Immagina di vivere

gioire-realmente

Immagina di vivere
una vita completamente nuova
in cui sei libero di essere chi sei davvero.
Non fai piu’ dipendere la tua vita
da quello che gli altri pensano di te.
Immagina di vivere senza giudicare te stesso
e gli altri e senza paura di essere giudicato.
Ti accetti cosi’ come sei
e sai accettare tutti esattamente come sono.
Immagina di vivere una vita libero da conflitti.
Rispetti te stesso e gli altri
che a loro volta rispettano te.
Immagina di vivere una vita
in cui non hai paura di esprimere te stesso e di rischiare di esplorare la vita.
Vivi senza paura, senza sensi di colpa,
senza vergogna, senza rimpianti.
Immagina di amarti esattamente cosi’ come sei.
Ami il tuo corpo cosi’ com’e’,
ami le tue emozioni cosi’ come sono.
Immagina di poter gioire realmente
della tua vita essendo semplicemente te stesso.
Immagina di vivere questa realta’ personale.
Questo modo di vivere e’ possibile ed e’ nelle tue mani.
Altri ci sono riusciti e anche tu puoi farcela.
Trasforma i Cinque Accordi
nel tuo stile di vita
e presto potrai vivere
nel tuo paradiso personale.

di Don Miguel Ruiz da Il Quinto Accordo

Il Quinto Accordo
Guida pratica alla padronanza di sè

Voto medio su 12 recensioni: Buono

Nel best-seller I quattro accordi don Miguel Ruiz ha rivelato come il processo della nostra educazione, o addomesticamento, può farci dimenticare la saggezza di cui siamo dotati fin dalla nascita. Nel corso della vita suggelliamo parecchi accordi che vanno contro noi stessi e sono causa di sofferenza inutile.

Se I quattro accordi ci ha aiutato a rompere questi accordi autolimitanti e li ha sostituiti con accordi che ci portano libertà personale, felicità e amore, con Il quinto accordo Ruiz ci offre una nuova prospettiva e un potente mezzo per trasformare la nostra vita in un paradiso personale.

Il quinto accordo ci porta a un più profondo livello di consapevolezza del potere del Sé e ci restituisce l’autenticità che possediamo dalla nascita.

In questo straordinario seguito al best-seller internazionale che ha trasformato positivamente la vita di milioni di persone in tutto il mondo ci viene ricordato il grande dono che possiamo fare a noi stessi: riscoprire la libertà di essere quello che siamo davvero.

I Mandala: simboli, forme e colori

Tutto l’universo è un immenso Mandala formato da innumerevoli altri Mandala: l’occhio è un Mandala, così come il viso, la mano o il corpo; la luna e il sole sono due Mandala magici.

Ogni forma sulla quale si possa meditare o ci si possa concentrare, permette un periodo di distacco dal mondo circostante ed una maggior concentrazione su noi stessi.

Consigliati a chi soffre d’ansia: rilassano la mente, e favoriscono i poteri di chiaroveggenza e telepatia.

I Mandala si distinguono in genere per i simboli, gli archetipi, gli stati d’animo che rappresentano e per gli effetti terapeutici che riproducono.

Dipingere o colorare Mandala ci aiuta a scoprire in quale fase della vita siamo, in quale disposizione d’animo ci troviamo: tutti possono esprimersi attraverso i Mandala.

I Mandala servono per creare l’ordine interno, per ascoltare la voce interiore, per concentrarsi sul proprio sé e per esprimere la propria totalità.

Le forme mandaliche rafforzano la mente risvegliando i punti energetici della corteccia cerebrale e ripercorrono l’energia immagazzinata nel nostro corpo. Il Mandala è un ottimo percorso terapeutico, un’autodiagnosi, che può risvegliare parti assopite del corpo e della mente, se ci si abbandona alle sensazioni e libere associazioni attuate dal cervello.

Il Mandala evidenzia le varie forme della coscienza e il percorso da realizzare per poter raggiungere l’illuminazione. Evoca un percorso psicologico di esplorazione interiore e annulla tutte le dispersioni mentali che sviano la ricerca dell’equilibrio e della centralità. Eliminando le fluttuazioni del pensiero si concentra l’attenzione sul punto voluto, “riprogrammando” il cervello in maniera autonoma.

Il Mandala dei Sassoni dimostra come la tradizione celtica sia sopravvissuta alla conquista sassone. In questa spilla motivi sassoni convivono con motivi celtici. Sotto, il Mandala degli antichi Germani mostra come i popoli germanici (vedi rappresentazione nella ruota solare svedese Gotland), fossero uniti spiritualmente al Mandala, ritrovato ai tempi delle antiche tribù guerriere di Sciti, Goti, Sassoni e altri.

Una visione più moderna del Mandala è quella computerizzata: la maggioranza del mondo tecnologico si rifà in gran parte al Mandala, dal progresso della ruota nei suoi innumerevoli aspetti, al prodotto più recente del mondo polarizzato dei contrasti che rappresenta. Utilizzando il computer è possibile imitare anche gli antichi modelli di rosoni e vetrate, con esiti sorprendenti e una velocità stupefacente.


I Colori: il Blu

Il blu è il colore del cielo e dell’acqua, esprime ricettività, creatività e potere spirituale. Il blu apre la porta all’immaginazione, al sogno e all’inconscio. È molto rilassante e porta le qualità della decisione, dell’originalità e dello spirito organizzativo.

I Colori: il Giallo
Il giallo è il colore del sole, esprime allegria, rinnovamento e comunicatività. Rappresenta un intelletto molto sviluppato e la consapevolezza delle proprie responsabilità. L’oro rappresenta il contatto con il divino e il nero è lo spettro di interazione di tutti i colori.

I Colori: il Viola

Il viola favorisce la consapevolezza interiore, riflette dignità, nobiltà e rispetto di sé. È’ il colore della regalità. A livello psichico la sua qualità è in sintonia con visione e intuizione: il viola diventa l’artefice del destino umano. È il colore che rappresenta le capacità artistiche, la tolleranza e la considerazione.

I Colori: l’Arancione

L’arancione è estroverso e deciso, come il rosso, ma in modo più costruttivo. Riflette entusiasmo unito ad una vivacità naturale ed istintiva. Porta con sé fiducia in se stessi, forza e coraggio e un atteggiamento positivo nei confronti della vita.

I Colori: il Rosso

Il rosso è il simbolo del rinnovarsi della vita e del rafforzamento dell’energia vitale. Viene preferito da persone estroverse come segno della propria apertura, energia e attività. Il rosso profondo esprime il radicamento e la protezione dalle energia della terra, armonizza i chakra di base e combatte le carenze energetiche ristabilendo l’energia fisica. Aiuta tutti i tipi di paura legati alla sopravvivenza.

I Colori: il Turchese
Il turchese, in tutte le sue sfumature, incoraggia la comunicazione creativa del cuore, mantiene il flusso della comunicazione illuminata collegata alla parte sensibile dell’essere. Dona l’apertura necessaria per manifestare la propria creatività, per esprimersi direttamente dal cuore, liberandosi da paure e vulnerabilità. Incoraggia l’indipendenza e la capacità di assumersi la responsabilità dei propri sentimenti e azioni.

I Colori: il Verde
Il verde ci aiuta a trovare il nostro spazio e ad andare al cuore delle cose. Porta pace alle emozioni mediante la calma, il riequilibrio e la centralità. È il colore del chakra del cuore, che apre e calma; aiuta inoltre ad espandere la respirazione. Favorisce la sensibilità e ci collega alle verità del cuore. Instaura un contatto con la natura, gli alberi in particolare.

I Colori: il Rosa
Il rosa rappresenta il calore e l’impegno per amare noi stessi e gli altri, ci avvolge in un’atmosfera cordiale che ci aiuta a dare il meglio di noi. Porta benessere emotivo infondendo amore, cura e calore.

Mandala per Guarire i Propri Chakra

UN QUADRO DI 20 MANDALA ORIGINALI DA COLORARE.

