Clown – Queentin Blake

Clown è solo un pupazzo.
Vecchio e pure inutile, lo scopriamo nella prima pagina mentre lo vediamo gettato con decisione in un bidone della spazzatura, insieme a un mucchio di altri pupazzi, ed è così che conosce per la prima volta la condizione dell’abbandono e della solitudine.

E ora?
Gettato fuori di casa, in una Londra che non conosce è ora catapultano in una realtà in cui adulti distratti sembrano non accorgersi di lui, nemmeno in una foto dove compare insieme ai bambini, proprio comme fosse uno di loro.
Sembra forse arrivata una nuova possibilità, una bimba in maschera se lo prende sottobraccio e se lo porta a casa, giunge così in una casa sfarzosa, ma vola, poco dopo giù dalla finestra, gettato via ancora una volta!

Non tutti gli incontri sono fortunati e anzi spesso Clown è trattato con disprezzo, ma tra un volo e dalla finestra e una corsa per fuggire ad un cane, il piccolo Clown approda in una casetta malmessa. Arriva subito, anche senza l’utilizzo di nessuna parola, la miseria e l’abbandono sono palpabili.

Ad accoglierlo dopo questo ennesimo volo dalla finestra, ci sono due bambini che vi abitano e sono lì soli, una sorella maggiore che pare dover aiutare la mamma accudendo il fratellino finchè lei è a lavoro..e quello che hanno intorno è desolazione e povertà.

Come può aiutarli Clown?
Beh, facendo la cosa che forse sa far meglio, donare loro un momento di grandi risate, esibendosi in salti, cadute e piroette!
E come una ventata di aria fresca, come una pagina che si gira, Clown cambia la loro giornata in modo semplice ma con il cuore.
Forza, bisogna darsi da fare, eccoli indaffarati prima che la mamma torni dal lavoro a rassettare casa: lavare i piatti accumulati sul lavello, spazzare per terra, rifare i letti. E perchè no, già che c’è lui il Clown, ci sta pure un cambio pannolino al piccolo 😉
La casa è cambiata e ora sono finalmente pronti per il loro giro in città per andare a recuperare gli altri giocattoli che sono stati gettati via insieme a lui.

Questo casuale incontro e un piccolo e forse banale nastro azzurro raccolto dalla spazzatura diventano i regali più belli e significativi del mondo…non serve nulla di più per tornare a vedere a colori!

Clown di Quentin Blake edito da Camelozampa è un silent book quindi un libro senza parole.
E’ uno di quei libri per il quale, il lettore che lo sfoglia è chiamato a fare uno sforzo per attivare la sua immaginazione per dar voce alla potenza delle illustrazioni.
Un compito talvolta impegnativo per gli adulti, ma sono i bambini a cogliere molto più semplicemente e a tradurre le immagini in un codice segreto primordiale che è quello della fantasia.

Clown è l’albo illustrato che meritatamente si è aggiudicato il premio Andersen 2019, come miglior libro senza parole. Una storia che senza parole ci parla…., ci parla di cura, di abbandono, di solidarietà, di bisogno d’affetto e di indifferenza, e ancora di libertà, coraggio, resistenza, amicizia e molti altri…
Clown con le sue illustrazioni a tratto, in tipico stile Blake, trasmette con leggerezza e arriva a suggerire temi così difficili e a strappare un sorriso di fronte a un piccolo clown, un nuovo amico.

Questo è un albo meraviglioso, ricco di interpretazioni e letture, ma da qualsiasi punto lo si interpreta è sempre capace di donare la parola senza mai concederle spazio, di dare suoni e sentimenti a ogni disegno!

Un Clown, piccolo ma forte, intraprendente e determinato…un piccolo semplice Clown capace di trascinare ogni lettore in questa sua avventura, un semplice vecchio pupazzo capace di amare e di essere nuovamente un migliore Amico!

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La filosofia di Patch Adams

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La sua scheda personale della scuola di medicina riporta che Hunter ‘Patch’ Adams venne bocciato per ‘eccessiva gaiezza’. Un tutor universitario una volta gli disse che “se voleva fare il clown doveva andare a lavorare in un circo”.
Patch di fatto voleva diventare un clown. Ma desiderava anche fare il medico. Riuscì ad esercitare entrambe le professioni combinando alcuni aspetti molto diversi della sua personalità. L’incredibile storia di Patch, che lo ha visto sia paziente che’medico di un istituto per malattie mentali, celebra il trionfo di un brioso individuo e dei suo inarrestabile tentativo di perseguire un sogno idealistico.

“Patch è un personaggio strano e anomalo, semplicemente incredibile”, osserva Robin Williams. “Indossa coloratissime camicie a fiori e una cravatta che, all’occasione, può anche emettere dei suoni. E’ un eccentrico, ma anche un medico che esercita la professione con passione e dedizione. Non ha mai voluto entrare a far parte del sistema, piuttosto voleva crearne uno nuovo”.
“Patch è una sorta di guaritore che cerca di scoprire come funzionano i pazienti. Che cosa gli piace? Cosa li stimola? Quali sono le loro passioni? Realizzare le fantasie dei pazienti può aumentare i valori delle loro endorfine e il loro desiderio di rimettersi”, racconta il regista Tom Shadyac.

