Vai bene come sei!

Vai bene come sei

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Attenti a non cadere vittime della persuasione che non possiamo essere amati perché siamo troppo questo e troppo poco quell’ altro.
Andiamo bene come siamo, questa è la verità.
La diversità è la vita.
Vi sono stuoli di individui, per esempio, che prediligono le persone alte, oppure quelle basse: Ad alcuni piacciono le brune, altri preferiscono le bionde.
C’è chi apprezza i grassi, chi i magri: Chi ama i loquaci, chi ha un debole per i taciturni. E così via.
Meno ci sentiamo in torto per essere ciò che siamo, più sapremo di poter contare su un affetto veramente duraturo.
Con calma, con pazienza, scopriremo le persone che ci sapranno amare.
E da quel momento noi potremo contare su un’intera vita sgombra di artifici e delusioni, liberi di essere chi siamo.

Esternare il bisogno
Nessuno è mai tenuto a piangere o a soffrire in solitudine.
Eppure molti fra noi sarebbero disposti a patire in silenzio pur di non chiedere aiuto di cui peraltro hanno urgente necessità.
Tendiamo a ritenere che gli altri siano perfettamente consapevoli delle nostre pene, anche se noi non ne parliamo affatto.
E’ dalla forza emotiva, non dalla debolezza, che noi sappiamo trarre la capacità di invocare aiuto.
Il timore del rifiuto, o del ridicolo, o di qualunque altro impulso ci spinga a nascondere le nostre sofferenze, dev’essere sconfitto a ogni costo.
Diversamente, non otterremmo mai il supporto morale che ci occorre.
Naturalmente, nell’atto di sollecitare aiuto noi esprimiamo il nostro apprezzamento nei confronti di un’altra persona.
Implicitamente le facciamo capire che nutriamo fiducia in lei, che la reputiamo in gradi di aiutarci in un momento di grande vulnerabilità.
Non le chiediamo soluzioni. Vogliamo solo che sia presente, che ci accordi un sostegno temporaneo in attesa di trovare le nostre vie personale di superamento.
Un sano”Ho bisogno di te” è un’espressione importante d’amore.

SOLITUDINE COME SORGENTE D’AMORE
E’ bene tener presente che, indipendentemente dal numero delle persone che ci amano, ci circondano, hanno a cuore il nostro benessere e la nostra serenità, di fatto noi siamo veramente soli.
Nessuno, per quanto possa esserci vicino, può comprenderci perfettamente, capire le nostre paure, le nostre speranze, i nostri sogni.
Siamo ignoti perfino a noi stessi, e molti trascorrono l’intera vita nel tentativo di comprendere la loro vera essenza.
Tale estraniazione può diventare fonte di grande solitudine, ma non è detto che sia sempre così.
In realtà essa ci offre il destro di affrontare le nostre paure attraverso un processo di autorivelazione.
Noi sapremo davvero chi siamo solo quando vorremo scavare nei recessi più profondi del nostro io.
Altri scopriranno chi siamo solo quando ci arrischieremo a dischiuderci.
E’ un compito arduo, in continuo divenire. Attraverso l’accettazione della nostra solitudine, possiamo finalmente intuire l’autentico peso dell’amore e il motivo per cui vivere senza amore non è davvero possibile.

LA POSSESSIVITA’ FINISCE SEMPRE COL DISTRUGGERE CIO’ CHE SI PROPONE DI PROTEGGERE
Il controllo assoluto su un altro essere umano non è possibile e tantomeno auspicabile. Ed è sempre distruttivo.
Uno dei grandi miti sul vero amore vorrebbe che le vite di un uomo e di una donna fossero intrecciate per sempre, incamminate sulla stessa via, protese verso le stesse mete e i medesimi interessi, e che ogni istante di separazione fosse per loro un’eternità.
Quand’anche ciò fosse possibile, a me sembra tristissimo!
Sentirsi uniti, protetti, solidali è un sentimento del tutto naturale.
Ma diventa un problema quando noi ne facciamo un’esigenza esclusiva. Chi focalizza il proprio amore su un unico soggetto ha difficoltà nei suoi rapporti con gli altri.
Constatare che le persone che amiamo sanno amare, oltre a essere amate, dovrebbe essere un conforto, non una minaccia.
Dovremmo rallegrarci che abbiano interessi estranei alla nostra persona, che siano autosufficienti e abbiano fiducia in se stessi.
In realtà, noi siamo in grado di amare molte persone contemporaneamente senza con ciò diluire ciò che abbiamo da offrire.
Anzi, quanto più numerose sono le nostre esperienze affettive, tanto maggiore è il patrimonio che rechiamo con noi quando ci concentriamo su un rapporto intimo e profondo.
La spartizione non scredita la qualità dell’amore; al contrario viene intensificata e ulteriormente arricchita dalla nostra esperienza.

Brani tratti dal libro: “Nati per amare” di Leo Buscaglia

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Siamo tutti convinti che l’amore sia la cosa più importante della vita, che siamo “nati per amare“. Perché allora l’amore è così difficile da trovare, e spesso ci dà più sofferenze che gioie?

Per Leo Buscaglia, il ‘maestro d’amore’ più famoso del mondo, non lo troviamo perché non lo cerchiamo, e ci fa soffrire perché non lo comprendiamo. Anche l’amore, proprio come le altre discipline, dev’essere capito, imparato, studiato e praticato.