  • LE ONDE DI FORMA E COLORI EQUILIBRANO E GUARISCONO I CHAKRA
  • PER OGNI MANDALA UN TESTO ILLUSTRATIVO
  • AFFERMAZIONI POSITIVE PER OGNI MANDALA
  • UN’AZIONE ENERGETICA GLOBALE CHE SI PUO’ RIPETERE PIU’ VOLTE
  • UNO STRUMENTO TERAPEUTICO DI CREATIVITA’ E AUTONOMIA
Terapia con i Mandala

Da non perdere

Non esiste al mondo un altro disegno simbolico così universale come il mandala. Esso racchiude in sé il senso dell’intera esistenza umana e, nella tradizione buddhista e tantrica, può aiutare a superare gli aspetti visibili del mondo e cogliere l’intima struttura del cosmo.

Non meno importante è il loro straordinario potere terapeutico, il lavoro con i mandala, infatti, offre un aiuto concreto nella guarigione spirituale e, in virtù dell’intima unione di corpo e spirito, nella soluzione di moltissimi disturbi del corpo.

La semplice colorazione di un mandala può aiutare a: trovare se stessi e rinnovare le proprie energie; centrarsi e concentrarsi, rimanendo rilassati; accettare le leggi universali che regolano l’esistenza; integrare meglio le proprie esperienze; sviluppare una personalità armoniosa; attingere forza dal proprio centro.

I più bei mandala per bambini
Autori Vari

Cosa sono i Mandala?

I Mandala sono gli antichi disegni della vita.

Mandala è una parola che deriva dal sanscrito, l’antica lingua indiana, e vuol dire “cerchio” o “arco”. Molte culture e civiltà si sono espresse con il Mandala. In Occidente ne abbiamo un esempio nei rosoni, stupendi “ricami” architettonici che decorano le cattedrali gotiche e romaniche.

Perché i Mandala per bambini?

Sono uno splendido modo di colorare per tutti i bambini.

Le forme e i colori del mandala sono un invito al gioco e permettono al bambino di concentrarsi, ottenendo equilibrio e tranquillità.

Grazie alle forme simmetriche poste attorno a un centro, i bambini – che troppo spessorisentono delle tensioni vissute dagli adulti – mentre colorano un Mandala riescono a rilassarsi, a concentrare e nello stesso tempo a dilatare la mente, ritrovando la calma e l’equilibrio necessari per una crescita armonica di tutto il proprio essere.

Guardiamo con calma i tanti mandala raccolti in questo album e scegliamo quelli che ci sembrano più belli. Prendiamo le matite colorate, i pastelli o gli acquerelli e giochiamo con i colori e le forme.

In modo misterioso animali, pupazzi, fiori, linee e figure geometriche prenderanno vita man mano che il rosso, il giallo, il blu… – secondo il nostro gusto e la nostra inventiva – riempirà il disegno: i contorni di un lepidottero diventano una meravigliosa farfalla varipinta, il viso di un clown comincerà a sorriderci e i personaggi delle fiabe si presenteranno nuovi ai nostri occhi.

Louise Hay: Puoi guarire la tua vita

Louise L. Hay nata a Los Angeles il 19 luglio 1926 è autrice di numerosi libri di self-help tra i quali il celebre “Puoi guarire la tua vita” libro che ha gettato le basi di quello che poi venne chiamato il “Pensiero Positivo”.


Biografia di Louise Hay

Dopo un infanzia molto difficile segnata da un patrigno disumano, da una violenza sessuale, dall’essere rimasta incinta a soli 15 anni, Louise si trasferisce a Chicago dove svolge una serie di lavori umili e frequenta vari ragazzi e uomini che la maltrattano.
Nel 1950 si stabilisce a New York, città dove la sua vita ha una svolta: cambia nome e inizia a lavorare con successo come indossatrice nell’alta moda.

Nel 1954 sposa un ricco uomo d’affari britannico ma dopo 14 anni di matrimonio viene lasciata per un’altra donna, avvenimento che devasta Louise Hay interiormente ma che risulta anche essere la molla per una grande trasformazione interiore.

Alla fine degli anni ’70 le viene diagnosticato un cancro all’utero e, dopo un esame interiore, giunge alla conclusione che questa malattia è una diretta conseguenza della sua incapacità di abbandonare il risentimento che aveva covato dentro di lei per le sofferenze provate nella sua infanzia.
Louise rifiuta le cure mediche convenzionali e inizia un regime di cura basato sulle affermazioni positive per il perdono e l’abbandono del risentimento, sulla nutrizione naturale, la riflessologia e i clisteri: quando viene visitata qualche mese dopo ogni traccia del tumore è scomparsa.

Dopo aver sconfitto il cancro grazie a questo processo di auto-guarigione stimolato dalla forza del pensiero creativo, ha intrapreso con successo l’attività di divulgazione della sua filosofia.
Nel 1984 fonda la HAY House in California che si occuperà di ricerca della correlazione tra psiche e corpo e delle malattie che entrambi sviluppano.

Oggi è uno degli esponenti più autorevoli nel campo dell’identità psicosomatica del panorama internazionale. Le idee, le tecniche e la filosofia che Louise L. Hay ha avuto modo di sviluppare, hanno cambiato e continuano a cambiare la vita di moltissime persone in tutto il mondo.

I suoi libri ormai tradotti in 24 lingue sono venduti a milioni di copie nel mondo.
Da moltissimi anni dedica la sua esistenza all’assistenza del prossimo, alla diffusione della sua filosofia tramite gli insegnanti autorizzati dalla HAY House e ad insegnare e divulgare le sue tecniche semplici, veloci ed efficaci.
I nostri pensieri creano la nostra realtà. Sono solo pensieri ed i pensieri si possono cambiare. Sviluppare la capacità di cambiare i nostri pensieri a nostro piacimento è possibile e meraviglioso.

“Alcuni dei valori in cui crediamo non sono mai stati reali: erano timori altrui. Concediti la possibilità di rivedere i tuoi pensieri, modificando quelli negativi. Ne vale la pena” Louise Hay

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PUOI GUARIRE LA TUA VITA

Dal libro omonimo che ha venduto 35 milioni di copie nel mondo….lo stesso successo sta per ripetersi ora con il DVD!
Louise L. Hay continua ad ispirare ed elevare milioni di persone ogni giorno!

Louise è una terapeuta, un’insegnante, una scrittrice, un modello, una guida, una pioniera, un vero e proprio punto di riferimento per tutti i veri ricercatori!

Nel film Louise L. Hay, fondatrice della Casa Editrice Hay House, coinvolge numerosi personaggi di fama internazionale come Gregg Braden, i coniugi Hicks, Wayne W. Dyer, Cheryl Richardson, Chtistane Northrup, Doreen Virtue, Mona Lisa Schulz e Leon Nacson, Gay Hendricks.

Alcuni dei migliori autori della casa editrice da lei fondata vengono intervistati e raccontano, insieme a Louise, le ragioni del suo e del loro successo.

“Ci sono molti modi per percorrere un sentiero spirituale – tante quante persone lo percorrono”

Il messaggio che Louise Hay sta diffondendo da oltre 20 anni è: cambia i tuoi pensieri, puoi cambiare la tua vita.

Molto di più di un racconto biografico della vita di Louise, con una colonna sonora indimenticabile, il film ci conduce irresistibilmente e dolcemente attraverso i sentieri della crescita spirituale

Un messaggio spirituale liberatorio, dalla grande carica umana di una donna che ha superato le difficoltà più grandi della vita!

“Siamo tutti in viaggio, che lo sappiamo o no. Siamo tutti in un viaggio per imparare come esprimere il nostro pieno potenziale in questo mondo. Molti di noi hanno imparato a vedere i propri pensieri come un riflesso del mondo esterno – un riflesso di qualcosa che ci sta accadendo. Ma come sarebbe, se l’Universo non funzionasse così?
E se invece con ogni pensiero che pensi, tu stessi creando il tuo presente e il tuo futuro?
E se tu stessi creando la storia della tua vita con ogni pensiero che ti passa per la mente proprio adesso?”

Il film si apre con l’immagine di una donna seduta in auto, bloccata nel traffico e noi siamo resi partecipi del suo dialogo interiore: Si lamenta delle sue sventure, senza mai fermarsi.

Noi spettatori viaggiamo con lei, dentro la sua testa, mentre si muove nelle prime ore del mattino.
E ci è subito chiaro che non trova nulla intorno a lei che la renda felice.

Mentre cammina sul marciapiede insieme all’altra gente, sentiamo i discorsi di tutti.

Queste persone si sfiorano l’una con l’altra catturate nel loro brontolio mentale, simile a quello della protagonista, fino a che non appare una donna, i cui pensieri sono diversi.

