Né acqua, né luna

Questo è un libro da meditare. Nel leggerlo non si deve pensare o cercare di capire ogni parola, ma, gioire di ogni parola, seguire i ritmi, vivere ogni pausa e, soprattutto di queste, farne oggetto di meditazione. Il linguaggio del Maestro è semplice e pieno, e offre continuamente spazio alla meditazione, più che al significato.

Ecco come ne parla lo stesso Bhagwan, nella spiegazione del più significativo di questi racconti zen, dal titolo: « Né acqua, né luna ».

« Va col vuoto tra le mani, poiché questo è tutto. Questo è il mio dono. Se riesci a portare il vuoto tra le tue mani, allora ogni cosa diventa possibile. Non portarti dietro i tuoi pensieri, la tua conoscenza, non portarti dietro niente di ciò che riempie il secchio, e che non è altro che acqua, perché altrimenti guarderai sempre e solo il riflesso, e nient’altro. Nella ricchezza, nei beni materiali, nella casa, nell’automobile, nel prestigio, tu non vedrai che il riflesso della luna piena nell’acqua del secchio, mentre la luna vera è li, in alto, che ti aspetta da sempre. Lascia cadere il secchio, cosi che l’acqua sfugga via, e con essa la luna. Solo questo ti permetterà di alzare lo sguardo e vedere la vera luna nel cielo; ma prima devi avere conosciuto il sapore del vuoto, devi lasciar cadere il secchio della tua mente, dei tuoi pensieri: non più acqua, né luna. Il vuoto nelle mani».

Dieci Storie Zen

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Riposiamo abbastanza?

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L’essere umano apprende in continuazione: è un dato di fatto, è una frase che ripeto spesso. Riposare bene, come tanti altri comportamenti, può essere appreso e migliorato. Uno dei passi fondamentali consiste nel ri-sincronizzarci con i nostri ritmi ultradiani: questi non sono altro che normali fluttuazioni di stato del nostro organismo, paragonabili al ritmo sonno-veglia, che condizionano la nostra predisposizione all’azione o al riposo durante le varie fasi della giornata.
Nonostante l’esistenza dei ritmi ultradiani sia conosciuta da tempo, e l’efficacia del rispetto di questi ritmi in campo terapeutico e preventivo sia stata evidenziata da numerose ricerche, essi sono ancora scarsamente considerati dalla maggior parte dei terapeuti e dalla quasi totalità degli allenatori; al contrario i membri delle popolazioni primitive, come gli Aborigeni o i Boscimani, sembrano invece ben conoscere l’importanza dei ritmi ultradiani e non rinuncerebbero alle pause per nulla la mondo.
Per quel che ci riguarda direttamente, in quanto appartenenti alle popolazioni del mondo industrializzato, possiamo invece notare che gli impegni di studio, di lavoro e quelli sociali ci hanno insegnato a ignorare tutta quella serie di segnali che il nostro sistema ci invia per farci rendere conto dell’imminente necessità di una pausa. Tali avvisi possono essere: la voglia di stiracchiarsi, sbadigliare, la necessità di sfocare lo sguardo, il desiderio di distogliere il pensiero, ecc.
Sono tutti segnali importanti che ci avvisano sulla necessità di staccare un attimo la spina.
Cosa avviene quindi se li ignoriamo? Di fronte all’auto imposizione di persistere nell’attività il nostro sistema di regolazione interna dispone di due possibili risposte: la prima è quella di farci percepire sempre di più la stanchezza attraverso una maggiore intensità i suddetti segnali, la seconda è quella di reagire mobilitando riserve energetiche mediante il rilascio di ormoni, modificando le emissioni cerebrali, ecc.
Se poi a breve tempo avremo modo di recuperare esaurientemente non vi saranno problemi di sorta, ma se non ci concediamo questa opportunità, ci dirigiamo a gonfie vele verso uno squilibrio generale dell’organismo, situazione purtroppo frequente nel nostro tipo di società.

