Il senso NON comune della vita

Il senso non comune della vita

TEST – Quanta gioia c’è nella vostra vita?

1. La mattina vi svegliate spesso depressi senza motivo?
2. Concordate con William Blake quando afferma che: «L’energia è gioia immensa»?
3. A volte avete la sensazione che la vita vi abbia servito una pessima mano?
4. Tendete a mettervi a ballare ogni volta che sentite una musica che vi piace?
5. Vi rabbuiate quando siete stanchi?
6. Vi piacciono quasi tutte le cose che fate?
7. Vi sentite spesso svuotati di ogni energia?
8. Ridete molto di situazioni che gli altri non trovano divertenti?
9. Vi irritate quando la gente vuole convincervi a divertirvi?
10. Vi capita spesso di sprizzare energia in eccesso?
11. A volte trovate che la vostra vita non ha molto senso?
12. Cercate di trattenere il riso quando gli altri affrontano con troppa serietà le questioni di poco conto?
13. Vi capita di trovare eccessivi i vostri amici gioviali ed esuberanti?
14. Vi capita di mettervi a cantare senza accorgervene?
15. A volte quello che vi capita vi lascia indifferenti?
16. Normalmente vi sentite di buon umore e pieni di energia?
17. Pensate che sia sempre qualcun altro ad avere una chance?
18.Vi godete la vita come viene senza preoccuparvi di quello che accadrà?
19. Avete dimenticato l’ultima volta che vi siete sentiti al settimo cielo?
20. Vi sentite grati per essere vivi?

Chiave: se avete risposto “sì” a 8 o più domande contrassegnate con un numero dispari, la vostra amigdala lavora in eccesso.
Se la vostra risposta è “sì” a 8 o più domande contrassegnate da un numero pari, siete probabilmente felici, con una buona dose di dopamina in circolo.

Tratto da Il Senso non Comune della Vita

Stai cercando il senso della tua vita?

Sei sicuro di trovarlo continuando a guardare la realtà

sempre dallo stesso punto di vista, simile a quello degli altri?

Non ti sei mai chiesto “posso cambiare prospettiva”?

Tutto quello che hai imparato finora, dal sistema educativo, dalla famiglia e dalla società, ti ha fatto trascorrere una vita piena di consuetudini, simile a quella degli altri e per questo molto limitata e piena di false credenze. Non credi sia giunta l’ora di cambiare?

In questo straordinario manuale Mel Gill, consulente e psicoterapeuta, ti mostra, in maniera ironica, un modo nuovo e davvero non comune di interpretare ciò che accade a te e alle altre persone.

L’autore prima ti aiuta a cercare la tua vera natura e a riconoscere i tuoi limiti, attraverso una serie di questionari e test psicologici, e poi ti consiglia come migliorare te stesso grazie a ottimi strumenti studiati apposta per apportare e ottenere importanti cambiamenti nella tua vita.

L’opera si conclude con alcune lettere scritte da personaggi non comuni: Brian Tracy (autore e comunicatore, tiene seminari di leadership e sviluppo personale), Chris Evert (ex campionessa di tennis), Roy Rogers (attore e cantante) e altri ancora. Sono splendidi consigli e suggerimenti che ti aiuteranno a accrescere l’entusiasmo, la passione e la motivazione in ogni ambito della tua vita.

Tutto quello che abbiamo imparato finora ci ha fatto vivere una vita nella quale il nostro sentire è fin troppo comune e simile a quello degli altri e per questo enormemente limitato. Lo straordinario manuale del Dr. Gill mostra invece un modo nuovo e davvero fuori dal comune di interpretare ciò che ci accade, noi stessi e gli altri.

Ma se il lettore cerca istruzioni dettagliate, didascaliche e pesanti, ha decisamente sbagliato libro! In queste pagine infatti l’autore trasmette in modo ironico e leggero la sua profonda saggezza, attinta dai grandi maestri del passato e collaudata attraverso la propria esperienza.

Il risultato è il manuale che ogni persona avrebbe voluto ricevere il giorno in cui è nata, grazie al quale comprendere che la vita non deve essere necessariamente una lotta e che tutto può essere infinitamente più facile di quello che sembra.