Sono pensieri positivi ed entusiastici!

Mentre le due donne passano, una carta cade e la nostra protagonista la raccoglie, c’è scritto:

“Io voglio cambiare”

Più la nostra eroina procede nel viaggio interiore, più il suo dialogo interno evolve.

E noi siamo testimoni partecipi di ogni rivelazione ad ogni stadio verso l’illuminazione.

Mentre percorre il suo sentiero alla scoperta di Sé, attraverso i vari CAPITOLI DEL FILM ci accompagna verso tutti gli stadi del cambiamento:

Siamo tutti in viaggio
Il Paesaggio Interiore del Cambiamento
Le Sfide lungo il Sentiero
Resistenza al cambiamento
False convinzioni
Credenze
Gli Altri
Concetti di Sé
Negazione
Tattiche dilatorie
Paura
Metti alla prova la profondità del tuo impegno
La mia guarigione è già in atto
Il Tesoro Nascosto al Centro di Te.
Impara ad accettare con gratitudine

La nostra eroina viene disorientata, sfidata, lascia andare tutto e… alla fine trova se stessa lungo la via!

Questo film è un gioiello da custodire, infatti la versione che sarà distribuita è quella ampliata: Macrovideo offre in questo modo ben 3 DVD con contenuti extra di quattro ore, composti da materiali inediti che includono le interviste INTEGRALI agli autori e un sistema completo di affermazioni interattive, che potete usare da subito per iniziare a portare significativi cambiamenti nella vostra vita!

Puoi guarire la tua vita

È finalmente uscito il primo film in assoluto su Louise L. Hay!

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“Ci sono molti modi per percorrere un sentiero spirituale – tante quante persone lo percorrono”

Il messaggio che Louise Hay sta diffondendo da oltre 20 anni è: cambia i tuoi pensieri, puoi cambiare la tua vita.

Molto di più di un racconto biografico della vita di Louise, con una colonna sonora indimenticabile, il film ci conduce irresistibilmente e dolcemente attraverso i sentieri della crescita spirituale

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“Siamo tutti in viaggio, che lo sappiamo o no. Siamo tutti in un viaggio per imparare come esprimere il nostro pieno potenziale in questo mondo. Molti di noi hanno imparato a vedere i propri pensieri come un riflesso del mondo esterno – un riflesso di qualcosa che ci sta accadendo. Ma come sarebbe, se l’Universo non funzionasse così?
E se invece con ogni pensiero che pensi, tu stessi creando il tuo presente e il tuo futuro?
E se tu stessi creando la storia della tua vita con ogni pensiero che ti passa per la mente proprio adesso?”

Il film si apre con l’immagine di una donna seduta in auto, bloccata nel traffico e noi siamo resi partecipi del suo dialogo interiore: Si lamenta delle sue sventure, senza mai fermarsi.

Noi spettatori viaggiamo con lei, dentro la sua testa, mentre si muove nelle prime ore del mattino.
E ci è subito chiaro che non trova nulla intorno a lei che la renda felice.

Mentre cammina sul marciapiede insieme all’altra gente, sentiamo i discorsi di tutti.

Queste persone si sfiorano l’una con l’altra catturate nel loro brontolio mentale, simile a quello della protagonista, fino a che non appare una donna, i cui pensieri sono diversi.

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  • Il Tesoro Nascosto al Centro di Te.
  • Impara ad accettare con gratitudine


La nostra eroina viene disorientata, sfidata, lascia andare tutto e… alla fine trova se stessa lungo la via!

Questo film è un gioiello da custodire, infatti la versione che sarà distribuita è quella ampliata: Macrovideo offre in questo modo ben 3 DVD con contenuti extra di quattro ore, composti da materiali inediti che includono le interviste INTEGRALI agli autori e un sistema completo di affermazioni interattive, che potete usare da subito per iniziare a portare significativi cambiamenti nella vostra vita!

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Invidia

invidia

Aurore Sand (che poi assumerà il nome di George Sand) e Jules Sandeau erano molto innamorati e avevano scritto insieme un romanzo , Rosa e Bianca, firmando con le iniziali del loro nomi. Poi, però, Aurore incomincia a rendersi indipendente. Si ritira nella casa di campagna e scrive, da sola, un nuovo romanzo: Indiana. Non lo firma col suo nome, Aurore, ma si limita ad abbreviare lo pseudonimo di prima: G. Sand. Il libro ha un successo trionfante, Sandeau resta colpito e imbarazzato, forse comincia ad essere un po’ invidioso. Ma la catastrofe arriva quando Aurore scrive un altro romanzo da sola: Valentina, e lo firma col nome di George Sand. Adesso lei è diventata famosa, adorata da tutti e lui quasi dimenticato. Il loro amore muore.

Occorre un grande, grandissimo amore per superare l’invidia. Occorre che uno riesca a gioire del successo dell’altro. Questo succede più facilmente se collabora attivamente alla sua costruzione, riuscendo, in tal modo a viverlo come suo. Ma, occorre anche che questo contributo venga riconosciuto pubblicamente e ricambiato con la fedeltà.

Alcuni pensano che un certo grado di competizione favorisca la vita di coppia. Alcune ricerche dimostrano, invece il contrario (Alberoni, 1992). Non bisogna confondere il bisogno di affermarsi nella vita per mostrare all’altro di meritare il suo amore, col desiderio di apparire meglio di lui. Ogni persona umana vuol avere un valore. E non vuole solo sentirsi amata, vuole anche veder riconosciuti i propri meriti. Vuol essere apprezzata per le sue capacità e per le sue virtù. Ma quando l’innamoramento si allontana, la società con i suoi “valori” torna a penetrare nella vita di coppia. Se la donna vede suo marito continuamente ammirato, adorato, mentre lei è sempre in seconda fila, prova un senso di svuotamento. Il piacere di trovarsi accanto ad una persona del genere, di condividere la sua luce, lascia a poco a poco, il desiderio di avere una propria luce, un proprio valore. Ma guai, se in questo caso scatta la competizione, perché è destinata alla sconfitta. E, con la sconfitta appare l’invidia.

L’invidia è il sentimento che noi proviamo quando qualcuno, che noi consideriamo del nostro stesso valore ci sorpassa, ottiene l’ammirazione altrui. Allora abbiamo l’impressione di una profonda ingiustizia nel mondo. Cerchiamo di convincerci che non lo merita, facciamo di tutto per trascinarlo al nostro stesso livello, di svalutarlo; ne parliamo male, lo critichiamo. Ma se la società continua ad innalzarlo, ci rodiamo di collera e, nello stesso tempo, siamo presi dal dubbio. Perché non siamo sicuri di essere nel giusto. Per questo ci vergogniamo di essere invidiosi. E, soprattutto, di essere additati come persone invidiose. In termini psicologici potremmo dire che l’invidia è un tentativo un po’ maldestro di recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio valore attraverso la svalutazione dell’altro.

L’insidia della competizione e dell’invidia è particolarmente forte nelle coppie che fanno lo stresso lavoro, e ritengono di avere lo stesso valore. Perché basta che la società, a torto o a ragione, offra un riconoscimento maggiore, che l’altro viene preso dal dubbio e dallo sconforto.

Pochissime persone parlano chiaramente e volentieri dell’invidia che provano: parlarne apertamente inibisce perché è come mettersi a nudo, svelare la parte più meschina e vulnerabile di sé. Parlare della persona che si invidia e spiegare il perché, significa parlare della parte più profonda di sé stessi, delle aspirazioni e dei fallimenti personali, delle difficoltà e dei limiti che si trovano in sé stessi.

Esistono diversi tipi di invidia? Certamente, si!

Venite a sapere che uno dei vostri colleghi ha avuto una promozione che speravate toccasse a voi. Quali possono essere le vostre reazioni? Gli studiosi ne parlano di tre forme di invidia. Naturalmente, le reazioni di invidia sono di rado pure, anche se in genere le tre forme si mescolano o addirittura si succedono l’una all’altra.

