare le relazioni con gli altri e uscire in modo soddisfacente da una discussione?
Certamente! Ecco alcuni consigli.

Il punto cruciale e impegnativo da accettare e gestire è che in una discussione occorre andare oltre le parole. Occorre sforzarsi di comprendere l’altro, le sue emozioni, i suoi stati d’animo, le sue reali intenzioni. Occorre distinguere i fatti dai pregiudizi.
Facile? No. Ma provaci.

Non presumere di sapere tutto, cerca di scoprire quali informazioni ha l’altro e che giustificano il suo atteggiamento. Esprimi i tuoi sentimenti e invita l’altro a fare lo stesso. Se cerchi di nasconderli, rischi che emergano comunque in maniera inopportuna e non produttiva. Spiega all’altro l’effetto che hanno avuto le sue parole e i suoi comportamenti e invita l’altro a fare lo stesso.
Cerca di capire come quello che viene detto può mettere in discussione l’identità di ciascuno. Si trascura troppo spesso il fatto che le nostre parole mettono in discussione l’immagine che l’altro ha di se. Allo stesso modo ciò che ci fa più soffrire non sono tanto le parole in se quanto il fatto che queste mettono in crisi la nostra identità. Mi stai dicendo che non sono onesto, non sono in gamba, non sono giusto quando io penso di esserlo e voglio esserlo. Questo ci fa soffrire, ci fa arrabbiare, ci fa rispondere come non vorremmo. Non è così?

Forse accettare il fatto che non si è mai totalmente “buoni” o “cattivi”, “onesti” o “disonesti” ci farebbe accettare ciò che sta accadendo e comprendere di più le ragioni dell’altro.
Accetta il fatto che probabilmente tutti e due avete ragione e ciò che dite è vero. Cerca di capire la sua ragione. Cerca di capire quali informazioni ti mancano per capire la sua ragione, cerca di capire la diversa percezione che l’altro ha di ciò che è avvenuto.
Dai all’altro tutte le informazioni perché lui arrivi comprendere il tuo punto di vista. Cerca la complementarità della versione dell’altro invece della sua negazione.

Invece di spendere energie a dimostrare le colpe dell’altro ricerca e metti in luce il contributo di ciascuno al verificarsi della situazione. Cerca di ricostruire il gioco delle azioni e reazioni.
Esiste un metodo molto efficace per raggiungere questo traguardo.

Fare domande, anziché affermare.

Di solito si fa l’errore di partire accusando e comunicando il nostro punto di vista.
Per sviluppare un dialogo produttivo conviene partire cercando di inquadrarlo come farebbe un osservatore esterno estraneo alla discussione. “Sembra che la vediamo in modo diverso, tu ritieni che… mentre io penso …..”
Non c’è accusa, non c’è giudizio, l’altro si sente compreso, non ha ragioni per chiudersi e mettersi sulla difensiva, anzi, al contrario, si predispone ad aprirsi.

Prosegui poi ricercando le motivazioni che portano entrambi ad avere punti di vista differenti. “Io penso questo perché….. probabilmente tu avrai delle informazioni diverse, ti va di dirmele?”
Aiuta l’altro a capirti e chiedi di aiutarti a capire ampliando le informazioni a disposizione che magari si danno per scontate o che si ritengono irrilevanti.

Passa poi a parlare degli effetti e delle intenzioni di ciascuno “Quello che è successo mi ha creato queste difficoltà, immagino che non fosse tua intenzione che questo avvenisse, mi interessa conoscere il tuo punto di vista a riguardo”
Non dare per scontato che l’altro conosca le conseguenze del suo comportamento e nello stesso tempo sii curioso delle motivazioni del suo comportamento.
“Mi rendo conto che entrambi abbiamo contribuito a questa situazione, l’abbiamo fatto facendo …., dicendo…….”
“….e questo mi ha fatto sentire ….e probabilmente tu ti sentirai…..è così?”