La vita che ci appartiene è sacra e ricca di sorprese. Impariamo a viverla con entusiasmo e infinita passione.

Il Senso non Comune della Vita
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Le emozioni nascono e crescono

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Snobbate per secoli, le emozioni sono state riabilitate dagli scienziati in tempi molto recenti.

Le emozioni hanno una cattiva reputazione. Sono ritenute un residuo irrazionale del comportamento animale, quasi non fossero degne della razionale ed evoluta mente umana. Questa convinzione è sbagliata. Le emozioni sono fondamentali per il funzionamento di una mente normale, e indispensabili per una mente “sociale”.
Le emozioni sono tutt’altro che irragionevoli, hanno anzi ragione intrinseca. Rispondono a un determinato
problema con soluzioni automatiche, preconfezionate, e in molti casi si tratta di risposte perfettamente razionali. E’ il
caso della paura di fronte a una minaccia, o dell’avvicinamento di fronte a un’opportunità. Ma le risposte automatiche, non importa quanto perfette siano, non possono essere adatte per tutte le situazioni.
E’ in questi casi che entrano in gioco il ragionamento e la ponderazione, allo scopo di personalizzare le risposte ad ogni tipo circostanza. In poche parole: le emozioni sono gli strumenti più antichi e automatici dell’agire razionale.
Qualche volta funzionano bene, altre volte no. Agli esseri umani, comunque, servono sia la ragione che le emozioni, perché questi due aspetti dell’attività cerebrale sono complementari.

Alla domanda se è possibile localizzare nel cervello un centro delle emozioni o più esatto dire che il cervello emotivo è diffuso in più zone, rispondo che non c’è un vero e proprio centro delle emozioni, allo stesso modo in cui
non c’è un unico centro per il linguaggio o per la memoria.
Ci sono più aree che cooperano nel percepire un’emozione, nell’eseguirla e nel prenderne coscienza.

L’amigdala, la corteccia prefrontale ventromediale e l’insulina anteriore, per esempio, sono aree coinvolte nel
percepire un’emozione. L’ipotalamo, i nuclei della base e il tegmento del tronco cerebrale contribuiscono ad
eseguirla, cioè a elaborare le risposte dell’organismo.
Tutte queste regioni lavorano in concerto, sono un sistema più che un unico centro isolato.
Spesso mi domandano se le emozioni differiscono nei due sessi, in realtà benché uomini e donne provino lo stesso tipo di emozioni, cambiano quelle con cui hanno più spesso a che fare e forse le loro intensità.
In generale, le donne sono più “portate” per le emozioni legate al ruolo di accadimento, mentre gli uomini
per quelle legate all’aggressività e alla ricerca. Ma a livello individuale queste differenze possono non comparire del tutto.

IL SORRISO DIVENTA CONSAPEVOLE Già A TRE MESI DI VITA, E SERVE PER TENERE LA MAMMA VICINO A SE’

Nasciamo emotivi: il linguaggio dei sentimenti è il primo che impariamo ad esprimere.

Fin dalle prime fasi del suo sviluppo, infatti, l’essere umano è in grado di partecipare attivamente alla comunicazione
non verbale con altre persone.
Secondo gli studi più recenti, già nel feto sono presenti stati di benessere e di sofferenza neurologica, oltre alla
capacità, a partire circa dal quarto mese di gestazione, di ascoltare la voce della madre e del padre e di riconoscerle
poi a poche ore dalla nascita, mostrando una preferenza rispetto ad altre. Nei primi istanti di vita, infatti,
il neonato possiede già un ricco corredo di espressioni emotive differenziate, in grado di comunicare informazioni
all’adulto. Ma non si tratta ancora di emozioni vere e proprie.