Il primo tipo è l’invidia depressiva e la tipica frase che lo accompagna è: “Ahimè, questo a me non succederà mai!” col risultato di mettersi in disparte e di non pensare. Il secondo tipo è l’invidia ostile per cui voi direte: “Non posso sopportare che l’abbiano promosso prima di me, quell’incapace!”. Quindi, a livello comportamentale parlerete male del collega e magari gli preparerete un “bel scherzetto” (per fargliela pagare…). L’ultimo tipo, l’invidia ammirativa/emulativa, vi porterà a dire: “E’ normale che sia stato promosso, ha lavorato sodo!”, di conseguenza andrete a congratularvi con lui e probabilmente raddoppierete gli sforzi per essere promossi. A volte chi invidia benevolmente tende a diventare uno dei più grandi adulatori dell’invidiato: la lusinga aiuta a far credere di partecipare al successo altrui. Nella cultura americana un comportamento del genere è perfettamente accettato: vi è infatti una incitazione esplicita ad identificarsi con il vincitore. Ciò non accade nelle culture latine, dove invece chi riesce più degli altri non è altro che l’esempio della altrui insufficienza.

L’invidia è dunque un’emozione complessa: presuppone innanzitutto un paragone tra la nostra situazione e quella dell’altro, e ci porta a costatare la nostra inferiorità almeno in un certo campo, non modificabile immediatamente. F. Alberoni ne parla del tormento dell’impotenza dell’invidioso. Una volta costatato lo svantaggio personale, ne possono derivare altri pensieri ed emozioni: tristezza, collera, emulazione, ecc. La reazione di invidia è tanto più forte quanto più l’inferiorità constatata appartiene a un campo per noi importante, essenziale per l’immagine che abbiamo di noi stessi e dunque una componente fondamentale della nostra autostima.

Riconoscete di essere invidiosi

Questo consiglio vale per tutte le emozioni, ma soprattutto per l’invidia, che tentiamo di nascondere persino a noi stessi. E’ un’emozione di cui vergognarsi, tipica di chi “non sa perdere”, di chi è “inacidito”. Il fatto di provarla è in sé una minaccia al nostro amor proprio. Il morso dell’invidia è un’azione involontaria, rispetto alla quale non dovete difendervi né colpevolizzarvi ; al contrario, avete la responsabilità di saperla gestire.

Esprimete positivamente la vostra invidia o tenetela per voi

Il consiglio può sembrare paradossale: esprimere un’emozione negativa come l’invidia? Esprimete l’invidia in forma positiva, cioè con umorismo, se potete. Ecco alcune frasi pronunciate da persone in grado di gestire l’invidia:

“Bello il tuo appartamento, farà invidia a molti. Per esempio a me.”

“Fa in modo che non vada così bene tutti i giorni, altrimenti farò fatica a restarti amico”.

“Per fortuna non sono invidioso, altrimenti se lo fossi mi farebbe male. Ahia !”

Se non avete il senso del umorismo, non rimproveratevi, limitatevi a non esprimere la vostra invidia, senza però nasconderla a voi stessi e tenete sempre a mente che “il silenzio dell’invidioso fa troppo rumore” (Kahlil Gibran).

Esaminate i vostri pensieri di inferiorità

Il morso dell’invidia ci coglie spesso quando prendiamo consapevolezza della nostra inferiorità, almeno temporanea, nei confronti dell’altro. Il dolore può presto trasformarsi in reazione ostile. L’ostilità serve anche a controbilanciare il senso di inferiorità. In ogni situazione di invidia, cercate di esaminare i pensieri di inferiorità, spesso legati a dei ricordi, anziché mascherarli con una reazione aggressiva.

Comprendere, esprimere e trasformare le nostre emozioni

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Gioia, collera, invidia, tristezza, vergogna, gelosia, paura, amore: gli autori dedicano un capitolo a ogni emozione fondamentale, analizzando le forme che può assumere, spiegandone l’utilità soprattutto nelle relazioni con gli altri, mostrando come si possa convivere meglio con tutte le emozioni e come le emozioni possano venire utilizzare nel modo migliore rendendo la nostra vita più serena ed equilibrata.

Possiamo contenere la gelosia? Quale ruolo gioca il desiderio nell’amore e perché a volte siamo infedeli? In che senso la gioia fa bene alla salute? La felicità dipende da noi stessi o dalle circostanze?

Un libro per imparare a trasformare le emozioni in altrettanti punti di forza della nostra personalità.

Stai bene, se ti vuoi bene

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La ricerca di un sano concetto di sé è fondamentale per avere rapporti equilibrati con se stessi e gli altri. E aiuta a orientare le proprie scelte verso soluzioni vantaggiose

Ma come definire l’autostima?

È prima di tutto la capacità di accettare i propri limiti, riconoscere le proprie qualità e relazionarsi con gli altri in modo autentico senza necessariamente sminuirli. La persona che si vuole bene sa esprimere bisogni, dubbi e certezze senza sentirsi umiliata nell’ammettere di aver bisogno degli altri. Nel confronto, chi ama se stesso sa esprimere il proprio dissenso senza ferire e senza denigrare. Non gioca con le persone e con se stesso. Mentre chi è colpito dalla «sindrome da palcoscenico» è imprigionato in un concetto di sé troppo alto e si preoccupa solo delle proprie ambizioni, dei sogni; risulta immune dal dolore, teme i sentimenti da cui forse si sente tradito per aver amato troppo o per essere stato travolto da passioni, forse durante l’infanzia.
Se l’eccesso di stima di sé è dannoso non lo è da meno la tendenza a sottovalutarsi, a esprimere un giudizio negativo sulla propria persona al punto da diventare vittima delle circostanze e dell’ambiente. La disistima porta a vivere un copione negativo, implacabile che spesso sfocia in atteggiamenti quasi patologici: la disistima porta l’individuo a provare quasi piacere nell’ascoltare i guai altrui che diventano ottimi alibi per giustificare il continuo sanguinare delle proprie ferite emotive.

L’autostima si può conquistare ma anche perdere. È decisivo il tipo di rapporto che instauriamo con gli altri. Secondo il professor Paul Watzlawick, dell’Istituto di ricerche mentali di Palo Alto (Usa), si possono ricevere tre risposte possibili circa la valutazione di sé: conferma, rifiuto e «disconferma». Proviamo a spiegarle.
La conferma del giudizio espresso su di sé è probabilmente il più grande fattore che garantisca lo sviluppo e la stabilità mentale. È stato dimostrato che la stabilità emotiva diminuisce nelle persone che comunicano solo con loro stesse.
Il rifiuto, invece, a volte doloroso, in un certo senso presuppone il riconoscimento del soggetto. Infatti, chi rifiuta non nega la realtà del giudizio che l’altro esprime su di sé. Anzi qualche volta certe forme di rifiuto possono essere costruttive, come per esempio il rifiuto dello psichiatra di accettare la definizione che il paziente dà di sé e della sua situazione.
Ciò che invece è totalmente squalificante è la risposta di «disconferma». Si tratta di una comunicazione realmente patologica. Infatti da un lato la risposta di rifiuto è dire all’altro: «Hai torto», dall’altro la «disconferma» sentenzia: «Tu non esisti».

Sopravvalutarsi

Recentemente, David Dunning, professore di psicologia all’Università Cornell (New York), ha illustrato alla stampa i risultati di un’indagine che mostra una generale tendenza a sopravvalutare la propria immagine e abilità. Per esempio, lo studio ha rivelato che il 98 per cento dei docenti universitari era convinto di svolgere il proprio lavoro con una competenza al di sopra della media. Lo stesso è avvenuto fra gli studenti, ognuno considerava se stesso più abile rispetto ai propri compagni. Un altro studio pubblicato dal “Journal of Applied Psychology” ha dimostrato che anche i dirigenti di azienda si ritenevano più capaci del direttore tipico.
Dunning sottolinea nel suo studio che i partecipanti meno competenti hanno mostrato una minore abilità a riconoscere la superiorità dei loro compagni e quando hanno confrontato le loro risposte non è diminuita la propria autostima, ma davano la colpa ai compilatori del test.
Insomma, la morale è semplice: non fidatevi troppo della vostra autovalutazione e cercate di avere un’opinione equilibrata di voi stessi.

Le regole d’oro

I dieci passi che possono cambiare la vita

1. Vivete nel momento presente
È  stato riscontrato che l’80 per cento dei pensieri quotidiani sono occupati da eventi passati o da speranze future, con grande spreco di energie.

2. Soffermatevi sui piccoli dettagli
L’ansia aumenta quando si segue un tipo di logica perverso che impone di correre, prevedere e provvedere. A volte è più utile fermarsi per contemplare anche piccoli dettagli del quotidiano: il giglio della campagna, il volo di un uccellino, lo sguardo limpido di un bimbo.