Patch Adams decise di diventare medico quando, ancora adolescente, venne ricoverato in un istituto per malattie mentali perché soffriva di depressione. Frequentò il Medícal College of Virginia verso la fine degli anni ’60 e i primi ’70. Dopo la laurea fondò il Gesundheit: Institute, che sosteneva la necessità di un approccio alla medicina più olistico e personalizzato. Dopo un’iniziale resistenza dell’opinione pubblica, verso la metà degli anni ’80 la sua clinica poco ortodossa ha cominciato a ricevere una grande attenzione da parte dei media.
Nel 1993, Adams ha scritto un libro sul suo lavoro di medico, nel quale spiegava le ragioni delle strane prescrizioni ispirate allo humour e i motivi che lo spingevano a travestirsi da gorilla, a riempire una stanza di palloncini o una vasca da bagno di tagliatelle per strappare un sorriso, per instaurare un contatto spirituale con un paziente, o semplicemente per donargli un momento di piacere.

“Ho sempre pensato che fosse strano e triste il fatto che le persone non abbiano alcun problema a comportarsi in modo rabbioso o burbero, ma che siano imbarazzate dal dover mostrare sentimenti positivi”, spiega Patch. “Sappiamo tutti quanto sia importante l’amore, eppure, con quale frequenza viene provato o manifestato veramente? I mali che affliggono la maggior parte dei malati, come la sofferenza, la noia e la paura, non possono essere curati con una pillola”.
Impiegando metodi non convenzionali e strambe sorprese per alleviare l’ansia dei pazienti e agevolare la loro guarigione, Patch ha aiutato a diffondere la teoria, allora appena agli inizi, che i medici dovrebbero curare le persone e non le malattie. Egli sosteneva che la compassione, il coinvolgimento e l’empatia sono di aiuto ai medici quanto i medicinali innovativi e i progressi tecnologici. Un’opinione radicale, oggi come allora.

“Patch è stato fatto rientrare nella categoria degli illusi. E’ stato definito un nuovo Don Chisciotte”, osserva Williams. “Ma la gente ha apprezzato la sua dedizione, il suo impegno e la sua intelligenza. Non lotta contro i mulini a vento, fa tutto quello che è necessario ad aiutare le persone”.
Il film mostra come all’inizio pochissimi altri condividano la filosofia di Patch. Il preside della facoltà, il dottor Walcott, si oppone con fermezza ai suoi metodi, mentre Mitch (Philip Seymour Hofthian), il suo compagno di stanza, non lo ritiene altro che un babbeo rimasto bambino.

“Mitch è messo sotto pressione dalle aspettative dei genitori e dal pensiero di doversi misurare con l’idea che la sua famiglia ha dei successo”, spiega Hoffinan. “Ha l’acqua alla gola e non ha tempo, né pazienza, per chiunque non prenda la vita con la sua stessa serietà. Vede Patch vestito in modo strano, senza alcuna apparente preoccupazione, e prova immediatamente dell’astio nei suoi confronti. Mitch è convinto che il suo collega non sia adatto all’ambiente medico”.
L’entusiasmo di Patch contagia comunque una cerchia molto ristretta di persone, fra le quali l’infermiera Joletta (Irma P. Hall), che chiude un occhio quando Patch effettua i suoi giri di visite non autorizzati, e i compagni di corso Truman (Daniel London) e Carin (Monica Potter).

“Truman è un po’ un fifone. Teme di essere rimproverato e la fenna volontà di Patch di assumersi dei rischi e combattere l’autorità lo mette in soggezione”, spiega London. “Ammira veramente ciò che quest’uomo rappresenta e la considerazione che egli ha per elementi intangibili fondamentali quali la comunicazione e l’apertura.
Il Gesundheit Institute, una clinica non convenzionale nella quale i pazienti incontrano non solo un medico ma anche un amico, rappresenta il compimento dei sogno che Patch Adams ha sempre lottato per realizzare.
“L’assistenza medica è sempre più automatizzata. E’ diventato un business”, spiega Robin Williams. “Le persone hanno sempre meno contatti con i medici e gli infermieri, Il mio personaggio invece rifiuta di perdere la fiducia nell’importanza delle maniere gentili. E’ quel tipo di medico la cui sola presenza fa star meglio”.

“Oggi sappiamo tutto sulle endorfine e sull’importanza che la mente esercita nel processo di guarigione. Questa consapevolezza non esisteva ancora negli anni ’60 e ’70, quando Patch ha delineato la propria filosofia.”

Ovvero come un medico-clown cura gratuitamente i pazienti con l’allegria e con l’amore

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Questa è la storia dell’impegno di vita di Patch Adams nella trasformazione del sistema sanitario. Patch – ha scritto Jacopo Fo – è il più grande clown-sciamano che io abbia mai conosciuto. Lui è veramente un clown, non smette mai di esserlo.

È un clown che cura i bambini. Ed è uno sciamano perfetto. I suoi riti comici seguono esattamente la tradizione millenaria della magia bianca.

Patch non è uno che vanta guarigioni miracolose. Non gliene importa niente. Lui dice: Quando sono con i bambini, i bambini non sentono il dolore. Lui fa di più che fare miracoli. Lui va vestito da clown bianco con le alucce da angelo e l´arpa a far ridere le persone in punto di morte. Cosa c´è di più bello e importante che morire ridendo? Questo è un super-miracolo?