In questo ‘corso d’amore’ in duecento lezioni, o riflessioni, del famoso professore americano il lettore troverà, in un linguaggio semplice e universale, verità elementari ma spesso ignorate, princìpi che, se applicati ogni giorno, lo aiuteranno a vivere meglio e più intensamente, ad avere rapporti più armoniosi con gli altri.

L’amore è infatti il miglior antidoto contro la solitudine, la frustrazione e la paura, ci rende più protettivi, e soprattutto più creativi.

I conflitti e i problemi di coppia

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In coppia a volte è difficile accettare i problemi come una cosa “normale” senza creare tragedie ma non per tutte le coppie è così.

Dipende dagli schemi e dalle dinamiche familiari della coppia (di ognuno dei due partner). Se le famiglie da cui provengono i partner sono fortemente karmiche, sarà proporzionalmente difficile per i due affrontare il conflitto serenamente per quello che è: una lezione di vita, uno strumento per superare il karma, un mezzo per capire le dinamiche familiari e superarle guarendole.
Ogni conflitto richiede una grande energia e una grande voglia di lottare per risolverlo.
Se un partner ha avuto una famiglia in cui il conflitto era di casa e la violenza verbale o fisica pure, potrà a volte decidere di lottare per capire o a volte arrendersi per mancanza di energia. Se l’altro partner invece proviene da una famiglia in cui i conflitti venivano ignorati, difficilmente vorrà stare dentro un conflitto e tenderà o a minimizzare il problema o a fuggirne.
Nel caso in cui uno dei due partner sia stato ferito nell’infanzia/adolescenza da un rapporto familiare difficile, nel caso in cui ad esempio vi è stato abbandono da parte di uno dei due genitori, o da ambedue, quando si innescherà una dinamica simile nel suo matrimonio, tenderà ad “abbandonare” prima di essere nuovamente abbandonato. Quindi riterrà il conflitto una “tragedia” insopportabile e inaccettabile. Ma questa sarà una scusa per mascherare la paura dell’abbandono.
Le dinamiche che si instaurano in una coppia sono tante quante sono le dinamiche delle rispettive famiglie dei partner.
Un suggerimento che posso dare a coppie in cui un semplice conflitto diventa una tragedia è di fermarsi e cercare di mettere per iscritto il problema, ognuno per suo conto. Elaborarlo prima vedendolo proiettato sulla carta, poi affrontare il problema come un processo in cui non vi sarà un vincitore o un vinto, ma due anime che stanno crescendo insieme.
Capisco le vostre obiezioni quando direte: “Ma se mi ha tradito/a, cosa faccio lo scrivo su un foglio?
Beh, sì, prima di aggredire, prima di distruggere, prima di abbandonare il campo, anche in un caso estremo si possono scrivere i propri pensieri su un foglio e tirarli via dalla mente.
Nel caso di un tradimento si può anche arrivare alla conclusione di lasciarsi, ma il punto è farlo “guarendo” il rapporto e non distruggendolo.
Ci sono comunque diversi altri casi in cui il conflitto è meno pesante. Ma anche in questi casi se la dinamica è l’abbandono, l’esclusione, la fuga sarà questo che si cercherà di fare.
Ma, se partiamo dal presupposto che in una coppia si sviluppano alcune dinamiche che provengono dalle rispettive famiglie allo scopo di guarirne il karma, capite che fuggendo non si raggiungerà mai l’obiettivo. E, anche nell’ipotesi in cui la distruzione del rapporto ci dia sollievo (cosa piuttosto improbabile), al prossimo rapporto le dinamiche riaffioreranno e non potremo evitare di affrontarle.
Non vi è alcuna azione, abbiamo detto, che non sia karmica, quindi il da farsi in ogni occasione di conflitto è di trovare la calma necessaria per innescare il processo di comprensione e guarigione.
Scrivere può servire, correre può servire a smaltire la rabbia, rimanere in silenzio e osservare il respiro può servire a portarsi al centro interiore. Ma, anche se in ultima analisi ci fosse uno scoppio di ira, passato questo, occorre fermarsi e capire quale delle tante dinamiche familiari sono state toccate, affrontarle razionalmente e cercare di guarirle.
Questo è un lavoro però da farsi in due e, dato che c’è libero arbitrio, un partner non può obbligare l’altro partner a farlo senza la sua volontà.
Tutto ciò che può fare chi vuole risolvere il conflitto affrontando il processo di guarigione, è aspettare i tempi del partner, lasciare smaltire la rabbia, e cogliere il momento adatto per poter iniziare una comunicazione. Questo richiede dedizione, amore e volontà di proseguire il rapporto.
Un conflitto è comunque meglio affrontarlo sempre. Non vi è mai alcun motivo per evitarlo o ignorarlo. Un conflitto represso o evitato prima o poi riaffiorerà più prepotente e difficile di prima.


Otto Brink

Quando l’Amore Vince

Vita di coppia: le regole del gioco

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Nella nostra cultura si sono progressivamente allentati i legami della persona singola con la famiglia e con i suoi antenati: i valori dell’individuo, dell’autonomia della singola personalita’, prevalgono e vengono idealizzati.

Bert Hellinger, in piu’ di venti anni di lavoro con la terapia breve delle Costellazioni Familiari, ci ha fatto capire che l’idea di una personalita’ autonoma e’ per molti aspetti un’illusione. La singola persona e’ molto piu’ legata di quanto si sia soliti pensare alla famiglia da cui proviene (e non solo ai genitori, ma a parecchie generazioni precedenti), nel bene e nel male.

Questo libro applica il lavoro di Hellinger alla coppia: alla sua costruzione, alla vita insieme, alla comunicazione fra partner.