3. Agite in modo deliberato
Ogni giorno l’individuo riceve stimoli da situazioni esterne e dagli altri. Agire in modo deliberato significa riscoprire una profonda pace interiore che permette di lavorare senza ansia e con la certezza che la vita è ancora qualcosa di più che il semplice scorrere dell’esistenza.

4. Sviluppate la fiducia
L’atteggiamento fiducioso verso la vita protegge gli individui, ma soprattutto gli adolescenti, dal fare scelte errate, come la dipendenza da stupefacenti o da bevande alcoliche. Gli studenti che hanno una sana autostima hanno maggiori profitti a scuola.

5. Prendetevi delle pause
I ritmi imposti dalla società occidentale sono rapidi e veloci, periodicamente è utile prendere le distanze dalle proprie attività per ricaricarsi, prendersi qualche pausa e trovare nuovi stimoli per continuare la corsa.

6. Allontanatevi dalle dipendenze
La dipendenza spesso implica un atteggiamento di delega. L’alcolista delega alla bevanda la soluzione dei problemi. Ma anche la dipendenza dal pensiero degli altri è pericolosa. Prendersi invece piena responsabilità delle proprie azioni offre gioie più grandi.

7. Riscoprite il valore di un sorriso
Nella società del profitto, chi ama se stesso scopre il valore del dono. Si può donare un sorriso, una parola di incoraggiamento non per diventare dei professionisti delle «opere buone», ma per cogliere delle occasioni per diffondere azioni positive che danno speranza.

8. Sviluppate l’autocontrollo
Significa scegliere quello che è bene per il benessere globale personale e degli altri, scartando tutte quelle occasioni che, pur tentandoci, possono portarci a non rispettare le leggi naturali.

9. Amate senza condizioni
Non si ama l’altro perché l’altro è bello, ricco, intelligente, ma si ama. E basta. L’amore incondizionato è molto di più che una semplice emozione, è un principio che rende solidi e duraturi i rapporti.

10. Meditate
La vita possiede anche elementi misteriosi che trascendono l’individuo. L’occidente sta riscoprendo il senso della spiritualità come occasione di benessere; e l’esempio di Gesù di Nazaret che, nei vangeli, presenta un rapporto con Dio e gli altri originale e rivoluzionario.

di Giuseppe Marrazzo

fonte: http://www.maran-ata.it

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Da uno psichiatra molto amato dal grande pubblico, un forte impulso a volere più bene a se stessi e una guida pratica per imparare a cambiare, per mettere in moto i mutamenti grandi e piccoli della vita privata e degli affetti, ma anche del lavoro e della vita pubblica. Con una serie di esempi concreti tratti dallo studio della personalità e dalla vita quotidiana, Pasini ci insegna a vincere il torpore della routine, a comprendere fino in fondo il nostro carattere e superare le resistenze inconsce al miglioramento della nostra vita.

Quanto è importante, nella vita di una persona, l’autostima? Moltissimo, perché alla fiducia in se stessi e nelle proprie capacità sono strettamente legati i progetti per il futuro, il successo, la serenità, l’amore. E chi non è sicuro di sé rischia di scivolare nella depressione o diventare preda della frustrazione, della rabbia e del rancore.

Con questo libro Willy Pasini ci aiuta a capire meglio che cosa è l’autostima: come nasce, innanzitutto, e da cosa viene influenzata; quali sono le persone (i genitori, gli amici, i primi amori) e le situazioni (a scuola, nello sport, sul lavoro) che possono rafforzarla o, al contrario, incrinarla. Ma anche da cosa dipende nella vita adulta: quanto “pesano” i fattori estemi (come i piccoli e grandi insuccessi) e quanto quelli interni (come la percezione del proprio corpo).

E, ancora, per quale motivo alcune persone mettono costantemente in atto forme di “autosabotaggio”, mentre altre, in condizioni analoghe, trovano la forza di far crescere la propria sicurezza. La risposta a questi interrogativi emerge dall’analisi di numerosi casi, storie diverse tra loro ma tutte accomunate dalla scarsa fiducia in se stessi dei protagonisti, un atteggiamento che può provocare “danni” talvolta assai gravi: nella vita di coppia, nei rapporti professionali, nelle relazioni sociali, ma anche nella percezione del senso della propria esistenza, nella capacità di immaginare il futuro e di “pensare positivo”.

Un’attenzione particolare è rivolta alle donne, spesso vittime della mancanza di fiducia nelle proprie risorse, e a come è cambiata e in che direziono si sta evolvendo l’identità femminile. A tutti, poi, uomini e donne, vengono fornite alcune indicazioni su come coltivare l’autostima e su come migliorarla (dalle strategie quotidiane alle terapie più adatte, fino ai gruppi di autoaiuto), e proposti due test per valutarne il livello.
Perché la fiducia e il rispetto di sé sono la base essenziale su cui costruire la propria felicità, e perché l’autostima, come un fiore, deve essere coltivata ogni giorno

Io vivo bene e tu?

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Io paragono la vita ad una vacanza.

In una vacanza:
– scegliamo il luogo dove andare;
– ci informiamo degli usi e costumi del luogo;
– ci preoccupiamo dei soldi che ci occorrono per vivere lì;
– prenotiamo gli alberghi dove soggiorniamo;
– studiamo i percorsi e i tempi di permanenza;
– prepariamo un elenco di amici o conoscenti da andare a visitare;
– ci portiamo dietro qualche regalino da fare ai nostri amici;
Queste sono solo alcune delle azioni che compiamo per fare questa vacanza.

Dove sta la somiglianza con la vita?
La nostra vita che abbiamo condotto e quello ancora che ci rimane da vivere è stata preparata con le stesse modalità di una vacanza.
Voi vi chiederete da chi?
Risposta semplicissima: da noi stessi!!!
Si, siamo noi stessi che abbiamo organizzato tutto. Noi abbiamo scelto di nascere bianco, nero, giallo o al polo Nord. Noi abbiamo scelto in che luogo nascere. Noi abbiamo scelto la nostra famiglia. Noi abbiamo scelto le nostre mogli e compagne. Noi abbiamo scelto i nostri figli. Noi abbiamo scelto gli amici da incontrare.

Quando la nostra vita giunge al termine è la stessa cosa quando torniamo al luogo di partenza dopo la nostra vacanza. La morte non coincide con la fine di tutto ma solo la fine della vacanza e si torna a casa, pronti a programmare una nuova vacanza.

Qualcuno dirà: impossibile!!!
Non ho modo di dimostrarti che è realmente così, e nessun uomo potrà farlo. La mia teoria deriva dalla mia esperienza, dalle idee che mi sono fatto ascoltando vari personaggi e leggendo dei libri.
Non ha nessuna importanza se questa teoria sia vera o falsa. L’importanza è se questa ti fa vivere meglio la tua vita.
Io vivo bene e tu?

In base a ciò aggiungo: non piangete se un vostro amico o persona cara ha terminato la sua vacanza, ma gioite. Lui è tornato a casa. Un giorno anche per noi arriverà la fine della vacanza.

Vi invito a riflettere sulla mia teoria ed esprimere il vostro pensiero in merito.

scritta da: Mino

Si nasce, si cresce, si lavora, si soffre, si muore. Presi dagli affanni dell’esistenza, spesso ci scordiamo che siamo nati per vivere e non per prepararci a vivere

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Partendo dal concetto di base che “la vita è per ciascuno di noi una complessa e difficile impresa lastricata di problemi più o meno gravi”, l’autore ripercorre l’intera esistenza offrendo la risoluzione di ogni singolo problema del Vivere.

Lungo questo percorso, ruolo fondamentale lo ricopre la consapevolezza del nostro essere, del nostro presente. Perché sognare giardini incantati al di là dell’orizzonte quando possiamo gioire delle aiuole fiorite sotto le nostre finestre? Perché si tende a vivere il domani, programmando a lungo periodo la nostra vita, evitando il più delle volte di assaporare il presente?