LEGAME MADRE-BAMBINO

Tutti gli studiosi sono d’accordo su un punto: la competenza emotiva di una persona si forma a partire dalle prime interazioni con la madre. I precoci “dialoghi” tra mamme e neonato, fatti di sguardi, espressioni facciali e vocalizzazioni, permettono al bambino di passare in breve tempo dall’iniziale attività riflessiva al segnale sociale di risposta a uno stimolo. E’ così che l’espressione emotiva diventa consapevole. Ne è un chiaro esempio il sorriso: nelle prime settimane di vita è legato al sistema neurofisiologico ed è presente sia durante il sonno sia nella veglia, mentre solo dopo la sesta settimana di vita e fino a tre mesi diviene il tipo sociale, cioè provocato da stimoli esterni come il volto, la voce e lo sguardo di un adulto.
Dopo il terzo mese, il piccolo è già in grado di utilizzare il sorriso in modo strumentale, per esempio per catturare
l’attenzione della madre.
Dalle dieci settimane di vita, inoltre, il neonato sa modificare il proprio comportamento in risposta alle diverse
espressioni del volto del genitore. E verso la fine del primo anno, le manifestazioni emotive della madre
influenzano e possono regolare lo stato emotivo e il comportamento del bambino….

Come ti guardo io…..
Attraverso la gestione delle emozioni, infatti, ognuno di noi comincia ad apprendere. Non a caso, le espressioni
facciali delle madri sono strettamente connesse a quelle dei loro piccoli. E ne influenzano lo stato emotivo.
E’ stato provato da numerosi studi: quando il piccolo la mamma da vicino e lei assume un’espressione serena
in volto, facilmente lui sorride, inarca le sopracciglia, schiude la bocca e muove la lingua. Tutti segnali di benessere.
Se lei invece resta inespressiva, distaccata, quasi sicuramente il bebè aggrotta le sopracciglia e corruga
la fronte mostrando smarrimento, fino ad arrivare a un pianto d’angoscia.
Questi scambi espressivi tra mamma e figlio si verificano già intorno ai due mesi di vita e costituiscono un vero e
proprio “ dialogo “ che getta le basi della sincronizzazione con l’interlocutore che svilupperà in seguito.

Ansia contagiosa
La capacità di dialogare con la madre, di segnalare la fame, il freddo e la paura attraverso il pianto sono attive
sin dalla nascita, perché funzionali alla sopravvivenza: secondo alcuni studi hanno il compito evolutivo di
modificare il comportamento all’adulto e di indurlo ad accudire il “cucciolo”. E funzionano.

Segnali di pericolo
L’espressione del volto della mamma serve anche da segnale di pericolo o di fiducia, ed insegna al bambino
quando e di cosa avere paura. Oltre alla paura, tra i due mesi e un anno si esprimono chiaramente anche la rabbia,
la gioia, la tristezza e la collera.

Verso i 15-18 mesi compaiono le emozioni più complesse come la vergogna, l’imbarazzo, il senso di colpa, il
disprezzo e gli stati emotivi misti che caratterizzeranno, poi, il modo di sentire dell’età adolescenziale e adulta. In
quest’epoca, la competenza emotiva si arricchisce anche della capacità di comprendere lo stato emotivo altrui
e infine (intorno ai due anni) il bambino acquisisce la possibilità di ferire intenzionalmente l’altro.
Di più: a partire da quest’età, i bambini sono in grado di mascherare le proprie emozioni. Per esempio, se ricevono
un regalo non gradito sanno già nascondere la delusione, modificando l’espressione del viso.

Il perché delle emozioni che proviamo. Prefazione di Deepak Chopra

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Per quale motivo sentiamo quel che sentiamo? In che modo i pensieri influiscono sulla nostra salute fisica? Corpo e mente sono separati oppure funzionano in sintonia? In questo libro fondamentale la neuroscienziata Candace Pert fornisce risposte sorprendenti e risolutive a questi interrogativi che tengono impegnati da secoli scienziati e filosofi.

Accertando l’esistenza delle basi bio-molecolari delle nostre emozioni e illustrando le sue scoperte in modo chiaro e accessibile, l’autrice ci consente di comprendere noi stessi, le nostre sensazioni e i complessi rapporti tra mente e corpo. «Un’interessante sintesi del rapporto tra corpo, mente e spirito, con un approccio scientifico e spirituale al tempo stesso.»