Analizza come questi sentimenti mettono in discussione l’auto-immagine di ciascuno.
“Proviamo a vedere quali sono i nostri scopi e come raggiungerli”
Nel farlo tieni conto delle preoccupazioni e degli interessi di entrambi e quindi escogitare insieme le vie di soluzioni possibili.

Naturalmente il conflitto può avvenire in tutte le relazioni, ma nelle relazioni di coppia la discussione assume un importanza particolare ed è particolarmente difficile da risolvere. Perché? Perché oltre alle consuete difficoltà relazionali nelle discussioni di coppia entra in gioco anche la diversità di pensiero e atteggiamento che caratterizza uomini e donne, l’universo maschile e quello femminile.
In questo campo il massimo esperto è John Gray l’autore del best seller “Gli uomini vengono da Marte le donne da venere”.
Ti basterà guardare qualche video tratto da un corso di John Gray renderti conto di quanto precisa e lucida sia la sua analisi. Impossibile non ritrovarsi nelle sue descrizioni. Da analisi tanto lucide non possono che discendere preziosi consigli per migliorare la relazione di coppia.

Prosegui con la visione del seminario sulla pagina Video

Agisci subito!

  • Analizza il conflitto dal punto di vista di un estraneo non coinvolto
  • Evidenzia le conseguenze sia pratiche che emotive della situazione
  • Analizza come tali conseguenze possono colpire l’identità di ciascuno
  • Raccogli informazioni oggettive e individua gli scopi di ciascuno
  • Ricerca una soluzione comune che tenga conto degli interessi e delle preoccupazione di entrambi

Ricorda
“Le donne desiderano ricevere comprensione, gli uomini accettazione – Una donna si sente compresa quando un uomo la ascolta con partecipazione e senza giudicare ciò che dice. Più questo bisogno è soddisfatto, più sarà facile dare al compagno l’accettazione che lui desidera.
Quando gli uomini tornano a casa, vogliono rilassarsi, ad esempio, leggendo il giornale, anche le donne vogliono rilassarsi dopo una giornata pesante. Loro, tuttavia, trovano sollievo parlando dei loro problemi. Gli uomini sono convinte che le donne parlino troppo, mentre le donne si sentono ignorate”.

John Gray


John GrayConoscersi, capirsi, amarsi

Quello che tua madre non ti ha detto e tuo padre non sapeva

Compralo su Macrolibrarsi

“La sfida che bisogna affrontare quando si vive un rapporto di coppia è superare i conflitti, fondendo le differenze fino a formare un’alleanza che funzioni. In ogni ambito che ci vede su posizioni differenti c’è un forte potenziale di conflitto oppure di crescita. In parole povere, ogni differenza è un’opportunità per rafforzare la capacità di instaurare rapporti armoniosi tramite soluzioni che soddisfino entrambi”.

John Gray

LA GUIDA INDISPENSABILE PER LA COPPIA FELICE

.


John Gray

Gli Uomini Vengono da Marte, le Donne da Venere

Compralo su Macrolibrarsi

Best seller internazionale, questo libro analizza in modo semplice ed esauriente le differenze psicologiche fra uomo e donna. La tesi dell’autore è , infatti, che gli uomini e le donne pensano diversamente, vivono diversamente e sopratutto, parlano lingue diverse, per cui comportamenti simili assumono per gli uni e le altre significati opposti.

All’uomo piace infatti sentirsi esperto e apprezzato, ma spesso ha bisogno di solitudine mentre le donne vogliono sentirsi amate, adorano i superlativi e vogliono dividere le proprie sensazioni con altri. Ma allora comunicare è impossibile? Assolutamente no, anzi: capirsi può diventare persino un gioco nel momento in cui si è coscienti delle diversità fra uomo e donna.

Perché leggerlo:
non riesci a capire perché il tuo partner si comporta così? Il libro offre un esauriente spiegazione di molte differenze psicologiche e comportamentali fra i due sessi che possono creare delle difficoltà nella comunicazione. Consigliato caldamente a chi vuole migliorare il proprio rapporto di coppia.