La vita, lo apprendiamo troppo tardi, sta tutta nell’attimo in cui si vive, nella trama di ogni giorno e di ogni ora. L’uomo, insomma, non sa vivere. Carico di sapienza arcana, dopo aver udito ogni precetto umano e divino, aver interrogato ogni dottrina sacra e profana e aver svelato ogni mistero, l’uomo corre attraverso il mondo, bussa di porta in porta, gioca in teatri, in danze e in banchetti, sempre in cerca di felicità e di pace, ma purtroppo insoddisfatto e infelice. Non sa dove va, perché si è scordato da dove viene.
Da qui le deviazioni, le ansie, gli errori e le sconfitte della nostra generazione sfortunata, che rendono quantomai più opportune queste pagine.

Piacersi ed accettarsi

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A quante cose rinunciamo perché non accettiamo il nostro aspetto fisico?
L’aspetto fisico incide sull’autostima al punto che:
• una donna insicura della propria bellezza non va al mare o in piscina (il 29%);
• non partecipa a eventi mondani (il 25%);
• non compra vestiti (il 21%);
• non fa sport (il 19%);
• rinuncia ad andare a un appuntamento (il 17%);
• evita perfino attività che potrebbero migliorarle la posizione socio-economica (il 16% non va a un colloquio di lavoro, il 13% a scuola e l’8% al lavoro).

Più una donna si vede brutta, insomma, più la sua autostima diminuisce e questo risulta ancora più evidente tra le più giovani. Quando invece si trova bella, si sente anche sicura di sé (il 33%), amata (il 26%) e piena di energia (il 46%). È quanto emerge dal Secondo Rapporto mondiale sulla bellezza che vuole fotografare il modo in cui le donne di Paesi, culture ed età diversi si relazionano con il proprio corpo.

Il Fondo Dove per l’autostima, progetto nato da un’idea di Dove in collaborazione con studiosi, psicologi ed esperti di comunicazione come Susie Orbach, cofondatore del Women’s therapy center institute di New York, e Nancy Etcoff, psicologa presso la Harvard medical school, dopo avere visto i risultati del sondaggio che aveva proposto, promuove programmi educativi per aiutare le generazioni più giovani a scoprire le proprie potenzialità e a esprimere liberamente il proprio modo di essere, sentirsi e vivere. Per accrescere l’autostima.

Manuale di autostima e benessere psicofisico

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L’autostima è:

– Saper gestire le emozioni;
– Avere il controllo della propria filosofia di vita;
– Identificare le proprie rappresentazioni mentali;
– Riuscire a modificare o bloccare le proprie subnormalità interne;
– Riuscire ad individuare un programma interno per programmarsi verso il successo;
– Saper distinguere il proprio focus mentale in un dato status.

La rabbia: emozione negativa?

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Il punto importante da comprendere a proposito della rabbia, e’ che, nonostante venga spesso etichettata come emozione negativa, da evitare in noi come negli altri, di fatto diventa negativa, e soprattutto distruttiva, quando non viene riconosciuta e usata al momento in cui emerge, ma viene repressa con conseguenze dannose non solo per se stessi, ma anche per gli altri.
Il problema è che fin dalla tenera età ci viene insegnato che è cattivo e sbagliato esprimere la collera; ancora oggi questa emozione viene considerata inopportuna, irragionevole, associata all’aggressività e al capriccio; La gente è spesso spaventata dalla propria rabbia: teme che la spinga a compiere qualche azione dannosa e, di conseguenza, ci si rifiuta di prestare attenzione alla collera degli altri e si esita ad esprimere la propria.

E’ importante quindi considerare che, se non ci siamo mai concessi di esprimere la rabbia, probabilmente ne abbiamo accumulata una montagna dentro di noi.
Reprimendola, è più probabile che la rabbia esploda in momenti inopportuni e soprattutto verso persone e situazioni che hanno poco a che fare con la causa originale della rabbia che ci ribolle dentro, ed e’ anche piu’ probabile che ce la prendiamo con chi crediamo sia piu’ debole di noi, non fosse altro che per avere un minimo di senso di potere.  Un atteggiamento questo, tipico delle bestie, temere il piu’ forte e sopraffare il piu’ debole, quando invece, l’essere umano, a differenza degli animali, può dominare i suoi istinti.
La rabbia repressa si ritorce contro noi stessi con attacchi depressivi e alimenta un sentimento di inferiorità; inoltre, quando la mente non riesce più a gestire i conflitti, il corpo ne soffre. Numerose affezioni psicosomatiche come mal di schiena, ulcere, psoriasi possono essere legate al soffocamento della collera.
E’ fondamentale dunque, per la nostra salute psico-fisica, imparare ad esprimere la collera in maniera costruttiva ed appropriata.
Senza rabbia si e’ privi di protezione, senza rabbia siamo alla merce’ delle reazioni altrui e non possiamo prevenire tali reazioni dal riaccadere, per noi e per gli altri. La rabbia usata costruttivamente aiuta a sviluppare fiducia in se stessi in quanto non e’ necessario che monti fino ad esplodere per esprimerla. E’ importante riconoscerla al momento in cui emerge, per quello che e’: un meccanismo di protezione che ci segnala che c’e’ qualcosa che non va, una reazione di insoddisfazione intensa, suscitata generalmente da una frustrazione che ci riguarda e che giudichiamo inaccettabile; dunque la rabbia, comunque venga espressa,  in modo esplosivo o in forma repressa, agisce come un segnale d’allarme. La nostra rabbia ci mette a conoscenza del fatto che ci fanno del male, che i nostri diritti vengono violati, che i nostri bisogni e i nostri desideri non sono soddisfatti.
Imparare a manifestare la propria collera significa conoscere i propri reali bisogni e intrattenere relazioni più autentiche con le persone che ci circondano.

COME ESPRIMERE LA RABBIA

Riabilitare la rabbia non significa tuttavia lasciarsi andare a comportamenti irosi.
Non c’è bisogno di urlare o di arrivare addirittura alle mani per esprimere la propria irritazione. L’arma migliore è la parola. E’ bene però utilizzarla consapevolmente per esprimere i veri motivi delle nostre insoddisfazioni. Dietro la collera si nasconde sempre una sofferenza. Adirarsi ad ogni costo e contro chiunque è un modo per sottrarre energia alla disperazione e non guardare in faccia il dolore. Perché il proprio malcontento sia preso seriamente in considerazione, è bene esprimerlo con la massima calma.
Di seguito alcuni consigli utili per fare in modo che questa emozione diventi costruttiva:

PLACARE L’EMOZIONE PARLANDONE CON UN AMICO:

Per rendere possibile un approccio disteso alla discussione con la persona che ci ha fatto arrabbiare, può essere utile scaricare preventivamente le proprie tensioni, telefonando ad esempio ad un amico per raccontargli l’accaduto. Questo serve a far passare il primo moto di collera, quello più aggressivo, senza contare che una terza persona potrebbe suggerirci un modo diverso di guardare le cose.

CHIARIRSI LE IDEE:

avere infatti un’idea precisa di cosa si sente dentro e di cosa ci si aspetta possa accadere dopo una discussione, ci aiuta a mettere a fuoco le cose da dire, gli argomenti da mettere in campo. E ci dà una mano a controllare le cose, in modo che l’emozione non prenda il sopravvento facendoci sfuggire il controllo della situazione. Per acquisire chiarezza, può essere utile porsi delle domande:
che cosa ha scatenato la nostra collera?
Il nostro interlocutore ci ha nuociuto intenzionalmente o per errore?
Siamo sicuri di non esserci sbagliati sulle sue intenzioni? O di non aver mostrato eccessiva suscettibilità?
La situazione merita una reazione decisa?
Abbiamo considerato delle alternative per sdrammatizzare?
Spetta al nostro interlocutore cambiare o a noi farci capire meglio?
Che risultati ci aspettiamo dalla nostra collera?
ESPRIMERE LE PROPRIE OPINIONI:

è necessario farlo dopo aver placato le proprie emozioni. L’atteggiamento da adottare è di tipo assertivo, evitando dunque di scadere in eccessi di alcun tipo, quali le ingiurie e le accuse.
Lo scopo è infatti quello di ristabilire un equilibrio e non di schiacciare l’interlocutore: lo psicoterapeuta americano Thomas Gordon ha elaborato il sistema dei cosiddetti “messaggi-io”, che si basa sul principio di parlare di sé in questo modo: definendo con precisione ciò che ci ha disturbato (quando tu…), raccontando le nostre emozioni (mi sento….), condividendo le nostre aspettative (perché io…), esprimendo i nostri bisogni attuali e le motivazioni (e io ti chiedo di.. in modo da..). Il beneficio di esprimere la collera va oltre il sollievo di togliersi un peso, significa ridefinire le relazioni con se stessi e con gli altri.
ESPRIMERE APERTAMENTE LA RABBIA:

è importante permettere a se stessi di avvertire completamente la rabbia, creando un posto sicuro per poterla esprimere, da soli, o con un amico fidato o con un esperto. Se siamo soli in un posto sicuro, permettiamoci di parlare ad alta voce, di vaneggiare, di scalciare o urlare, di lanciare e colpire cuscini. Dopo aver fatto ciò in un ambiente sicuro, (per un periodo potremmo aver bisogno di farlo regolarmente) non avremo più paura di compiere un atto distruttivo e saremo capaci di affrontare in modo più efficace, le situazioni che ci si presenteranno.

fonte: http://www.wmrconsulting.it/

Come trasformare un sentimento represso in equilibrio ed energia

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La rabbia è femmina. Ed è un sentimento latente e molte volte represso che si può governare con grande soddisfazione. È il risultato dei traumi fisici ed emotivi – abusi, perdite, carenze – vissuti nell’infanzia che, restando imprigionati nel corpo, accumulano un’energia dirompente ma ingabbiata che genera solo malessere.