Che lo vogliamo o no necessitiamo di una piccola pausa ogni 90-120 minuti: qualche istante per stirarci, respirare, pensare ad altro; insomma rispettare i nostri ritmi primordiali. Il lavoro non ne risentirà anzi, ritornerete sull’argomento con maggior capacità di concentrazione.
Forse la necessità di queste pause contrasta con l’immagine che vogliamo avere di noi stessi come di super eroi del mondo produttivo ma, in questo caso, lascerei da parte l’orgoglio poiché la salute è il bene più prezioso di cui disponiamo.
Inoltre è dimostrato che le pause frequenti riducono la quantità di sonno notturno necessario e ne migliorano la qualità. Credo non siano ancora stati svolti studi specifici su atleti agonisti, ma i risultati su soggetti “normali” sono più che sufficienti per incoraggiare tale pratica.
A livello aneddotico posso riportare il miglioramento di prestazione di atleti che sono riusciti a incorporare le pause nella loro giornata, in particolare un pugile agonista: dotato di grande volontà e determinazione nell’affrontare gli allenamenti lamentò un aggravarsi di problemi di recupero che si trascinava da anni, probabilmente dovuti anche al lavoro pesante che svolge, tali problemi gli modificarono anche il comportamento sociale, solitamente affabile, che divenne chiuso e taciturno. Iniziammo così a impostare il programma delle brevi pause sul lavoro ed in palestra. Tra il ventiseiesimo e il ventinovesimo giorno di “adempimento” del programma si verificò la maggior parte del cambiamento: divenne più sereno, più forte, soprattutto più resistente; i risultati agonistici confermarono ampiamente il suo nuovo stato di benessere.

Se, quando l’organismo chiede riposo, risponderete concedendoglielo allora insegnerete a questo a rilassarsi, se invece reagirete opponendovi gli insegnerete che non può rilassarsi, che deve reagire alla fatica con un’ulteriore fatica: se ciò avviene ogni tanto non succede nulla di grave, anzi può essere anche uno stimolo valido, ma “cronicizzare” questo tipo di risposta farà sì che l’organismo non si senta mai libero di riposare in maniera veramente profonda.

di:  Massimo Mondini

I segreti per riposare, dormire, vivere meglio

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Gli autori di questo libro parlano in modo chiaro, autorevole ed esaustivo dei disturbi del sonno più comuni – dall’insonnia al jet-lag, dalla narcolessia al sonnambulismo – e di quelli più rari – la sindrome delle apnee notturne, quella delle “gambe senza riposo”.

Forniscono poi testimonianze di vita vissuta, da consigli pratici, test e questionari per valutare lo stato di salute del nostro sonno e individuare eventuali campanelli d’allarme: per stare meglio con noi stessi e con gli altri anche dopo essere usciti dalle coperte.

Dopo una bella dormita ci si sente in ormai ad affrontare la vita con energia e buonumore. Al contrario, dopo una notte passata a rigirarsi nel letto e a “contare le pecorelle” si stenta a ripartire l’indomani mattina.

Guardarsi dentro

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Mezz’ora al giorno per riflettere: sono sempre più le persone molto impegnate, che tengono uno spazio vuoto in agenda per guardarsi dentro. Una buonissima abitudine che ha contagiato politici, manager, ma anche studenti o casalinghe. Prendersi una pausa di riflessione a metà giornata fa bene a tutti. E non è affatto una perdita di tempo, ma bisogna saperla vivere al meglio.

Come? Intanto spegnendo tv, computer e telefonino per dedicarsi esclusivamente a pensare. Solo nei momenti di assoluto silenzio riusciamo infatti a entrare in relazione con la parte più profonda di noi stessi, allontanare le pressioni esterne e ritrovare l’energia. Ritagliarsi spazi per pensare e riflettere, fa anche bene da un punto di vista neurologico perchè aiuta la mente a non fare corto circuito. Durante la pausa bisogna concentrarsi sul qui e ora, senza lasciarsi distrarre dai propri problemi. Non è un esercizio facile, nè automatico. Servono disciplina e impegno, ma dopo qualche settimana, non si può più rinunciare all’appuntamento con se stessi.

Ecco cosa fare e cosa evitare per permettersi ogni giorno una pausa di riflessione: il rapporto con il lavoro è la prima cosa su cui intervenire e il pranzo è il momento clou dei comportamenti autolesionisti. Non è importante mangiare fuori, al ristorante, si può anche consumare un pranzo veloce, ciò che conta è appunto prendersi una pausa. Va bene anche fare una passeggiata al parco, sedersi al tavolo di un bar, scrivere una pagina del proprio diario, l’importante è essere soli.

Fonte: http://www.ilverobenessere.com

Consigli per Meditare o per imparare la Meditazione:

Il libro giusto per imparare le migliori tecniche di meditazione, in modo semplice ed efficace, senza rituali strani o posizioni scomode. Dopo soli pochi minuti di lettura potremo cominciare ad esercitarci praticamente. La meditazione ci renderà più attenti, riflessivi ed intuitivi e migliorerà la nostra salute e le capacità mentali.

Nel CD allegato sono contenute cinque meditazioni condotte da Giuditta Dembech



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