Quante di noi soffrono di questa situazione, ma non la affrontano adeguatamente? Anzi la travestono in uno dei sei modi che questo saggio illustra – dominio, provocazione, distrazione, dedizione, dipendenza e depressione – perché sia accettabile socialmente?

Serio e documentato, ricco di numerosi questionari di autovalutazione, questo libro è un viaggio di profonda introspezione per capire, analizzare e approdare infine a possibili soluzioni. È un percorso verso la libertà, liberate dai fardelli che il tempo ha reso sempre più pesanti, per sfruttare con intelligenza il potenziale straordinariamente arricchente della nostra rabbia.

Guidate dai consigli dell’autrice, creati ad hoc per ogni tipologia d’intervento e testati nei suoi seminari, potremo ritrovare l’equilibrio e la serenità attraverso pratiche spirituali e fisiche che spaziano dalla meditazione alla danza, dalla fisioterapia all’esercizio del perdono e della compassione.

Un punto di partenza per una radicale trasformazione personale.

Le emozioni nascono e crescono

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Snobbate per secoli, le emozioni sono state riabilitate dagli scienziati in tempi molto recenti.

Le emozioni hanno una cattiva reputazione. Sono ritenute un residuo irrazionale del comportamento animale, quasi non fossero degne della razionale ed evoluta mente umana. Questa convinzione è sbagliata. Le emozioni sono fondamentali per il funzionamento di una mente normale, e indispensabili per una mente “sociale”.
Le emozioni sono tutt’altro che irragionevoli, hanno anzi ragione intrinseca. Rispondono a un determinato
problema con soluzioni automatiche, preconfezionate, e in molti casi si tratta di risposte perfettamente razionali. E’ il
caso della paura di fronte a una minaccia, o dell’avvicinamento di fronte a un’opportunità. Ma le risposte automatiche, non importa quanto perfette siano, non possono essere adatte per tutte le situazioni.
E’ in questi casi che entrano in gioco il ragionamento e la ponderazione, allo scopo di personalizzare le risposte ad ogni tipo circostanza. In poche parole: le emozioni sono gli strumenti più antichi e automatici dell’agire razionale.
Qualche volta funzionano bene, altre volte no. Agli esseri umani, comunque, servono sia la ragione che le emozioni, perché questi due aspetti dell’attività cerebrale sono complementari.

Alla domanda se è possibile localizzare nel cervello un centro delle emozioni o più esatto dire che il cervello emotivo è diffuso in più zone, rispondo che non c’è un vero e proprio centro delle emozioni, allo stesso modo in cui
non c’è un unico centro per il linguaggio o per la memoria.
Ci sono più aree che cooperano nel percepire un’emozione, nell’eseguirla e nel prenderne coscienza.

L’amigdala, la corteccia prefrontale ventromediale e l’insulina anteriore, per esempio, sono aree coinvolte nel
percepire un’emozione. L’ipotalamo, i nuclei della base e il tegmento del tronco cerebrale contribuiscono ad
eseguirla, cioè a elaborare le risposte dell’organismo.
Tutte queste regioni lavorano in concerto, sono un sistema più che un unico centro isolato.
Spesso mi domandano se le emozioni differiscono nei due sessi, in realtà benché uomini e donne provino lo stesso tipo di emozioni, cambiano quelle con cui hanno più spesso a che fare e forse le loro intensità.
In generale, le donne sono più “portate” per le emozioni legate al ruolo di accadimento, mentre gli uomini
per quelle legate all’aggressività e alla ricerca. Ma a livello individuale queste differenze possono non comparire del tutto.

IL SORRISO DIVENTA CONSAPEVOLE Già A TRE MESI DI VITA, E SERVE PER TENERE LA MAMMA VICINO A SE’

Nasciamo emotivi: il linguaggio dei sentimenti è il primo che impariamo ad esprimere.

Fin dalle prime fasi del suo sviluppo, infatti, l’essere umano è in grado di partecipare attivamente alla comunicazione
non verbale con altre persone.
Secondo gli studi più recenti, già nel feto sono presenti stati di benessere e di sofferenza neurologica, oltre alla
capacità, a partire circa dal quarto mese di gestazione, di ascoltare la voce della madre e del padre e di riconoscerle
poi a poche ore dalla nascita, mostrando una preferenza rispetto ad altre. Nei primi istanti di vita, infatti,
il neonato possiede già un ricco corredo di espressioni emotive differenziate, in grado di comunicare informazioni
all’adulto. Ma non si tratta ancora di emozioni vere e proprie.

LEGAME MADRE-BAMBINO

Tutti gli studiosi sono d’accordo su un punto: la competenza emotiva di una persona si forma a partire dalle prime interazioni con la madre. I precoci “dialoghi” tra mamme e neonato, fatti di sguardi, espressioni facciali e vocalizzazioni, permettono al bambino di passare in breve tempo dall’iniziale attività riflessiva al segnale sociale di risposta a uno stimolo. E’ così che l’espressione emotiva diventa consapevole. Ne è un chiaro esempio il sorriso: nelle prime settimane di vita è legato al sistema neurofisiologico ed è presente sia durante il sonno sia nella veglia, mentre solo dopo la sesta settimana di vita e fino a tre mesi diviene il tipo sociale, cioè provocato da stimoli esterni come il volto, la voce e lo sguardo di un adulto.
Dopo il terzo mese, il piccolo è già in grado di utilizzare il sorriso in modo strumentale, per esempio per catturare
l’attenzione della madre.
Dalle dieci settimane di vita, inoltre, il neonato sa modificare il proprio comportamento in risposta alle diverse
espressioni del volto del genitore. E verso la fine del primo anno, le manifestazioni emotive della madre
influenzano e possono regolare lo stato emotivo e il comportamento del bambino….

Come ti guardo io…..
Attraverso la gestione delle emozioni, infatti, ognuno di noi comincia ad apprendere. Non a caso, le espressioni
facciali delle madri sono strettamente connesse a quelle dei loro piccoli. E ne influenzano lo stato emotivo.
E’ stato provato da numerosi studi: quando il piccolo la mamma da vicino e lei assume un’espressione serena
in volto, facilmente lui sorride, inarca le sopracciglia, schiude la bocca e muove la lingua. Tutti segnali di benessere.
Se lei invece resta inespressiva, distaccata, quasi sicuramente il bebè aggrotta le sopracciglia e corruga
la fronte mostrando smarrimento, fino ad arrivare a un pianto d’angoscia.
Questi scambi espressivi tra mamma e figlio si verificano già intorno ai due mesi di vita e costituiscono un vero e
proprio “ dialogo “ che getta le basi della sincronizzazione con l’interlocutore che svilupperà in seguito.

Ansia contagiosa
La capacità di dialogare con la madre, di segnalare la fame, il freddo e la paura attraverso il pianto sono attive
sin dalla nascita, perché funzionali alla sopravvivenza: secondo alcuni studi hanno il compito evolutivo di
modificare il comportamento all’adulto e di indurlo ad accudire il “cucciolo”. E funzionano.

Segnali di pericolo
L’espressione del volto della mamma serve anche da segnale di pericolo o di fiducia, ed insegna al bambino
quando e di cosa avere paura. Oltre alla paura, tra i due mesi e un anno si esprimono chiaramente anche la rabbia,
la gioia, la tristezza e la collera.

Verso i 15-18 mesi compaiono le emozioni più complesse come la vergogna, l’imbarazzo, il senso di colpa, il
disprezzo e gli stati emotivi misti che caratterizzeranno, poi, il modo di sentire dell’età adolescenziale e adulta. In
quest’epoca, la competenza emotiva si arricchisce anche della capacità di comprendere lo stato emotivo altrui
e infine (intorno ai due anni) il bambino acquisisce la possibilità di ferire intenzionalmente l’altro.
Di più: a partire da quest’età, i bambini sono in grado di mascherare le proprie emozioni. Per esempio, se ricevono
un regalo non gradito sanno già nascondere la delusione, modificando l’espressione del viso.

Il perché delle emozioni che proviamo. Prefazione di Deepak Chopra

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Per quale motivo sentiamo quel che sentiamo? In che modo i pensieri influiscono sulla nostra salute fisica? Corpo e mente sono separati oppure funzionano in sintonia? In questo libro fondamentale la neuroscienziata Candace Pert fornisce risposte sorprendenti e risolutive a questi interrogativi che tengono impegnati da secoli scienziati e filosofi.

Accertando l’esistenza delle basi bio-molecolari delle nostre emozioni e illustrando le sue scoperte in modo chiaro e accessibile, l’autrice ci consente di comprendere noi stessi, le nostre sensazioni e i complessi rapporti tra mente e corpo. «Un’interessante sintesi del rapporto tra corpo, mente e spirito, con un approccio scientifico e spirituale al tempo stesso.»

La terapia verbale

Intervista a Gabriella Mereu

terapia-verbale

Chi è Gabriella?
Sono medico, laureata in medicina e chirurgia, odontoiatra, omeopata e anche grafologa ed ho fatto una ricerca per 20 anni che mi ha portato a capire che il paziente semplicemente si cura da solo.

Benissimo, abbiamo capito che siamo davanti ad un medico ufficiale, anche se ufficiale non è il termine più appropriato, omeopata nonché grafologa.
So che hai scritto un libro, che ho trovato molto interessante, la “terapia verbale” ovvero la medicina della consapevolezza, ci puoi spiegare cos’è la terapia verbale?
La terapia verbale è una terapia omeopatica, verbale, che cura il male con lo stesso male: cioè il paziente quando esprime la sua malattia usa inconsciamente un linguaggio poetico e metaforico collettivo che io chiamo ‘pazientese” che si compone di proverbi, modi di dire, filastrocche etc..
Una volta che ho capito cosa mi vuol dire, rispondo con una battuta che abbia un alto contenuto emozionale, in cui spiego il motivo della sua malattia e il paziente ha una reazione: se ride, piange, entra in trance o si arrabbia significa che è quasi sempre guarito dal sintomo.

Quindi tu definisci questo come omeopatia verbale.. Sappiamo che l’omeopatia esiste da tanti anni e usa curare le malattie con il simile… sbaglio?
Quindi secondo te si può capire la malattia di una persona da come si esprime…
Esatto, a me non interessano analisi o altro, solo il modo di esprimersi delle persone aiuta la mia terapia, che non c’entra niente con la scienza… è solamente arte.

Tu affermi nel tuo libro che la vita è una commedia e la malattia è una metafora che le persone usano per manifestare il proprio disagio… ma questa metafora, serve a nascondere il disagio o a manifestarlo?
La malattia arriva da una bugia passiva, è data da uno schema che costringe l’anima. Cioè nasce un conflitto di pensiero con la propria anima. Può essere stato inculcato da qualcuno anche nella notte dei tempi o essere già nel DNA, ma l’anima non può essere presa in giro e lo rifiuta, così si manifesta la malattia.

Malattia come disagio dell’anima quindi?
Esatto

Cosa mi dici riguardo al condizionamento che le religioni esercitano sulle masse?
La religione è stata inventata per dividere le masse, sono manovre politiche usate soprattutto per dividere i sessi. A causa di tutte le religioni c’è la donna sessuale o la donna vergine, questo è il motivo principale delle discordanze fra i sessi, dalla pornografia alla masturbazione, che cementa le perversioni.

Quindi tutto nasce dalla divisione? Effettivamente la religione da 2.000 anni divide il femminile dal maschile..
Esatto con la divisione cresce il potere, la divisione crea lo schiavo e il tiranno, non c’è mai amore.
La nostra anima non cerca questo, cerca solo Amore. La malattia è il risultato.

Di tiranni ognuno di noi ne ha qualcuno nella propria vita, dal datore di lavoro al compagno…
Il tiranno è quindi chiunque voglia esercitare del potere su di te?
Sì, può essere il marito, o la moglie..

Sulla tua lunga esperienza nel campo, quanti problemi di condizionamento dell’anima arrivano dalla castrazione che deriva dalla religione?
Tutte. Ci sono in tutti i casi manipolazioni del sesso e quindi castrazioni. Le persone così sono malate dentro, e non lo sanno, fino a che la malattia non si manifesta.

Come si può uscire da queste castrazioni?
Prendendo coscienza, cambiando i sistemi.

Hai mai avuto problemi con gli amici o colleghi della tua città per le idee che stai portando avanti?
Sì, con tutti.

Sei stata messa da parte? Perché loro sono all’interno di un sistema?
Perché la verità è indecente e pericolosa. In maniera molto semplice.

Inoltre la verità che sveli sarebbe alla portata di tutti e molto economica…
Esatto, possono farlo tutti coloro che hanno spirito.

Si può uscire da questo sistema?
Sì, certo, coltivate il vostro piacere, anche se peccaminoso. Questo vi salverà dalla malattia.

Cos’è questo piacere?
L’amore è stato disgiunto dal piacere, questo è l’errore. Non si può amare quello che non ci piace.
Se amiamo tutto quello che ci piace, dal lavoro all’amico alla mamma, siamo tutti salvi.
Praticamente è la divisione che ci fa ammalare.

Quindi c’è un piano di divisione ben mirato che ci viene imposto per colpire le coscienze delle persone?
Si, questa è la semplice verità. Se c’è qualcosa di complicato e incomprensibile non deve preoccuparci. La verità è semplice.

Bene Gabriella, sei stata chiara… quindi dobbiamo cercare il piacere a 360 gradi, non solo sessuale ma in tutto ciò che facciamo, nelle cose più semplici.
Sì, il piacere non si trova nelle complicazioni, ma nelle cose semplici.


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<div><a class=”autore” title=”Gabriella Mereu” href=”http://www.macrolibrarsi.it/autori/_gabriella_mereu.php?pn=652″>Gabriella Mereu</a></div>

<div><a href=”http://www.macrolibrarsi.it/video/__la_terapia_verbale.php?pn=652&#8243; title=”La Terapia Verbale – DVD” >La Terapia Verbale – DVD</a></div>

<div>Le nostre parole spiegano le nostre malattie</div>

<div><a href=”http://www.macrolibrarsi.it/edizioni/_macro_edizioni.php?pn=652&#8243; title=”Macro Edizioni” >Macro Edizioni</a></div>

<div>ISBN: 9788875079314</div>

<p>Prezzo <strong>&euro; 16,58</strong>

<br />invece di <span class=”barrato”>&euro; 19,50</span> (-15%)

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Le nostre parole spiegano le nostre malattie

Prezzo € 16,58

invece di € 19,50 (-15%)
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La dottoressa Mereu, ormai famosa in tutta Italia per la sua ricerca, presenta la sua tecnica d’interpretazione del sintomo: “la terapia verbale”. I suoi studi dimostrano come il malato stesso parlando dei propri disturbi rivela sotto forma di metafora il conflitto che l’ha portato alla malattia.

La mimica, le espressioni figurate, i modi di dire, la grafia, sono indicazioni preziose per svelare i propri sintomi. Imparando a decodificare le metafore, il paziente può risalire all’origine dei blocchi mentali
e quindi arrivare alla guarigione.

Questo video fornisce gli strumenti di consapevolezza per essere più vigili e attenti agli indizi che il corpo ci offre. A tutti coloro che sono stanchi di soffrire, a tutte le persone sensibili che stanno cercando la strada della loro evoluzione che conduce anche alla salute e al piacere.